Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - AB 51
AB 51
Bergamo, Monastero di Rosate,
Concessione d'acqua
ms. membranaceo sec. XVI (1505), cc. 10, 241x172x12 mm
segnatura
AB 51 (già Psi 4 39)
Legatura del primo quarto del secolo XVI, eseguita a Bergamo, del tipo "a placchetta" ed a losanga-rettangolo
Legatura in cuoio bruno, dal fiore parzialmente svanito, decorato a secco. Tre fasci di filetti concentrici. Cornice esterna ornata con cerchielli, interna con motivi a barrette ondivaghe. Al centro dei piatti, un cartiglio circolare provvisto dell'iscrizione in caratteri gotici "yhs" entro una losanga. Negli angoli, una placchetta raffigura una testina virile, di profilo, rivolta verso sinistra (diametro 15 mm). Sul piatto anteriore, un'ampia banda cartacea reca il titolo dell'opera. Quattro legacci in pelle allumata, verosimilmente rifatti. Dorso liscio. Capitelli assenti. Taglio grezzo. Rimbocchi del cuoio sui contropiatti, rifilati con discreta cura. Carte di guardia membranacee.
Legatura di esecuzione bergamasca come testimonia una lettera dello studioso A. Hobson del 20.9.04 indirizzata allo scrivente con riguardo ad un analogo esemplare
1 custodito presso la Biblioteca Queriniana di Brescia.
30
2 sono i volumi riferibili ad una bottega apparentemente attiva per un lungo periodo, 80 anni circa, compreso tra il 1483 (
Inc. 4 41) ed il 1565 ca. (
MIA 3066), segnalati in 12 esemplari nel 1960 da T. De Marinis. I manufatti provvisti di un piccolo, caratteristico cammeo a base circolare
3, internamente muniti di un capo maschile di profilo con un copricapo accennato, rivolto verso sinistra, sono confezionati su manoscritti e testi a stampa quasi esclusivamente a carattere religioso, compresi tra il XIII secolo (
MA 567) ed il 1565 (
AB 59,
MIA 3066),
di formato in-folio (
Cinq. 7 248) ed in-ottavo (
MAB 28), caratterizzati da un materiale di copertura in marocchino, in cuoio a grana morbida (
Specola Doc 679) di colore marrone, e persino in capretto (?) tinto in bianco (
MAB 28), su supporto ligneo (
Cinq. 7 248) oppure in cartone (AB 51). Nei volumi più antichi, le cuciture dei fascicoli sono sono state realizzate, con dello spago poi avvolto attorno a nervi in pelle allumata tagliata a metà nella parte centrale (
MIA 556), alloggiati entro caratteristici incavi rettangolari
lungo i lati interni delle assi affiancati dagli umboni e dai cantonali. Grezzi i capitelli, ove presenti, ed il taglio, mentre di dimensioni contenute è l'unghiatura. Le carte di guardia bianche, originali oppure rifatte (
Inc. 1 186), talora membranacee (AB 51,
AB 59,
Inc. 2 2,
Inc. 2 18,
MA 321,
MIA 556), ricordano il permanere delle usanze medievali. Tra le filigrane, differenziate, individuate, sono da segnalare quelle a forma di: - due punte collegate entro un cerchio: in testa campeggia una stella a sei punte, al piede la lettera "B"
(
Cinq. 6 338); - cerchio da cui si diparte uno stelo divergente che termina in una croce (
Inc. 2 189); - testa di toro con due orecchie con uno stelo convergente alla cui estremità campeggia una croce (
MA 567); - crescente, da cui parte uno stelo provvisto di una croce all'estremità. (
MAB 28). Il decoro, a secco (non in oro), riguarda alcuni impianti ornamentali: - a cornice, semplice o doppia, con cammeo centrale (
MA 567,
MAB 28,
MIA 3066) o multiplo
(
Cinq. 6 338,
Inc. 2 189,
Inc. 4 120), arricchito da una croce a base allargata (
Inc. 2 189); - "a losanga–rettangolo", genere caratterizzato da una losanga inscritta entro uno o più riquadri, dalle placchette accantonate interne (AB 51,
AB 211,
Cinq. 7 248,
Inc. 2 70,
Inc. 3 302,
MA 321,
MIA 1519) oppure a cammeo singolo al centro della losanga (
AB 59); - a singola (
Inc. 2 2,
Inc. 2 18,
Inc. 4 271) o doppia cartella (
Inc. 1 27,
Inc. 1 56,
MIA 556) entro una doppia cornice, con un cammeo negli angoli interni, oppure lungo il margine dello specchio, in testa ed al piede, entro un arco di
filetti (
Inc. 1 186,
Inc. 4 271); - a placchetta singola, entro una losanga (
Inc. 4 41- 4 44); - a seminato di 12 placchette entro losanghe (
MIA 1349,
Specola Doc 679). Le coperte archivistiche e non, oltre alle mezze legature realizzate, testimoniano l'attività di un "atelier" disponibile ad eseguire generi diversi di manufatti, senza preclusione alcuna;
Il cammeo o placchetta o medaglione costituisce un elemento decorativo posto abitualmente al centro dei piatti: reca motivi figurati a rilievo (perlopiù scene mitologiche, allegoriche e ritratti), talora colorati, ottenuti mediante impressione a secco od in oro, di placchette bronzee incise in cavo. L'impiego della placchetta in legatura ha inizio in Italia verso la fine del XV secolo per fiorire nella prima metà del secolo successivo: evidente è il rapporto con la passione umanistica per medaglie e cammei, tanto da costituire uno dei generi più ricercati ed anche più costosi di legatura rinascimentale. Non è un caso che le più significative legature a cammeo siano di scuola italiana
4: lo comprova la quantità di falsificazioni che ne sono state eseguite. La più antica placchetta conosciuta compare sulla legatura eseguita da Felice Feliciano sul
Codex lippomano verso il 1471. Sono opera di artisti quali il Riccio, fra' Antonio da Brescia e il Maestro che si
firma I.O.F.F.; numerose e splendide sono quelle eseguite all'inizio del XVI secolo a Milano, Venezia, Roma e, soprattutto, Napoli dove si modellano cammei con i ritratti del Sannazzaro e del Pontano. Legature a cammeo si diffusero anche in Francia
5 e, successivamente, in Inghilterra
6, mentre in Germania se ne conoscono rari e più tardivi esemplari: il più antico esempio a placchetta di area nordica, riveste un manoscritto degli anni 1471-72, eseguito nella Germania meridionale. I cammei sono abitualmente collocati al centro dei piatti; si possono tuttavia riscontrare anche nella cornice, negli angoli, persino nei cantonali
7. A differenza delle placchette italiane, ove prevalgono soggetti mitologici o allegorici, come nel caso di quelle colorate, delle cosiddette Canevari
8 o di quelle di Apollonio Filareto
9, impresse a secco e poi dipinte,
le placchette eseguite in Francia e in altre nazioni d'Oltralpe verso la metà del XVI secolo sono decorate in oro e riportano quasi sempre i ritratti di personaggi storici e di sovrani quali Enrico II e Filippo II di Spagna, visti, secondo la consuetudine classica, di profilo. Queste ultime legature furono in un primo tempo ritenute di diretta provenienza reale: si è poi accertato che gran parte di esse erano prodotti commerciali.
Le placchette, prima riservate a esemplari di dedica o a legature realizzate in occasioni particolari o per clienti particolari, nel secondo quarto del Cinquecento divennero più frequenti.Si prestarono anche ad imitazioni: a Bologna, ad esempio, vennero impresse con ferri in rilievo e non in cavo. Non sono molti gli esemplari conservati presso collezioni private. La maggior parte di essi si trova nelle biblioteche pubbliche: in Italia, in quelle di Napoli (Nazionale: 3, e Gerolimitani: 28), Genova (Berio: 1, e Universitaria: 2), Milano, (Braidense: 9, e Trivulziana: 5). Sebbene in voga per molto tempo, i cammei non sono mai stati molto comuni: A. Hobson
10 in un censimento del 1989, ha individuato circa 470 esemplari (saliti poi a 510 ca. nel 2000
11 suddivisi in 145 tipi diversi: personaggi mitici e storici, soggetti religiosi e mitologici, ritratti di personaggi dell'epoca. Differenti i metodi per ottenere il rilievo sui cammei:
- viene asportato un lembo di cuoio della forma e delle dimensioni della placchetta e sostituito da un disco di gesso recante l'impressione della placchetta stessa che, in questo caso, viene colorata;
- tolto dal centro della coperta un lembo di pelle nella forma e dimensione voluta, si riempie il vuoto così formato con gesso sul quale si applica nuovamente la pelle per imprimervi poi la placchetta;
- si imprime la placchetta direttamente sulla pelle; è questa la tecnica più tarda e più comunemente seguita, utilizzata soprattutto per cammei di piccole dimensioni.Tale decorazione fu ripresa, in modo sporadico, nel secolo XIX: a differenza dei soggetti scelti per i cammei rinascimentali, si preferì riprodurre statue antiche: i soggetti erano in genere bianchi su fondo scuro.
Corrente il decoro "a losanga-rettangolo"
12. La cornice ornata con motivi ondivaghi
13 testimonia il perdurare dell'influsso "mudejar"
14 o moresco sulle legature italiane del XVI secolo. In linea con le consuetudini del periodo, la presenza dell'iscrizione "yhs"
15 al centro dei piatti.
1
MACCHI 2006, figura 1, figura 2, Bernardino Colleoni,
De conceptione immaculatae virginis, ms. del secolo XV, cartaceo tranne la prima pagina membranacea, dedicato a Lorenzo Gabrieli, vescovo di Bergamo negli anni 1484-1512, provvisto del suo stemma, Ms. A VII 8.
2
Segnature AB 51,
AB 59,
AB 211,
Cinq. 6 338,
Cinq. 7 248,
Cure-Inventario e tutele-sezione 55, sottoserie 2: tomo 5 (1557-1560),
tomo 6 (1560-1563),
Inc. 1 27,
Inc. 1 56,
Inc. 1 186,
Inc. 2 2,
Inc. 2 18,
Inc. 2 70,
Inc. 2 189,
Inc. 3 302,
Inc. 4 41,
Inc. 4 42,
Inc. 4 43,
Inc. 4 44,
Inc. 4 120,
Inc. 4 271,
Inc. 5 46,
MA 321,
MA 567,
MAB 28,
MIA 556,
MIA 1349,
MIA 1519,
MIA 3066,
Specola Doc 679.
Tammaro De Marinis segnalò nel 1960, 12 esemplari opera di questo atelier, appresso riportati: 1) S. Augustinus,
De civitate Dei, Venezia, 1489, segnatura Locatelli 130 (
DE MARINIS 1960, III, n. 2888, p. 63); 2)
Petrus de Palude, Venezia, O. Scoto, 193, segnatura Locatelli 73 (ID., n. 2889, p. 63); 3)
Biblia latina, Venezia, Bevilacqua, segnatura I, A XIII.43 (ID., n. 2890, tav. DIII, p. 63). Quest'ultimo volume contiene su di un foglio di guardia, il ricordo di un fulmine caduto a Bergamo nel 1537. 4)
Privilegi concessi alla Val Seriana da vari dogi, l'ultimo è del 1534, ms. membranaceo, segnatura ?. IV. 37 (ID., n. 2891, 63); 5)
Prospero di Aquitania, ms. membranaceo sec. XV, in 4°, segnatura
MA 321 (già Delta 6 4)
(ID., n. 2892, p. 63); 6)
Decretales, Venezia, B. de Tortis, 1491, in-folio grande, segnatura I, P.VI.7 (ID., n. 2893. p. 63); 7)
Breviarium de Camera, Venezia, Torresani, 1494, folio, segnatura I, M.IV.I (ID., n. 2894, p. 64); 8) Gratianus,
Decretum, Venezia, B. De Tortis, 1496, folio, segnatura I, M.VII.5 (ID., n. 2895, p. 64); 9)
Gratianus, Venezia, 1496, folio, Bergamo, segnatura I, A..VII.2 (ID., n. 2896, p. 64); 10)
Missale romanum, Venezia, G. Arrivabene, Bergamo, segnatura I, O.VI18 (ID., n. 2897, p. 64); 11) G. Balbi,
Catholicon, Lyon. E. Baland, 1510, folio, Bergamo, segnatura Locatelli, I fila 57 (ID., n. 2899, p. 64); 12)
Missale romanum, Venezia, L. A. Giunta, 1516, folio, segnatura I, M.VI.5 (ID., n. 2900, p. 64).
3
Segnatura AB 51, dettaglio
4
QUILICI 1987, p. 66-76.
5
Medaglione con il ritratto di Enrico II di Francia, impiegato in alcune legature francesi a placchetta della metà del XVI secolo (
MACCHI F. - MACCHI L. 2002, p. 300).
Cfr.
DROZ 1931-1932, p. 14-23.
6
NIXON 1978, pp. 36-37.
7
GORRERI 1997, pp. 153-164.
8
Schema di placchetta caratteristica delle legature "Canevari" (
MACCHI F. - MACCHI L. 2002, p. 59).
9
Segnatura
Cinq. 1 666, dettaglio
Questa Biblioteca possiede un inedito esemplare di questo destinatario su testo Ovidius, Naso Publius,
Metamorphoseon libri, Venezia, eredi di Aldo Manuzio e Andrea Torresano, 1533, segnatura Cinq. 1 666 (cfr. riproduzione "supra").
10
HOBSON A. 1989, pp. 91-147, 214-251.
11
HOBSON A. 2000, pp. 67-79. Lo stesso autore ha pubblicato nel 1994
HOBSON A. 1994), un supplemento al censimento del 1989.
12
Cfr. la legatura segnata
AB 25.
13
Segnatura AB 51, dettaglio
Visibili i differenti colori in ogni fregio, a testimoniare la prolungata impressione del ferro riscaldato sulla parte superiore del fregio rispetto a quella inferiore.
14
Lo stile "mudejar" riguarda una decorazione fiorita in Spagna dal XIII secolo agli inizi del XVI, caratterizzata, nelle legature, da piccoli ferri che imprimono linee dritte e curve a imitazione di cordonetto, cordoncino a rigatura diagonale, riunite in una miriade di combinazioni a formare nodi, anelli, lacci, rombi, circoli, croci decussate; impressi a secco e disposti secondo vari schemi, questi ferri possono ricoprire tutta la coperta. Pertanto, il termine "mudejar" può riferirsi, nel contesto di una descrizione, tanto alla decorazione quanto ai ferri o allo stile nel suo insieme. Nato e sviluppatosi nel periodo della Reconquista (dall'XI al XV secolo), questo stile, che deriva dalla fusione di elementi gotici con altri di derivazione islamica, è il più importante e originale prodotto della legatura spagnola. Veniva eseguito da artisti detti "mudejares" (letteralmente, "coloro che sono rimasti"), perlopiù mori o ebrei islamizzati, rimasti in Castiglia dopo la riconquista cristiana.
Nelle città conquistate si erano stabiliti artigiani arabi i quali erano in grado di impiegare tecniche che avevano raggiunto un grado di perfezione sconosciuto in Europa. Una delle attività maggiormente sviluppate fu quella della concia delle pelli; la tecnica ispano-musulmana riusciva a ottenere, con i cordovani e le bazzane (pelli di capra e di montone), cuoi fini, lisci e brillanti, adatti a ricevere la l'impressione di decorazioni assai più delle rozze pelli di capra, porco, vacca, vitello o cervo che venivano normalmente impiegate nel resto d'Europa.
Lo stile "mudejar" venne introdotto in Italia attraverso Alfonso V d'Aragona, detto il Magnanimo, che nel 1443 conquistò il regno di Napoli e poi lo resse con il nome di Alfonso I. Il sovrano portò infatti al proprio seguito legatori catalani, fra i quali Baldassarre Scariglia, che diffusero la conoscenza della decorazione a imitazione di nodi e l'uso di riempire gli spazi liberi della coperta con singoli, piccoli ferri moreschi. Nel XVI secolo questo stile influenzò non poco la decorazione delle legature a Firenze, Milano, Venezia e, più tardivamente, in Francia, dove le caratteristiche composizioni a nodi e barrette ebbero grande diffusione. Matilde Lopez Serrano propone una suddivisione di questo stile in 4 gruppi:
- 1° gruppo: tipo musulmano, con un grande intreccio centrale o motivi a stelle o esagonali, incrociati e ripetuti;
- 2° gruppo: motivi centrali di stile gotico (rosoni, motivi quadrilobati, croci, losanghe, scudi), ripetuti anche due o quattro volte;
- 3° gruppo: senza motivo centrale, con riempimento uniforme dei piatti. I ferri sono disposti in un grande rettangolo centrale circondato da una o più cornici collegate tra loro, fino a riempire completamente il piatto;
- 4° gruppo: più tardivo (fine XV e inizio XVI secolo), caratterizzato da uno o due grandi cerchi centrali, decorati con piccoli ferri e con una cornice più o meno larga.
Secondo la studiosa spagnola, l'appartenenza di ogni singola legatura a ciascuno di questi gruppi dipende più dalla bottega in cui sono state prodotte che dalla data di esecuzione.
Per vari che siano i modelli decorativi "mudejar", si può comunque affermare che nelle legature più antiche prevale in genere uno schema geometrico dal forte influsso arabo, caratterizzato da grandi motivi centrali a intrecci esagonali o a stella. Più tardive sono invece le decorazioni a cornici concentriche, che fanno già presagire lo stile plateresco (
CARRIÓN GÚTIEZ 1994, p. 404). In tutte le sue manifestazioni la decorazione "mudejar", a secco, presenta schemi puramente astratti, come per tradizione religiosa è regola nei manufatti islamici. La più importante collezione di legature moresche per quantità di manufatti (circa 500 pezzi), si trova nella biblioteca del Capitolo della Cattedrale di Segovia.
15
Segnatura AB 51, dettaglio
Per la nozione cfr. la segnatura
AB 25.