Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - CINQUECENTINA 1 666
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Cinquecentina 1 666


Ovidius, Naso, Publius, Metamorphoseon libri, Venezia, eredi di Aldo Manuzio, 1533, 165x100x30 mm
segnatura Cinq. 1 666
LE CINQUECENTINE 1973, p. 251.

Cinq. 1 666 piatto anteriore Cinq. 1 666 piatto posteriore

Legatura degli anni 1545-1547 ca., verosimilmente eseguita nell'Italia settentrionale per Apollonio Filareto, del genere "a placchetta"

Marocchino marrone decorato a secco ed in oro. Fasci di filetti delimitano una cornice dorata a due filetti, quest'ultima provvista di archi. In testa la scritta "OVIDI METAM". Al centro dei piatti, il "supra libros" di Apollonio Filareto con il motto "ESTE PROCUL" (70x50 mm.). Gigli e fregi a mensola accantonati. Sul piatto posteriore, la cartella quasi totalmente scomparsa (è tuttora leggibile "(APOL)L/(LON)II/(PHIL)A".), è stata sostituita con un lembo di cuoio bruno, decorato con alcuni punzoni circolari (35 mm. di diametro) sovrapposti. Tracce di quattro bindelle in tessuto verde. Taglio dorato e cesellato con motivi a cordami. Dorso a nervi alternati a mezzi nervi decorati con filetti dorati obliqui, provvisti di una stella al centro dei compartimenti. Carte di guardia bianche, prive di filigrana. Capitelli gialli e verdi. Labbri decorati con serie di tre filetti obliqui.

Originario di Valentano1 sembra, Apollonio Filareto, abbate di S. Silvestro di Colupino ed uno dei Segretari Papali, fu a questo titolo confidente di Paolo III fino a quando nel 1537 non fu costituita, sotto la sua attenta sorveglianza ed a scapito di personaggi noti quali Annibale Caro e Claudio Tolomei, una servitù destinata ad occuparsi del figlio Pier Luigi Farnese, duca di Castro. Si suppone sia vissuto in questo periodo e fino al 15442 prevalentemente a Roma, anno in cui accompagnò Pier Luigi a Piacenza. In quella città, Filareto visse fastosamente, organizzando banchetti3 per la locale nobiltà ed discussioni letterarie. Si recò tuttavia occasionalmente a Roma. Nel 1544, Annibale Caro gli scrisse una lettera in cui richiedeva dei fondi4; nell'estate 1545 trascorse alcune settimane alla corte papale ove protesse gli interessi del suo padrone contro il partito degli imperialisti, opposti all'acquisizione del ducato di Parma e di Piacenza ad opera di Pier Luigi Farnese5. Nel 1546 fu coinvolto, sempre a Roma, in una missione diplomatica6. Nel medesimo anno fu arrestato in Piacenza il 10 settembre 1547 dagli assassini di Pier Luigi, per essere poi trasferito nel castello di Milano ove fu torturato con l'intento di estorcergli una confessione sulla complicità del suo signore nella cospirazione di Genova. Dopo tre anni di prigionia, ritornò a Roma ove si dedicò alla vita religiosa. Di lui scrisse Atanagi nel 1565, chiedendosi se fosse ancora vivo o morto7. Dalla sua biografia emerge che: Le sue legature sono pertanto verosimilmente state eseguite in un ristretto arco di tempo. Sette legature presentano una data di stampa compresa tra il 1540 ed il 1542: devono pertanto essere state eseguite tra il 1540 ed il 1547 ca.. Esse presentano una caratteristica comune: Questo bibliofilo ha dato il nome a un tipo di legatura a placchetta, non a torto, raffrontate alle Canevari, in quanto entrambe: Le legature eseguite per Apollonio Filareto sono note in quattordici esemplari realizzati verso il 1545. Queste legature sono state segnalate per la prima volta da G. Fumagalli nel 1902 e nel 1904; un primo censimento di nove legature è stato redatto da G.D. Hobson nel 1926; sono poi state portate a 13 da T. De Marinis nel 1960, e a quattordici da A.R.A. Hobson nel 1991. Undici legature vennero realizzate a Roma: otto11 da Niccolò Franzese verso il 1544, tre12 da Marcantonio Guillery (1541-1542 ca.). Le tre13 rimanenti furono realizzate nell'Italia settentrionale, probabilmente a Bologna verso il 1545-1547: l'esemplare in parola si aggiunge a tale gruppo come suggerisce il tipo di tracce della cartella sul piatto posteriore14. Curiosamente, i punzoni circolari di tipo orientaleggiante15 sovrapposti sul piatto posteriore si manifestano in forma analoga su di una legatura rinascimentale ritenuta romana da T. de Marinis16. Caratteristici per il periodo, il taglio dorato e cesellato a raffigurare motivi di tipo moresco17.


1
AFFÒ 1821, p. 46. Filareto è citato come "scrittor di lettere apostoliche".
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2
AFFÒ 1821, p. 56.
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3
NAVENNE S.D., p. 284.
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4
A. Caro, Delle lettere famigliari, Venezia, 1763, vol. I, p. 132.
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5
AFFÒ 1821, p. 73-88.
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6
AFFÒ 1821, p. 118.
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7
"Fu, e se vive, è ancora un bellissimo", Le rime di diversi nobili poeti Toscani, Venezia, 1565, vol. 2 Tavola.
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8
HOBSON A. 1989, p. 167.
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9
HOBSON G. D. 1926, p. 114.
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10
segnatura Cinq. 1 666, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 666, dettaglio
Non è raro trovare, su legature gotiche e rinascimentali, in particolar modo di area tedesca, su quelle francesi, meno frequentemente su quelle italiane, motti, talvolta associati a insegne araldiche e a monogrammi, scelti dai committenti per contrassegnare il possesso del libro. Questi "super libros" impressi a secco o in oro, compaiono in medaglioni al centro dei piatti, inseriti entro cartigli che possono essere situati in testa, al piede o lungo i bordi del libro (questi ultimi già in età gotica, impressi a secco). L'uso dei motti conobbe una nuova voga nel XIX e nel XX secolo, quando si trovano anche nelle cornici, inquadrati da filetti in oro. Sono prevalentemente in latino, specie sulle legature del Quattrocento e del Cinquecento; ma nei secoli successivi compaiono anche in volgare. Sulle legature più antiche prevalgono invocazioni, richiami religiosi o professioni di fede: "Ave". "Gracia. Plena." (Parigi, 1500 circa); "Ave. Maria. Gratia. Plena" (Londra, 1520 circa); "Ave. Regina. Coelorum" (area fiamminga, 1530 circa); "Aue. Gracia. Plea. Dus. Tecu." (area fiamminga, 1530 circa); "Deus. Det. Nobis. Suam. Pacem" (area fiamminga, 1525 circa); "Deus. Propius. Esto. Mihi. Peccatori" (area fiamminga, 1510 circa); "Credo. Quod. Redemptor. Meus. Vivit" (Parigi, 1515 circa); "Deus. Dedit. Deus. Abstulit" (Gand, 1525 circa ). Motti in lingua latina si trovano frequentemente su libri di personaggi illustri del secolo XVI, legati alla storia della legatura. Questi motti, abbandonate le anonime invocazioni religiose, si sono personalizzati assumendo significati esortativi, augurali, di speranza, di amore, di potere, di fedeltà: "Aeque difficulter" e "Portio mea sit in terra viventium" (Jean Grolier); "Ardorem extincta testantur vivere flamma" e "Firmus amor junctae adstringunt quem vincula dextrae" (Caterina de'Medici); "Cominus et eminus" (Luigi XII di Francia); "Donec totum impleam orbem" (Enrico II di Francia); "Ingratis servire nefas e Inimici mei mea mihi non me mihi" (Tommaso Maioli); "Manet ultima caelo", "Memento mori", "Mort m'est vie" e "Nihil amplius optat", "Qui regit haec regnat" (Enrico III di Francia); "Expectata non eludet" (Pietro Duodo); "Nutrisco et exstinguo" (Francesco I di Francia); "Orthos kai me loxios" (G. B. Grimaldi); "Pietate et iustitia" (Carlo IX di Francia); "Procul este" (Apollonio Filareto); "Virtus in arduo" (Marcus Laurinus). Numerosi motti del periodo gotico sono riportati da E. Ph. Goldschmidt. S.T. Prideaux ha studiato quelli che si riscontrano sulle legature del Cinquecento; H. Helwig ha pure stilato un elenco di motti. Una pubblicazione tedesca (STECHOW – FREIHERR 1996) presenta oltre 10.000 citazioni tra divise, "ex libris" e "super libros".
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11
  1. Bembo, Epistole, Lione, 1540, Paris, M. André Langlois; legatura citata da G. D. Hobson (HOBSON G. D. 1926, tav. 6; cfr. anche DE MARINIS 1960, I, n. 814);
  2. Castiglione, Il Cortegiano, Venezia, 1541, Praga, Biblioteca Universitaria, segnatura 13.J.114, legatura citata da T. De Marinis (DE MARINIS 1960, I, n. 815; cfr. KYRISS 1950-1951);
  3. Catullus, Tibullus, Propertius, Venezia, 1515, Montpellier, Biblioteca della Facoltà di Medicina, segnatura J 217, legatura citata da G. D. Hobson (HOBSON G. D. 1926, p. 117; cfr. anche DE MARINIS 1960, I, n. 816 e LES TRÉSORS 1936, p. 195-200);
  4. Dio Cassius, Venezia, 1542, New York Pierpont Morgan Library, segnatura 57631, citato da G. D. Hobson (HOBSON G. D. 1926, tav. 54; cfr. DE MARINIS 1960, I, n. 818; NIXON 1971, pp. 28-31);
  5. Marziale, Venezia, Biblioteca dell'Accademia Nazionale del Lincei, segnatura 55.C.35., citato da T. De Marinis (DE MARINIS 1960, I, n. 821);
  6. Sententiae et proverbia ex poetis latinis, Lione, 1541; Platone, Divini Platonis gemmae sive illustriores sententiae… a Nicolao Veneto collectae, Basilea, R. Winter, 1542; Cicero, Sententiae omnes selectissimae, ibid., 1542; Terentius Afer, Sententiae omnes selectissimae, id., 1542, Biblioteca Apostolica Vaticana, segnatura Legatura de Marinis 86, legatura citata da G. D. Hobson (HOBSON G. D. 1926, p. 118; cfr. anche DE MARINIS 1960, I, n. 823);
  7. Terentius Afer, Venezia, 1541, Chantilly, Musée Condé, segnatura XVII.B, legatura citata da G. D. Hobson (HOBSON G. D. 1926, tav. 56); cfr. anche DE MARINIS 1960, I, n. 824);
  8. Thucydides, Venezia, 1502, VENTE BARBET 1932, lotto 148, legatura citata da T. De Marinis (DE MARINIS 1960, I, n. 825, tav. CXXXII).
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12
  1. Giovanni della Casa, De potentium et tenuium inter se officiis, ms. senza data, Biblioteca Apostolica Vaticana, segnatura Urb. Lat. 931, legatura citata da Tammaro de Marinis (DE MARINIS 1960, I, n. 817, tav. CXXXIV);
  2. Tolomeo, Geographicae enarrationes libri octo, Lione, Hugo a Porta, 1541, British Library, segnatura C.37.I..4, legatura citata da G. D. Hobson (HOBSON G. D. 1926, tav. 55) e da Tammaro De Marinis (DE MARINIS 1960, I, n. 822);
  3. Iamblichus, De mysteriis Aegyptiorum, Venezia, Aldo, 1497, Biblioteca Wittockiana, Bruxelles, legatura vuota citata da A. Hobson (HOBSON A. 1991, n. 4, pp. 18-21).
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13
  1. Lattanzio, Venezia, 1535, legatura citata nella vendita Esmerian, 6 giugno 1972 (BIBLIOTHÈQUE RAPHAËL ESMERIAN 1972, lotto 83), da G. D. Hobson (HOBSON G. D. 1926, p. 117) e da Tammaro De Marinis (DE MARINIS 1960, I, n. 819, tav. CXXXIII;
  2. Macrobius, Lione, 1542, Eton College Library, legatura citata da G. D. Hobson (HOBSON G. D. 1926, p. 118) e da Tammaro De Marinis (DE MARINIS 1960, I, n. 820, tav. CXXXIV);
  3. Piero Vettori, Explicationes suarum in Catonem, Varronem, Columellam castigationum, Lione, 1542; Georgius Alexandrinus, Enarrationes vocum priscarum in libris de re rustica, id., 1541, British Library, Henry Davis gift, legatura citata da G. D. Hobson, (HOBSON G. D. 1926, p. 118-119) e da Tammaro De Marinis (DE MARINIS 1960, I, n. 826).
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14
DE MARINIS 1960, I, n. 819, tav. CXXXIII, Lactantius, 1535; n. 820, tav. CXXXIV, Macrobius, 1542.
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segnatura Cinq. 1 666, dettaglio
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16
DE MARINIS 1960, I, n. 601, tav. CI, P. Anseloni, ms. del 1556.
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segnatura Cinq. 1 666, dettaglio
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