Il colonialismo
italiano fin dalle sue origini ha affermato la superiorità razziale del bianco, secondo una visione antropologica, ampiamente diffusa a fine Ottocento, che asseriva
l'esistenza delle razze e ne proponeva una gerarchia.
Molti testi di tema coloniale pubblicati in età liberale contengono forme più o meno velate di quello che oggi, alla luce dei tragici eventi del XX secolo, non si può
non considerare razzismo nei confronti delle persone di colore, anche se si presenta nella forma blanda del paternalismo.
In epoca fascista il razzismo viene teorizzato e propagandato come verità scientifica, si nutre di esclusione e disprezzo, ed è codificato dalla legge, che nelle colonie
introduce forme di vera e propria apartheid.
Nel 1938, anno dell'emanazione delle leggi antisemite, inizia la pubblicazione della rivista «La difesa della razza», diretta da Telesio Interlandi, che raccoglie i più
importanti contributi degli ideologi razzisti.
La Biblioteca Mai ne possiede l'intera collezione (agosto 1938 - marzo 1943).
La rivista ha come bersaglio primario gli ebrei, ma contiene anche interventi di razzismo "antinero", molti dei quali dell'antropologo Lidio Cipriani, firmatario
del Manifesto degli scienziati razzisti del 1938. Una delle ossessioni della rivista riguarda il meticciato, considerato la più grande minaccia alla purezza della razza;
è stupefacente però come eviti accuratamente di documentarne l'esistenza nelle nostre colonie. Ad esempio, nel numero del 20 marzo 1940, interamente dedicato
al meticciato, compaiono articoli sui «bastardi» del Sudafrica, i «meticci della Renania», gli «incroci negro-cinesi»», i «mulatti di Giamaica»; non una parola sul
meticciato italiano in AOI. Evidentemente se ne voleva occultare la reale e imbarazzante portata.
Numerose sono le leggi, specifiche per le colonie, che intendono stroncare ogni forma di mescolanza razziale:
1936 Le direttive del Ministro delle Colonie Lessona prescrivono la netta separazione fra bianchi e neri.
Nello stesso anno la Legge Organica per l'AOI non menziona (e quindi esclude) che i meticci non riconosciuti possano ottenere la cittadinanza.
1937 Il decreto legge n. 880 punisce con il carcere chi «tiene relazione d'indole coniugale con persona
suddita dell'Africa Orientale Italiana». Sempre in questo anno il governatore dell'Eritrea vieta ai bianchi di abitare nei quartieri "indigeni" e quello della Somalia di
frequentare gli esercizi pubblici "indigeni".
1939 Il decreto legge n. 1004 configura un nuovo reato: la «lesione del prestigio della razza».
1940 La legge n. 822, "Norme relative ai meticci", vieta al "genitore cittadino" di riconoscere i figli
"meticci", proibisce la creazione di asili per accoglierli, impone al "genitore nativo" il loro mantenimento.
L'intera sezione è dedicata ad alcuni numeri de «La difesa della razza», ignobile campionario di teorie razziste.
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Ne «La difesa della razza» del 20 settembre 1938 il tema prevalente - come in tutti i fascicoli - è l'antisemitismo, ma vi compare anche un articolo contro i rapporti
con donne africane. Uno degli argomenti a sostegno di questa condanna è la salvaguardia del prestigio del bianco e dell'italiano; qualche mese dopo verrà varata
la legge contro la "lesione del prestigio di razza".
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Il numero del 5 ottobre 1938 ospita due articoli sulle colonie africane di Angelo Piccioli e Lidio Cipriani, firmatari del Manifesto sulla razza; sul primo numero ne
era stato pubblicato il testo e i suoi autori e aderenti erano definiti «un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, [.] sotto l'egida del Ministero
della Cultura Popolare».
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La propaganda contro il meticciato si fa sempre più incalzante, come dimostra un articolo nel numero del 20 ottobre 1938. La copertina si riferisce alla
Dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio del Fascismo del 6 ottobre.
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Anche nel numero del 5 gennaio 1939, dalla copertina meno aggressiva delle precedenti, compare un articolo improntato al razzismo "anti-nero",
affidato a un collaboratore di secondo piano, ma molto efficace nella composizione grafica.
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«La difesa della razza» del 5 aprile 1939 contiene tra gli altri un articolo sulle colonie del medico Giuseppe Lucidi, firmatario del Manifesto del 1938 e
uno dei più attivi sostenitori del razzismo biologico e delle politiche del regime fascista.
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«La difesa della razza» del 5 maggio 1939 è un fascicolo interamente dedicato all'impero, che contiene articoli dei più determinati e noti teorici del razzismo.
Quelli in maggior evidenza trattano il problema del meticciato e la legislazione razzista nelle colonie.
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La copertina de «La difesa della razza» del 5 dicembre 1939 è molto nota e si propone di ispirare ripugnanza per le insidie delle "razze inferiori". In
questo numero compare un nuovo e ampio articolo dell'antropologo Lidio Cipriani, che si avventura in una riflessione storica sulle vicende della conquista coloniale.
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Il numero del 20 marzo 1940 è un fascicolo monografico interamente dedicato al meticciato e proprio due mesi dopo sarebbe stata emanata la legge sui meticci.
Vi vengono presentate situazioni disparate, dalla Polinesia al Sudafrica, ma nemmeno una pagina è dedicata alla realtà del fenomeno nelle colonie italiane,
esecrato ma mai affrontato nella sua effettiva consistenza.
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