1934 Nella zona di Ual Ual, alla frontiera fra Etiopia e Somalia, si verificano scontri armati che diventano il pretesto per l'aggressione
all'Etiopia voluta e preparata da Mussolini e da subito propagandata tra gli italiani come una sorta di nuova crociata del bene contro il male. Haile Selassie è
definito usurpatore del trono dei Salomonidi, astuto ingannatore, che alla Società delle Nazioni trova alleati per negare all'Italia il "sacro diritto" di espansione
delle proprie colonie. Già prima che la guerra inizi i comandi fascisti sono all'opera per prepararla con un grande dispiegamento di forze, che prevede l'impiego
di «300 mila uomini, (di cui 100 mila neri circa fra le due colonie) più di 300-500 aeroplani, più 300 carri veloci - senza queste forze per alimentare la penetrazione
offensiva, le operazioni non avranno il ritmo energico che noi vogliamo» (da una lettera di Mussolini a Badoglio del 26-2-1935). Proprio l'aviazione, considerata
arma privilegiata, è impiegata per bombardare anche con ordigni all'iprite e gas ustionanti.
1935 Il 3 ottobre, senza dichiarazione di guerra, hanno inizio le ostilità. La Società delle Nazioni condanna l'Italia come aggressore
e commina le sanzioni economiche, che non avranno serie conseguenze, ma che il fascismo definirà "inique" e da cui trarrà il pretesto per la politica dell'autarchia.
Già l'8 ottobre il generale Graziani comandante del fronte sud, dà ordine di impiegare bombe all'iprite, nonostante il divieto della Convenzione di Ginevra. Il
generale De Bono, considerato troppo vecchio, è sostituito al comando della campagna dal generale Badoglio.
1936 Il 4 aprile, anche se già vincitori nella decisiva battaglia di Mai Ceu, gli italiani effettuano sul lago Ascianghi il
più massiccio lancio di bombe all'iprite. Ciò causa una mostruosa ecatombe di uomini, donne, bambini e anche animali, avvelenati dai gas e dall'acqua contaminata del lago.
Il 5 maggio, alle 16, Badoglio entra in Addis Abeba e Haile Selassie inizia il suo esilio.
Il 9 maggio, dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini proclama la nascita dell'Impero e re Vittorio Emanuele III diviene imperatore.
La guerra è costata all'Italia 4350 morti e quasi il doppio di feriti, ma le vittime etiopi sono almeno 275.000, forse mezzo milione.
Nonostante l'esilio di Haile Selassie, la disgregazione dell'esercito etiope, l'occupazione italiana e l'introduzione di una rigida apartheid, la dura guerriglia di
resistenza degli arbegnà, i patrioti, continua.
1937 Il 19 febbraio ad Addis Abeba, in seguito a un attentato, Graziani è gravemente ferito. Il federale della città avvia contro tutta
la popolazione indigena una rappresaglia feroce e indiscriminata. Sono compiute atrocità senza limiti: un gran numero di tucul nei quartieri periferici è incendiato
con i lanciafiamme senza permettere agli abitanti di uscirne. La chiesa di San Giorgio, protettore dell'Etiopia, è rasa al suolo. Le vittime in città saranno almeno 3000.
Nel mese di marzo con processi sommari, fucilazioni, deportazioni, prosegue la rappresaglia, che Graziani definisce «radicale repulisti» e «suprema azione di rigore».
Sono fucilati anche 70 indovini e cantastorie in quanto «pericolosi perturbatori dell'ordine pubblico». In maggio sono fucilati anche tutti i religiosi del convento di
Debra Libanos: 297 monaci e 23 diaconi.
1939 La resistenza all'occupazione italiana non è domata. Il più grave episodio di repressione selvaggia avviene il 30 marzo, quando
più di 2.000 etiopi in fuga, rifugiati in una grotta nello Zeret-Lalomedir, sono tutti trucidati dopo alcuni giorni di assedio: 800 uomini, arresisi, sono mitragliati sull'orlo
di un burrone; 1200/1500, fra donne, vecchi e bambini, muoiono nella grotta asfissiati e bruciati dai gas.
L'ufficiale che ha guidato questa carneficina è il colonnello
degli alpini Gennaro Sora; a lui è intitolata una via tra la biblioteca Caversazzi e il palazzo della Provincia, nel centro di Bergamo.
1941 Le truppe italiane sono sconfitte dagli inglesi e l'Italia perde definitivamente le colonie dell'Africa Orientale Italiana.
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Ugo Caimpenta pubblica nel 1935 L'impero abissino, opera in cui evidenzia le potenzialità di miglioramento dell'Etiopia, ma anche i limiti
del governo di Haile Selassie; solo l'opera illuminata dei missionari cattolici potrà davvero aiutare la popolazione.
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Cronache illustrate dell'azione italiana in A.O. è una pubblicazione celebrativa a fascicoli del 1936, curata da Ottavio Zoppi. La copertina trasmette
un messaggio chiaro: l'impero e il duce sono una cosa sola.
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L'Italia guerriera, compilata da Eligio Klein, è un'opera celebrativa stampata nel carcere di Capo d'Istria nel 1936.
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Africa Orientale Italiana, a cura di Giovanni Vaccaro, è un altro volume celebrativo edito nel 1936.
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La guerra d'Etiopia, del maresciallo Pietro Badoglio, pubblicato nel 1936, a guerra appena conclusa, è la cronaca delle operazioni
belliche, delle battaglie, delle marce, della conquista.
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XX battaglione eritreo contiene le memorie di guerra del giovane ufficiale degli ascari Indro Montanelli. Il libro non ebbe una vasta
diffusione, forse anche perché scritto in uno stile un po' scanzonato e spaccone, da ufficiale poco convinto.
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Documentario fotografico dell'attività svolta durante la campagna per la conquista dell'Impero Fascista della 128° Legione Camicie nere, del 1937,
è un volume prevalentemente fotografico; le didascalie rendono bene lo spirito trionfalistico e razzista che giustifica l'aggressione e sono talmente espressive che
non richiedono commenti. Le foto sono decontestualizzate: nessuna indicazione delle date e spesso nemmeno dei luoghi.
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Italiani di Mussolini in A.O., pubblicato nel 1937, a cura di Celso Maria Garatti, è il volume più smaccatamente celebrativo del regime. Il
dorso in rame riproduce il fascio littorio, una scure in acciaio è applicata sulla copertina telata dove si intravede il profilo di un'aquila.
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Il 21 aprile 1938, giorno del «Natale di Roma», Emilio De Bono, Maresciallo d'Italia, che aveva avuto il comando delle operazioni di conquista nei primi
due mesi della guerra, pronuncia un discorso ufficiale in occasione della «Giornata coloniale». Il discorso è pubblicato, a cura dell'Istituto fascista dell'Africa
italiana, con il titolo L'Italia e l'impero.
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Sempre nel 1938 l'Istituto fascista dell'Africa italiana pubblica un altro breve opuscolo dal titolo Partito e Impero, redatto dal «camerata» Carlo
Giglio, nel quale si esalta l'apporto del P.N.F. alla costruzione dell'impero in A.O.I.
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L'Etiopia nella luce di Roma, del 1938, è opera ingenua e molto retorica di Renato Marotta, mutilato di guerra, che ripete i soliti slogan sulle
ricchezze delle colonie, la pigrizia dei nativi e le prodezze dei conquistatori, guidati da un Duce «ininstancabile».
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Nel 1939 anche il gerarca Giuseppe Bottai dà alle stampe le sue memorie di guerra: Quaderno affricano. La sua prosa mostra chiare influenze
futuriste e dannunziane.
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Nel 1940 l'Istituto Poligrafico dello Stato pubblica il monumentale Albo d'oro dei caduti per la fondazione dell'impero a cura dell'«Ufficio centrale
notizie alle famiglie dei militari chiamati alle armi». Più di mille pagine ricordano, provincia per provincia, con brevi epitaffi e le eventuali motivazioni delle medaglie,
tutti i caduti nella guerra d'Etiopia dal 1935 al 1937.
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