La Libia, abitata anticamente dai Libii, fu sede di colonie greche e fenicie, fece parte dell'impero romano, venne conquistata nel VII secolo d.C. dagli arabi. Tripolitania,
Fezzan e Cirenaica erano province dell'impero ottomano dall'inizio dell' '800.
Nei primi anni del '900 il governo italiano ne prepara la conquista con una rete di accordi diplomatici; una campagna di stampa ne esalta la fertilità e le potenzialità
per il popolamento.
1911 Dopo un ultimatum al governo ottomano e la dichiarazione di guerra, il 5 ottobre le truppe italiane sbarcano
a Tripoli, comandate dal generale Caneva.
Il 23 ottobre gli italiani subiscono una pesante sconfitta a Sciara Sciat, presso Tripoli, e danno il via a rappresaglie, esecuzioni sommarie e deportazioni. La guerra
d'occupazione continua, fino alla pace di Ouchy del 18 ottobre 1912, che riconosce la sovranità italiana su Tripolitania e Cirenaica.
1914-15 La rivolta araba provoca l'arretramento degli italiani nella fascia costiera.
1922 Il governatore Volpi, prima dell'avvento del fascismo, dà inizio alla riconquista della Tripolitania, che si conclude nel 1930 con
il controllo definitivo sul Fezzan.
1930-31 La resistenza araba in Cirenaica è stroncata dal generale Graziani: la deportazione della popolazione in campi di concentramento
e lo sbarramento della frontiera con l'Egitto tolgono sostegno alla guerriglia e provocano decine di migliaia di morti.
1934 Tripolitania e Cirenaica sono riunite in un'unica colonia con il nome di Libia.
1943 Nel gennaio i britannici, sconfitti italiani e tedeschi, entrano a Tripoli: la colonia è perduta. Mussolini proclama: «Torneremo!».
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Tripoli-Cirenaica. Cronache della guerra italo-turca e della conquista della Libia, una raccolta in due volumi di 126 fascicoli illustrati, pubblicati dal
settembre 1911 al dicembre 1912, è un esempio di propaganda a favore della guerra. Vi vengono narrati in modo popolare e accessibile i combattimenti, gli
eroismi, le prospettive di prosperità, i tradimenti dei nemici.
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Le giornate di Sciara Sciat, di Paolo Valera, supplemento del 1912 al settimanale socialista «La folla», è uno dai rari esempi di denuncia
delle atrocità commesse e, fin dalla copertina, presenta il generale Caneva quale «scatenatore dei soldati per lo sterminio arabo».
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Il giornalista de "La Stampa" Giuseppe Bevione pubblica nel 1912 le proprie corrispondenze dalla Libia in Come siamo andati a Tripoli. La
prima parte del libro raccoglie gli articoli della primavera del 1911, mentre nella seconda parte sono presenti quelli del periodo di guerra, dal settembre 1911
all'ottobre 1912.
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Nell'Album della guerra italo-turca e della conquista della Libia, del 1913, che raccoglie più dispense, il pittore Quinto Cenni disegna
con minuzia gli eventi della guerra e celebra in grandi tavole la continuità dell'Italia coloniale con l'antica Roma.
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La rinascita della Tripolitania è un volume del 1926 pubblicato in onore del governatore Volpi per esaltarne l'azione di riconquista. All'interno
sono numerose le pagine dedicate alla potenziale fertilità della colonia e all'indemaniamento dei terreni della costa, sottratti agli arabi a favore dei coloni
italiani che avrebbero dovuto affluire numerosi.
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La sperduta di Allah è un romanzo del 1927 di Guido Milanesi. Nella storia d'amore impossibile e dal tragico esito tra un colono italiano
e una giovane araba, si insinuano pagine di esaltazione del governatore Volpi, del generale Graziani e della superiore civiltà dei soldati italiani.
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Ali sul deserto dell'aviatore Vincenzo Biani, pubblicato nel 1934, racconta in modo epico gli interventi dell'aviazione in Libia contro i
"ribelli" e sostiene: «non c'era altro mezzo di punizione che l'aeroplano e questo venne impiegato al massimo».
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La nuova Italia d'oltremare. L'opera del fascismo nelle colonie italiane, del 1933, è un'opera curata da Angelo Piccioli, personalità
autorevole del regime che scrisse anche per «La difesa della razza». Commissionata dal Ministero delle Colonie, è ricca di immagini e di dati e tratta non
solo l'opera di conquista e repressione, ma anche gli interventi successivi: la valorizzazione agraria, l'urbanistica, il sistema scolastico ecc.
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Nel 1936 Ugo Caimpenta pubblica Il generale Graziani (l'Africano), una biografia di carattere agiografico del militare che aveva guidato
la "riconquista" della Libia, come è ben testimoniato dalle poche righe di presentazione dell'opera sul retro della copertina.
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