Il ministro degli affari esteri, marchese Di San Giuliano, nella notte dal 26 al 27 settembre 1911, diresse al comm. De Martino, plenipotenziario, reggente la R.
Ambasciata Italiana a Costantinopoli il seguente telegramma, di cui diede anche comunicazione all'incaricato d'affari ottomano in Roma:
«Prego V. S. di presentare alla Sublime Porta la Nota seguente :
Durante una lunga serie d'anni, il Governo italiano non ha mai cessato di far constatare alla Sublime Porta la necessità assoluta che prenda fine lo stato di disordine
e d'abbandono in cui la Tripolitania e la Cirenaica sono lasciate dalla Turchia, e che queste regioni siano ammesse a godere dei medesimi progressi compiuti in altre
parti dell'Africa settentrionale.
Questa trasformazione imposta dalle esigenze generali della civiltà costituisce per l'Italia un interesse vitale di primissimo ordine a cagione della vicinanza di quelle
regioni alle coste italiane.
Malgrado la condotta del Governo italiano, che ha sempre lealmente accordato il suo appoggio al Governo Imperiale ottomano in diverse questioni politiche anche
in questi ultimi tempi; malgrado la moderazione e la pazienza di cui il Governo italiano ha dato prova finora, non solamente le sue intenzioni relative alla Tripolitania
sono state disconosciute dal Governo Imperiale, ma ciò che è peggio, ogni iniziativa da parte degli italiani in quelle regioni ha sempre incontrato la più ostinata ed
ingiustificata opposizione sistematica.
Il Governo Imperiale, che aveva così dimostrato finora la sua costante ostilità contro ogni legittima attività italiana in Tripolitania e Cirenaica, ha recentemente, con
un passo dell'ultima ora, proposto al Regio Governo di addivenire ad un'intesa dichiarandosi disposto ad accordare qualunque concessione economica compatibile coi
trattati in vigore e colla dignità e cogli interessi superiori della Turchia. Ma il Governo italiano non si crede oramai più in grado di entrare in simili trattative, di cui
l'esperienza del passato ha dimostrato l'inutilità e che invece di costituire una garanzia per l'avvenire non potrebbero che determinare una causa permanente di attriti
e di conflitti.
D'altra parte, le informazioni che il Governo Reale riceve dai suoi agenti consolari in Tripolitania e Cirenaica rappresentano la situazione colà come estremamente
pericolosa, a causa dell'agitazione che vi regna contro gli italiani, e che è provocata nel modo più evidente da ufficiali e da altri organi dell'autorità. Questa agitazione
costituisce un pericolo imminente, non solamente per gli italiani, ma anche per gli stranieri di ogni nazionalità, che, giustamente commossi e preoccupati per la loro
sicurezza, hanno cominciato ad imbarcarsi, lasciando senza indugio la Tripolitania.
L'arrivo a Tripoli di trasporti militari ottomani, del cui invio il Governo Reale non aveva mancato di fare osservare anticipatamente al Governo ottomano le serie
conseguenze, non potrà che aggravare la situazione e impone al Governo Reale l'obbligo stretto e assoluto di provvedere ai pericoli che ne risultano.
II Governo italiano, vedendosi in tal modo oramai forzato a pensare alla tutela della sua dignità e dei suoi interessi, ha deciso di procedere all'occupazione militare
della Tripolitania e della Cirenaica. Questa soluzione è la sola che l'Italia possa adottare; e il Governo italiano si aspetta che il Governo Imperiale voglia dare gli ordini
occorrenti affinchè essa non incontri da parte degli attuali rappresentanti ottomani alcuna opposizione, e i provvedimenti che necessariamente ne deriveranno,
possano effettuarsi senza difficoltà. Accordi ulteriori saranno presi fra i due Governi per regolare la situazione definitiva che ne risulterà.
La R. Ambasciata a Costantinopoli ha ordine di domandare una risposta perentoria in proposito da parte del Governo ottomano entro un termine di 24 ore dalla
presentazione alla Sublime Porta del presente documento. In mancanza di che il Governo italiano sarà nella necessità di procedere alla attuazione immediata dei
provvedimenti destinati ad assicurare l'occupazione.
La S. V. vorrà aggiungere che la risposta della Sublime Porta, entro il predetto termine di 24 ore, ci deve essere comunicata anche per il tramite dell'Ambasciata di
Turchia a Roma.
Firmato: Di San Giuliano»
Il 28, alle 14,30 il reggente dell'Ambasciata italiana a Costantinopoli, accompagnato dal primo dragomanno, rimise a S. A. il Gran Visir la nota che comunicava
l'ultimatum dell'Italia alla Sublime Porta.
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