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testi e testimonianze del periodo coloniale italiano
conservati nella Biblioteca Civica A. Mai di Bergamo
DOC - direttive del Ministro delle Colonie Lessona
5 agosto 1936

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Rapporti tra nazionali ed indigeni. La conquista dell'impero ci impone obblighi di carattere morale e politico sui quali è necessario portare subito e con la dovuta energia la massima attenzione.
Nel settore politico abbiamo instaurato la norma della politica indigena separata da quella nazionale, ma attentamente seguita, aiutata e vigilata, al fine di poter servirsi di essa per scopi nazionali ed umanitari cui si tende e che non sono inconciliabili.
Nel settore sociale, conseguentemente, si deve mantenere, per obbedire alle direttive politiche, netta separazione di vita seppure si voglia, come si vuole, armonica e redditizia collaborazione.
La razza bianca deve imporsi per superiorità affermata non pure assiomaticamente, ma praticamente.
Soltanto ci si confonde con chi ci assomiglia, da ciò la necessità di mantenere netta separazione fra le due razze bianca e nera; ciò non significa spregio ed umiliazione dei neri, significa invece differenziazione tra gli uni e gli altri.
Nell'AOI i bianchi devono condurre vita nettamente distinta da quella degli indigeni.
Codesto governo generale disporrà pertanto:
a) che si arrivi gradualmente a tenere separate le abitazioni dei nazionali da quelle degli indigeni;
b) che sia evitata ogni familiarità tra le due razze;
c) che i pubblici ritrovi frequentati dai bianchi non siano frequentati dagli indigeni;
d) che sia affrontata con estremo rigore — secondo gli ordini del duce — la questione del «madamismo» e dello «sciarmuttismo».
A questo fine si impongono tre ordini di provvedimenti e cioè:
1) Imporre a tutti gli ammogliati di portare le famiglie in colonia appena le condizioni di ambiente lo permettano. I capi devono dare l'esempio. Mentre prima si diceva che la colonia è per gli scapoli, in tempo fascista si dirà che la colonia è per gli ammogliati. In una seconda fase sarà anzi questo un requisito per poter andare in colonia.
2) Limitare al massimo con provvedimenti di polizia i contatti tra i nazionali e le indigene. Siano immediatamente rimpatriati coloro — specialmente se funzionari o ufficiali — che convivono o praticano coniugalmente con indigene. Qualche buon esempio sarà salutare.
3) Fino a quando le condizioni locali impongano la permanenza in AO di una grande massa di militari ed operai che necessariamente non possono recare seco la famiglia per varie difficoltà di vita, organizzare «case di tolleranza», anche ambulanti, con donne di razza bianca, vietando assolutamente l'accesso agli indigeni .
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Questo supporto contiene la mostra allestita presso la Biblioteca civica A. Mai dal 18.11.2010 al 22.01.2011,
curata da Maria Laura Cornelli, Daniela Rosa e Rita Tironi, nell'ambito del progetto "2010 – Facciamo pace con le nostre ex-colonie",
della Tavola della pace di Bergamo e del Coordinamento bergamasco Enti Locali per la pace. Elaborazione grafica di Riccardo Bonfanti.

Per contatti: dossier.colonie[at]gmail.com.