Inventario dell'archivio
del convento domenicano
di Santa Maria della Basella di Urgnano
a cura di Sandro Buzzetti



Notizie storico-giuridiche sull'ente

La Basella è frazione del comune di Urgnano, nella pianura bergamasca, sulla riva destra del fiume Serio.
Secondo P. Boselli(1) il nome deriverebbe da un diminutivo di basis, con riferimento alle fondamenta di una antica chiesa di cui si trovarono i resti durante i lavori per l'edificazione del santuario; questo, secondo la tradizione, fu edificato nel 1356 per esplicito desiderio della Vergine Maria, apparsa miracolosamente l'8 aprile dello stesso anno a una ragazza di nome Marina di Pietro Adamalberti detto Cassoni(2).

Nel 1461 Bartolomeo Colleoni, Capitano Generale della Repubblica di Venezia, fece costruire, presso il santuario, il convento di Santa Maria e lo offrì ai domenicani di Santo Stefano di Bergamo i quali, ricevute le necessarie autorizzazioni, ne presero possesso, come di convento sussidiario, nel 1466. Col proprio testamento, nel 1474, il condottiero destinò al convento una rendita di lire 600 annue che doveva derivare da una proprietà da acquistarsi alla sua morte; la proprietà, individuata poi dagli esecutori testamentari in Longhena nel Bresciano, doveva essere, per esplicito volere del testatore, "pleno jure ipsius monasterii"; su questa formula si fondarono in seguito le pretese dei frati della Basella di rendersi autonomi dal convento di Santo Stefano di Bergamo. Tali pretese, ovviamente contrastate dai frati della città, ebbero successo quando, nel 1555, fu definitivamente confermata da Pio IV l'autonomia del convento della Basella.
I domenicani tennero il convento fino alla soppressione nel 1784 (vedi nell'archivio il n° I,49). A questa data i Martinengo Colleoni avevano già intrapreso una iniziativa giudiziaria per rivendicare la proprietà del convento e ne entrarono poi in possesso nel 1788 (vedi da VI,01 a VI,12). Col convento, anche le proprietà alla Basella passarono ai Martinengo Colleoni che però dovettero rinunciare ai beni di Longhena.
Nel 1808 la proprietà della chiesa e di parte degli edifici annessi passò a Gaetano Venini, milanese. Presto tra il Venini e il parroco di Urgnano sorsero, a causa dei diritti sul santuario, aspre diatribe che si trascinarono fino al 1875, anno in cui gli eredi del Venini vendettero l'edificio sacro alla parrocchia di Urgnano.

Note:
  1. BOSELLI P., Dizionario di toponomastica bergamasca e cremonese, Firenze 1990. Lo stesso Boselli riporta anche il parere di Umberto Zanetti che opta per un corrompimento di basilica, volgarizzato in basélga.
  2. Nell'Archivio Martinengo Colleoni, Istrumenti Carte Estranee I(5)A, sono conservati diversi documenti, alcuni dei quali probabilmente provengono dall'archivio del convento della Basella. Alcuni di questi contengono, in latino o in volgare, la narrazione delle apparizioni miracolose.
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Notizie storiche sull'archivio

Per quanto concerne la provenienza dell'archivio non abbiamo molti dati certi; uno di questi è la stretta relazione con l'archivio Martinengo al quale rimandano sia gli elementi storici ed intrinseci, sia elementi estrinseci quali le cartelle (identiche) e le camicie che, in qualche caso, riportano regesti annotati dalla stessa mano; le cartelle dell'archivio del Convento non hanno però stampigliata la scritta "ARCHIVIO MARTINENGO" e gli atti non sono compresi nell'inventario su schede dello stesso: questi sembrano indizi sicuri del fatto che i due archivi, pur essendo stati ordinati dallo stesso archivista, non sono stati considerati un unico fondo.
Gli ordinamenti di cui si ha notizia furono operati dall'archivista Publio Martinoni nel 1786 e da un archivista anonimo dal 1810 al 1818. Agli inizi del secolo XX l'archivio Martinengo era in possesso dell'avvocato Giuseppe Maria Bonomi che vi svolse ricerche storiche pubblicando varie opere. Nei primi anni Trenta, i suoi figli Paolo e Luigi donarono l'archivio Martinengo alla Biblioteca Civica. In mancanza di notizie documentate possiamo supporre che le carte della Basella abbiano seguito le medesime vicende, anche perché, in un articolo del 3-5 febbraio 1934 sulla Voce di Bergamo si afferma, a proposito delle carte donate dai Bonomi, che esse sono "inerenti in modo particolare alla storia dei conventi bergamaschi".
La consistenza dell'archivio della Basella è di cinque cartelle; le unità archivistiche sono complessivamente 251, in gran parte definite come "unità documentarie"; sono presenti inoltre 14 fascicoli, 3 quaderni, 2 registri, 2 volumi e 1 opuscolo.
Sono state individuate e segnalate in inventario 17 camicie vuote i cui documenti sono definiti mancanti; se sulla camicia era presente un regesto, questo è stato comunque riportato in inventario.
Le cartelle, e talvolta anche le camicie e i documenti, sono danneggiate dall'umidità nella parte inferiore destra; altri danni meno frequenti sono dovuti ai roditori o all'inchiostro sbiadito. Le carte presentavano un ordinamento cronologico sommario. L'ordinamento attuale è il risultato di scelte ispirate alle vicende storiche del convento e, fin dove è stato possibile, alle indicazioni contenute nel documento VI,15 che riporta un 'inventario' dell'archivio. Le note tergali di alcune pergamene riportano numeri di filze che rimandano ad antiche collocazioni, ma costituiscono indicazioni troppo sporadiche per una ricostruzione organica di un ordinamento originario. Per i criteri di costituzione delle singole serie, si rimanda alle note introduttive alle stesse.
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Bibliografia

PAVONI F., Cenni storici sul santuario della Basella in Urgnano, Bergamo 1883.
VISTALLI F., Breve storia della miracolosa apparizione di Maria Santissima alla Basella e del suo santuario, Bergamo 1917.
SOGLIAN P. M., Terra d'Urgnano, Urgnano 1980.
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