Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - CINQUECENTINA 1 507
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Cinquecentina 1 507


Boezio, Severino, Di consolatione philosophica, Vinegia, Mel. Sessa, 1531, 163x105x18 mm
segnatura Cinq. 1 507
Provenienza: Pietro Grazioli; Antonia Suardi Ponti.
LE CINQUECENTINE 1973, p. 61.

Cinq. 1 507 piatto anteriore Cinq. 1 507 piatto posteriore

Legatura del secondo quarto del secolo XVI, eseguita a Venezia, di dono a M. Cicilia

Cuoio marmorizzato decorato a secco ed in oro. Supporto in vista. Volume indebolito lungo le cerniere. Tre fasci di filetti a secco. Cornice dorata a due filetti. Al centro del piatto anteriore, una cartiglio circolare reca l'iscrizione "A LA GE/NEROSA M/CICILIA"; su quello posteriore, la "Fortuna" entro un seminato di stelline. Circostante coppia di fregi arabescati ed aldini pieni. Cuore aldino e motivo a mensola, rispettivamente accantonati esterno ed interno. Dorso a tre nervi rilevati, alternati a tre nervi apparenti. Capitello verde e rosa in testa, grezzo e parzialmente scomparso al piede. Materiale di copertura scomparso al piede. Rimbocchi rifilati con discreta cura; quelli di testa sono collocati sopra i rimbocchi di testa e di piede.

L'impianto ornamentale suggerisce un'esecuzione veneziana della coperta; la passata proprietà di Pietro Grazioli1 non fornisce tasselli aggiuntivi sul luogo di produzione. Legatura di dono come indica l'iscrizione2 al centro dei piatti. Per la nozione di cuoio marmorizzato e di "Fortuna"3, cfr. le segnature A 101 e Cinq. 2 151. Il dorso a nervi alternati a mezzi falsi nervi4 costituisce una caratteristica delle legature rinascimentali italiane, assente in quelle francesi. La cornice del frontespizio5 testimonia come i motivi a trifogli stilizzati si riscontrino in legature italiane del tempo.


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segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
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segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
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segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
Figura simbolica impressa con intento decorativo al centro delle coperte, secondo l'iconografia classica della divinità femminile: con i capelli sciolti sulla nuca e la vela al vento, sola o in equilibrio sul dorso di un delfino. Quest'ultima immagine è, in Italia, la più diffusa; come nota A.R.A. Hobson: "L'aspetto della Fortuna che i legatori italiani amano far risaltare è la fuggevolezza, perciò la mettono sul dorso di un delfino, simbolo della velocità". Di essa, si conoscono numerose versioni nelle varianti maschile e femminile. In Italia la Fortuna si trova prevalentemente su legature in marocchino bruno o rossiccio, ma anche bianco, della prima metà del XVI secolo, eseguite a Venezia, Padova e Bologna. In diverse legature prodotte nelle Fiandre nel secolo XVI l'immagine della dea, incisa su placca, assume maggiori dimensioni rispetto al modello italiano, occupando buona parte del piatto (GID - LAFFITTE 1997, n. 89). Il motivo della "Fortuna" è stato adottato anche in Germania, nel secolo XVI, come testimonia un esemplare presentato da J. Stockbauer. È una legatura della seconda metà del secolo con l'immagine della "Fortuna senza delfino", riccamente decorata, verosimilmente eseguita da Kaspar Meuser, su un libro dal titolo: Kirchen Calender, Caspar Goldtwurm Athesinus, Gedruckt zu Franckfort a.m., Bey Christian Equenolff Erben, 1574.
Cfr. HOBSON A. 1989, p. 163.
Questa Biblioteca custodisce alcune legature rinascimentali italiane provviste di questo fregio (cfr. le segnature Cinq. 1 507, Cinq. 1 859, Cinq. 2 151, Cinq. 2 1892, Cinq. 4 425, Cinq. 6 354, Cinq. 6 986 [cfr. la riproduzione "infra"]).

segnatura Cinq. 6 986, dettaglio
Segnatura Cinq. 6 986, dettaglio
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segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
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segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 507, dettaglio

segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 507, dettaglio
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