Nos Lucretius Gambara pro Ser. mo Ducali dominio Venetiarvm Bergomi eiusque districte praetor … … … … … … …
ms. cartaceo sec. XVIII (27 agosto 1749), Bergamo, cc. 4 nn. + 2 bianche nn., 225x170x8 mm
segnatura
A 101
Legatura del secolo XVIII, eseguita a Bergamo
Cuoio marrone marmorizzato. Blocco delle carte avulso dalla coperta. Coppia di cornici concentriche collegate agli angoli, eseguite a rotella, provviste di un decoro stilizzato lungo il margine. Un fiorone negli angoli. Dorso liscio. Capitelli assenti. Taglio grezzo. Carte di guardia assenti. Contropiatti rivestiti da una carta di guardia spruzzata di colore rosso e bianco. Rimbocchi rifilati con discreta cura; quelli laterali sono collocati sopra i rimbocchi di testa e di piede.
Il testo di natura locale ed i fioroni accantonati filigranati
1, analoghi a quelli presenti in una legatura bergamasca
2 della Biblioteca "A. Mai", orientano verso una realizzazione orobica del manufatto. Il decoro dorato è affiancato dalla marmorizzazione
3 del cuoio, qui realizzata con acido, a completamento dello stesso.
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Segnatura A 101, dettaglio
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Segnatura
A 100, dettaglio
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Segnatura A 101, dettaglio
Tecnica volta a ottenere sul cuoio particolari effetti cromatici che richiamano le venature del marmo o le macchiettature del granito, ottenuti con l'applicazione a spugna, a tampone o a spruzzo di colori o di acidi mordenti, come potassa, solfato di ferro, acido acetico e acido nitrico. Il pellame usato più di frequente è il vitello nei colori nocciola e marrone scuro, in quanto più adatto alla maculatura. La marmorizzazione può essere eseguita direttamente dalla conceria al momento della tintura ma anche dai legatori stessi, sia prima di eseguire la legatura sia su legature già eseguite, quando la marmorizzazione deve essere limitata a riquadri o cornici. La marmorizzazione, che si presta a rendere meno visibili eventuali imperfezioni della pelle, può assumere molteplici aspetti. Se è caratterizzata da numerose macchie scure, piccole e irregolari viene detta "granité"; se le piccole macchie sono molto fini, di colore vivo, viene detta "jaspé"; e se sono un po' più grandi, "moucheté". Se la venatura
più scura imita l'aspetto dei nodi del legno, si chiama "radica" o "raciné"; se ricorda il carapace di una testuggine, "écaille"; se imita i cerchi concentrici di un tronco sezionato, "tree-calf".
Legature in cuoio marmorizzato venivano già eseguite nel secolo XVI. Coperte marmorizzate sono state segnalate su un'aldina del 1503, legata non prima del 1513; su alcune legature di J. Grolier, verso il 1540; di Enrico II, verso il 1550 (la biblioteca reale di Fontainebleau ne conserva esemplari di differente colore); di Maioli, verso il 1550-1560; e su una legatura di J.-A. de Thou, della fine del secolo. "L'invenzione di questo tipo di marmorizzazione", osserva F. Le Bars (
DES LIVRES RARES 1998, p. 72), "è da assegnare ai legatori veneziani verosimilmente inseriti nell'orbita di Aldo Manuzio, intenzionati a imitare i disegni dei marmi antichi che allora affascinavano gli umanisti". Secondo Gabriele Mazzucco (
MAZZUCCO 1994, p. 61), a Venezia, nel Rinascimento, le legature venivano marmorizzate anche a spugna o a spruzzo, con il pennello solitamente intriso di colore nero. Una
legatura alla greca, in pelle colorata di marrone, marmorizzata di nero a tampone, è stata segnalata alla Biblioteca Marciana di Venezia su un testo stampato dalla bottega di Aldo Manuzio nel 1503. Quando la marmorizzazione veniva fatta dopo il montaggio del cuoio sulla legatura, i risvolti sull'unghiatura venivano tinteggiati; sui rimbocchi il colore poteva essere ripreso con una serie di pennellate dello stesso colore.
Fu nel XVIII secolo che la marmorizzazione venne di gran moda e fu spesso direttamente eseguita nei riquadri centrali delle coperte (marmorizzazione a spruzzo nello specchio), nelle cornici e a pieno campo.
L'impiego di acidi si è però rivelato nel tempo causa di degrado del cuoio che, a seconda della concentrazione, col tempo presenta corrosioni e bruciature anche gravi. Il legatore Marius-Michel non esitò a bollare questa pratica come "invenzione diabolica" poiché "il cuoio bruciato, sbriciolato, non tarda a cadere in polvere": sorte alla quale sfuggono in parte i "raciné", prodotti con acidi molto diluiti, e, naturalmente, i cuoi marmorizzati con pigmenti anziché con acidi.
Esistono, anche se più rare, legature in cuoio marmorizzato con la stessa tecnica usata per le carte, mediante l'impiego di colori posati in sospensione su una base gelatinosa: una tecnica che non produce effetti corrosivi sul cuoio. In genere le coperte marmorizzate hanno poche decorazioni in oro: una semplice filettatura a volte dentellata, un sottile merletto o una greca lungo il bordo dei piatti. Inoltre la stessa marmorizzazione viene talvolta ripetuta con un elegante effetto cromatico sui tagli.