Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - CINQUECENTINA 6 925-930
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Cinquecentina 6 925-930


Ioannes Chrysostomus (S.), Omnia opera; Index, tr. Giorgio Trapezunzio, Basilea, Andreas Cratander, 1525
segnature Cinq. 6 925 (332x215x42 mm, Cinq. 6 926 (328x215x26 mm), Cinq. 6 927 (330x220x33 mm), Cinq. 6 928 (331x221x27mm), Cinq. 6 929 (333x220x34 mm), Cinq. 6 930 (335x225x33 mm).
LE CINQUECENTINE 1973, p. 188.
Provenienza: convento di S. Maria delle Grazie.

Cinq. 6 925 piatto anteriore Cinq. 6 925 piatto posteriore

Cinq. 6 926 piatto anteriore Cinq. 6 926 piatto posteriore

Cinq. 6 927 piatto anteriore Cinq. 6 927 piatto posteriore

Cinq. 6 928 piatto anteriore Cinq. 6 928 piatto posteriore

Cinq. 6 929 piatto anteriore Cinq. 6 929 piatto posteriore

Cinq. 6 930 piatto anteriore Cinq. 6 930 piatto posteriore

Serie di sei legature della seconda metà del secolo XVI, eseguite a Bologna(?)

Volume dai piatti particolarmente indeboliti lungo le cerniere. Marocchino marrone caratterizzato da alcune gore brune, decorato a secco ed in oro. Angoli ricurvi. Tre filetti concentrici a secco, due dei quali ripassati in oro. Al centro dei piatti, il nome dell'autore e il titolo dell'opera abbreviati. Tracce di quattro bindelle in tessuto verde. Dorso a quattro nervi rilevati. Compartimenti caratterizzati da un filetto dorato: coppia di filetti a secco incrociati negli spazi così ottenuti. Alette cartacee orizzontali di rinforzo. Capitelli grezzi e azzurri. Il taglio dorato e cesellato, raffigura dei motivi a cordame. Rimbocchi rifilati con cura; quelli laterali sono collocati sopra i rimbocchi di testa e di piede.

Il fregio di genere aldino1, notato in foggia analoga su un'altra legatura rinascimentale2 di questa Biblioteca, potrebbe suggerire un'origine bolognese del manufatto. Il nome dell'autore e il titolo dell'opera abbreviati3, realizzati conformemente agli usi del tempo mediante la ripetuta impressione di singoli caratteri sul cuoio (circostanza evidenziata dalla base irregolare di entrambe le scritte4), affiancano le immagini allegoriche quali la "Fortuna"5, Cupido6 o il braciere ardente, peculiari delle legature rinascimentali italiane. Caratteristico per il periodo, il taglio ricoperto da una foglia di oro dal colore spento7 e cesellato, raffigurante motivi di foggia moresca. Volume appartenuto al convento di S. Maria delle Grazie8.


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segnatura Cinq. 6 926, dettaglio
Segnatura Cinq. 6 926, dettaglio
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segnatura Cinq. 6 363, dettaglio
Segnatura Cinq. 6 363, dettaglio
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3
segnatura Cinq. 6 926, dettaglio
Segnatura Cinq. 6 926, dettaglio
Questa Biblioteca custodisce alcune legature rinascimentali italiane provviste di questo fregio (segnature Cinq. 1 507, Cinq. 2 151, Cinq. 2 1892).
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4
Per la nozione, cfr. la segnatura MMB 704.
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5
L'immagine del dio pagano, sola o assieme a quella della Fortuna, fu impiegata in periodo tardo-rinascimentale (1530-50) da legatori dell'Italia settentrionale ed è, altrove, molto meno diffusa. Era un soggetto cui si ricorreva spesso nella decorazione di libri di autori classici venduti a studenti provenienti dai vari paesi europei. Il dio appare sotto forma di putto alato, un piede proteso in avanti o posto sul globo, bendato, armato d'un arco col quale sta saettando o ha appena saettato una freccia talvolta visibile fuori dal cartiglio in cui Cupido è generalmente inscritto.
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6
Per la nozione, cfr. la segnatura Cinq. 1 38.
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segnatura Cinq. 6 926, dettaglio
Segnatura Cinq. 6 926, dettaglio
Approntata dal battiloro, nei secoli passati la foglia d'oro destinata a questo impiego era composta per il 70-80% da una lega di oro e per il resto d'argento, lega detta per la sua relativa economicità, "oro comune" o "dei librai". La composizione della lega spiega perché le dorature antiche, quelle del XVI secolo ad esempio, siano più pallide di quelle dei secoli successivi: a queste, oltretutto, conferisce maggior brillantezza il più diffuso impiego del brunitoio di pietra d'agata che esalta la lucentezza dell'oro.
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segnatura Cinq. 6 926, dettaglio
Segnatura Cinq. 6 926, dettaglio
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