Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - Cassaforte 4 1
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Cassaforte 4 1


Alighieri, Dante, Comedia, con il commento di Alberico de Roxiate
ms. membranaceo sec. XV (1402), cc. 408, 338x225x115
segnatura Cassaforte 4 1 (già Delta 9 16)

Cassaforte 4 1 piatto anteriore Cassaforte 4 1 piatto posteriore

Riutilizzo di una legatura del secolo XV, eseguita a Bergamo, del genere "a tabula ansata"

Legatura su cui sono stati applicati i piatti e parte del dorso di una coperta in marocchino marrone decorato a secco. Cornice a forma di "tabula ansata" caratterizzata da nodi di genere moresco.Tracce di quattro bindelle. Quattro cantonali a bottone entro bordi rilevati, impreziositi da volute fogliate e rosette. Umbone circolare provvisto di una dicitura in caratteri gotici. Sul piatto anteriore, una coppia di contrograffe con aggancio laterale a finestrella: in testa, una rosetta mentre al piede, campeggia la scritta in caratteri gotici "maria"; su quello posteriore, un'altra coppia di contrograffe rinascimentali pentalobate, dal margine zigrinato interno e dai tre fori ornamentali. Dorso mobile. Capitelli verdi. Taglio grezzo. Carte di guardia rifatte bianche e membranacee. Rimbocchi rifilati con discreta cura; linguetta in pelle negli angoli.

Il decoro a "tabula ansata"1, qui inusitatamente provvisto di nodi di genere moresco2, si ricollega all'accertata originalità3 ornamentale presente nelle legature bergamasche e suggerisce quindi una realizzazione orobica della coperta che evidenzia alcune particolarità:
- il riutilizzo dei cantonali4, delle contrograffe5 sul piatto anteriore e degli umboni6, eseguiti in Germania o in Austria7;
- la presenza su entrambi i piatti di contrograffe, di area nordica quelle sul piatto anteriore, rinascimentali italiane8 quelle sul piatto posteriore (come testimoniano per queste ultime, la foggia pentalobata con zigrinatura interna ed i tre fori ornamentali interni), applicate sul rettangolo originale delimitato da filetti. Volume raffigurato da T. De Marinis9.


1
schema di legatura a tabula ansata
Schema di legatura a "tabula ansata".

M. T. Ciceronis orationum vol. II
M. T. Ciceronis orationum vol. II, Venetiis, in aedibus Aldi, 1519, Milano, collezione privata.
Motivo favorito dagli umanisti padovani fu la "tabula ansata", una tavoletta con maniglie, usata nell'antichità come cornice per l'iscrizione sui sarcofagi. Essa compare su legature veneziane dopo il 1500, pressappoco nello stesso periodo a Napoli e a Firenze, su un piccolo gruppo in ottavo di classici latini legati nella seconda decade del secolo XVI. Nel complesso, la morfologia di questo elemento decorativo, quasi sempre delineato da un doppio filetto, fatte salve le dimensioni legate al formato del libro presenta modeste variazioni. Disposta verticalmente nei libri di piccolo formato, orizzontalmente nei grandi volumi, la tabula ansata circoscrive il titolo dell'opera, o il nome dell'autore, o entrambi, composti in lettere epigrafiche. Questo semplice modello decorativo di ispirazione classica, riesumato nella scia della rivalutazione umanistica della decorazione e dell'architettura del mondo greco-romano, compare su legature di libri in gran parte d'origine italiana, databili prevalentemente ai primi due decenni del secolo XVI: è noto tuttavia dalla fine del Quattrocento e lo si ritrova sino alla metà del Cinquecento. Inoltre, era già stato impiegato nei fregi dei frontespizi, ora vuoto ora come cornice del titolo, del nome dell'autore o dell'editore - come nel caso della marca tipografica dei Vascosan di Parigi. La "tabula ansata" ebbe funzione decorativa e insieme didascalica, in quanto cornice del titolo del libro o del nome dell'autore. A queste funzioni si aggiunge una valenza simbolica: impressa prevalentemente su testi di scrittori latini o ad essi ispirati la tabula ansata sembra introdurre il lettore nell'atmosfera classica propria di questi autori. Ricompare nel XIX secolo anche in Inghilterra (Cfr. HOBSON A. 1989, p. 162). Questa Biblioteca possiede tre coperte caratterizzate da questo motivo (cfr. le riproduzioni "infra"):

segnatura Cinq. 2 1568, dettaglio
Segnatura Cinq. 2 1568, dettaglio

segnatura Cinq. 2 780, dettaglio
Segnatura Cinq. 2 780, dettaglio

segnatura Cassaforte 2 3, dettaglio
Segnatura Cassaforte 2 3, dettaglio
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2
segnatura Cassaforte 4 1, dettaglio
Segnatura Cassaforte 4 1, dettaglio
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3
Cfr. la segnatura A 34.
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4
segnatura Cassaforte 4 1, dettaglio
Segnatura Cassaforte 4 1, dettaglio
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5
segnatura Cassaforte 4 1, piatto anteriore, contrograffa
Segnatura Cassaforte 4 1, piatto anteriore, contrograffa

segnatura Cassaforte 4 1, piatto anteriore, contrograffa
Segnatura Cassaforte 4 1, piatto anteriore, contrograffa
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6
segnatura Cassaforte 4 1, dettaglio
Segnatura Cassaforte 4 1, dettaglio
Sulla base fusa oppure impressa, veniva aggiunta mediante fusione una borchia di ferro oppure di ottone. La forma maggiormente in uso era a forma di cappello. Questa metodologia produttiva iniziò nel XIV fino alla fine del XVI secolo. Questo genere comportò una facilitazione del lavoro in quanto la realizzazione delle borchie vuote era più impegnativa, oltre a consentire una maggiore produzione. Il materiale maggiormente utilizzato era l'ottone.
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7
Cantonali: ADLER G. – KRAUSKOPF J., ABB. 2-21; piatto anteriore, contrograffa superiore: ID., ABB. 4/03.
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8
segnatura Cassaforte 4 1, dettaglio
Segnatura Cassaforte 4 1, dettaglio
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9
DE MARINIS 1960, III, n. 2864, tav. CCCCXCIX.
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