Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - CINQUECENTINA 1 827
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Cinquecentina 1 827


Iustinianus I Imperatore, Institutiones iuris civilis, comm. Fr. Accursio, [Ginevra], Simon Dubosc e Guill. Géroult, 1555, 180x106x36 mm
segnatura Cinq. 1 827
Provenienza: Bergamo, convento dei Cappuccini; Marco Moroni.
LE CINQUECENTINE 1973, p. 192.

Cinq. 1 827 piatto anteriore Cinq. 1 827 piatto posteriore

Legatura delle metà del secolo XVI, eseguita in Francia, del genere "a placca"

Vitello biondo dalle diffuse, marginali spellature, decorato in oro. Volume significativamente indebolito lungo le cerniere, con i nervi in vista. Supporti in evidenza negli angoli dei piatti. La cornice a due filetti delimita un decoro a nastri intrecciati, e fregi di tipo aldino azzurrati e vuoti. Nella cartella centrale, una losanga sormontata da una corolla azzurrata stilizzata. Tracce di due bindelle in tessuto rosso, un tempo. Dorso a quattro nervi e due mezzi nervi, rilevati in testa ed al piede. Materiale di copertura scomparso in testa e al piede. Un fregio stilizzato pieno al centro dei compartimenti. In capo l'iscrizione in caratteri epigrafici "IVSTIN./INSTIT/CUM GIO". Capitelli scomparsi. Taglio dorato e cesellato a raffigurare ovali e motivi circolari grezzi. Carte di guardia bianche. Rimbocchi rifilati con discreta cura; quelli di testa sono collocati sopra i rimbocchi di testa e di piede.

Il mezzo nervo in testa ed al piede del dorso del dorso, destinato a fissare le catenelle1 venute meno in questo manufatto, conferma l'origine transalpina2 del volume. La passata proprietà del convento dei Cappuccini di Bergamo3 e di Marco Moroni4, non aggiungono alcuna precisazione sul luogo di esecuzione del manufatto. La presenza di soli fregi vuoti5 testimonia la realizzazione avvenuta in un periodo tardivo, verosimilmente non prima della metà del secolo XVI. Tipico per il periodo, il mezzo fregio di tipo orientaleggiante accantonato6. La reciproca simmetria degli emisferi riferiti all'impianto ornamentale, caratterizza l'utilizzo di una placca7. L'aspetto lucido e compatto del cuoio indica l'utilizzo del vitello8. Lungo il taglio dorato e cesellato9 a formare elissi intrecciate e cerchielli filigranati, emerge l'alternanza della doratura al taglio grezzo.


1
segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
La cucitura a catenella riguarda la cucitura di fascicoli la cui caratteristica è d'essere formata da una successione di nodi allacciati gli uni agli altri, talché è possibile cucire senza l'impiego di nervi. Nei vari metodi di cucitura dei libri, le catenelle costituiscono l'aggancio tra i fascicoli vicino alle estremità, testa e piede, del dorso (FEDERICI – ROSSI 1983, p. 230). Nei codici antichi, cuciti alla greca o all'orientale, non essendovi i nervi, tutto il volume era cucito con una serie di catenelle FEDERICI – HOULIS 1988, fig. 14-18).
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2
NIXON 1965, n. 35, Zaccaria Ferreri, Hymni novi ecclesiastici, Roma, Ludovico Vicentino & Lautizio Perugino, 1525.
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segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
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segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
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5
segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
Per la nozione, cfr. la segnatura A 28.
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6
segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
Cfr. NIXON 1965, plates, tools, Claude de Picques, n. 27a, 27b.
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7
Per la nozione cfr. la segnatura A 32.
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8
Per la nozione cfr. la segnatura MM 665.
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9
segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
Segnatura Cinq. 1 827, dettaglio
Fu con l'introduzione della decorazione in oro sulle coperte, verso la fine del XV secolo, che l'impiego della doratura si estese anche ai tagli: sembra che in Italia questa tecnica abbia avuto inizio verso il 1470, protraendosi sino a noi nei libri di pregio. Oltre al piacevole aspetto che dona al libro, la doratura, specie quella del taglio superiore, ha la funzione di proteggere le pagine dalla polvere. La doratura viene eseguita deponendo sul taglio, precedentemente rifilato, raschiato e reso perfettamente liscio, uno strato adesivo o mordente, costituito da un preparato a base di bianco d'uovo sbattuto e bolo d'Armenia. Su questo preparato ancora umido viene deposta la sottilissima foglia d'oro che aderisce senza bisogno di calore. Approntata dal battiloro, nei secoli passati la foglia d'oro destinata a questo impiego era composta per il 70-80% da una lega di oro e per il resto d'argento, lega detta per la sua relativa economicità, "oro comune" o "dei librai". La composizione della lega spiega perché le dorature antiche, quelle del XVI secolo ad esempio, siano più pallide di quelle dei secoli successivi: a queste, oltretutto, conferisce maggior brillantezza il più diffuso impiego del brunitoio

brunitoio di pietra d'agata
di pietra d'agata che esalta la lucentezza dell'oro. Le legature più semplici, quali quelle in bazzana, in genere non avevano tagli dorati riservati soprattutto alle legature in marocchino o altri cuoi pregiati. Sulla funzione protettiva della coloritura e, più tardi, della doratura dei tagli, René Martin Dudin (DUDIN 1772, p. 272) reputa utili questi abbellimenti, sia perché evitano ai fogli di consumarsi troppo rapidamente, sia perché celano eventuali macchie; egli aggiunge che i libri devozionali e religiosi con i tagli dorati si conservano puliti più a lungo di quelli con i tagli rossi o marmorizzati. Nel XVI e XVII secolo si affermò la tendenza, per i volumi con legature di maggior pregio, ad arricchire la doratura con decorazioni a motivi cesellati e dipinti o impressi con ferri da doratura. La cesellatura veniva eseguita manualmente mediante una specie di bulino recante all'estremità un motivo in rilievo: terminata l'operazione il disegno dello strumento restava impresso in cavo sul taglio del libro. La moda dei tagli cesellati si protrasse fino alla fine del XVII secolo e, in modo sporadico, nei due secoli successivi. La decorazione invece eseguita con ferri da doratura, era effettuata con l'impressione di ferri caldi su foglia d'oro posata su tagli bianchi o su tagli già dorati, utilizzando in questo secondo caso un oro di colore diverso dal primo.
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