Lettere 9.3.6. # 1
Lettera di Vincenzo Guidotti, secretarius, agli Anziani di Bergamo. Milano, 24 gennaio 1512.
"Per el presente cavallaro ho recepute lettere de vostre Magnificentie de 22 del instante, ad me gratissime per piuy respecti, ma principaliter per haver veduta et cognossuta la confidentia quelle hanno in me, la qual in parte alcuna non è abusiva, perché le povere et debile forse sonno in me, fino mi sarà concesso el viver, mai cessarò, et in generali et in particulari, dove potrò far per cadauno de voi ogni commodo et benificio, con honore et exaltatione di quella a me comune patria.
Circa la electione del prestantissimo d.no Aloysio Rota doctor suo orator per la causa de li hyspani morti, dirò a le Magnificentie vostre quello istesso ho scripto al suo mag.co Proveditor, che multo me ha piazuta dicta electione. Ma per opinione mia non mi parendo al presente necessità di la venuta sua per evitarli questa spesa in tanti travalii, mi par le Magnificentie vostre possino farlo suprastar fino che mazormente la causa costringi la venuta sua, perché in questo mezo io supplirò al melio mi sarà possibile et ogni fiata l'occorri el bisogno io ne darò notitia ad quello mag.co Proveditor et ale Magnificentie vostre.
Ale quale per alquanta sua consolatione notifico mediante l'aiuto del nostro Signor Dio quello averse dignato di porzerne molto mazor lume di quello fino hora se habi conossuto ad beneficio, utile el commodo in generali del ill.mo stato Veneto, et in particulari de li sui fidelissimi subditi, tra li quali io tegno et reputo esser non secondi i sui fidelissimi Bergomensi, et spero presto darli bona capara de la ditta illuminatione. Non dico altro per occurrermi al presente, salvo che a le Magnificnetie vostre me ricomando".
N.B. Mi pare probabile che questa lettera, scritta dal Segretario del Dominio veneto presso il viceré spagnolo non sia del 1512, ma del 1513. Il nome di Vincenzo Guidotto compare a più riprese come un informatore della città di Bergamo presso gli spagnoli sulla fine del 1512.

Lettere 9.3.6. # 2
Lettera di Domenico Contarini, Provveditore generale agli Anziani di Bergamo. Da san Bonifacio, 14 febbraio 1512.
"Hozi per lettere vostre directive al mag.co Collega mio et a me ho inteso il desiderio haveti per ben di quella cità et teritorio che i stratioti siano levati da lì, attento le raxon ne scriveti per dite, et come etiam per nome vostro et di questo teritorio Amadio Catanio chiaramente ne ha fato intender il tuto.
Al che noi Proveditori havemo fato quelle debite provisione che n'è parso ricercar la sorte di questo caso, come per le littere scrivemo al mag.co Proveditor de lì. Intendereti scrivemo etiam al capo de diti stratioti, che non voliano dar molestia a quelli fidelissimi, sì de la cità como teritorio, ma se voleno vituarie la debiano pagar. Et se altramente farano, che se farà provision contra de loro de sorte che ge dispiacerà.
Per tanto, attento lo bono et perfecto amor ho sempre portato et continue porto a quella mag.ca Comunità, m'è parso scrivervi le presente et dinotarvi che se fusse stà possibile levar diti stratioti, iuxta la richiesta vostra, che più volentera lo haverei fatto di quello è il desiderio vostro. Ma per esser questo paese in tanta graveza et assai più di quello pono portar, non habiamo possuto pensar dove meterli. Ma come ho predito s'è provisto che non diano molestia a quel teritorio et se debano distribuir al meglio se pole. Et se altro posso né vaglio per la prefata mag.ca Comunità, mi offerisco paratissimo a farli cossa grata".
N.B. Mi pare probabile che questa lettera possa essere del 1513.

Lettere 9.3.6. # 3
Lettera di Paolo Capello, Provveditore Generale, alla Comunità di Bergamo. Dal campo presso l'Adda, 10 giugno 1512.
"Havemo inteso cum summo piacer per littere vostre la deditione spontanea facta per vui de quella città a li mandati nostri, la qual cosa così come cognoscemo proceder da quello ardentissimo desiderio et devotione vostra verso la ill.ma Signoria, che sempre seti stati soliti dimonstrar in ogni tempo, così etiam a nui super modum è stato gratissimo intenderla, collocandola al loco che si convene. Subito ne havemo data notitia a la ser.ma Signoria et recerchato vogli provedervi de uno grave et integerrimo Rector, come a la syncerissima et constantissima fede vostra è conveniente; et semo certissimi serà illico facta provision per quella al tuto. Interim, accadendovi cosa alcuna, non restate de rechieder perché nui non semo per mancharvi pro posse. Valete".
Registrata nel Registro Nuovo a f. 51.

Lettere 9.3.6. # 4
(copia anche in Biblioteca Civica Angelo Mai R.99.23, 52r)
Lettera di Paolo Capello, Provveditore Generale, alla Comunità di Bergamo. Dal campo presso l'Adda, 11 giugno 1512.

"Vi mandiamo la scriptione del strenuo Bergomo da Bergomo contestabile nostro, quale volemo stia a la custodia de quella fidelissima cità cum la compagnia sua. Et perché hora non havemo in campo denari da pagarli, havemo favellato al presente lator ambassator vostro, dal quale intenderete el tuto in questa materia. Et perhò non lo explicamo altramente, salvo pregamovi cum instantia vogliati pagar dicta compagnia, remettendoli fin al numero de 150 fanti in tuto, omnibus computatis. Et a vui ne offerimo paratissimi. Valete".

Lettere 9.3.6. # 5
(copia anche in Biblioteca Civica Angelo Mai R.99.23, 52r)
Lettera di Paolo Capello, Provveditore Generale, alla Comunità di Bergamo. Dal campo presso Acqua Negra, 11 giugno 1512.

"Habiamo ricevuto hozi vostre, insieme cum algune del fidelissimo contestabile nostro Bergamo da Bergamo, per le qual habiamo visto la optima et syncera fede hanno quelle verso la illustrissima Signoria. Donde de parte de quella ve ringratiamo et pregamole, exhortamole et astrengemole che vogliano perseverar nel bon et optimo loro proposito, come siamo certi la fede sua verso la ill.ma Signoria prefata non sii mai per manchar.
Preterea, per quanto aspecta ad alguni maligni quali sono scandolosi et metteno tuta quella terra in rumor, pregamo quelle che voglino exhortarli ad non far più simil inconveniente, ma star tuti uniti cum l'animo et viver pacificamente. Habiamo etiam scripto a la ill.ma Signoria che la debi proveder a quella terra de uno Rector, qual la metti in asseto et ho hauto risposte da lei che subito la farà provisione de uno Rector, qual sarà per farvi rasone et mettervi in asseto, sì che quelle starano de bona voglia. Tuta volta, fino el dicto Rector venirà de lì, le Magnificentie vostre custodirano quella terra cum meglior mezo et modo li parerà, a nome de San Marco. Et a quelle mi recomando".
Registrata nel Registro Nuovo a f. 51.

Lettere 9.3.6. # 6
(copia anche in Biblioteca Civica Angelo Mai R.99.23, 52r)
Lettera di Paolo Capello, Provveditore Generale, agli Anziani di Bergamo. Dal campo presso Pavia, 16 giugno 1512.

"Habbiamo inteso cum piacer grandissimo la exposition factane in nome di quella mag.ca Comunità per d.no Hieronimo Coleono, stato a la presentia nostra cum littere credential de quella. Quod circa ad ellezer nove de quelli zentilhomini cum omnimoda libertà de governar quella terra et territorio fin che iunga de lì il Proveditor già ellecto per la ill.ma Signoria, questo ne è stà grato, et cussì per tenor de le presenti volemo habbino el governo et auctorità in civil et criminal adciò quella terra sii tenuta pacifice et quiete. Ulterius, circa li 300 ducati da esser dati al strenuo nostro Bergamo da Bergamo, questo ne è gratissimo et volemo che li debbiate recuperar da quelli datiarii che havevano de denari se retrovassero fin al iunger de lì del mag.co Proveditor già ellecto. Confortandovi preterea ad ben et quiete governar quella cità. Bene valete".

Lettere 9.3.6. # 7
(copia anche in Biblioteca Civica Angelo Mai R.99.23, 52v)
Lettera di Paolo Capello, Provveditore Generale, ai Deputati e Governatori di Bergamo. Dal campo presso Pavia, 17 giugno 1512.

"In loco de li 25 strathioti che heri vi scrivessemo esser per mandar de lì, ve dicemo che far debbiati 25 cavalli legieri, cioè ballestrerii a cavallo, et queli meter ad obedientia et governo del presente lator, chi è il strenuo Mapheo Cagnol, pagando dicti ballestrerii de li denari de quelli datiari sono debitori per datii a francesi. Et de questo non farete indusia alcuna. Valete".

Lettere 9.3.6. # 8
Lettera di G. Alessandro Balbiano, conte di Chiavenna, e Francesco Moroni, Commissari della Santissima Lega, ai Governatori di Bergamo. Da Barzio in Valsassina, 17 giugno 1512.
"Essendo nuy conferiti in el loco de Valsasina per fare provixione circha la recuperatione de Lecho de comissione delo rev.mo Monsignor Cardinale ... et legato della Sanctissima Liga, ne pare essere venuti li homini delle terre et comune confinate a Pergamo, conquerendose de alcuni della compagnia delli vostri Capitani, et anchora della iurisdiction de Pargamo, quali dicono haverli extorti dinari et robe et facti prexoni. Dil che n'è parso darne aviso ale Magnificentie vostre, pregandole li facia quella provixione vole il debito, tanto più per esser loro veri et boni subditi et vaxalli della Sanctisima Liga cum pura et mera fideltà, et aciò ancora non habiamo refferir allo predicto rev.mo Monsignore tale dexordine, che non li saria apiacer. Et siamo alli piaceri vostri et se ricomandiamo"
P.S. Risposta data il 22 detto.

Lettere 9.3.6. # 9
(copia anche in Biblioteca Civica Angelo Mai R.99.23, 53r)
Lettera di Paolo Capello, Provveditore Generale, ai Deputati e Governatori di Bergamo. Dal campo presso Pavia, 17 giugno 1512.

"Perché siamo certificati ritrovarse de lì et in quel territorio diverse robe, beni et denari de Franzesi in man de diverse persone, et similiter debitori de dicti Franzesi, habiamo voluto mandare de lì el presente portator, lancia spezata nostra nominato el strenuo Luca de la Marcha, per havere le consignation de tute le robe et danari el serà ritrovati de la soprascripta ragione. Commettendovi adunque che al predicto ben prestar debbiati ogni auxilio et favor per far la recuperation, facendo proclamar che chi se ritrova havere de le cosse soprascritte et beni de alcuna sorte, debbino fra termine de giorni 8 haverle manifestate et consignate al dicto Luca, cum uno inventario facto per voy et luy. Et le proclame habbi ad esser facte sotto pena de rebellion, confiscation de beni, et esser appicati per la gola. Valete".

Lettere 9.3.6. # 10
(copia anche in Biblioteca Civica Angelo Mai R.99.23, 53r)
Lettera di Paolo Capello, Provveditore Generale, ai Deputati di Bergamo. Dal campo presso Pavia, 18 giugno 1512.

"Per diverse littere de alcuni de lì hozi riceute habiamo inteso molti manchamenti commessi per certo Lanza Busa et altri soy compagni per quel territorio e vallade, cossa che ne è stata molestissima. Et per che desyderamo la indennità de quella cità et territorio, vi mandamo qui alligato uno mandato dirrectivo in qualunque loco dove se ritrovasse dicto Lanza Busa, che sotto pena de ribellion debbino prehenderlo insieme con li soy compagni et darlo in le forze nostre. Voy adunque incumbereti a questo totis spiritibus, et havendolo in le man lo costringereti a la restitution del tutto integralmente, perché questo è la mente nostra.
Ad notitiam nostran, haveremo grato faciati quelli balestrerii che heri ve scrivessemo, et quelli ponereti sotto chi vi piacerà. A conforto vostro, ve significamo ch'el exercito inimico è fugito da questa cità e va ala volta de Alexandria. Nuy lo seguitaremo tanto che aut lo dissiparemo aut li daremo la fuga fin ali monti. Valete".

Lettere 9.3.6. # 11
(copia anche in Biblioteca Civica Angelo Mai R.99.23, 53r)
Lettera di Paolo Capello, Provveditore Generale, ai Deputati e Governatori di Bergamo. Dal campo presso Pavia, 22 giugno 1512.

"Havendo nuy ellecto el fidelissimo nostro Sancto Gabriel presente lator a custodia de la porta de sancto Antonio de quella cità in loco de Magnanino defuncto, cum quelli instessi modi che luy l'haveva, come vedrà vostre Magnificentie, per le presenti nostre commettemo a quelle che lo debbiati metter in possesso de dicta porta, lassandolo goder de quello godeva el prefato Magnanino. Et a quelle me commendo".
"Die 24 iunii predicti sp.lis d.nus Benedictus de Passis Deputatus et in hac parte Dellegatus sive Comissarius mag.rum d.rum Deputatorum predictorum, in exequtione presentium litterarum induxit et in possessionem posuit predictum Sanctum Gabrielem porte predicte sancti Antonii, cum solemnitatibus requisitis et proutsupra, presente Sanctino q. magistri Gabrielis de Plaza, Montanino de Rivola, Sanctino del Cornello et aliis nonnullis presentibus".

Lettere 9.3.6. # 12
(copia anche in Biblioteca Civica Angelo Mai, Registro delle Ducali A, 177r)
Lettera di Paolo Capello, Provveditore Generale, ai Deputati e Governatori di Bergamo. Dal campo presso Pavia, 23 giugno 1512.

"Habiamo veduto quanto ne rechiedeti per vostre littere hora recepute circa li offitii et altre dignità commessi per nuy a diversi loci de quel territorio contra li statuti vostri. Nuy, che intendemo voler observar quello che è il voler de la ill.ma Signoria, tenore presentium revocamo qualunque concession havessemo facta contra dicti statuti vostri. Circa le altre cosse ne diceti haverne rechieste, nuy non se le ricordamo; però datine adviso che possendo saremo contenti compiacerve. Valete".

Lettere 9.3.6. # 13
Lettera dei Consiglieri ed Anziani di Lovere ai deputati di Bergamo. Lovere 23 giugno 1512.
"Hozi in exeqution dele littere dele Spectabilità vostre de dì XX del instante a noy presentate, neli logi publici et consueti havemo fato proclamar che cadauna persona, de che conditione et grado esser se voglia, che se ritrovasse haver on vero sapesse chi havesse alcune robe, beni, dinari et debitori de franzese, aut fosse debitor de esse franzese, debia fra el termine de zorni octo proxime subsequenti haver manifestato et consignato al strenuo d.no Lucha dela Marcha, lanza spezata, comissario a questo effecto per el mag.co d.no Paulo Capello proveditore generale alla ill.ma Signoria nostra de Venetia et nela cità de Bergomo, sotto pena de rebelione et confiscatione de loro beni, et prout in prefatis litteris legitur".

Lettere 9.3.6. # 14
Nicolaus de Passis ai Deputati di Bergamo. Da Lovere, 1° luglio 1512.
"Dil successo dele cose di qua dago particular notitia al mag.co Proveditore, et altro non ne scrivo ale Magnificentie vostre perché saria prolixo narrar, ma da lui haverite ad plenum il tuto. Et per che, come sanno le Magnificentie vostre, qua se tracta più evidentissimo interesse de questa mag.ca Comunità che mio, io per amor de quella me ne restarò qua fin tanto che haverò risposta de opportuna provisione dal mag.co Proveditor et dale Magnificentie vostre, pregando quelle non vogliano manchar totis viribus ad farli gagliardissima provixione et expedita.
Et per che io scrivo al mag.co Proveditor voglia mandar il suo Vicario cum soldati a formar questi processi, se a vuy paresse remover questo et proveder di mandar persona più al proposito, remetto ale Magnificentie vostre. Ma aciò si possa meter terrore a costoro, a me pareria expediente mandar qualche fantarie deli conestabili novamente venuti, aut piliar altre provisione, che se facia demostratione de li sinistri deportamenti per loro usati contra lo honore de questa mag.ca Comunità.
Scrivando sono sopragionti qua li homini de questa terra et hanno exposto quello è sottoscritto nele littere scritte al mag.co Proveditore, quali le Magnificentie vostre vederanno, et subito far exequir le conclusione se contiene in calce de essa lettera. Et come più prudentissimamente potrà proveder le Magnificentie vostre, ale quale di continuo me recomando".

Lettere 9.3.6. # 15
Bartolomeo da Mosto ai Consiglieri di Lovere. Bergamo, 6 luglio 1512.
"Dilectissimi nostri,
havendo ad communicare cum voi, d.ni Consiliarii dil locho da Lovere, per alchune cose concernente al stato di nostra ill.ma Signoria, imperhò a voi tuti Conseieri et nodaro di la predicta Comunità, vi cometemo che, ala pena de mille ducati per cadauno inobediente applicandi a la Camera Ducale, dobiati personalmente cadauno, infra il termine de doi giorni dapoi la intimation de le presente nostre, comparer avanti di noi, altramente subito vi faremo portar per debitori a la Camera preditta, et farase la exequtione senza remission alchuna.
"Die decimo iulii 1512 retulit Betinus de Guarneriis de Albino, corerius comunis Bergomi, se die octavo instantis de mandato prefati mag.ci d.ni Provisoris portasse, dedisse et in scriptis dimisisse suprascriptas litteras in forma utsupra, et sigilatas sigilo d.ni sancti Marci, mag.co d.no Zacharia de Priolis, se pro potestate gerenti in loco de Luere, convocatis etiam ad hoc nonnullis hominibus ipsius loci per prefatum mag.cum d.num Zachariam. Cui nuntio ipse mag.cus d.nus Zacharias, in presentia prefatorum hominum et consulis ipsius loci, respondit quod consiliarii ipsius loci tunc erant extra ipsam terram in diversis eorum negociis, et cum primum rediisent, quod eos admonerent de predictis et subinde responsum darent".

Lettere 9.3.6. # 16
Giovan Antonio Assonica e Taddeo Albani ai Deputati di Bergamo. Venezia, 13 luglio 1512.
"Mag.ci et prestantissimi d.ni honorandi,
sabatto matina per el presente vostro messo havessemo due di vostre Magnificentie, una de dì 4, l'altra de dì 9 del presente. Et per la prima abiamo inteso del rezever dela lettera duchal per la confermation de privilegii et capitoli de quella cità. Et etiam intendessimo del rezever dila lettera dela ill.ma Signoria nostra schrita al mag.co Proveditor vostro circha la Podestaria da Lover, qual schrivetti vi sono state gratissime, facendone intender che quella mag.ca Comunità se ne lauda. Così anchora noi ne habiamo sentito singular contento; et non bixognia che quella per tal opera ne resti obligatta como schrivetti, atento che abiamo fatto el debito nostro, et cossì per l'avegnir non siamo per mancharli per modo alcuno in quello posiamo, como siamo obligattti.
Et per la littera de dì 9 le Magnificentie vostre ne fa intender la ostinacion et inconvenienti fatti per quelli da Lover in non voler aceptar el vichario li avetti mandatto, et che non anno volutto obedir el comandamento a loro fatto per el mag.co Proveditor, anzi anno fatto demonstration grande como ribelli de questo exc.mo Dominio et dela cità nostra, saltando in arme cum menaze grande; cometandone dobiamo far intender el tuto ala ill.ma Signoria nostra.
Et cossì tuta la medesima matina che havessemo le ditte vostre stesemo a Palazo per haver da quella audientia per rechiederli opportuno remedio, sechondo ne avetti comesso, et non fo posibile quella matina per la grande ochupation poter haver audientia. Et vedando che modo non li era de haver audientia, mandasemo dentro le lettere del mag.co Proveditor hautte insieme cum le vostre. Qual in quello instante forno lette et a sua Magnificentia fo fatto risposta, et quella mandatta per le poste, quala a questa hora pensiamo l'abiatti vista in bona forma.
Poi domenicha matina avesemo audientia et apresentasemo le tre vostre littere schrite ala ill.ma Signoria, qual forno lette et da tuti benignamente ascoltate, et dimostrorno haver grandissimo dispiacer a intender le malle opperation di questi ostinatti maligni da Lover, et ne respoxeno havere schripto al mag.co Proveditor in oportuna forma, che omnino dovesse remover quel zentilomo da Cha de Prioli de ditto offitio. Et a richiesta nostra hordinorno un'altra littera cum Zonta, che se ditto zentilomo fosse pertinaze in non voler obedir, li fosse fatto comandamento a pena dela desgratia dela ill.ma Signoria se havesse apresentar de qui, lasando el ditto locho in arbitrio de quella comunità. Et atiò che tal sua deliberation havesse asortir bon effetto, ordinorno fosse schripto un'altra littera al ditto zentilomo in ditta forma, et che ditti homini da Lover dovesse aceptar el mandatario vostro. Sì che speramo el se deba levar et lasar el ditto locho in desposition vostra.
Qual littera non abiamo potuto haver se non ozi che questi canzeleri per molte ochupationi non l'anno potuta far prima. Vero è che per qualche uno de questi Signori de Colegio n'è stà rechordatto vi dobiamo schriver dobiatti veder cum destreza de haver vostra intention, se posibile hè, che poi cum tempo li farano intender che anno ben cogniosuto le sue malle operation. De questo le Magnificentie vostre faza quello le par sia per lo meglio. Qual littere si manda qui aligatte.
Apresso abiamo richiesto ala prelibatta ill.ma Signoria, in nome di vostre Magnificentie sechondo ne avetti comesso, la replication dela littera fo schrita a quella mag.ca Comunità questo febraro pasato, bolatta de bolla doro cum el cordon cremexino, per la confermation de tuti privilegii de quella, per che quella molto satisfatoria a tuta la cità, qual insieme cum tuti li altri privilegii originalli vi forno tolti per li agenti del Re de Franza, apelandovi per ribelli et privandovi di tal privilegii. Et visto quella vi fezeno magior fortuna per la dismostration grande de bon amor fatta per ditta littera per ditta ill.ma Signoria verso la sua fidelissima et carissima cità, qual cosa per noi exposta l'anno intesa cum gran dispiacer. Et gratioxamente anno hordinato sia replicatto un'altra littera de quel medesimo tenor, la quale solicitarano per farla far in bona littera et farla bolar in bolla de oro, a laude et gloria de questo ill.mo Dominio et per satisfaction dela richiesta vostra et contento de tuta quella cità. Dinotandove che non se siamo offerti de pagar l'oro andarà in ditta bolla per che, abiandolo loro paghatto una volta, non ne pareva honesto de questo darli altra angaria. Et se de questo havessemo preterito el voler vostro, ne haveretti per schuxà, però che l'abiamo fatto a bon fine per non restar per questo de haver ditta littera. La qual littera, hautta l'averemo, ve la mandaremo per lo primo.
Quelli de Gandino se ritrovano qui et per quanto abiamo inteso zerchano la confirmation de alchuni suoy capituli. Ben abiamo fatto qualche praticha, che se loro domandarano cossa che abia atornar contra la comunità nostra ne fazino chiamar, che zercharemo de obstar non sia fatto cossa che torni a quella preiudizio.
Apresso, saretti avixatti como abiamo satisfato la canzelaria per la littera de dì 29 del pasato che conferma li privilegii quali anno hautto, oltra quelli vi fo schripto haver pagatto al bolador L. 12 s. 10 de marchetti. Queste che se manda al presente le abiamo haute gratis. Et per hora non diremo altro, salvo ale Magnificentie vostre si offerimo et recomandiamo".

Lettere 9.3.6. # 17
Bartolomeo da Mosto, Provveditore di Bergamo, a Zaccaria Priuli ed ai Consiglieri di Lovere. Bergamo, 15 luglio 1512.
"Miser Zacharia et voi dilectissimi Conseieri di la Comunità da Lover,
a questi zorni passati io come representante la ill.ma Signoria vi feci più comandamenti, che per observantia di privilegy di questa cità, et anchora in exeqution de littere de la prelibata ill.ma Signoria nostra, voi predicto miser Zacharia vi dovesti totalmente partir di quello locho et iurisdictione et transferirvi altrove; et voi Conseieri dovesti aceptar il zentilhomo qual se vi manda per questa cità di Bergomo per podestà vostro.
Et havendo la ill.ma Signoria hauto di questo in parte notitia, et non già totalmente di la expressa inobedientia vostra, novamente ne ha scripto le littere, la copia di le quale vi mandamo qua inclusa: che per quanto aveti caro la gratia sua, vi dobiati levar de lì, né impedirvi in alchuna cosa. Et così, in exeqution di quelle, vi cometemo che subito vi dobiati levarvi; et similiter voi Consilieri acceptareti il podestà vi sarà mandato per questa cità, come è la mente di nostra ill.ma Signoria.
Advertendo voi bene ad non esser più renitenti, per che poteria asser cum grandissimo danno et preiuditio vostro. Voi cognosceti quanto importi ad esser inobedienti a li comandamenti di nostra ill.ma Signoria, et imperhò non vi dicemo altro. Mandiamo il presente lator cancellero nostro per haver bona resolutione de questa cosa, come non dubitiamo. Come homeni di qualche prudentia fareti quanto vi ven ordinato per beneficio vostro".

Lettere 9.3.6. # 18
Soccino Secco, eques, ai Deputati di Bergamo. Da (Caravaggio?), 16 luglio 1512.
"Essendone ne li mesi passati a la venuta de li ill.mi Signori Venetiani dato dinari al mag.co miser Luha da Brambato et a me per quella mag.ca Comunità per portar al signor Antonio Maria Pallavicino per far quelli fanti che le Magnificentie vostre puono saper, come noto è, andassemo secundo la comissione data et tali dinari furono exborsati, excepto certo puocho resto che Io. Augustino Suardo me retornoe indrieto. Li quali puoi per me a beneficio de quella mag.ca Re Publica sono stati spesi, insieme con magior suma, como ad ogni beneplacito de le Magnificentie vostre farò vedere quando sarò lì, che sarà tra cinque o sey dì.
Ben le prego non vogliano d'epso resto avanzato darne molestia a esso Io. Augustino, perché non luy ma io son obligato renderne el conto, per esser in me pervenuto li dinari, como perhò credo le Magnificentie vostre farano. Ale quale me recomando".

Lettere 9.3.6. # 19
Minuta di lettera di Bartolomeo da Mosto agli uomini di Lovere. Bergamo, 22 luglio 1512.
"Dilecti nostri,
havendo noi ne li proximi giorni per comissione de la ill.ma Signoria nostra comandato al mag.co miser Zacharia Priuli, quale si trovava apresso di voi, che subito viste le lettere de la predicta ill.ma Signoria dovesse absentarse de là et presentarse al conspetto di essa excelsa Signoria; et havendo per littere del ditto d.no Zacharia inteso dela partita sua; et essendo per la occorentia di tempi presenti bisogno conferire, tractar et disponer cum voi molte cose de non picola importantia per il stato de prelibata ill.ma Signoria; per la presente vi comandemo che subito viste le presente quatro o sei de voi Consilieri, inseme cum il nodaro vostro, deba transferirse da noi, per intender et exequir quanto gli imponeremo.
Preterea, bisognando per la assecuratione et total recuperatione del paese nostro grande quantità de danari, vi ordinemo et comandamo che anchora voi vogliati far la parte vostra et subito portarne li danari di la limitatione, et se non tutti al mancho la magior parte. Et quelli danari portareti serano acceptati senza preiuditio di alchuna vostra ragione et privilegio, et omni meliori modo el si convenerà.
[Et per quanto haveti caro la gratia dila ill.ma Signoria, non fatti fallo di exequire questi comandamenti nostri, aciò non ne sia datto causa di scriver ala ill.ma Signoria et si facia provisione di sorte che sia in vergogna et danno vostro] (Questa parte è cancellata e sostituita dalla seguente)
Et in questo voi non fareti fallo, come siamo certi come boni et fideli subditi a questo non manchareti, né voreti darne causa di far altre provisione, né si dogliamo di voi et di questo ne sia dato notitia ala ill.ma Signoria nostra. Bene valete".
A tergo:
Minute relative alle sedute del Consiglio maggiore di Bergamo del 24 luglio e 16 giugno 1512.
"24 iulii 1512
Lucas de Brembate Hieronymus Ponzi
Franciscus de Albano Hieronymus Coleonus
Bartolomeus Callepius Petrus de Rivola
Nicolaus de Bongis Bernardinus de Passis

Hac conditione elligerunt servitores
Die 15 iulii 1512 ... suspensio incipiendo 19 predicti
16 iunii 1512
Suspensum fuit ius in genere hodie et ultra per 8 dies proxime futuros".
Memoria
De approbandis comilitonibus comunis
Pro campanariis
Pro Sanctino copia
Mandatum Marini ?
Iudices victualium
Comilitones comunis
Mandatum salarii d.ni Francisci
Deffensione comunis
Pro ... consilii et cancellarie
Pro alexandro Bixiano
Pro Banchetto suspensione"

Lettere 9.3.6. # 20
Bartolomeo da Mosto, Bergomi Provisor, manu propria, ai Consiglieri di Lovere ed al notaio Ludovico Celeri. Bergamo, agosto 1512 (manca il giorno preciso).
"Spectabili amici carissimi,
considerando noi le cose de la ill.ma Signoria nostra molto patiscono per la absentia del nobile d.no Nicolao Passo podestà vostro; et che etiam de qua potriano occorrere non pochi scandali cum carico vostro et danno vostro così universale come particulare; et rendendose epso d.no Nicolao alquanto difficile al transferirse là per le cose successe al'altra venuta sua; vi comandiamo sotto pena de ducati 300 applicandi ala Fiscal Camera che in termine de dui giorni debiate mandare ala presentia nostra d.no Bartholomeo da Lolio, d.no Iacomino Cellerio, Io. Iacobo Marentio, Christoforo dito Todeschino da Lolio et d.no Ludovico Celeri, cum mandato et auctorità de quella vostra comunità de acceptare el prefato d.no Nicolao in podestà utsupra, et de exequire alcune altre cose pertinente al stato.
Et al preditto d.no Bartholomeo et compagni comandarete per nome mio che omnino vengano a questi effetti, sotto pena de ducati cento per cadauno de loro applicandi utsupra. Et quando qualchuno de questi cinque fusse absente aut infermo, sotto la ditta pena elezerete altri del Consilio vostro in suo loco, et gli mandareti et comandareti sub pena et in omnibus utsupra. Et in questo non mancharete, per quanto havete cara la gratia de la prelibata ill.ma Signoria, per essere questa cosa importantissima.
Altramente sereti reputati contumaci et inobedienti et seremo sforzati exequire et queste et le altre pene già imposte, cosa che ne serìa de grandissima displicentia, per desiderare noi di continuo la quiete et ben vostro et de tuto el territorio. Et certe se persuadiamo debiati essere boni figlioli di obedientia. Et de la intimatione de queste nostre daremo fede ad cadauno referrente cum suo iuramento, et volemo ch'el basta intimarla ad uno de voi Consilieri, aut al ditto d.no Ludovico Celeri notaro vostro per tutti".

Lettere 9.3.6. # 21
Lettera di Giovan Maria Guasco agli Anziani e Deputati di Bergamo. Alessandria. 10 agosto 1512.
"Essendo absente io da cassa mia li zorni passati, a mi mi scrisseno una littera ala qual per dicta causa non ho possuto far più presto risposta. Et per che se doleno de certi mobili sive utensili del Palatio, dicendo che non se ne trova conto alchuno, mi sono prima fronte trovato di mala voglia per honor mio et per el sincero amore porto a quella mag.ca cytà.
Et ricordandomi como haveva consignato, in absentia del maserolo qual era in villa ala mia partita, tute le robe mi erano state datte da miser Facino da Rivola poy la prima revolutione a miser Polidoro Bresano et a suo patre miser Alexandro, presentibus pluribus testibus maxime el mag.co miser Coriolano Brembato et tuta la mia famiglia, mi sono condolluto ben assay con dicto miser Polidoro, qual s'è ritrovato in questa parte.
Lui mi ha risposto como ha restituito tute le dicte robe al massarolo et a miser Facino da Rivola in casa de miser Martino Bresano, e di questo ne feceno una poliza, et che non si dolseno di cossa alchuna li manchasse, salvo de doi cortine di sarza, de uno scaldaleto, et doy cazuli, et uno tripede picolo; como quelle potrano veder per una soa littera che li scrive. Quanto ale cortine, uno mio servitore mi ha dicto che sono in bono locho et che se troverano; el resto è niente, de dite cortine riposative che le haverete. Quanto al paramento de l'altare, io el lassay in Palatio in lo cassono in la camera ove era solito di stare. Mi maraviglio che non se sii consignato con le altre cosse, pur in simili cassi et mutamenti possano intervenire disordini assay.
Se miser Facino Rivola aut el massarolo fusseno stati in la città, non haveria facta dicta consignatione a miser Alexandro Bresano né a suo figliolo, né datoli tale caricho; sed periculum erat in mora che già erano fugiti li Senatori di Milano, el Capitano de Iustitia et Podestà, et cossì el Podestà di Bresa, et erano rotto le strade in forma che se fusse tardato più in Bergamo era periculosissimo di mal capitare, il che credo firmiter saria rincresciuto a quella mag.ca città, maxime ali homini da ben quali sono stati da me ben veduti et honorati. Et già era ben amaestrato da la prima revolutione nela qual fui molto perseguitato da soldati villani et alchuni altri. Ma per gratia de Dio et de uno veridico et nobile homo fui liberato; ideo me sono partito hiis modis et formis ho possuto, quia qui nocuit primo, etc. Non altro. Io sono al comando et piacere de vostre Magnificentie, ale quale mi offero per quanto vaglio et posso al mondo et però in Dio mi accaderà anchora con el tempo qualche oportunità di provarle.
Un appunto di mano diversa in calce dice: Circa questo miser Polidoro scrive a miser Obertino de Acerbis a sufficientia".
Lettera ricevuta il 19 agosto e presentata da Tognum de la Calonega.

Lettere 9.3.6. # 22
Minuta di una lettera degli Anziani di Bergamo al Doge. Bergamo, 1° settembre 1512.
"Serenissime Princeps et Domine excellentissime,
ben che ne li superiori giorni vostra Sublimità per sue multiplice lettere ne affermi esser suo constantissimo proposito che tuti li privilegii nostri et gratie da quella concesse avanti fussemo da francesi occupati non solum fusseno inviolabilmente observati, ma etiam ampliati, et che ne exaudiria in qualunche nostra honesta petitione et ne tractaria non solum da fidelissimi subditi, ma de charissimi figlioli, per il che tanto era confermata tuta questa cità ne la devotione et fede verso vostra Excellentia che non solum non poteva recusar qualunche cosa gli fosse richiesta per nome de quella post habita difficultate de li presenti tempi, ma etiam superando se medema si è sponte sua offerta et sempre sarà expositissima cum le persone et facultà ad ogni suo beneplacito; tamen, per littere de sui cl.mi Provisori vedemo esser privi et spoliati de le più importanti et precipue nostre rasone et privilegii, videlicet: de la bancha del Maleficio cum tanti sudori et spesa già longo tempo concessa a questa mag.ca Comunità et noviter donata ad Io. Francesco Donadon; de la potestaria de Lovero et altri officii seu magistrati nostri et da noi sempre possessi; de la iurisdictione qual sempre have questa cità in criminalibus in valle Seriana superiore; immo etiam obteneno le vallade de non contribuir per la portione sua iuxta solitum a le spese et allogiamenti de 110 stratioti posti per prefati cl.mi Provisori ali confini del Bergamascho al opposito de Trezo per beneficio de vostra Sublimità per li dacii et universal commodo de Bergamaschi che non siano depopulati et brusati et oppressi da carestia et fame, non essendoli dicti stradioti ; et per altri respeti sui.
Li quali agravamenti nostri et innovatione predite et altre rendendosi noi certi non proceder de mente de vostra Sublimità, ma per importunità de supplicanti aut non recordandosi de tal nostre concessione; et non potendoli explicar come desideravamo per oratores nostros, così volendo pro nunc vostra Excelentia; ne è parso expediente dolersi, saltem per litteras, supplicando a quella se degni per sue littere cum efficacia comandar: che tuto quello è fato et innovato qualitercumque contra li privilegii et rasone nostre sia effectualmente rectactato; et quod de cetero il mag.co Proveditor dal qual siamo ... satisfatti et laudamo et etiam Rectori nostri, ad unguem inviolabiliter ne observi li privilegii et rasone nostre, non attendendo a qualunche littere fusseno scrite in contrario. Per che così speramo per la devotissima fede et meriti de questa cità et la immensa iustitia et clementia de vostra Sublimità. Ala gratia de la qual plurimum et humiliter si racomandiamo".

Lettere 9.3.6. # 23
Minuta di una lettera di commissione degli Anziani e Deputati di Bergamo a G. Antonio Assonica e Taddeo Albani. Bergamo, 1° settembre 1512.
"Spectabiles concives nostri honorandi,
essendo a questa mag.ca cità nostra al presente per diversi modi, et maxime per littere de li cl.mi Provisori generali, violati li privilegii et concession sue a quella così gratiosamente et spontanee concessi et confirmati per la ill.ma Signoria, del che per molte littere sue ne a datto plena fede et bon testimonio; et vedendosi essa cità spoliarsi et privarsi de le gratie et concession più importanti che si habia; non possendo essa de presente mandar li oratori soi a la deffension sua già elletti, per esser così anchora per la prelibata ill.ma Signoria scritto al mag.co Proveditor nostro, che pro nunc per alchuna causa essi oratori supersedano; n'è parso, non possendo in voce far intender le rason di la mag.ca cità nostra, saltem per littere dinotarle a la predicta ill.ma Signoria, a la quale circa di ciò scrivemo le allegate, la copia di le quale vi mandiamo inclusa, comettendovi vogliati sollicitar la expeditione secondo che per esse littere vedarete. Et quando alchuno volesse richiedervi in contention et contraditorio, nomine di la mag.ca Comunità vi dicemo che non vi intrometati ad acto né risposta alchuna iudiciale, ma vi excusareti non haver comissione da noi, et che cum tempo, quando sarà data la occasione et parerà ala ill.ma Signoria, soi oratori verano ala deffension di le rason sue.
Ben vi dicemo che avanti presentati le littere ala ill.ma Signoria, che secondo la instruction inserta, a quelli mag.ci zentilhomeni protectori di la cità nostra vi parerano, li informati di le rason nostre, facendoli intender le vexation et disturbii ne vengono fatti contra ogni rasone, et la inviolabil fede di la ill.ma Signoria, la quale mai non crederemo che per tempo alchuno ne sia per manchare, et cognoscemo queste violation et torti esserne fatti contra la expressa et costante mente di essa ill.ma Signoria. Voi adonche instarere cum ogni cellerità la expedition preditta. Solum cioè, che tutto quello è fatto et in futurum si facesse contra li privilegii di la cità nostra, non rechiesta né aldita essa mag.ca Comunità, non sia di alchuno valor, iuxta la parte del 1454 in Pregadi presa, et come non fatto né concesso (il testo è in questa parte confuso) ... et la mandareti per il lator presente, mandato a posta, et al quale habiamo comesso resti de lì fin l'haverà essa expeditione.
Et primo, è venuto Io. Francesco Donadon fiolo de magistro Maffio barbero cum litteri di clar.mi Proveditori, che sia messo al posesso del offitio dela nodaria del Maleficio di questa cità. Et esendo, in exeqution di esse littere auditis intervenientibus nomine mag.ce Comunitatis, per il mag.co Proveditor nostro ordinato che esso offitio debia restar eo modo che si ritrova, et che lo emolumento sia tenuto in sequestro fin che altro saria terminato per la ill.ma Signoria, hoc non obstante l'è andato iterato da essi Proveditori et a fatto venir altra man de lettere, che sia absque exceptione messo al posesso et li siano risposto li emolumenti de ditto offitio. Al qual offitio in executione de esse lettere è stà messo al posesso, privando la mag.ca Comunità di esso offitio et emolumenti soi.
Et ben che sapiamo di questo offitio voi esser informatissimi, non di meno vi faciamo intender che, essendo altra volta ditto officio nele man de Iacomo de Zilioli; et vedendo la mag.ca Comunità quanti disordini et altri inconvenienti ne seguivano per esser in mane de particulari; totis viribus insudò cum grandissime fatiche et spese di haver esso offitio apresso de si. Et così have ditto offitio per privilegii de la ill.ma Signoria ... per Pregadi, nel posesso del quale già sono anni 25 è sempre stato. Et al qual offitio per esso privilegio si deputa ogni 6 mesi 3 nodari e 3 coadiutori per Consilio grande approbati, di fede et di ogni legalità, quali sono pagati del emolumento di esso offitio, et similiter servitori quali hano ad servir ale ... dil quale si a molte più spese che utilità. Nondimeno, per esser di tanta importantia di la cità et territorio, et aciò non sia in mane de private persone ch'el possano manezar a suo modo et farli dele cose che molto ben intendete, la supporta ogni cosa. Donde saria grandissimo preiuditio, interesse et danno universale, et tanto più essendo concesso ad costui dil quale, secondo che cercha questo contra ogni dovere, così siati certi che saria prono ad far ogni inhonesta operatione, et così saria suffocata ogni iustitia.
Quanto fusse ali dì passati ordinato circa a la podestaria da Lovere voi il sapeti melio di noi. Li sono stà scripte littere per il mag.co nostro Proveditor, essendosi partito de lì miser Zacharia Priuli, che venesseno ad acceptar il podestà citadino nostro, ma né cum piazevoleze né cum parolle l'hanno voluto far. Ma sono andati da predicti clar.mi Proveditori, ali quali hanno portato 550 ducati, che già perhò è debitori di datii de Lovere. Et hanno de quelli hauto lettere al mag.co Provisor nostro, che non debia innovar cosa alchuna circa la podestaria da Lovere per respetto di tempi presenti, fin che altro sarà ordinato dala ill.ma Signoria. Donde venemo spoliati di esso offitio, quasi che essi clar.mi Proveditori si faciano magior stima di Lovere che li abia portato 550 ducati che già erano debitori, che di questa sua cità de la quale ne hanno cavato in questo pocho di tempo più de dece milia, senza li guastadori, cernete, carri et altre molte cose quale a fatto supra vires, considerando la condition di presenti tempi. De le rason habiamo in ditto offitio non vene dicemo altro per che ne seti instructissimi.
La mag.ca cità nostra, come sapeti, sempre ha hauto iurisdiction in criminale per tutto il territorio bergamascho per privilegii soi et antique consuetudine. Par che quelli de Cluson et Valseriana di sopra siano saltati in tanta boria et temerità che non vogliono suportar che per li delicti et malefitii vengono fatti in ditta valle si formino li processi per l'offitio nostro del Malefitio secondo il solito, ma si vogliono impiciar di haver ogni authorità et libertà di far il criminale a suo modo, che saria ad meter sotto et sopra questo paese, per che tanti malefitii, delicti et altri inconvenienti seguiriano et dapoi andariano impuniti, che saria cosa tanto vituperosa, contra la iustitia, bon viver et tranquillità del paese quanto dir si potria. Dapoi anchora la cità nostra vegnaria esser priva et moncha deli membri soi et a che modo possa star il capo senza li membri voi lo posseti molto ben pensar, per che la cità in breve si faria pegio che una volta, et anchora in questo non haveressimo differentia alchuna al presente di quello havevamo quando questa cità et territorio era occupato da francesi, dil che alhora principalmente et sopra tutte le altre cose questa cità si doleva per li inconvenienti et danni ne seguivano et sono seguiti.
Similmente, le montagne et vallade sono renitenti, et par siano in tutto favorizate da li clar.mi Proveditori, in non voler contribuir, iuxta il solito et come sempre hanno fatto a simile occorentie, ale spese et allogiamenti si fanno a cento dieci stratioti sono posti verso Trezo per assecureza et custodia del territorio da francesi de ditto castello, quali venivano ogni dì ali danni, sachizar et meter a focho esso territorio. Qual cosa più a li tempi presenti doveriano fare di quello fesseno mai, per esser influentia de tempi che mai non forono, essendo circumdati da molte forteze anchora de francesi, et questo redondar ad honor et beneficio universale di la ill.ma Signoria et dila cità et tuto il paese nostro. Sì per che, non essendo secure le strade, in breve et facilmente non possendosi condur biave ala cità nostra veneria a grande penuria et fame, per esserne carestiosa, come sapeti; et anchora esse montagne non venendo biave grandissimamente patiriano; come anchora per li datii dila ill.ma Signoria et molte altre rasone che per prudentia vostra cognoscerete. Che quando al presente ditti stradioti si levasseno fora del territorio nostro, quelli da Trezo senza uno impedimento veneriano a meter in preda a sacho et focho tutto questo territorio, che poi saria ad grandissimo danno et iactura de la ill.ma Signoria et cità nostra.
Quale tutte rasone et monimenti, et altri che per non esser prolixi omettemo ma per prudentia vostra molto ben intendeti, li dedureti cum quello bon modo et efficacia de parole che benissimo sapereti fare a quelli mag.ci Signori vi pareranno, aciò siano informati et intendano le innovatione et agravamenti vengono fatte a questa fidelissima cità, contra ogni debito di iustitia, che si rendano certi non esser di mente de la prelibata ser.ma Signoria nostra. Bene valete".
P.S. al foglio seguente: "Sono etiam mandati per iusdicenti, contra li privilegii nostri, ala vale de Sancto Martino, Serina, Gandino et Cologno persone diversi non imbussolate, contra li predicti privilegii. Vi arecordamo etiam alias l'offitio del Malefitio fu similiter impetrato per magistro Balserino di Medici; et tandem have patientia, per che la ill.ma Signoria, aldite le rason dela mag.ca Comunità, volse che ditto offitio fusse di essa mag.ca Comunità; et quello fu caso simile al presente".

Lettere 9.3.6. # 24
Minuta di una lettera del Deputati di Bergamo ai Provveditori generali. Bergamo, 9 settembre 1512.
"Magnifici ac clarissimi domini observandissimi,
habiamo presentito svizeri et altra zente a pede et a cavallo esser venuti da Milano per far la impresa dil castello de Trezo. Et per che forsi facendo essa expedition li sarà bisogno venir sul territorio nostro ad piantar la artigliaria; et aciò che qualche volta per alleviar il paese milanese dale spese non mandasseno di qua più zente di quello saria il bisogno; pregamo le Signorie vostre che, dagandoli licentia di venirli, li piaqua dargela cum quella limitation di zente li parerà esser al bisogno, aciò non si vengano ad extender ed consumar il territorio già da infinite population, spese et graveze frustato, maxime da quelle bande de Trezo, come benissimo crediamo esser noto ale Signorie vostre. Ale quale di continuo se recomandiamo et offerimo".

Lettere 9.3.6. # 25
Minuta di una lettera del Deputati di Bergamo al collaterale Silvio Tayoni. Bergamo, 9 settembre 1512.
"Egregie concivis noster,
per che questa matina habiamo inteso li svizeri venir ala impresa de Trezo et voler passar sul territorio nostro in parte, et piantarli l'artigliaria per bombardar el castello; et havendo loro licentia di passar per alleviar il paese di là et a sugestion qualche volta de milanesi passariano più di quello saria il bisogno ad frustar et consumar il territorio nostro già quasi ruinato, maxime da quelle bande; scrivemo le allegate ali clar.mi Proveditori, pregando sue Signorie che, dandoli licentia, come si persuadiamo sarà, gli la vogliano dar limitate et quanto sarà al bisogno, et non più.
Donde vi habiamo fatte le presente, pregandovi che, così come da voi et cum bello modo talmente ch'el non para questo da noi proceda, informati le Signorie sue di la condition dil locho, et qualmente sono exhausti et frustati; et che, parendo ale Signorie sue di darli licentia di venir di qua ad piantar l'artigliaria, quela diano limitata quanto sia al bisogno di la guardia di la artigliaria, et non più. Ricomandandoli quelli lochi finitimi, che non habiano più cargo di quello ponno suportar, per che quando si desse libera licentia a tutti di venir di qua saria uno meter in preda quelli lochi. Voi seti prudente et perhò non bisogna darvi altro aricordo. Ben vi pregamo ne faciati ale volte participe dele nove vi occoreno".

Lettere 9.3.6. # 25
Giovan Antonio Assonica e Taddeo Albani agli Anziani e Deputati di Bergamo. Venezia, 12 settembre 1512.
"Mardi prosimo pasatto che fo adì 7 avessemo per lo exibitor presente una de vostre Magnificentie de primo instantis, insieme con un'altra ala ill.ma Signoria, et per quella inteso quanto ne cometeti che dobiamo comparer ala prelibata ill.ma Signoria et dolerse nomine dela mag.ca Comunità nostra dela bancha del Maleffitio, che novamente hera stà concessa per li clar.mi Provedetori generali de campo a Zohan Francesco Donadon; et etiam de la podestaria de Lover, che quelli homeni sonno fin hora stati tanto pertinazi et ostinatti che non anno volutto aceptar el podestà eletto per essa mag.ca Comunità, superfungendo cum el mezo de essi clar.mi Proveditorii, contra la ferma deliberation de la ill.ma Signoria; et cossì de alcuni altri vichariati, che sono stà ochupadi per vie indirette, contro la forma de privilegii dela Cità; et cossì dela iurisdicion se ha in Valseriana, che par non voriano esser sotoposti al Maleffitio de Bergamo, sicondo el solito; et per lo simelle dele valade, che non voria contribuir ala spexa et alozamenti de stratioti che si ritrova in quel teretorio a l'oposito de Trezo, per salvation et universal benefitio de tuto el paexe.
Qual cosse prima che altro si facesse, si apresentasemo ad alcuni de questi clar.mi Senatori protectori dila cità nostra, et masime al mag.co miser Stephano Contarini, per informarli al bixogno nostro. Quali ne rispoxe che la cossa dela bancha del Maleffitio hera già stata expeditta sichondo el dexiderio de essa mag.ca Comunità, perhò che subitto che la ill.ma Signoria ebe lo avixo de tal concession, subitto la revocorno, como dovetti haver inteso per littrere de quella schrite al mag.co Proveditor dela Cità nostra. Sì che a questa partte non habiamo hautto cauxa de affaticharsi, per haverla sponte expeditta sichondo la intention de essa mag.ca Comunità, qual vogliono la resti in desposition et per conto de quella.
Poi de essi zentilomeni heri matina fosemo introduti ala ill.ma Signoria, ala qual apresentasemo la littera vostra, exponendoli quanto ne havetti comesso, et gratioxamente fosemo alditti. Quali anno hordinatto una littera al clar.mo Proveditor nostro et successori sì cercha la bancha, come etiam cercha la podestaria de Lover et altri offitii ocupatti contra la forma de privilegii; et cercha la iurisdition de Valseriana de sopra, quella deba esser sotoposta al Maleffitio, sichondo el solito; et che le valade deba contribuir per la portion sua ala spexa de stratioti; et che li privilegii debano esser omnino conservatti et mantenutti inviolabilmente nel modo hereno avanti la presente guera, como il tuto per ditta littera particularmente intenderetti. La qual vi mandiamo qui aligatta, qual vi sarà restituita per caution vostra, facendola prima registrar in la canzelaria.
Vero è che il sechretario cha a fatto la menutta de ditta littera non ne ha al tuto satisfati, per non haver chiarito la partte de altri offitii a nostro modo, como era la intention dela ill.ma Signoria, perch'é stato molto breve; ma quando anno fatto la menutta et quella fatta sotoschriver per li signori Consiglieri, non vogliono poi remuoversi. Pur speramo satisfarà al bixogno et el mag.co Proveditor la potrà exequir. Per la qual littera avemo pagatto ala chanzelaria ducato uno, qual, insieme cum li altri spendesemo li giorni pasati, piazerà ale Magnificentie vostre darli a d.no Zuan Albano. Et del seguito per sua littera ne dara avixo; ale qual de continuo se offerimo et recomandemo".
Lettera ricevuta il 17 settembre 1512.

Lettere 9.3.6. # 26
Minuta di una lettera degli otto Deputati di Bergamo a Lorenzo di Anguillaria, generale delle fanterie venete. Bergamo, 15 settembre 1512.
"Ali dì passati la Signoria vostra cum ogni humanità et modestia scrisse a questo mag.co Proveditor nostro che, venendo da noi ala expugnation dela forteza dela Capella, volessemo per amor suo dar allogiamento ad discretione solum ala compagnia sua, condutta per il strenuo Andreazo suo locotenente, per 5 o 6 zorni et ad nisuno altro che venisse a questa impresa. Noi veramente, che siamo in ogni tempo prompti ad gratificarsi et far cose che sia in apiacer ala Signoria vostra, ben che questo sia totalmente contra li privilegii et ordeni dila cità nostra, havevamo statuito di dar a cadauno fante per 5 o 6 giorni mezo ducato per homo, et che si allogiasseno fora di le case de citadini, ma tutti uniti in lochi molto al proposito et comodi.
Tamen, è aparso al predicto mag.co Provisor nostro di allogiarli per le case, forsi per qualche sui rispetti; dil che molti et grandi inconvenienti et disordeni ne nascono. Et oltra, sotto pretexto di la compagnia dila Signoria vostra, altretanti ventureri, infinite putane, cavalli et familii si allogiano, che è una cosa tanto sinistra et insuportabile quanto dir si potria a questa cità sterile et povera di sua natura, ma più ali tempi presenti che mai fusse. Preterea, è venuta la compagnia dil Crutello ad allogiar in questo territorio, qual, sì per esse homeni discoretti et di mala sorte come di sua natura sempre ... et inimicissimi a noi et al paese nostro, si diportano talmente dove vanno, che certo si pol dir che sono pegio de francesi per che meteno in ruina et in preda dove allogiano, et maxime quelli che sono hauti tra li fidelissimi di nostra ill.ma Signoria, non havendo advertentia né rispetto alchuno.
Quali tutte cose n'è parso notificarle ala Signoria vostra, et altre anchora, come il nobile et prudente citadino nostro d.no Hieronymo Vitalba citadino nostro qual mandiamo da quella narerà a bocha. Quella suplicamo si degni proveder che ditti fanti siano lasati fora dile case de citadini, et che questa compagnia dil Crutello sia levata fora dil paese nostro, se così li saria in apiacere, come crediamo per più rispetti a quella noti sia di opinione, né patir che cometeno tante insolentie et dishonestà, per che non si confano cum il sangue nostro. Il tutto cometendo perhò al sapientissimo voler dila Signoria vostra, ala quale questa fidelissima cità et noi in seme di continuo si arichomandiamo".
A tergo:
Minuta di una lettera degli otto Deputati di Bergamo al doge. Incompleta e senza data. Ma fu probabilmente spedita il 26 settembre (cfr. Lettere 9.3.6. # 29)
"Serenissime princeps,
ali giorni passati questa sua fidelissima cità fu astretta ad richiesta del ill.mo Capitano generale di le fantarie di Vostra Sublimità ad allogiar la compagnia sua de 400 fanti a discretione in casa de citadini, qual in breve diceva di venir ala expedition dila Capella. Quali non solum per 5 o 6 giorni secundo era richiesto sono allogiati, ma per più de dese. Et sotto pretexto et velame di essa compagnia sono allogiati altri tanti ventureri cum intollerabilissima spesa et danno de citadini, de li quali i primarii non che li altri, sì per la sterilità dil paese, tempeste, carestie et per non posser attender a li loro soliti exercitii sui, come anchora che dali paesi convicini per li ... non ponno venir de viscualie a la cità et paese nostro, secundo il solito, non hanno tanto da viver che li sia bastante a sustentar loro et le familie sue..."
N.B. La lettera finisce qui, senza data.

Lettere 9.3.6. # 27
Altra versione completa, ed un poco diversa, della lettera al doge data a tergo del documento precedente e spedita probabilmente il 26 settembre.

Lettere 9.3.6. # 28
Minuta di una lettera di Bartolomeo da Mosto ai Consiglieri di Lovere. Bergamo, 4 ottobre 1512.
"Egregii fidelissimi nostri,
ali zorni passati per più nostre, in nome di la ill.ma Signoria, vi richiedessemo che per interesse di predicta ill.ma Signoria et beneficio di questa fidelissima Comunità vostra dovesti mandar da noi alchuni de voi Conselieri. Tamen, sin a quest'hora, aut per esser li homeni et consilieri vostri fora di la terra, aut forsi per qualche altra causa honesta et conveniente che non possiamo existimar altramente, haveti differto di exequir li comandamenti nostri.
Hora, havendo noviter receputo lettere dela ill.ma Signoria cum lo excelso Consilio di X et sapendo qual sia la mente sua, et per ciò havendo de cose importantissime ad conferir cum voi, de presente vi cometemo che fra sei giorni dobiati mandar da noi tre aut quatro de quelli consolieri vostri, quali vengano securamente et senza suspetto alchuno ad intender quanto per noi li sarà ordinato et imposto, et oltra di ciò per levare et acompagnare il sp.le Nicolò Passo podestà vostro al officio suo.
Et in questo non fareti fallo alchuno né più sareti renitenti ali comandamenti nostri, aciò non ne dati causa di exequir quello è voler, et a noi expresso comandamento di nostra ill.ma Signoria et sxcelso Consilio de X, forsi cum vostro gravissimo danno et nota, et che ne saria cum grandissima displicentia. Aspetiamo di queste nostre bona risposta, ma melior risolutione et obedientia de voi, qual vi exhortamo et cometiamo omnino faciati per magior ben vostro. Bene valete".
Risposta dei Consilieri ed uomini di Lovere alla precedente lettera. Lovere, 7 ottobre 1512.
"Magnifice et generose domine maior honorande,
de vostra Magnificentia si ha hauta una nela quale ne richiede voliamo mandar quatro di Consilieri di questa terra per confferir alchune cose occurente per la ill.ma Signoria, et ultimate per levar il sp. d.no Nicolao Passo nostro podestà. Ala quale respondendo, sia certa vostra Magnificentia che per dicto consilio nostro non ge ne sonno forse 4 homeni vechii che non potriano cavalchar, per che li altri sono fora ale mercantie loro per comperar lane, et parte ne è in campo per satisfar a imprese a noi imposte per li signori Provisori.
Tamen, se la Signoria vostra a da comandarne in cose pertinente al stato, mande, che subito faremo ciò che potremo per adempir il voler dila ill.ma Signoria. Quanto al levar del sp. d.no Nicolao Passo, se la ill.ma Signoria vole ch'el sia nostro podestà fin ad beneplacitum dela Signoria ill.ma, quando vederemo predicta Signoria haver aliter deliberato saremo contentissimi. Pregando vostra Signoria che ne mandi copia dele lettere dela Signoria et del excelso Consilio de X che a ciò ne astrenze. A vostra Magnificentia si recomandiamo, a la quale sempre saremo servitori. Bene valeat".
P.S. Lettere ricevute l'8 ottobre.

Lettere 9.3.6. # 29
Giovan Antonio Assonica e Taddeo Albani ai Deputati di Bergamo. Venezia, 5 ottobre 1512.
"Sabatto matina haveressemo vostra de 26 del pasatto et per quella inteso quanto ne schrivetti circha li soldatti dila compagnia del Capitano dele fantarie che si ritrovano in quella cità alogiatti nele caxe de citadini a dischritione, cum grandissima displacentia et disturbo de tuta la cità; quali uxano pesimi et dolorosi portamenti et cum gran dishonestà, quali anno cum loro putane et altrii venturini, et vogliono el viver abondantemente, cossa in questi tempi pieni de affanni et carestie insoportabile per esser de intolerabille disturbo et danni universalle de tuti; dila qual cossa ne abiamo sentito gran dispiacer.
Et la medesima matina che si have hautto le littere vostre, a hora che il Colegio era reduto, non fo posibele haver haudientia; et poi al zorno seguenti, intraduti dali mag.ci Piero Balbi et miser Steffano Contarini, avessemo audientia et apresentassemo la vostra ala Serenità del Princepo, exponendo quanto ne avetti comesso. Quali cum displacentia inteseno tal inchonvenienti et disturbi, et hordenorno che al mag.co Proveditor fosse schripto una littera, cometendolli dovesse cum più dexterità el poteva levar li ditti soldatti de caxa de citadini et alozarli neli lochi publici et solitti, come per ditta littera partichular mente intenderetti.
Qual vi mandiamo qui aligatta, la qual non se ha potuta haver se non ozi per che el canzelero che l'à ingrossatta l'aveva falatto in copiarla, in modo è stà bixognio farla reffare. Per la qual havemo pagatto ala canzelaria L. 2 s. 4 pizoli, quali vi piacerà darli cum li altri spexii per avantti a miser Zohane Albano, como anche vi fo schrito per le ultime nostre. Siché solicitaretti el mag.co Proveditor in far exequir la littera duchal et far che li ditti soldatti sia messi et alozatti ali lochi solitti, sichomo et tenor de ditta littera. Et a quelle per sempre offerimo et racomandamo"
Lettera ricevuta il 9 ottobre 1512.

Lettere 9.3.6. # 30
Giovan Andrea Momotus agli Anziani di Bergamo. Dal campo presso Brescia, 23 ottobre 1512, hora tertiarum vel circa.
"Post debitam comendationem, le Signorie vostre sarà avisate come fin hora sono intrati in Bressa circa cavalli 300 deli nostri. Speramo domane tuto el campo intrarà dentro et franzesi inseriano di Bressa et castello et li spagnoli li aseguirano et li conduseno via; ma dove vano non se sa, sed se presume vadano ala volta de Milano. Io me voleva partir de qua per venir ala volta di Bergamo, ma restarò per veder a far la intrata et subito le darò aviso. Nec alia. Mando el lator presente a posta et a quelle mi recomando".

Lettere 9.3.6. # 31
Silvio Taioni al conte Andrea Calepio e Battistino Rota. Coccaglio, 29 ottobre 1512.
"In questo ponto monto a cavalo per andar in campo et per una mia mandata per Hieronimum de Zovan Can per quello havia vi ho chiarito. Adeso per lo presente del tuto sarà avisato vostre Spectabilità che ven de campo cum quelle bone nove ho sempre hauto speranza; a bocha el tuto quelo lui intende sareti certificati. Et per lo respecto vi ho dito per altre mie de gambareschi andar via, dinoto questo effetto che la nostra ill.ma Signoria ... intrar a Bressa. Come dice el presente dela sera vi expedirò le nove. Spero in lo omnipotente Dio; a vostre Magnificentie mi ricomando".

Lettere 9.3.6. # 32
Silvio Taioni. Da Ospitaletto, 29 ottobre 1512, hora prima noctis.
"In questo ponto è zonto qua uno de campo che dice come Asolla è resa a spagnoli, et così in campo se dice. El presente messo è stato hozi a Bressa et de molte cose dirà ale Magnificentie vostre de visu, che etiam molti altri me have confermate. Gli ho dato uno quarto, datige apresso marcheti 15, che sarano marcheti 45. Et dè esser lì a hora de terza doman. Vostre Spectabilità mi havissa se hanno hauto hozi 3 mie. A quele mi recomando".

Lettere 9.3.6. # 33
Silvio Taioni, vicecollaterale, al conte Andrea Calepio e Battistino Rota. Ospitaletto, 29 ottobre 1512, hora 24.
"Zonto al Hospitaletto a hore 19, son stà confortato che non passi hozi. Pur per molti mesi venuti de campo hozi e che de hora in hora veneno, dicono de viser el campo nostro hozi haver fato le monstre tuti a pie et a cavalo avanti el vice Re sula campagna de Versadol et Castegnedulo, lì vecin a Gedi. Et dicessi etiam questa sera retornar ali lozamenti ... de Costalonga, dovi è rimasto el cl.mo Provisor Moro cum pochi ala custodia de lozamenti. El Capello et Hemmo sono andati ala dita monstra cum el collateral general, et dicessi hanno fato una superbissima monstra de fantarie et zente d'armi.
Poi per molti, ma per doy et 3 usiti a hore 20 de Bressa, dicono come dentro si trova de mille 500 spagnoli, et hano fato bando che in termine de 2 hore tuti li homini et done de ogni grado si trovino in Bressa siano usiti fora de Bressa, horendum dictu, che mai se sentì el mazor cridor ale porte. Ho parlato a quelli sono expulsi fora. El castello se tene, dicessi a nome dela ill.ma Signoria, et anche spagnoli lasarano la terra ala prelibata, ma voleno fenir de sachezarla. Ho incontrato boche 3 de artelarie grosse per Crema, acompagnata da Michel Schiaveto Com.la. Dico ut fertur. Azonzerò pur in campo et del tuto denotarò el vero ale Spectabilità vostre, ale qual mi recomando. Periculo grande è per queste strade; bisogna esser circonspecti per dir quelo se divolga et campo nostro farà questa via li spagnoli de Pontevico. Grandissima carestia de pane et de l'uno campo et l'altro per li asasinamenti sono comessi ale strade. Tenesi bona inteligentia fra spagnoli et la ill.ma Signoria, cosa per li effetti se vedeno ut supra credibille".

Lettere 9.3.6. # 34
Copia di una lettera degli Anziani di Bergamo al Doge. Bergamo, 31 ottobre 1512.
"Serenissime Princeps et domine excellentissime,
già anni circa XL, per intercessione de vostra Sublimità per beneficio dil stato suo, fu obtenuto a sede apostolica che la provincia de Milano di frati minori observanti fosse distincta in due, videlicet, citra Abduam que appellatur provincia Brixie, et ultra Anduam que appellatur provincia Mediolani; et così separata è rimasta usque in hodiernum. Ma per che ne li proximi pasati anni Bergamo, Bressa et Crema furno subditi a Milano, li frati milanesi, cum favore del Vicario generale suo, enixe procurano, etiam spreta appellatione et iuribus de la provincia de Bressa, de obtenir che iterum sia unita la provincia de Bressa a quella de Milano, comandando immo etiam vario modo menaciando, sub auctoritate del suo Vicario generale, a li frati de Bressa, Bergomo et Crema se non contentano de tal union. Il che poteria per diversi rispeti notissimi a vostra Celsitudine ceder in danno non mediocre dil stato suo et de questa cità. Per tanto n'è parso debito nostro tal cosa notificar a vostra Sublimità, aciò possa medio dil summo Pontifice aut dil rev.mo Cardinal Grimani, Protector de tuto lo ordine di frati minori, aut aliter comme saperà obviar a tal iniusti pensieri. A la gratia, etc.".

Lettere 9.3.6. # 35
Minuta di una lettera al Doge del 2 novembre 1512, registrata nel libro dei Consigli alla data del 5 novembre 1512 (vedi), riguardante il recupero della Capella.

Lettere 9.3.6. # 36
Lettera del vescovo Lippomanno, eletto a Bergamo, agli Anziani della città. Roma, 6 novembre 1512.
"Spectabiles amici charissimi,
per le lettere vostre receute questi zorni ho inteso quanto quella mag.ca cità ha hauto agrato ch'el sia piacesto al clementissimo Salvator nostro et al summo Pontifice moderno promuoverme a quello episcopato. Né achadeva fusse usato per vui iustification alcuna de non haver fato tale congratulatione più presto, perché oltra che per asai citadini et altre persone de quel paexe che se sono atrovati de qui l'era stà satisfacto abundantemente a questo amorevol offitio. Me era etiam noto el natural instituto de tuta quella natione esser de haver achari et accepti tuti li episcopi che pro tempore hano hauti, et maxime quelli de la patria nostra. Per la qual cosa, benché a una infinita obligation ch'el se ha a Dio non li è loco de augmento pur se acrescer se potesse, me cognosco esser debitor eo magis de referir infinite laude et gratie ala sua Divinità, che per la lui gratia habia fato chader sorte sopra de me indegno peccatore ad esser grato pastore a quella sua devotissima cità, populo et natione.
Ali quali tuti referisco imortal gratie del offitio de la congratulatione usato verso de me, et de la bona opinione i dimostrano haver de la persona mia. In la quale, benché non ce siano quelle parte che se recerchariano a dover studir tanto pexo, pur dovemo haver ferma speranza ne la summa bontà divina che supplirà lei, et non le excellentissime parte scriveti esser in me, ala cura ad me demandata et comessa. Vero è che tantum quantum in me erit non son per manchar ad ogni ben, honor, commodo et gloria, sì temporal come spiritual, de quella mag.ca dignissima cità, de queli spectabili citadini et de qualunche dilectissima persona de quella diocesi. Ali quali tuti in genere et in specie sempre me offerisco et recommando".

Lettere 9.3.6. # 37
Giovan Andrea Momotus agli Anziani di Bergamo. Desenzano, 6 novembre 1512. Cito, cito, cito.
"Post debitam comendationem, etc., in questa maytina è zonto messo a Brexa de la terra de grissoni et sguizeri dele quale un mio propinquo pratico nele cancelarie et confeudo cum el dito messo, non obstante alguna lega fata cum milanesi per gli sguizeri diti grissoni esser n° 12.000, quali sono al comando et servitio dila nostra ill.ma Signoria in sema cum piuser Capitani de sguizeri et voler esser homeni dabene et attender quello hano una volta promesso ala ill.ma Signoria et tuto quello serali comandato voiano esser obedientissimi et extirpare li inimici loro. Sì che state di bona volia et alegrative, per che spero che le cose nostre andarano melio de quello che qualche duno se crede. Et ben che il campo nostro sia reduto nela riperia di Salodio et circumstante, l'ano fato per bon respeto, el quale per el presente non le posso scriver; ma spero in breve ve scrivarò tal cosa che restareti molto contenti. Se dice che spagnoli se hano a levare del teritorio bresano et andar nele lor payese per che dubiteno de cose che forse ge poriano intervenire. De questo me podeti intendere. Sì che non habiate paura et state di bona volia. Se mandati litere, mandatele per la via di la montagna. Ale Spectabilità vostre me ricomando".

Lettere 9.3.6. # 38
Giovan Andrea Momotus agli Anziani di Bergamo. Desenzano, 7 novembre 1512. Cito, cito, cito.
"Post debitam comendationem, etc., heri da sera zonse da lI mag.ci Provisori uno trombeta de spagnoli cum letera del vice Re, qual i disse a bocha per parte del vice Re come sue Signorie dovesse andar a tuor Bressa et fortirla a suo piacere; ma quello che dicesse la litera del vici Re non se sa, ma se presume tuto quello ha dito el trombeta. Et subito spazorno uno cavalero ala volta de Venetia cum litera, et se aspeta la risposta, et tuto quello sarà ordinato per la ill.ma Signoria se exequirà. Verum est che in breve se partiremo di qua e veniremo ala volta di Bressa; et stati di bona volia che le cose succederano di bene in melio. De poi ozi, siando al contrasto il signor Gubernatore cum certi condutori per li azogamenti loro, disse: "Gobernate et state come posseti, che ad ogni modo habiamo andar de qua ala volta di Bressa". Et se dice che spagnoli fabricano uno ponte ala volta de Sonzino et Iorzi, per passar et andar in cremonese. Nec plura. S'el achaderà altro, ve darò aviso de zorno in zorno, se haverò messo. Ben me saria a caro mandasti de qua uno qualche pedone per portar la letera per che non habiamo costì li messi. Ale Spectabilità vostre mi ricomando".

Lettere 9.3.6. # 39
Lettera dei Provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Desenzano, 10 novembre 1512.
"Il presente lator è soldato el milita sotto el sp.le conte Alexandro Donato, capo nostro di cavalli leggieri, el qual alias fu piezo de quelli zentilhomeni di Lupi per certa lana, etc., come da lui vostra Magnificentia intenderà. Et per che par che li creditori vogliano astrenzerlo a la satisfactione de dita lana, cosa aliena da ogni ragione, perhò pregamo vostra Magnificentia voglia, sì per esser securtà come per esser soldato, far che ditti creditori astrengano li principali debitori, che sono i diti de i Lupi quali de iure debbono esser prima constreti, non permettendo che dicto soldato nostro sia molestato per dicta causa, come recercha ogni iustitia. Tamen, se la Magnificentia vostra ha altro in contrario, rescriva. Que bene valeat".
Die 14 predicti presentate fuerunt mag.co d.no Bartholomeo de Musto provisori per Darium Mapellum nomine Iohannis Andreae de Urio stipendiati predicti sp.lis d.ni Alexandri Donato, petentem, etc.

Lettere 9.3.6. # 40
Lettera di Silvio Taioni agli Anziani di Bergamo. Romano, 20 novembre 1512.
"In questa hora 21 son zonto a Rumano et presentato a questo mag.co Provisor per intender se cosa havesse sua Magnificentia de momento. Dal qual non ho hauto altro, salvo el medemo ha el mag.co Provisor de lì, del retirarsi del campo nostro ultra el Melzio, per la peste de queli logi dovi sono et per la penuria del viver, et non per altro respeto. Similiter, restar 200 cavali lizeri a Iorci per sicurar questi payesi de giotono, et mandarsi de lì uno comestabile cum fanti per custodia dela Capella.
El vice Re heri passò a Pontolio cum cavali circa 200, et molti cum cariazi erano passati avanti lui, et più asai passono a Urago per Soncino, dovi se die al presente atrovar. El resto del exercito, li cavali intendo, antiguardo sono a Palazolo et Pontolio; le fantarie veramente sono a Chiari; quando siano per levarsi, se dice qua per luni proximo; altra certeza perhò non hano. Verum est passarano Olio. Domino Vicentio Guidoto per ... questo mag.co Provisore aloza a Iorci, poy va a Sonzino, secondo occore per quanto ha de presenti in questa sera aspeta sue dovi sarò charito; et havendo cose di momento subito darò aviso. Sta matina passò qui carri X de momento (?) per Crema et tolsino quanti bovi erano qui a questo bisognio. El ven fato molti insulti per queste strade fin qui sule porte da giotoni spagnoli, e n'è in presone de quelli che sono stà presi. Se mi sentirò sicuro andarò ultra, se non restarò, sinché habi compagnia sufficiente. Maximum est che nulla habiamo a dubitare che le cose non habino a succeder a bon fine per la ill.ma Signoria nostra. A vostre Megnificentie mi recomando; le aligate de miser Vicentio Guidoto habia bon recapito".

Lettere 9.3.6. # 41
Lettera di Nicolò Marchesi doctor a Bartolomeo da Mosto. Nembro, 3 dicembre 1512.
"Respondendo brevemente ad una heri receputa da vostra Magnificentia, son stato con questi homeni de questa valle circha al mandare deli homeni per loro ordinati. Intenderà vostra Magnificentia qualiter tutta la notte passata son stato nel loco de Albino et a quelli homeni et altri di questa valle ho cum ogni sollicitudine instato volesse, iuxta promissionem factam, mandare ditti homeni a Bergamo ali servitii de nostra ill.ma Signoria de Venetia. Tamen, fina a questa hora non ho potuto havere ressolutione alcuna, e questo credo proceda per li forerii zonseno heri ne la terra de Alzano, per li quali ditti homeni hanno sbigotiti talmente che non sanno que fare. Et iterum aviso vostra Magnificentia come li homeni de valle de Gandino, quali la notte passata furono instati per mi volesseno mandare più numero de homeni ben pagati ali servitii de prelibata ill.ma Signoria in Bergomo, sonno stati da mi adesso adesso doy principali de ditta valle de Gandino, et che se quelli di valle Seriana de sopra veneno zoso, che anchora loro venirano. Vostra Magnificentia prudentissima intende come procedeno le cose dale bande de qua. Quale prego me dia licentia de venire a fare compagnia in Bergamo ad quella; ala quale de continuo me recomando".

Lettere 9.3.6. # 42
Lettera del Provveditore generale Paolo Capello alla Comunità di Bergamo. Ronco, 5 dicembre 1512.
"Magnifici viri tanquam fratres carissimi,
heri hebbi lettere de quella mag.ca Comunità, directive a la ill.ma Signoria, quali subito furono da mi expedite. Et per che ne erano altre sue ad me, ale qual non accade far altra risposta pro nunc, le manday parimenti a dicta ill.ma Signoria. Questo non restarò de dir a quella mag,ca Comunità, che la vogli stare de uno optimo animo et habbi certissima speranza che le cosse de la ill.ma Signoria haverà optimo fine, in confusione de li maligni, et de ciò se ne vederà li effecti presto. Interim, ve conforto ad portarvi de fidelissimi verso dicta ill.ma Signoria, et a voi me recommando".

Lettere 9.3.6. # 43
Lettera del Provveditore generale Paolo Capello agli Anziani di Bergamo. Ronco, 10 dicembre 1512.
"Habiamo veduto per lo exemplo de littere vostre ad nuy mandato, directive a la ill.ma Signoria, quanto ne rechiedeti per segurtà de quella mag.ca Cità, et che per lo instesso effecto eri per mandar de qui doy oratori. Nuy li udiremo voluntieri, et in quello se potrà non mancherò, per beneficio de quella mag.ca Comunità. Ho scripto in efficiente forma a la ill.ma Signoria, et de quanto da ley mi sarà imposto exequiro. Bene valete".

Lettere 9.3.6. # 44
Lettera degli Anziani di Bergamo al Provveditore generale Paolo Capell. Bergamo, 17 dicembre 1512.
"A questa proxima està fu mandato per la Signoria vostra il sp.le d.no Constantino Paleologo capo de stratioti cum la sua compagnia ala deffension di questo territorio, per le incursion et danni si facevano per francesi existenti nel castello da Trezo. Et per che de presenti el star in ditto territorio de essi stradioti non opera più alchuna cosa per la impresa de Trezo, pregamo la Signoria vostra voglia scriver et cometerli che si debiano levar, et tanto più che questo povero territorio, et maxime il piano, è tanto exhausto et anihilato per il demorar de questi spagnoli, che possibile non è il possi, per la extrema inopia et calamità sua, più tollerar peso alchuno. Nec plura; a la Signoria vostra si ricomandiamo et offerimo".

Lettere 9.3.6. # 45
Lettera di Giovan Antonio Assonica e Taddeo Albani agli Anziani di Bergamo. Venezia, 18 dicembre 1512.
"Heri per Facholetto s'ebe una vostra de VI° instantis, cum un'altra aligatta andava a la ill.ma Signoria nostra, qual questa matina l'abiamo apresentata et in quello instante fo letta. Et per il serenissimo Principe ne fo ditto: " Questa lettera è stata asay in camino, ne havemo hauto questi giorni un'altra de questo medesimo tenor"; et altro non ne disse. Qual zudegemo sia l'altra littera che vostre Magnificentie schrive averne adrizatta de quel medemo tenor, qual a noi non è capitata, ma stimemo sia stà desligatta dala nostra et per altri sia stà apresentata. Voi dovetti saper per mano de chi l'avetti mandatta, che come è ditto noi non l'abiamo hautta. Ale qual se offerimo et racomandamo".

Lettere 9.3.6. # 46
Lettera del Provveditore generale Paolo Capello agli Anziani di Bergamo. Ronco, 20 dicembre 1512.
"Ho veduto la rechiesta factami per vostre lettere hozi ricepute circa el levar de lì quelli strathioti. Certamente in tutte quelle cosse io potesse sum desyderoso gratificar quella mag.ca cità. Ma questa non è già cossa da rechieder per mo, per ogni convenienti respecti che dirli pro nunc non se pò. Vi exhorto adunque in questo, per beneficio de la ill.ma Signoria, ad lassarli de lì. Et exequeti senza dilatione quanto per altre ho scripto a quel mag.co Proveditor. Valete".

Lettere 9.3.6. # 47
Minuta di una lettera degli Anziani di Bergamo al Doge. Bergamo, 20 dicembre 1512.
"Serenissime, etc.,
habiamo visto lettere di vostra Sublimità a questi proximi zorni scripte al clar.mo Provisor nostro, per le quale ge comette che contra le vallade di questo territorio non debi far exequtione alchuna per lo allogiare de stradioti, né de simal altra contributione, fino per quella non sarà aliter ordinato sopra ciò, havendo uditi li nuntii di questa sua fidelissima cità et del piano, per una parte, et per l'altra de ditte vallade, et come in quella, etc.
Per tanto, non havendo noi differentia alchuna contra le vallade per tal causa né de simel sorte; et non havendo per consequens nuntii alchuni nostri de qui; immo essendo stà a li proximi zorni passati elletti oratori nostri per venir ad far la debita reverentia a vostra Sublimità et da poi exponerli alchune cose nostre importante le qual hanno bisogno dil suffragio suo, quella scripse comettendo al cl.mo Proveditor nostro dovesse farne intender pro tunc non esser il tempo et si dovesse sopraseder; adonque intende non solum non haver nuntii nostri de qui, ma etiam che noi non toressemo assumpto di mandarli, maxime havendone dechiarito la mente sua del sopraseder, etc., ben che molte cause et importantissime habiamo et de giorno in giorno ne sopragiongeno, che bisogno saria venir al conspecto di vostra Excellentia per opportuno remedio.
La causa ne ha mosso hora a far le presente a quella è per pregarla, et così cum la usata reverentia pregamo et supplichiamo, si degni cometta che le parolle existente in predette littere, che sono "auditi li nuntii di quella mag.ca et fidelissima cità, etc." siano tolte et amosse de ditte lettere, per che potriano ceder a grandissimo preiuditio di la città nostra. Speriamo vostra Sublimità iustissima si degnarà di farlo, siando maxime hora certificata che nui non habiamo come preditto nuntii de qui, né differentia cum ditti homeni, né pretendiamo di haverla. Ben anchora pregamo oltra di ciò la Sublimità vostra che se alchuno è comparso avanti quella, quelli asserti nuntii li voglia dar quella punitione che la Celsitudine vostra parerà per debito de iustitia, per che è vero non havemo de qui nuntii alchuni nostri, come preditto".
N.B. La parte finale della minuta è molto corretta e confusa, anche perché questa lettera fu replicata il 30 dicembre 1512 "quia predicta fuit intercepta". Forse le correzioni sono dovute a questa ragione.