Lettere 9.3.3. # 124/2
Lettera di Francesco Bellafino agli Anziani di Bergamo. Milano, 8 gennaio 1512.
"questa sera ad hora una di nocte è stato ad trovarme d. Bernabò Visconte, dicendo che molto se maravigliava che la mag.ca Comunità nostra fusse mossa ad mandar ambasatori contra luy, ad requisition del mag.co miser Socino, ma che la non haveria pocho honore, usando asai brusche altre parolle. Io ge risposi la causa principal dela venuta mia non esser questa, ma alcune altre più zorni principiate; ma vero esser che dovendome partir et essendo venuto a noticia ala mag.ca Comunità nostra de una insolentia facta per li homeni da Brignano ali homeni de Lurano, me fu comesso dovesse parlar al signor Gubernator nostro de questa iniuria che era facta ala sua Signoria, essendoli violata la iurisditione sua, et tanto più de facto et senza alcuna licentia. Et che di questo anchora la cità nostra non poteva se non dolerse.
Luy me rispose che non era cusì temerario che fusse andato senza licentia e subito me mostrò litere patente del ill.mo Monsignor de Foys in forma molto ... et molto efficace, per vigor dele qual ha fatto far questa exequtione. Io ge repplicai che damatina parleria cum prefato ill.mo signor Gubernator nostro, dicendoli che la cità non era mossa come luy diceva per miser Socino, ma de sé instessa. Me rispose che sempre casa sua era stà amica dela mag.ca cità nostra, et che faria ben ad non impedirse de simel cose, per che quanto havea facto era per via de ragione et cum autorità de persona che pò non solum a Bergamo ma a tuto quello stato regio comandar; et che non aspectava a noy voler contender cum lo ill.mo Monsignor de Foys.
Ad quello ge risposi quanto me parse conveniente, come più ad plenum d.no Iacobo Benalio narerà ale Magnificentie vostre, qual fu al tuto presente. Quelle sono sapientissime et ben pondererano il tuto, et me aviserano la mente sua, la qual, come è debito mio, in omnibus exequirò. Et ad quelle me richomando.
Vederò di haver copia dela licentia del ill.mo General e la manderò".
Lettere 9.3.3. # 124/3
Lettera di Francesco Bellafino agli Anziani di Bergamo. Milano, 10 gennaio 1512.
"Heri matina fui dal ill.mo signor Gubernator nostro et, salutatolo prima per nome dele Magnificentie vostre, ge exposi quanto da quelle havea in comissione circa la violentia usata per gli homini de Brignano ad quelli de Lurano. Breviter, sua Signoria me rispose che asai se ne doleva, ma che essendo interposta la autorità del ill.mo General Locotenente, luy non se ne voleva impazar altramente; et che noy facessemo quello ne paresse, ma che ben manderia ad dimandar li nepoti soi et faria ogni suo poter di meter qualche compositione ad questa cosa; et che poi me faria intender quanto haveria operato. Le Magnificentia vostre intendeno quanto è seguito, delibererano quello gli pare et io sarò pronto ad obedirle.
Heri dapoi disnar me ne andai dal ill.mo General Normanno et, trovandose lì il mag.co Camerlengo nostro, facta prima reverentia a sua Signoria per nome de vostre Magnificentie, me dolsi del prefato mag.co Camerlengo che ne retenisse suspesse lire 5000 vel circa del dono nostro regio. Sua Magnificentia narrò per scusa sua la causa de tal retention. Alhora prefato ill.mo General disse: "Horsù la commeteremo ali Magistri dele Intrate". Et io subito risposi che nullo pacto se dovea far, attento che erano deputati calculatori homini experti et degni de fede, ali quali li fermerii mai havevano facto alcuna opposition, et che da noy non mancharà far tal conti, et che più il desideravemo che li fermerii, narrandoli le oblation nostre facte, cum quanto fu al bisogno. Sua Signoria alhora rispose che dovesse far una supplica, che me expediria. Subito me ne veni a casa et formai la supplica et li dissi quanto fu bisogno.
Questa matina avanti zorno ritornai ad quella per che voleva partirse, come è partita at andata a Lodi. Et subito uscito di camera, me fezi avanti sua Signoria et reverenter li rechiessi la expeditione. Quella me risposse dovesse trovar il suo cancellier; trovatolo, me disse che la expeditione era ch'el mag.co Camerlengo dovesse poner fine a questa cosa, et che la litera era facta et solum manchava ad signarla, et che mandasse uno a Lodi che me la daria. Et cusì ho mandato Ioanne de Serina nostro ad torla, et credo piazerà ale Magnificentia vostre, per che, sopra la fede mia, se non me trovava qui, questa causa era comessa ad prefati Magistri. Quanto fusse stà al proposito le Magnificentie vostre per sua prudentia il pono considerar.
Fin qui, ad ogni hora son convenuto star drieto questa expeditione per che non bisognava altramente far, dovendosse partir sua Signoria. Hora proseguirò cum ogni diligentia ale altre comissione et de zorno in zorno le Magnificentia vostre da me sarano advisate. Ale qual me richomando. Damatina Ioanne ritornerà et rimandarò le litere et supplica".
Lettere 9.3.3. # 124/4
Lettera di Francesco Bellafino agli Anziani di Bergamo. Milano, 12 gennaio 1512.
"La causa de li homeni de Lurano è expedita in questo modo, che prestita fideiussione restituantur animalia et che partes non vocentur ad Regium Senatum, come più amplamente il mag.co d.no Ludovico Suardo a bocca ale Magnificentie vostre narrerà.
Mando la littera del ill.mo General Normanno. Le Magnificentie vostre potrano usar la solita sua diligentia che questa causa sia expedita et il mag.co Camerlengo cum honor suo il poterà far come credo per l'amor l'ha ala iustitia et ala patria sua farà: dico de la presteza, per che non voria che questi fermerii fessero qualche permuta di haverne qualche altra che ne fusse damnosa. Era dicto che questa causa era comessa ali Magistri dele Intrate: non il credo, ma ben penso se de qui non me havesse trovato, che cusì saria stato; sì come volgia le nostre litere sono le ultime et valerano, etc.
Questa matina ho parlato cum lo ill.mo Monsignor Canceller circa d.no Stephano Serando; et fatoli intender gli privilegii nostri et il rispecto del capitulo ... stato principaliter il loco de Trivilio et le lite indebite sempre ne hano facto, cum quanto saria al bisogno. Sua Signoria me rispose che non dubitasse in alcuna cosa et ch'el privilegio voleva ne fusse servato ad unguem, dicendo che dicto d.no Stephano non havea litere alcune, salvo de poco momento, directive ad uno d.no Petro Antonio Vasco, qual dovea venir Potestà a Bergomo, et è morto. Sì che me concluse che non bisognava far altro, per che havea questa cosa per expedita; et ogni volta che più ritornase ge daria repulsa. Il medemo me ha facto intender il clarissimo Potestà nostro. Per tanto, non bisogna far altro circa questo, et tanto più che per bona via intendo dicto d.no Stefano èse tolto da questa impressa.
Le predicte tre cause sono quelle me comisse le Magnificentie vostre al partir mio, ultra quella contra datiarios, le quale sono expedite come intendeno; questa sera li mag.ci d.ni Augustino Panigarolla et Lion sarano insieme per dar ordine circa la Relatione. Doman darò aviso ale Magnificentie vostre di quanto sarà ordinato, et quando vorano farlo.
Era solito ali mag.ci Pretori ala cità nostra designati scriver litere congratulatorie et poi mandarli la copia inclusa dil statuto circa vacationem officialium. Ad questo nostro mag.co Potestà non l'habiamo facto, per che ritrovandose qui ad Milano, a bocca tuti noy oratori facessemo questo officio. Hora, come scriveno la Magnificentie vostre et anchora io avendolo intesso che questi contestabile et cavalieri cercano esser confirmati, laudo che le Magnificentie vostre me mandano la copia de dicto statuto, per che io scriverò una bona litera ad sua Magnificentia cum dicta copia. Il se atrova ad Alexandria: ogni giorno haverò messo da mandarle, et questo sia per risposta dele litere de vostre Magnificentie de 9 instante. Ale qual me richomando".
In un biglietto a parte: "Ho riceputa la copia dil statuto circa vacationibus officialium. Scriverò al Potestà novo in bona forma".
Lettere 9.3.3. # 124/5
Lettera di Francesco Bellafino agli Anziani di Bergamo. Milano, 13 gennaio 1512.
"Ho reducti et aboccati insieme li clar.mi d.ni Augustino Panigarolla Potestà nostro et Lion. Et tandem hano concluso di reveder li testimoni per haverli meglio ad memoria, et me promettono expedirsene questo, et sarano poi pronti ad far la relatione sua. Et io ad tute le hore gli solliciterò, et credo presto se ne expedirano, per che questa sera è ordinato dar principio.
El se atrova qui il sp.le d.no Oliverio Augusto per una causa de Francesco Pero de la qual dimane sarà expedito, et sarà vacuo da altre impresse. Parendo ale vostre Magnificentie ch'el restine, ne diano aviso. Nec plura, ale qualle me richomando".
Lettere 9.3.3. # 124/6
Lettera di Francesco Bellafino agli Anziani di Bergamo. Milano, 15 gennaio 1512.
"Questa sera è gionto da Alexandria il nostro clar.mo Potestà, cum il qual son stato per bon spatio, et acompagnato in diversi loci de questa cità. Me ha dito haver receputo le mie cum la copia dil statuto circa vacationem officialium, et che molto ge sono stà grate, per che cum honor et bona scusa sua poterà recusar ad quelli cercarano confirmatione; dicendo che le Magnificentie vostre stiano secure che più presto vol augumentar che aminuir li privilegii et ordini nostri.
Coeterum, sua Signoria me ha facto intender volgia scriver ale Magnificentie vostre per il condur dele robe sue, et anchora ley per le alligate ad quelle scrive. Io ge ho risposto ch'el faria volentiera, parlando in questa materia cum sua Signoria reservadamente, che qui non ha da far altro se non presentarse al ill.mo Canceller cum le litere sue venute di Franza, et aspectar la risposta de vostre Magnificentie circa queste conducture. Quelle per honor suo se resolvano di questo come gli par expediente, et presto rispondano, ad ziò non stagi ad indusiar qui per questa causa.
Dice che hauta questa resposta immediate ritornerà a casa per far levar le robe et fra zorni octo se troverà al regimento. Le Magnificentie vostre intendeno il tuto; reverenter le exorto ad risponder presto. Per informar dil tuto le Magnificentie vostre, le robe se pono condur per barcha sino ad (?), excepti alcuni pochi loci che bisognano charri. Ma sua Signoria, per quanto dice, non voria dar altro incommodo ale Magnificentie vostre per dicto condur, per che, hauto quello parerà ad quelle conveniente, torà questo carrico sopra sì. Ad plenum le sono informate, disponano mo come gli par. Darò opera cum dextro modo che sua Signoria dagi le sue fideiussioni cum li iuramenti, etc. Credo il farà volentieri et sua sponte, per parermi dispostissima ad tute le cose nostre.
Li clar.mi nostri Senatori me dano buona speranza di presto expedirse dela Relation sua, et mi promettono tuti soi favori. Scrivendo, ho riceputo litere del ristar delo sp.le d.no Oliverio: luy et mi non mancheremo de ogni sollicitudine per haver presta et votiva expeditione. Farò revocar le litere de quello Hieronymo de Cazano me scriveno le Magnificentie vostre, et le mandarò. Me richommando et offero al usato.
P.S. El cl.mo Potestà conduce do vicarii et uno iudice".
Lettere 9.3.3. # 124/7
Lettera di Francesco Bellafino ed Oliverio Agosti agli Anziani di Bergamo. Milano, 16 gennaio 1512.
"Habiamo ricepute le litere de vostre Magnificentie circa le biave et li disordini segueno de li recorsi. Domane provederemo al tuto et ne daremo aviso ale Magnificentie vostre. Il cl.mo d.no Panigarolla ne ha promesso queste do feste de expedirse di veder li testimonii, sì che speramo la proxima septimana dar dentro, et a questo non mancheremo puncto de diligentia et sollicitudine. Ale Magnificentie vostre se richomandiamo et in omnibus offerimo".
Lettere 9.3.3. # 124/8
Lettera di Francesco Bellafino ed Oliverio Agosti agli Anziani di Bergamo. Milano, 19 gennaio 1512.
"Subito ricepute le litere dele Magnificentie vostre directive al cl.mo novo Potestà nostro circa il condur de sue robe, etc., andassemo ad trovar sua Signoria et ad quella le presentassemo, usandoli quelle bone et accommodate parolle ne parse al proposito. Ne rispose, lecte le litere, che de ogni risposta de vostre Magnificentie se contentava, per che era animo suo de gratificar sempre ad la mag.ca cità nostra. Damatina partirà per andar ad far levar le robe sue, et credo che presto l'haveremo al regimento.
Circa le biave, exestimando noy de facili poter acader che prima facendo capo ali Signori dele biave poteressemo haver riceputo repulsa, habiamo pilgato uno principio più alto, et che sarà de meglior autorità, qual è che habiamo parlato al ill.mo signor Io. Iacomo, al ill.mo Cancellier, cl.mo Potestà, et altri Senatori, et mediante soi favori hozi era statuito de darne audientia publica distinata ad litiganti, ita che questo giorno n'è andato vacuo. Ma per che tre zorni de festa continua segueno, et considerando noy di quanta importantia è la cosa, la qual non po patir dilation di tempo, habiamo compagnato prefato ill.mo Cancellier a casa, et avanti sua Signoria comparsi, gli habiamo cum ogni efficatia facto intender la inopia, immo calamità nostra, la qual non po patir dimora. Hor tandem, sua Signoria cum d.no Iulio Cataneo (?) secretario lì presente, ordinò che domane per questa causa se dovesse redur quello numero de Conselgeri ad
ciò bastava, per pilgar qualche forma al bisogno nostro. Damatina daremo opera, cum Conselgeri et altri che farà bisogno, de haver tal favori ch'el iustissimo desiderio de vostre Magnificentie habia qualche effecto; non manchando noy de ogni diligentia et sollicitudine nostra.
La qual non mancho usemo cum li cl.mi Senatori deputati ad referir in causa datiariorum. Il cancellier del cl.mo Lion se faceva difficile in voler lassar veder il processo al cl.mo Panigarolla, dicendo che luy ne ha facto far una bona copia, per che la prima non se poteva ben leger, et che ha pagato li scriptori. Tandem, il cl.mo suo patron ge ha ordinato che lo dagi, et che luy faceva la securtà per la mag.ca Comunità. Sì che bisogna vostre Magnificentie ne mandi fino ad ducati cinque, li quali se computerano poi in conto dela copia. La qual però, facto ogni instantia de haverla, non l'habiamo possuta haver; pur una volta l'haveremo, ben che adesso sarìa più al proposito.
Pensa le Magnificentie vostre che non siamo per manchar in grado alcuno de diligentia ad questa impressa. Altro non occorre; ad quelle se richomandiamo et in omnibus offerimo".
Lettere 9.3.3. # 124/9
Lettera di Francesco Bellafino ed Oliverio Agosti agli Anziani di Bergamo. Milano, 21 gennaio 1512.
"Heri scrivessemo ale Magnificentie vostre quanto occorreva, et inter coetera ch'el cancellier de Monsignor Lion voleva qualche danari per la copia del processo havea facto, aciò li Senatori potesse facilmente legerla, per esser la prima giosata. Noy, desiderando che la cosa non pilgasse dimora alcuna, poi scrite dite nostre, siamo stà ad trovar prefato canceller, et li habiamo voluto dar danari. Luy ne ha risposto volerli tuti, et che altramente non vol darlo ali Senatori. Pertanto, credando noy esser fora de dificultà, hora se ge troviamo come quelle vedono; per il che, pregamo le Magnificentie vostre se volgiano risolver circa questo, et cusì parendole, farlo etiam intender ali mag.ci sei Deputati, aciò de qui non stiamo cum spesa di quelle et senza operar alcuna cosa. Et per aviso suo gli denotamo dicto canciller dir che dicto processo è carte 293, et che vol uno ambrosino per carta, sì che molto siamo turbati de tante dificultà che ne convene
passar. Dice che ad ogni modo una volta poteremo haver dicta copia, et noi al incontro dicemo che adesso ne bisognaria, et che havendola non ne rincresceria ad pagarla. Vostre Magnificentie intendono il tuto; di novo le pregamo ge piaquano presto risolverse per il rispecto predicto.
Circa le biave, ne vien dato bona speranza, ma più presto possibil non è espedirse che venere proximo: queste tre feste ne hano impedito. Habiamo però facto ogni instantia di haver li Conselgeri per una di queste feste e ne era data bona intentione, come per le precedente ne advisassemo le Magnificentie vostre. Pur hozi comparsi dal ill.mo Canceller, ne ha facto intender che venire facemo li primi expediti, et cusì noy saremo pronti ad procurar dicta expeditione.
Scrivendo le presente, è sopragionto Zanotto corriero cum le litere de vostre Magnificentie et supplicatione in quelle inclusa, circa id quod Iudices Damnorum datorum sint Iudices Possessionum turbatarum, etc. Le qual recepute, mai habiamo cesssato fino che non gli habiamo dato la executione; et cusì rimandiamo le litere del exc.mo Senato, le qual credo saranno iuxta il voler et desiderio de vostre Magnificentie.
Ritrovandosse ad casa del ill.mo Canceller per far sigillar dicte litere, lì erano congregati molti Conselgeri et, inter coetera, tractòno dele biave per noy rechieste. Et venuto fora di quello conselgio, il cl.mo Panigarolla, il qual molto se ha faticato in questa cosa, ne feze intender che era stà ordinato de scriver in bona forma per favor nostro al ill.mo General Normanno, et che dovessemo sollicitar le litere; per il che de lì non se partissemo et parlassemo cum prefato ill.mo Canceller. Il qual ne monstrò una litera molto ampla in lingua francesse, et sua Signoria ne disse che era de grandissima efficatia et rechiedeva per noy al ill.mo General che ne concedesse de poter cavar del ducato bona summa de biave, senza datii, narrandoli la inopia nostra. Fra tre zorni crediamo haver la risposta, et speramo sarà iuxta il desiderio nostro, per che prefato ill.mo Canceller ne fa offerte assai et dice sempre esser pronto ad farne piazer ala mag.ca cità nostra.
Ad questi proximi zorni la plebe in Crema ha facto certo tumulto a puncto per causa de inopia de biave, il qual anchora è al proposito de favori nostri. Lo ill.mo General ha scrito al exc.mo Senato ch'el mandi uno Senator ad far il processo: è stato deputato il cl.mo d.no Lion, qual solum starà absente per zorni tre.
Damatina summo mane anderemo ad trovar sua Signoria, la qual enixe(?). Pregeremo volgi astrenzer il suo cancellar lassi il processo contra publicanos al cl.mo Panigarolla, aziò che interim lo possi veder, et li faremo offerte assai. Pur speramo ne compiacerà. Mandiamo etiam ale Magnificentie vostre le littere al mag.co Vicario circa quello furfante ne scrisseno ali zorni pasati. Se richomandiamo et al solito offerimo ale Magnificentie vostre.
P.S. Non resteremo però il zorno de venere ad comparer per le biave, et useremo ogni solicitudine in omnibus".
Lettere 9.3.3. # 124/10
Lettera di Francesco Bellafino agli Anziani di Bergamo. Milano, 22 gennaio 1512.
"Michiel del Conte questa matina me trovò in domo et me disse che li Magistri delle Intrate me haveveno mandà ad dimandar questi zorni et non me haveveno trovato; et la causa era che voleveno ch'el si desse forma ad far quelli conti circa le monete, per che cusì era stà ordinato per lo ill.mo General Normanno. Io gli risposi che non havea alcuna comissione de questo; et quando fusse stà dimandato, saria andato ad trovar sue Magnificentie.
Vero è che ad questi zorni fui cercato, ma deti forma ch'el messo, per non cognoscerme, non me sapè trovar. Se pur sarò dimandato, gli risponderò ut supra, che mi non ho alcuna comissione, et userò pochissime parolle et da loro immediate me alienarò. Dicto Michiele non scia niente dele litere impetrate dal ill.mo Generale, le qual son ultime et facte da poi, ben che credo che alcuna ordination non sia facta in scriptis ad dicti Magistri.
La causa mi ha mosso ad far le presente ad vostre Magnificentie per pregarle ge piaqueno esser cum il mag.co Camerlengo, et cum sua Magnificentia instar che una volta se ultimi questi conti, per rimover ogni difficultà se poteria interponer cum il tardar et dedur in longo questa cosa. Quelle sono sapientissime: son certo il farano et accepterano questo mio aricordo cum quella fede che io g'el sporgio. Plura non sunt; me richomando et in omnibus al usato offero".
Lettere 9.3.3. # 124/11
Lettera di Oliverio Agosti e Francesco Bellafino, oratori, agli Anziani di Bergamo. Milano, 25 gennaio 1512.
"Avanti il ricever dele litere de vostre Magnificentie cum li scuti cinque per il processo contra publicanos, etc., già havevamo operato che dicto processo era stà dato al cl.mo Potestà, il qual similiter hogi ne ha dicto haverlo in le mane, et che darà ogni opera cum ogni possibile celerità per vederlo et expedirse de questa impresa.
Hogi è ritornato da Crema il cl.mo d.no Lione, cum il quale continue saremo, et cum tuti altri che sarà bisogno, non mancando de ogni sollicitudine per la bona expedition nostra. Lo ill.mo Canceller ne ha dicto aspectar questa sera o damatina la risposta del ill.mo Generale Normanno, et che spera sarà corrispondente al desiderio nostro.
De qui è uno de li primi zentilhomini de questa cità, che ne ha offerto somme mille de biava ad lire 12 il formento, ad lire 8 il meglio et seger, conducto fino de qui de Ada, senza alcuna licentia né tracta, aciò se alcuno mercadante il volesse che ge saria dato. Insuper, per che in questa cità è andato in fama che noy habiamo rechiesto biave da diverse bande, compareno a noy mercadanti che se offerisseno darne gran quantità, sì che non dubitiamo niente ch'el ne possi manchar, immo speramo de ubertà.
Crediamo sia nota ale Magnificentie vostre la novità seguita in Bressa: de qui se ha come il campo de Venitiani qual era venuto per tal effecto, se ha levato dala impressa et è partito, ita che non se dubita più niente di Bressa né altro. Il se ragiona che la Maestà Regia dìe venir in Italia, et cum numeroso exercito. Fu etiam ditto de mandar in la cità nostra fanti do millia, ma è stà deliberato non mandarli, per non bisognar. Accadendo alcuna cosa spectante ad prefata mag.ca cità nostra, noy saremo svelgiati al honor et utile de quella, come è debito et officio nostro, et occorrendo cosa degna dela notitia de vostre Magnificentie, quelle da noy sarano advisate. Ale qual se richomandiamo et in omnibus offerimo.
P.S. Li scuti cinque, poi che già il processo era consignato, non gli habiamo dati. Se poteremo sparagnarli, che crediamo sarà difficile, il faremo quando non gli daremo et de li altri bisognando, et sì come vederemo esser oportuno et necessario".
Lettere 9.3.3. # 124/12
Gli oratori bergamaschi, agli Anziani della città. Milano, 27 gennaio 1512.
"Questa sera lo ill.mo Canceller ne ha dicto esser venuta la risposta dal ill.mo General de Normandia circa le biave, et in bona forma, et che damatina sarà cum questi Signori dele biave et farà bona provisione, sì che le Magnificentie vostre remanerano ben satisfacte. Et noy, hauta questa risolutione, la faremo nota ad quelle.
Per la causa di datiari habiamo posto bon ordine et speramo presto esser expediti, et bene, come dil tuto il mag.co d.no Malatesta più ad plenum a bocca narrerà ale Magnificentie vostre, per esser stà presente et haverne operato come fano quelli li quali ex corde ameno le patrie loro. Plura non sunt; ale Magnificentie vostre se richomandiamo et in omnibus offerimo".
Lettere 9.3.3. # 124/13
Lettera di Oliverio Agosti e Francesco Bellafino, oratori, agli Anziani di Bergamo. Milano, 29 gennaio 1512.
"Questa sera è gionto qui il nostro ill.mo Potestà, il qual instato che cum celerità volgi transferirse al suo regimento, domane dapoi disnar se meterà a camino. Ne ha rechiesto che uno de noy el volgiamo compagnar fino ala cavina (?). Pertanto, doman da sera se atroverà ad dicta cavina da uno de noi acompagnato per satisfar ala Signoria sua, et più oltra etiam, come ad quella piazerà.
Sabbeto damatina venerà al viagio suo et se condurà in qualche loco de quelli mag.ci nostri zintilhomeni dove farà dimora, et domenica alhora che parerà commoda ad sua Signoria farà la intrata. Pertanto, ne habiamo dato noticia ale Magnificentie vostre per dinotarli che ben saria che qualche uno se ritrovase ad Navere per incontrar sua Signoria. Dela dominica non ge dicemo altro, per che siamo certi che farano quello sono solite ad far in farse honor ad incontrar li cl.mi Rectori soi, et maxime in simel tempi; et circa ziò altro non occorre ge dicamo.
Li cl.mi Panigarolla et Lion hano revisto il processo et questa sera cum sue Signorie siamo stati fino ad hore tre di nocte, dove si è concluso di far la Relatione, et presto. Gli habiamo trovati molto ben disposti et speramo bona expeditione et presta, per che hora may habiamo reducto la cosa apresso il fine.
Circa le biave, domane ne è promesso infalanter la expeditione, et sotto il pretexto nostro et favor publico ad molti sono stà concesse licentie, sì che anche di questo speramo".
Lettere 9.3.3. # 124/14
Lettera di Oliverio Agosti e Francesco Bellafino, oratori, agli Anziani di Bergamo. Milano, 2 febbraio 1512.
"Lo ill.mo signor Io. Iacomo ne ha comesso che subito debiamo mandar le alligate de sua Signoria ale Magnificentie vostre. Pertanto, per il presente lator mandato a posta le mandamo. Nec plura; ad quelle se richomandiamo e offerimo et speramo presto expediti ritrovarse apresso quelle".
Lettere 9.3.3. # 124/15
Gli oratori bergamaschi, agli Anziani della città. Milano, 2 febbraio 1512.
"Hozi lo ill.mo Canceller ne ha promesso de dar expeditione ale cose nostre mercore proximo, dicendo che in dicto zorno saremo li primi expediti. Li cl.mi Relatori similiter sono parati. Il cl.mo Potestà nostro ha scrito dele grate acolgentie ge sono stà facte per le Magnificentie vostre al ill.mo signor Io. Iacomo, et ill.mo Canceller, et coeteris Senatoribus: che è stà ad gran laude dela mag.ca cità nostra, per che prefato ill.mo signor Io. Iacomo, presenti molti zentilhomini feze intender queste bone demonstration, sì che non possiamo se non sperar in dies de prefato cl.mo ... longe maiora. Altro non occorre. Se richomandiamo et offerimo al solito".
Lettere 9.3.3. # 124/16
Gli oratori bergamaschi, agli Anziani della città. Milano, 4 febbraio 1512.
"Per le precedente nostre habiamo dinotato ale Magnificentie vostre lo ill.mo Presidente haverne promesso de expedirne hozi. Noy staremo attenti et solliciti a questa expeditione, ma per che vediamo le cosse de la guera strenzer più ala giornata, dubitamo che forsi più importante occupatione fazano negliger le cose nostre. Dove che il star nostro qui saria frustatorio et cum spese de le Magnificentie vostre, n'è parso debito nostro darne adviso ad quelle, aciò che, non essendo expediti hozi come n'è promesso et più volte per avanti il medemo promesso et non adesso, dobiamo, cusì parendoli, venir ad quelle. Ne diamo aviso perché noy exequiremo quanto ne cometterano. N'è parso debito darne noticia ale Magnificentie vostre: quelle delibererano quanto gli pare. Et alhoro se richomandiamo".
Lettere 9.3.3. # 124/17
Oliverio Agosti e Francesco Bellafino, oratori, alla Comunità di Bergamo. Milano, 22 febbraio 1512.
"Gionti hozi de qui a cavallo, a cavallo se ne andassemo per prima dal rev.mo Cardinale Samalo, verso il qual usassemo quelle bone et acommodate parolle n'è parse al proposito in excusatione dela innocentia dela mag.ca cità nostra. Poi, pregando sua Signoria se degnasse scriver alo ill.mo Monsignor di Foys in commendatione de prefata exc.ma cità nostra. Breviter, sua Signoria ne fece optima acolgentia et gratamente ne udite, concludendo che dubitar non dovessemo de violentie, de sacci, né altro, et che in ogni altra cosa sarà pronto ad tuti nostri favori, dicendone che dovessamo andar ad trovar lo ill.mo signor Io. Iacomo qual era hozi venuto, cum il qual damatina anchora sua Signoria se atroveria et se concluderia dela litera.
Tolto licentia de sua rev.ma Signoria, se ne andassemo al ill.mo signor Io. Iacomo, cum il qual longamente parlato, tandem sua Signoria risposse che saria anchora ley pronta ad prestarne tuti quelli favori ge sarà possibile, già affirmandone haver dato opera che la cità nostra non sarà molestata de violentie né sacci, dicendo che ben sarìa se mandasse ala Maestà Regia ad far la excusation nostra, laudando etiam in questo celerità.
Fussemo poi dal cl.mo miser Augustino Panigarolla, al qual etiam espostali la excusation dela cità nostra, se offerì prontissimo ad tuti nostri commodi, laudando il mandar in Franza et dicendo: "Pageria scuti 100 che la Maestà Regia havesse udita la excusation vostra come voy l'haveti narrata".
Dapoi siamo stati dal ill.mo Canceller, al qual similiter facto nota la innocentia nostra, gratamente ne udite et ne promesse damatina atrovarse cum tuti li prefati ill.me Signorie, et che sarà presto ad tuti nostri favori, usandone molte bone parolle. Sì che le Magnificentie vostre hano ad star de bona volgia, che speramo che l'honor dela mag.ca cità nostra sarà salvo e le cose paserano bene.
Questo è quanto habiamo operato hozi. Et avanti che may siamo andati ad logiamento, ma cum li spironi in piedi. Ad contenteza dele Signorie vostre habiamo mandato il presente latore. Damatina attenderemo di haver le litere et proseguir quanto habiamo ad far, et se veniremo ale Magnificentie vostre; ale qual se richomandamo et in omnibus offerimo. Vederemo etiam di haver litere al ill.mo Monsignor de Normandia".
Lettere 9.3.3. # 124/18
Oliverio Agosti e Francesco Bellafino, oratori, alla Comunità di Bergamo. Milano, 23 febbraio 1512. Cito Cito Cito
"Ricepute le litere de vostre Magnificentie circa li prisoni in Caravagio, subito siamo stati dal ill.mo d.no Visconte, insieme cum el mag.co d.no Francesco Trovamala, il qual ad tuti nostri favori mai se vede straco, et facto intendere a sua Signoria de prefati prezoni. Ne risposse ch'el rev.mo Samalo havea scrito una litera molto gagliarda a Monsignor dal Crota chi dovessano laxar la copia, dela qual dice che etiam fu mandata al ill.mo Gubernator nostro.
Noy gli rispondessemo che dicte litere non havevano operato alcuna cosa, per che havevamo litere dele Magnificentie vostre de heri, che ne imponevano dovessamo procurar de haver litere che fusseno relaxati. Sua Signoria ne consegliò poi che prefate litere non haveveno hauto executione, che dovessamo spectare lo ill.mo Monsignor de Foys, qual questa sera die azonzer, et se toria litere de sua Signoria che debiano esser relaxati. Gli facessemo poi intender come se divulgava ch'el campo dovea venir ad sachiziar la cità nostra et che stevemo cum gran fastidio. Ne risposse che non dovessamo dubitar di questo, ma che ben credeva ne saria facto asai minatie per metterne in terrore, per indur la cità nostra ad fare qualche talgia; per che le Magnificentie vostre erano savie et pensava che se saperiano molto ben governar; subiungendo: "Quando se dovesse far talgia alcuna voria di questo tractar cum il Capo", qual noy crediamo volgia intender esser la Maestà Regia, per che dice che
più apiazer se ne haveria. Noy pensiamo che suo parer sia che, per timor ne sia facto, non debiano le Magnificentie vostre andar inpressa di far compositione.
Debito nostro c'è parso farlo intender a vostre Magnificentie: quelle sapientissime saperano come governarse. Verum est che noy gagliardamente ad tuti faciamo intender la innocentia dela cità nostra et da tuti habiamo bone risposte, per che non dimandiamo altro che ragione. Et se la cità haverà fallato, alhora se tracterà de compositione, ma constando non haver fallato, non bisognerà parlarne. A cadauno pare che le ragione che noy adducemo per la excusation nostra siano ben efficace et probabile.
Non cessamo uno minimo puncto di tempo di salvare l'honor et utile dela mag.ca cità nostra, et in cadauno loco, et apresso qualunque persone. Le presente nostre tenerete apresso de vostre Magnificentie, aciò che quelli ne consigliano non siano reportati. Altro non occorre; ale vostre Magnificentie se richomandiamo".
Lettere 9.3.3. # 124/19
Francesco Bellafino, servitor, agli Anziani della città. Milano, 13 marzo 1512.
"Per le litere de vostre Magnificentie ho intesso quanto me cometteno per il caso de magistro Hyppolito. Darò opera che sia remesso al mag.co signor Potestà nostro, come vol il dovere; et manderò le litere ale Magnificentie vostre circa gli prezoni da Caravazio et del venir deli mag.ci Oratori ad acompagnar li ill.mi Signori nostri, et quando sarìa il tempo. Ne ho dato notitia ali mag.ci sey Deputati, i quali credo ne farano participe le Magnificentie vostre. Imperò io non gli dirò altro. Ho riceputo la fede per Bernardino di Esmate et le littere a d.no Francesco da Fine. Satisferò ad uno et l'altro officio. Altro non occorre; a vostre Magnificentie me richomando".
Lettere 9.3.3. # 124/20
Francesco Bellafino, servitor, ai sei Deputati della città. Milano, 13 marzo 1512.
"Ho dato le litere de vostre Magnificentie al ill.mo miser Visconti et a bocca ditto quanto fa bisogno circa li presoni. Sua Signoria dice non darà dinaro alcuno se prima non intende che gli cavalli siano restituiti, iuxta il pacto; ma che ben è vero che non fo ditto dele arme, le qual doveveno per dicto acordo remanir al Crotta, et restituir li cavalli et altre robe. Io risposi a sua Signoria che non acaderia che ley subesi danaro alcuno, per che per le Magnificentie vostre saria provisto, possendo haver li soi cavalli. Dele arme, io non faria altre parolle, poi che sua Signoria attesta che fu ditto de lasarle al prefato Crotta; et de his, satis.
Ho intesso la electione deli doi mag.ci Oratori destinati ad venir a compagnar questi ill.mi Signori. Parer deli defensori et protectori nostri è che non se debbano meter in via fino ch'el ill.mo Normando non sia gionto qui in Milano, per che gionto sarà non se partirà per venir cusì in pressa, ma se iudica starà 3 o 4 zorni avanti se poni a camino; et tancto più che il zorno non se intende precisse del venir, avengi se dica marti proximo. Tuta via sciano le Magnificentie vostre che li Signori sono suditi et serveno al tempo. Quelle tamen disponeno come gli pare; verum est che io credo poterli avisar del zorno certo, per che pur uno giorno avanti il se solle intender, et de ogni cose sarò vigilante in tempo darvene noticia. Altro non occorre; me richomando et offero ale Magnificentie vostre".
Lettere 9.3.3. # 124/21
Gli Oratori agli Anziani ed ai sei Deputati della città. Milano, 16 marzo 1512.
"Habiamo riceputo le litere de vostre Magnificentie et intesso lo aviso dato al mag.co d.no Io. Tomaso dal ill.mo Gubernator circa lo allogiar in Vescovado deli ill.mi Signori nostri, et quanto ne comettono. Prefato ill.mo Gubernator et General non fez sono anchora gionti, se aspectano dimane. Gionti sarano, faremo quanto vostre Magnificentie ne cometteno. Faremo etiam intender al ill.mo signor Io. Iacomo la inobedientia dele litere de sua Signoria, et apresso quella et altri dove sarà bisogno. Daremo opera sia facto bona provisione. Nec plura; ale vostre Magnificentie se richomandiamo"
N.B. La grafia è sempre la stessa delle lettere del Bellafino.
Lettere 9.3.3. # 124/22
Gli Oratori agli Anziani ed ai sei Deputati della città. Milano, 17 marzo 1512.
"Questa matina siamo stati dal ill.mo signor Io. Iacomo et factoli intender le litere de sua Signoria non esser stà obedite. Subito ha facto rescriver, et manda uno suo trombeta a posta ad presentar dicte litere, per le qual comette che quelli capi de zente d'arme siano avanti sua Signoria sabbato proximo, per far restituir tuti li danari fusseno stà tolti a cadauno. Per tanto le Magnificentie vostre poterano far intender ali homini del territorio che mandano qualche uno di soi per dicto giorno sabbato, ch'el prefato ill.mo Signor ge farà restituir tuto quello ge sarà tolto.
Prefato trombeta mandiamo ale Magnificentie vostre: quelle ge ordinerano dove haverà ad andar per che tanto farà. Et ge useranno quella cortesia per la mercede sua ge parerà, havendo rispecto ala persona il manda, et sarà ben facto. Nec plura; ale Magnificentie vostre se richomandiamo".
Lettere 9.3.3. # 124/23
Francesco Bellafino, servitor, agli Anziani della città. Milano, 17 marzo 1512.
"Ho expedito quanto fa bisogno per il caso de d.no Aloisyo Baniato: hozi farò la inhibitione al Capitano de Iusticia per vigor dele litere del rev.mo Senato, et il cl.mo Potestà procederà come vol il dovere. Manderò etiam le litere de Magnificentie vostre, le qual a simili valerano quando occorrerà tal caso. Me richomando ale Magnificentie vostre".
Lettere 9.3.3. # 125/1
Bernardo Marliano, Podestà di Romano, al Luogotenente ed Anziani di Bergamo. Romano, 12 gennaio 1512.
"Considerando io il bisogno che ha questo territorio bergamasco de blade et che fusi lo accresimento che quelle quotidie fanno in precio proceda per essergli persone che ne comprano per incaneparle et per revenderle de qui; et per obviar et tronchar queste male spine haveva ordinato una proclama, ch'el non sia alcuna persona che ardisca né presuma su questo mercato comprare né far comprare blade de alcuna sorte per incaneparle né revenderle qui. Ma vostre Magnificentie come vigilante et desiderose de bono publico me hano scripto una sua circa tal materia, a mi gratissima, et subito dicta proclama l'ho facta publicar, ma non mi è aparso far inhibitione che le biave de qui non se possano condure in Toresana, sì per non haver a superveder tal comissione, sì etiamdio per che le me ha facto intender che li mercadanti quali conduxeno blade in questo loco da Cremonese et Cremasca, stante ipsa inhibitione le conducano a Calzo et altri luoci; adeo che questo mercato se
anichilaria et ne consequiria danno, et de questa cità et de questa mia iurisdictione. Pur non restarò far circa ciò le altre debite e opportune provision. A vostre Magnificentie de continuo me offerro et recomando".
Lettere 9.3.3. # 125/2
Bernardo Marliano, Podestà di Romano, al Luogotenente ed Anziani di Bergamo. Romano, 21 gennaio 1512.
"Per satisfar ala honesta richiesta per vostre Magnificentie, cum sue lettere de dì 27 delo instante (?) et heri sul tardo haute, a mi fatta circa el notificargli la quantità dele blade se ritrovano in questa mia iurisdictione, et quante ne intrano et usciseno, ho fatto, non perhò minutamente, la descriptione de quelle. Ritrovo essergli some 4000 e più de blade grose et minute, te la mazor parte de quelle esser de forestieri. Et che in ogni zorno de marcato ne intrano saltem some 200 fin 300 et più, et questo secundo el spazamento se fa. Li mercadanti se sforzano condurne più che ponno, et aliquando se spazano et ne resta bona summa de quelle. Se altro circa hoc et in aliis posso né vaglio, a vostre Magnificentie me offero, et a quelle me ricomando. Que diu valeant".
Lettere 9.3.3. # 126
Giovan Maria Guasco agli Anziani di Bergamo. Milano, 15 gennaio 1512.
"Questa è per advisar le Magnificentie vostre como di presente sono a Milano con la expeditione mia de l'offitio di quella cità in optima forma. Et per poter far cellere intrata al dicto offitio secundo il desiderio comune nostro, prego le preditte vostre Magnificentie vogliano mandar qua statim uno suo, con il modo suo consueto, per far condur le robe mie de Alexandria et de mei offitiali, quali sono tuti foresteri et nova gente, secundo il desiderio vostro, como mi ha significato il suo mag.co Ambassator qua. Et spero in Dio che di me et essi mei offitiali restarano bene satisfacti, et precipue circa la observantia de soi ordine et statuti. A le Magnificentie vostre me offero et ricomando".
Lettere 9.3.3. # 127
Giovan (?) al Podestà, consoli e Comunità di Bergamo. Milano, 23 gennaio 1512.
"Mandiamo li milli alemani per beneficio del Ch.mo Re nostro. Però volemo et vi comettemo che li faciati dar logiamento et victualie, pagando loro honestamente. Et in questo non manchati, per quanto haveti acaro la gratia regia".
Lettere 9.3.3. # 128
Francesco Biraghi, commissario e Podestà a Caravaggio agli Anziani di Bergamo. Caravaggio, 25 gennaio 1512.
"E' vero che per il Capitaneo del Vedo fu intertenuto Gasparo, et consignato al mio cavaler per presone del preditto Capitaneo. Il quale lo tractarò non da presone ma da fratello, come da epso potrano saper li Magnificentie vostre. Et in el resto, per la inventione gli è facto quanto bene s'è posuto, et è componuto in lire 16 imp., per che gli mag.ci Deputati sopra le biade havevano hauto noticia di questo non se poteva far con mancho per che havevamo scripto al Capitaneo che cercasse haverlo in li mane et condemnarlo. Sì che altro non li posso fare. Et hozi matina è andato a casa sua. Me increse non havere potuto satisfare in tuto el desiderio dele Magnificentie vostre; ale quale mi ricomando".
Lettere 9.3.3. # 129
Iacobo Bratello, Podestà di val Gandino, ai Conservatori della Sanità di Bergamo. Gandino, 26 gennaio 1512.
"Quantunche le cose che non passano prospere non se aldeno voluntera, niente di meno, aziò se sapia le occurrentie, a Cazanicho sabato proximo se ritrovò amalato uno chiamato Defendo fo di Martin de Imberti, et la consorte soa, pur non sapendo de que cosa, ma sempro cum suspetto. Mandati li Deputati de Gandino, et oltra uno homo per terra dela valle a voler intender, cum diligentia però, de qual materia proceder, se dubita non sia de peste; et fina hora non s'è podesto haver dondo proceda: chi dise de Villa de Scanzo, e chi de altrove. L'è fato far tute le debite provisione sia son posibille in mandarli fora separati cum tuti quelli hanno podesto comprehender sia pratichato. Altro non n'è fin hora, per Dio gratia. Fo de questo aviso ne parso ale Nobilità vostre, per debito de amore, per contento di Deputati de qua, et etiam che li mandati che veneno alias a Bergamo disono haver proferto se in questa valle achaderà niente, faciano dar aviso ale
Spectabilità vostre. Nec plura, paratus siquidem..."
Lettere 9.3.3. # 130
Antonio Maria Pallavicino ai cavalieri conte Trussardo Calepio, Soccino Secco, Luca Brembati e Francesco Albani. Milano, 30 gennaio 1512.
"Non è stato manco la bona resolutione de quella città de quello che era la firma opinione mia, cognosciuta la bona dispositione de tutti voi verso la Maestà Regia, et io voluntera vi l'ho confortato et preponuto a farlo, sapendo che ve ne harà portare laude et beneficio. Sì che me congratulo cum le Magnificentie vostre de tale bona ellectione et ne ringratio quella cità et epse, certificandole che, per reputarme de quella città, non serò mai per ricordarle et proponerli se non cose che me parerano ch'habiano cedere a beneficio et honore suo. Ricommando alle vostre bone gratie".
Lettere 9.3.3. # 131
Una persona sconosciuta (Naldus de Augustis?) ai Deputati di Bergamo. Grumello, 30 gennaio 1512.
"Receputo una vostra et tuto inteso, rispondo sito del asalto fato in Bergamascha di questo non è stato dito né fato ... luni vel saltem martedì fo ... sul teritorio de Pontolio una compagnia de Franzosi insieme cum d.no Vineso Valgoglio de Bresa et fo robato uno Franceso per fine ali stivali al familio de d.no Vinicio (?) el mulo et quanto aveva ale fuzino de poy inteso altro asalto sì non che hano per tute ... altro mal non fano segondo se dize del campo de Venitiani questa matina fo dito che sono comparsi sule campagne de Monte Giaro, pur di ... non ge sono paroli ma non li poso dar altra information. Se cosa acedesse, sipiandolo mi subito in daria aviso, che son ... del honor et utile dela mag.ca Comunità per esser dela patria. Ali quali de continuo me ricomando et se non ho scripto a suplimento, g'è manchato el scriptore, lo ... et lo sapere".
Lettere 9.3.3. # 133
Francesco Suardo agli Anziani di Bergamo, 4 febbraio 1512.
"Ho visto quanto me scrivete et vi respondo che li meriti mei verso quela mag.ca cità non meritano tal parole; che mi non son debitor in cosa alchuna de quela mag.ca cità; che il dono regio li datiarii son debitori de darlo; etiam che io desideroso di compiacer a tuto mio poter a dita cità, mi son sforzato di servirli et in tuto quelo potrò e in generale et in particulare son per spedir fin il sangue. Circa li vostri protesti, riservo che la reson li decida che noi medemi, et saria honesta cosa che volendo voi esser serviti de mi, etiam che io non sia debitor mi mandasti la mia quietanza. Spero in Dio de venir domane cum lo altro et vi farò intender la veritade più pienamente; et se non fusse stà che li comandamenti di mei superiori me teneno qui, saria venuto ozi".
Lettere 9.3.3. # 134
I Conservatori regi della Sanità di Milano (firma G. Grottus) ai loro omologhi di Bergamo. Milano, 13 marzo 1512.
"L'aviso ne date de le cose de la peste novamente acadute a Seriate de vostra iurisdictione, et a Villa de Serio et a Molina, tute a voy suposte, et l'origine possete pensar si habino, non mancho la provisione de sequestratione scrivete haverli facto; resta solo ce avisiate subito se modo alcuno li havete prestato al brusare le pellettarie et altre cose quale non si possino purgare. Però che intendemo li mandate doy homini experti in similibus, quali habiano ad brusare le pellettarie et netare ogni cosa; e quando non habiate persone experte, li mandarimo de qua, et de quali si possiano prendere fede. Non manchate adunque de darni subito risposta, aciò ve possiamo drizar epsi ministri quanto più presto ad expedire il tutto.
L'aviso ce date de Gandino, aviengha ne sia stato dispiacevole, non di meno possiamo se non comendarlo, però che havemo scripto al Potestà difusamente circa ciò. Non manchate in tenerci avisati di quanto sentite concernere l'offitio de la sanità, et sopra tutto in custodire quella cità. Et bisognandovi da nuy adminiculo, avisateci, che non mancharemo per il possibile".
Lettere 9.3.3. # 135
Francesco da Fine agli Anziani di Bergamo. Milano, 14 marzo 1512.
"Per litera de li Signorie vostre de 12 del presente ho inteso quanto quelle me ringraciano de poca cosa per mi fata apresso lo exc.mo Signor mio patron. Ad quello che son dispostissimo et debitore de far, in specie et in genere, li forze mie son debile: vale quale le siano, sempre de bone core le spenderò in ogni loco a lore beneficio.
Non accade le Signorie vostre me ringraciano de cose per mi fate et che sia per far, per che reputo fare per mi stesso. E bene che sia infimo et indigno, me aricordo che sono citadino de quella mag.ca cità. Le Signorie vostre me comandi, le me atrovarano obedientissimo et fidele. Miser Francisco Belaffino, zentilissima persona, è invero solicito acoro (?) et accepto al preditto Signor mio et lo vede molto volontera, sì per rispeto de le Signorie vostre, quanto per la desterità sua. De quello ho saputo et posuto non son mancato né mancarò. In bona gratia de le Signorie vostre sempre me aricomando.
Presentate et lecte in Consilio maiori, die 17 marcii 1512".
Lettere 9.3.3. # 136
Gli Oratori di Bergamo ai Deputati ed agli Anziani della città. Milano, 18 marzo 1512.
"Hozi da Zanoto havemo haute le litere vostre, per li quale ne avisati la resolutione fatta per lo ill.mo Generale Normando circa le munitione di la Rocha et Capella. Del tutto havemo parlato cum lo ill.mo Gubernator nostro. Et per che Monsignor Generale è persona iustissima, multis consideratis, a nuy pare che le Magnificentie vostre non debano ultimar questa cosa, ma aspectar che sua Signoria sia là, dove se potrà far intendere le resone de la cità, et de poy si farà tanto quanto parerà a la Signoria sua.
Dal ill.mo signor Gubernatore havemo inteso che sabato il prefato ill.mo Monsignor generale, Monsignor Vice Cancelero et Monsignor de Mons, Capitanio di Iustitia, andarano a Casano et dominica verano a disnar a Bergamo, in compagnia de li quali verrà il prefato ill.mo Gubernatore. Et per che sue Signorie voleno stare più unite et più vicine che ponno, però le Signorie sue circa li logiamenti me ha ditto: che Monsignor Generale sarà in casa dil mag.co Thesorero, Monsignor Vice Cancellero et la Signoria sua in casa de miser Piero et miser Galeazo Suardi, et monsignor Capitanio in casa de mi Ludovico. Però le Magnificentie vostre farano che al tutto sia posto bon ordene, aciò non si habbe vergogna. Et sarà bene mandar uno a Casano sabato, per poter melio sapere el numero de le persone et il tutto accaderà, quali anchora sabato di note ritorni a Bergomo. Non alia, a le Magnificentie vostre si racomandamo".
Lettere 9.3.3. # 136/2
Ludovico Suardo, Luogotenente in valle san Martino, agli Anziani di Bergamo. Caprino, 18 marzo 1512.
"Subito che have disinato montay a cavallo e andete ala hostaria a levare il trombetta. Gionto che fui a Ponte Sancto Pietro, parlay cum el consolo, insieme con uno di fratelli de d.no Io. Philippo da Mozo, et li feci intendere il tutto del nostro andare, et li impose dovesseno andar per la val de Bre et avisar quelli homeni che erano stati oltregiati, che subito venessero a Bergomo a parlar cum vostre Spectabilità, et maxime cum d.no Obertino di Vegi et d.no Martino Ficieno, quali li drizariano per la via haveveno a fare; et così mi promiseno de far.
De poy anday a Prezate et trovay il consolo, el qual disse haver pagato un teston per cavallo al forero, aciò non alogiasse, che fureno 50 testoni; et li impose subito venisseno da vostre Spectabilità, utsupra.
Gionto poy a Terno, trovay el consolo, qual disse haver pagato ducati diese d'oro per fugere li alogiamenti di essi soldati; li comanday che subito venisse da vostre Spectabilità per intendere utsupra.
Dapoy scontray un da Carvico che veniva a Bergomo, et intese da luy che havevano pagato certa summa de dinari; li comanday venisse da vostre Spectabilità, utsupra. Gionto a Carvico, feci quel medemo comandamento a ditta terra, che venisse da voy.
Gionto che fuy a Villa, intendessemo la compagnia esser partita lunedì per andar a Como, per il che, essendo sera et piovando, ho condutto il trombetta a Caprino, dove giongessemo a hore 23. Et doman da maytina li darò una guida che lo condurà a Como. Et luy mi ha ditto voler tornar doman di sera qui a Caprino, sì che io lo aspetarò, et sabato damaytina veremo a Bergomo da compagnia. Mi ricomando a vostre Spectabilità.
Recepute il 19 marzo 1512".
Lettere 9.3.3. # 136/3
Gli Oratori di Bergamo agli Anziani della città. Milano, 31 marzo 1512.
"Segondo l'ordine, in questa matina a hore XV semo stati a la audientia de li ill.mi Signori Gran Cancellero et Generale, et lì è stà exposto per nome de questa mag.ca Comunità tute quelle excusation debite parevano convenir al caso nostro in deffensione universale de la cità. Tandem, pluribus hinc inde dictis, le sue Signorie hano risposto che in questo caso loro sono puri ministri, et come nudi ministri ne hano significà la mente de la Christianissima Maestà esser questa, videlicet: che la cità sia privà de ogni privilegio, immunità, exception, redditi et perventi havuti da la Regia Maestà et che prima haveva; et dapoi ne hano comandato che infra triduum dobiamo presentarli tuti li privilegii concessi per la Maestà Regia et de Venitiani.
Al che per nui è stà repplicato la cità nostra esser innocentissima, et che firmamente credevemo esser de mente de la Regia Maestà che in questo caso se deba assumer le information de la innocentia nostra, et che da po' se deba iudicar secundo la iusticia; dicendo anchora che la cità nostra voleva destinar soi oratori a la Christianissima Maestà per deffension de essa cità, et a ciò che in hoc sia fata la iusticia.
Et a questo le sue Signorie resposeno che loro non impediveno che non mandassemo da la Regia Maestà; et de poi anchora subiunxeno che li soi delegati quali se trovano de là per tuto luni se deno ritrovar a Milano, et che anchora meglio intenderano da diti delegati la verità.
Questo notifichamo ale Magnificentie vostre, aziò che quelle intendino lo tuto. Tamen, per opinion nostra credemo veramente che in questo, per essere le sue Signorie iustissime, non ne sarà manchato de iusticia. Pur, aciò che le cose nostre possano succeder a melior effecto, per nostra opinione scrivemo a le Magnificentie vostre che quelle quam primum debano far ellection de ambasatori ala Christianissima Maestà Regia, per deffender la innocentia nostra, et per operar che ne sia fata bona iusticia; remetendose però a la prudentia de le Magnificentie vostre. Subinde, non mancharà che al termine predito ne siano mandati li originali privilegii diti, aciò li possiamo presentare a li prediti Signori, secondo lo comandamento suo, quali perhò presentaremo non simpliciter, ma cum le nostre protestation et debite reservation. Da poi anchora, vederà per ogni via de mandarne le copie de le cride fate de deponendis remisatis (?) adì 5 de febraro,
quale fu scrite per Io. Antonio da Assolaro. Ulterius, mandemo a le Magnificentie vostre la littera del ill.mo Signor Generale circa li danni patiti per la città in questa novità, quale cum ogni diligentia et celerità farete exequir.
Altro non dicemo per hora, salvo che usaremo tuta la sollicitudine et diligentia a noi possibile circha quello ne cometerete. Et a le Magnificentie vostre se ricomandemo".
Lettere 9.3.3. # 136/4
Gli Oratori di Bergamo agli Anziani della città. Milano, venerdì, 2 aprile 1512. Currenti calamo.
"Havemo scritto ad vostre Magnificentie quanto per noy si era operato cum questi ill.mi Signori Delegati, et vi havemo mandata la supplicatione signata. Cerca li danni de la citade, da poy ritornato il Signor nostro da Cassano, andassemo a visitar sua Signoria et conferissemo cum quella quanto occorreva circha le cose di qua, et intendessemo lo aparer suo, quale non reputemo sia necessario scriver altramente per essere, post multa, di questa conclusione: che iustitia non ne debbia manchare, demonstrandone sua Signoria grandissimo dispiacere de li affanni nostri, et offerendosi far ogni cosa possibile a beneficio nostro. Et siamo certi cossì farà, ritrovandose in loco di poterne far servitio, quantunche sua Signoria anchora sia ritornata a Cassano.
Hoggi, sollicitando quanto si può le comissione a noy date, siamo stati prima da lo ill.mo Cancelliere per obviare ala exhibitione de li privilegii requisiti, se fusse possibile. Et parlato per noy a sufficientia et etiam presentatogli una copia del comparimento fu ordinato a Bergomo. Sua Signoria ne rispose voler ad ogni modo presentassemo ditti privilegii originali, per che absolutamente cossì era la voluntà de la Regia Maiestà. Et finalmente disse che secondo havevamo fatto intendere a sua Signoria, così dovessimo dire alo ill.mo Generale.
Per il che, subito si transferissimo ad esso Monsignor Normando, et, significatogli quanto ne parse a proposito circha li fatti de la citade, et maxime de ditti privilegii, ne rispose che noy si facevamo troppo galiardi in excusare la terra nostra, et che melio sarìa dimandar clementia che iustitia. Tandem, al fine concluse voler esser domane insieme cum esso Monsignor Cancelliere, et parlariano cum noy de tutte queste cose. Et cossì staremo attenti e solliciti ad vedere quanto ne dirano. Ulterius, perché doman è il termine ultimo de presentarli ditti privilegii, aciò non ce tornasse a magior danno, vogliano vostre Magnificentie mandarli, se fin hora non li haveti mandati, on veramente vi piaqua darne aviso se haveti altra opinione. Nec plura; ad vostre Magnificentie ci racomandemo".
Lettere 9.3.3. # 136/5
Gli Oratori di Bergamo ai Dieci Deputati della città. Milano, 17 aprile 1512.
"Hoggi, agionti fussemo a Milano, andassemo a trovare lo ill.mo Gran Cancelliere, et parlato havessemo a sua Signoria, ne remise che dovessimo essere cum Monsignor Generale di Normandia, al quale cossì parlassimo quanto occorreva. Et tandem, in su la sera, tutti duy che si ritrovorono insieme ne disseno che domane ale XX hore ne darano rissoluta risposta, quale Idio voglia che sia bona.
Ulterius, li mag.ci Vice Cancelliero et Leone, che erano per ritornar a Bergamo, per la venuta nostra ne hanno ditto de differire alquanto inanzi che venghino. Altro non vi possiamo di presente avisare. Alla giornata, secondo accaderanno le cose, ne daremo celere noticia a le Magnificentie vostre, ale quale se racomandemo. Insuper, se il mag.co Thesoriero potesse venire domane, ne piaceria summamente, perché credemo saria ad qualche cosa in buon proposito per la terra. Et quando non possa venire, richiedeti che ne mandi subito di qua la comissione nostra, che rimase apresso sua Magnificentia".
Lettere 9.3.3. # 136/6
Gli Oratori di Bergamo ai Dieci Deputati della città. Milano, 21 aprile 1512.
"Ozi, secundo lo ordine a noy dato, fossemo a casa del ill.mo Generale, dove conviene lo Monsignor Cancellere e lo Monsignor Gubernatore nostro, et ne feceno richieder dal prefato signor Gubernatore ducati cinquanta milia. Al quale noy respondessemo che la cità may non pagaria un soldo per imputatione alcuna ge sia data per rebellione; dicendoli noy anchora cum admiratione che la summa era cresciuta. Qual ne respose che la adiuncta de ducati dece milia era per li XXVI milia ducati richiesti a particulari; et noy respondessemo che non parlavemo noy per particulari, ma solum per la cità.
Da poy sua Signoria fece la risposta nostra ali prefati ill.mo Signori, et da poy ritornò, dicendo che li prefati ill.mi Signori dicevano che noy eravamo venuti a delegarli. Et noi dicessemo voler parlar ale soe Signorie che il prefato signor Gubernatore me disse che non me volevano aldir altramente, ma che dovessemo venir a casa a far li fati nostri, che loro faceveno li soy.
Da poy longamente aspetassemo lo mag.co Cancelliero, al qual parlassemo asay cerca le cose nostre, et mi respose non poteva far altro, et che dovessemo mandar li oratori nostri ala Maestà Regia, et presto presto, et che havemo fato male a differir tanto. Dal quale per sua monitione sono per retornar domane a parlarli, ma credemo che questo non sarà lo ultimo refugio a mandar li oratori utsupra.
Seti sapientissimi, fareti tanto quanto vi parerà. Pur da po' che haveremo parlato cum el prefato signor Cancellero, daremo aviso del tuto et aspetemo bona licentia da vostre Magnificentie de venir a casa; ale quale de continuo se recomandiamo".
Lettere 9.3.3. # 136/7
Gli Oratori di Bergamo ai Dieci Deputati della città. Milano, giovedì 22 aprile, hora XX, 1512.
"Questa mattina per el correro scrivessemo ale Magnificentie vostre come aspettavemo hoggi havere la ultima ressolutione de questi ill.mi Signori cercha la cose di la tera. Et cossì da po' disnar, havendo noy di ogni cosa parlato cum il Gran Cancelliero, ne fu finalmente datta risposta in nome di essi ill.mi Signori, certamente molto horribile et che asay ne è dispiaciuta, cioè, che per ogni modo sue Signorie intendeno volere da la cità nostra cum li borghi tutta la summa dimandata, videlicet, li ducati 50.000; et che se fra 4 zorni non se trovaveno, la cità nostra se ne pentirebe et gli provederiano loro; et che più non bisognava parlar d'altro accordo.
Il che essendo cossì risposto, a noy pare non debiamo più aspettar qua, dove non si trova buon rimedio ali fatti nostri, ma voressemo venir a caxa. Et cossì pregamo vostre Magnificentie ne diano bona licentia di venire, et quanto più presto sia possibile, altramente sabbato deliberamo esser a Bergamo, aut cum avixo vostro aut senza, non vedendo poter operar cosa bona per adesso, commo è preditto. Bene valeant Dominationes vestre".
Lettere 9.3.3. # 136/8
Gli Oratori di Bergamo ai Dieci Deputati della città. Milano, 18 aprile, hora XXIIII, 1512.
"Como vi havemo scrito per d. Ioanne Sedrina, questi do signori Delegati, videlicet, Monsignor Vice Cancellero e Monsignor Leone, domane a cena se trovarano a Bergomo, et hano eleto lo alozamento in casa del mag.co miser Ludovico Suardo. Et per che li havemo trovati molto favorevoli ale rason nostre, et in questa causa hano grandissima autorità, a noy non è aparso per hora de denuntiare quella conclusione quala fo fata in concordio, videlicet, che non se intendano di haver salario da la Comunità nostra per sua mercede; immo crediamo essere aproposito nostro che a quelli Signori sia fato honore, et che siano carezati, visitati, et ge sia presta ogni reverentia. Pur le vostre Magnificentie sono sapientissime, le quale disponerano circa ciò tuto quello ge parerà, et secundo li successi nostri ala giornata se potrano governare. Bene valeant Magnificentie vestre, quibus nos plurimum se comendamus.
P.S. Insuper, el secretario di Signori prediti è stato in questa sera da noy, dicendome per nome de sue Signorie vi scrivessemo che sue Signorie sarano a cenar de lì e che li dovesti far preparare".
Lettere 9.3.3. # 136/9
Francesco Albani e Oliverio Agosti, oratori, ai Dieci Deputati della città. Milano, 3 maggio 1512, hora XV.
"Heri sera azonzessemo a Milano et parlassemo cum uno di nostri benefactori et protectori, el quale ne viste voluntera et promise di parlar et operare cum questi ill.mi Signori cum ogni studio et diligentia, a benefitio de la città nostra. Da po' in questa matina havemo parlato cum miser Io. Iacomo Saconardo, el quale me fece intendere che li Signori faceva gran difficultà in el dono et volerne privar de quello. Noy ge havemo risposto che senza quello principalmente non semo per concluder cosa alcuna. Da po' anchora me ha dito che li Signori voluntera concluderiano una summa ala cità et distreto. Noy respondessimo che da tal cosa non havemo comissione alcuna. Havemo anchora acompagnato li Signori a Santa Maria de li Gratii et ge havemo fato reverentia; tamen, non havemo fato altre parole cum le sue Signorie. Saremo attenti et soliciti et a dì per dì et hora per hora scriveremo ale Magnificentie vostre tuto quelo achaderà. La compagnia del ill.mo signor Io. Iacomo
cum alcuni fanti venerà a Bergomo in breve. De altri soldati non intendemo altro. Bene valeant Magnificentie vestre, ali quali de continuo se recomandemo".
P.S. Con grafia diversa
"Expreso aviso Vostre Magnificentie como el cl.mo nostro Podestà fu heri sera da li Singori Monsignor Canzeler et Monsignor General, in presentia del rev.mo Cardinal de Samalo, in presentia el Capitano de Iustitia, donde el recomandò molto la cità et farli intender la mal contenteza de quale era ... per la qual cosa luy me dise che al credeva che le cose nostre pasarano asay bene. Non mancheremo de far el debito nostro".
Lettere 9.3.3. # 136/9
Francesco Albani e Oliverio Agosti, oratori, ai Dieci Deputati della città. Milano, 5 maggio 1512, hora XXIIII.
"Fina questa hora non è fata altra resolutione ale cose nostre. In questa matina Monsignor ill.mo Generale me disse che da po' disnare dovessemo andar da la sua Signoria per tractar de le cose nostre, sì che ale XVI hore, secundo lo ordine, andassemo et stessemo in camera sua una meza hora al cospeto di sua Signoria, et non me disse altro. Da po' el compagnassemo al Senato, et dopo el compagnassemo a casa, et lì aspetassemo fin che l'ussisse de camera, et ge fessemo reverentia. Sua Signoria me fece bona chyera et non me disse altro.
Noy se apresantamo ad ogni hora et aspetamo che sua Signoria me richieda, et per non far danno ale cose nostre non instamo con importunità, ma più presto stamo in expectatione, et questo facemo anchora de consciglio di nostri protectori. Se le Magnificentie vostre havesse altra opinione, datime aviso. Noy iudicamo essere aproposito nostro apresentarse ad ogni hora et aspetar che sua Signoria me dimanda, che instare cum celerità.
Di qua se intende ch'el se tracta la pace cum el Summo Pontifice, et che gli sguizeri hano rechiesti li ambasssatori de la Christianissima Maiestà per essere a parlamento cum loro, facendoge salvo conduto; quale cosa par essere inditio de pace. Del successo di fati nostri sempre sareti avisati et saremo soliciti et attenti, como è debito nostro. Interim, Magnificentie vestre bene valeant, quibus se nos prurimum comendamus".
Lettere 9.3.3. # 136/10
Francesco Albani e Oliverio Agosti, oratori, ai Dieci Deputati della città. Milano, 4 maggio 1512, hora XIIII.
"Fina hora non è seguito altro. Li nostri protectori fidelmente se adoperano a benefitio nostro. Da po' disnare dovemo essere in siema. Non dubitate che non se tractarà se non cose honorevole per la cità nostra, et de tuto subito daremo aviso ale Magnificentie vostre, ale quale se recomandemo".
Lettere 9.3.3. # 136/11
Francesco Albani e Oliverio Agosti, oratori, agli Anziani e Deputati della città. Milano, 5 maggio 1512, hora nona.
"Heri ale tre hore recevessemo una di vostre Magnificentie per el correre. In questa matina al alba semo stà dal ill.mo signor Io. Iacobo, el quale me dice che guasconi non venerano a Bergomo; et che a Bergomo venerà solum la sua compagnia et cinquecento in fina mille fanti; et che sua Signoria ha acceptato quello alozamento, aciò che noy sentiamo mancho danni. El resto del campo, como a noy per altri è dito, viene al drito per la strada Romea.
Heri de matina scrivessemo ale Magnificentie vostre che el era dato ordine da esser insiema da po' disnar per la resolutione de le cose nostre. Noy stessemo a casa del ill.mo Generale, comenzando ale 16 hore fina ale XXIIII. Tante fo le occupatione di Signori, che del fato nostro non fo tractato cosa alcuna. Ozi et ogni dì et hora staremo attenti ale expeditione nostre, et de tuto daremo subito aviso ale Magnificentie vostre, ale quale de continuo se recomandemo. Honesto sarìa che le Magnificentie vostre me mandasse qualche dinari. Que bene valeant".
Lettere 9.3.3. # 136/13
Gli Oratori, ai Deputati alla Sanità. Milano, 7 maggio 1512, hora XV.
"Havemo receputo una di vostre Magnificentie circa el caso del Rizo fameyo de d. Alvise Boltega. Vi avisemo che in questa matina et heri el vedessemo andar per Milano sano et salvo, sì che non m'è parso andar dali prefati Signori della Sanità a informarsi de quello havemo veduto oculis nostris. Bene valeant Magnificentie vestre, et siquidem possumus iubete".
Lettere 9.3.3. # 136/14
Francesco Albani e Oliverio Agosti, oratori, ai Sedici Deputati della città. Milano, 8 maggio 1512.
"In questa hora sono convenuti in siema li doy nostri ill.mi Signori, insiema cum uno di nostri protectori et lì, in nostra absentia però, è stà agità el caso nostro longamente; et par che si resolvano in questo, di voler abassare de la summa rechiesta e venir a conveniente summa. Ma vorebeno ch'el dono circa el quale pende la difficultà remanga sequestrato usque quo per la Regia Maestà sia deciso an debeatur. Per il che, non è aparso a noy né a nostri protectori de offerir summa alcuna, se prima non se daria aviso ale Magnificentie vostre, li quali deliberano et respondano como ge parerà. Noy semo sempre stà forti et galiardi di non venir a conclusion alcuna senza el dono. Pur havemo scrito questo ale Magnificentie vostre, aciò anche loro respondano ciò che ge pare.
De po' anchora hano deliberato che li mag.ci d.ni Vice Cancelario et Leono vengano di là per expedir li processi comenzi, et per metter fine a questi disturbii, imponendoli che fra X o XV dì ad summum debbano essersi expediti. Et per quello che noy havemo da li nostri protectori, utilissimo sarà ala cità nostra farge le spese et anche pagarge li sui salarii, perché in omnem eventum, et a tractar lo acordio et circa ogni altra occurentia, sarà a grandissimo proposito. Sì che me exhortano che a questo non voliamo far resistentia alcuna et paregiarge dove a voy parerà, et così anchora noy contentaremo per la opinione nostra a questo. Ulterius, per quello che vedemo et intendemo, non dubitati che non sarà fato alcuna impressione né effectuale executione per questi dinari richiesti da la cità.
Item, vi avisemo ch'el vene di là do compagnie che serano circa 75 lance, ciovè quella di Borsi et un'altra, in summa non passano 75 lance. La compagnia di fanti anchora non lo intendemo, et speremo che seguendo bona relatione et acordo, le spese se alevierano, se non in tuto almancho in parte. Vi mandamo de questo messo a posta, aciò che presto habiamo risposta dale Magnificentie vostre, al quale ge fareti far el dover suo. Vi pregemo che vi aricordati de mandarme danari. Altro per hora non achade, se non che se recomandemo ale Magnificentie vostre".
Lettere 9.3.3. # 136/15
Francesco Albani e Oliverio Agosti, oratori, ai Sedici Deputati della città. Milano, 8 maggio 1512, hora decima.
"Heri sera recepute le littere date per Pantucio, subito andassemo dal ill.mo signor Io. Iacomo, ma non potessemo parlare per essere molto corozato. In questa matina havemo parlato cum sua Signoria, dicendo che sua Signoria ma haveva dito ch'el voreria solum la sua compagnia e cinque cento in milli fanti, et che il se intendeva ch'el vegneva lanci CCC et doa milia guasconi. Sua Signoria me disse ch'el non era vera, et che solum venerà C lance et li fanti preditti, subiungendo che non voleva ch'el venisse adesso la sua compagnia, per che intendando el mal portamento el quale fano questi fanti, che non voleva cum lor mesedarsi, acio che non se dica che soto le sue spalle se faciano simile oltrazi et iniurie. Sì che intendeti el tuto, et anche poteti comesurare le menaze de CCC lance, et a que fine tendano. Bisogna armarse de bona patientia.
Circa el fato nostro, semo stà cum lo ill.mo Generale, et dise non voler la desfactione de la terra; tamen, intendeva ch'el dono fosse perso. Respondessemo che senza quello non erano per concluder cosa alcuna per che ultra il danno questa era sententia de rebellione.
Da po' se remesse de parlare cum lo ill.mo Cancellero, dal quale andassemo et prima ge fessemo parlare de uno di nostri protectori. Noy trovamo quello in ... ben disposto et circa el dono et altri capituli. Et heri tuti do fone insiema, tamen non tractono del caso nostro. Se sono remessi al dì odierno: staremo attenti et saremo soliciti. Le nostre calamità le predicemo, tamen non se zoverano.
Aspetavemo soccorso de danari da le Magnificentie vostre, tamen non vedemo provision alcuna: ve pregemo che vi siamo recomendati. Non ometto che in discursu sermonis cum Monsignore Generale ge fo ditto che la cità voleva mandar in Francia, non essendo molesto a sua Signoria. Me respose ch'el non ge era molesto per niente et che faressemo da savii andarge; tamen subiunse subridando che faria la executione. Vedremo fra puochi dì el fine di qua et la resolution che farano questi do signori, et de tuto daremo aviso ale Magnificentie vostre; ale quale se recomandemo".
Lettere 9.3.3. # 136/16
Francesco Albani e Oliverio Agosti, oratori, ai Sedici Deputati della città. Milano, 9 maggio 1512, hora XIIII.
"Heri avisassemo ale Magnificentie vostre ch'el ill.mo signor Io. Iacomo, per li respeti in le nostre littere allegati, revocava la opinione di mandar la sua compagnia a Bergomo, et che di là erano deputate due compagnie de 75 lance. Adesso havemo inteso che la compagnia del prelibato Signor era venuta a Bergomo et, dubitando che ancora non venisse de là quelle due compagnie de lance 75, in questa matina semo andati dal prefato Signor, significandoli che la sua compagnia era azonta a Bergomo, et che a noy era più grato che altre compagnie del mondo, et che dubitavamo anchora che andasse de lì quelle altre due compagnie, et che questa graveza saria a noy insupportabile; pregando sua Signoria che non me lasasse ruinare in tuto. Sua Signoria me rispose che non veneriano altre zente d'arme, et che non dubitassemo; et questo presente el mag.co miser Laurentio da Mozanicha collaterale, el quale affermò el medemo. Sì che intendete le cose come passeno: non è marvelia se scrivemo qualche cosa diversa l'una da l'altra, perché questo non procede da noy, ma da quelli che sono sopra de noy. Nec plura; bene valeant Magnificentie vestre, quibus plurimum se nos comendamus".
Lettere 9.3.3. # 136/17
Gli Oratori ai Sedici Deputati della città. Milano, 9 maggio 1512, hora XXII.
"In questa hora semo stà dal ill.mo Canceller, referendo gratie ala sua Signoria per la bona opera che fa sua Signoria per la cità nostra, pregandola volia perseverare, che la cità nostra non sarà ingrata a sua Signoria. Et questo havemo fato per comissione e conscilio de uno di nostri protectori.
Sua Signoria me ha risposto che è per operare tuta sua possanza ad auxilio nostro, dicendo che noy eremo stà negligenti a mandar ala Maestà Regia, et che bressani erano stà più sapienti et più diligenti a mandar el mag.co miser Baptista Piano, el quale, como intendeva, haveva optenuto pur asay cosa per la sua cità. Noy respondessemo che questo non procedeva da nostra negligentia, ma eramo stà tardi per riverentia dele sue Signorie, per che dubitavemo de andar cum sua desgratia; et che se così fosse, la andata nostra saria frustatoria. Me rispose che luy m'el haveva dito a la prima et che de questa andata ne haveva apiacere.
Dopo intrassemo al capitulo del dono, sua Signoria me assereva che vera mente la Maiestà Regia ha scrito la sua opinione cerca el dono, subdendo che s'el dono se sequestrasse scriveria in favor nostro ala Maiestà Regia et al Gran Canceller de Franza, et che se fessemo compositione me saria datto termino fra il quale potessemo andar in Franza. Noy ge rispondessimo che asay rengratiavemo sua Signoria de la offerta del scriver in Franza, dicendo però che la cità nostra non consenterebe may a compositione alcuna senza el dono; et così restassemo.
Ulterius, vi havemo avisato ch'el vene di là quelli do signori Iudici Delegati. Vedeti s'el aparese ale Magnificentie vostre che parlassemo a questi ill.mi Signori in questa forma, videlicet, admetano le defese de la cità et che ex nunc, constando etiam de la inocentia nostra, semo prompti a far quello conveniente dono ala Maestà Regia che potrà fare la cità; et questo a fine per far che intrano in opinione di voler veder le rason nostri. Le Magnificentie vostre sono sapientissime; faremo tanto quanto me cometerano. Que bene valeant".
Lettere 9.3.3. # 136/18
Francesco Albani e Oliverio Agosti, oratori, ai Sedici Deputati della città. Milano, 10 maggio 1512.
"Noy stamo in continua expectatione de la resposta di vostre Magnificentie, quale sapemo essere sapientissime et in le adversità contantissime (sic). In questa causa, quale è de tanta importantia, è de bisogno adoperar li amici, et como sapeti non vulgari, ma amici et protectori de somma auctorità et veramente ne servano di bon cuore. Tamen, noy cum la sua Signoria non potemo intrare cum quella fiducia se conveneria, per non haver se non parole da noy, et non retribution alcuna. Cum lo ill.mo Canceller havemo per ogni rispeto grandissime obligatione: saria a grandissimo proposito nostro et benefitio in questi tempi di usare qualche liberalità verso la sua Signoria. Similiter, cum lo ill.mo signor Vesconte per adesso, et cum lo ill.mo signor Io. Iacomo a suo tempo. Se in particulare havessemo qualche differentia, voressemo spender et spander in questa causa gravissima non se aresegemo spender un soldo. Se si volemo defender, necessario è far le debite provesione.
Tamen, in tuto se remettemo a le Magnificentie vostre: vi pregemo ben che non vi dementegati li fatti nostri, aciò che possiamo star saldi a queste asperrime imprese et fatiche. Bene valeant Magnificentie vestre, quibus plurimum nos se comendamus".
Lettere 9.3.3. # 136/19
Minuta di una lettera dei Dieci Deputati della città agli Oratori. Bergamo, 11 maggio 1512.
"In questa hora havemo receute vostre litere hozi date in Millano, ale quale respondemo per el presente impossibile esser a far denari, per le cause quale voy sapeti et grandi debiti nostri, et peius per queste zente d'arme et fantarie quali sono venuti in questi zorni et per quali tuta la cità è gravata ultra vires et como melio si pò, cercando satisfare a queste necessità de zente nove. Per la qual cosa non gli havemo ordine a quello scriveti, et in questo bisogna operar solum bone parolle, attenta la impossibilità de questa cità; quale perhò non fo may ingrata a chi gli ha fatto beneficio. Ma fatti non se pò exequir. Le Magnificentie vostre operi mo secundo la solita prudentia sua".
Lettere 9.3.3. # 136/20
Francesco Albani e Oliverio Agosti, oratori, agli Anziani e Sedici Deputati della città. Milano, 11 maggio 1512.
"Havemo receputo la risposta de le Magnificentie vostre, etiam che sapessemo esser così concluso como anchora di novo scriveti, et così sempre habiamo ditto a questi ill.mi Signori. Tamen, è parso essere nostro debito scriver el tuto ale Magnificentie vostre. Noy exequiremo ad unguem questa sapientissima deliberatione, et così ozi faremo intender di novo a questi ill.mi Signori la mente del Conscilio et universalmente de tuta la cità, et vi scriveremo como succederano le cose nostre. Bene valeant Magnificentie vestre, quibus se nos comendamus".
Lettere 9.3.3. # 136/21
Gli Oratori ai Sedici Deputati della città. Milano, 14 maggio 1512.
"Heri se strenzessemo cum lo ill.mo Generale et post multa sua Signoria se resolse in queste parole, che sua Signoria haveva tre comissione da la Christianissima Maestà, videlicet: de privar Bergamo e Bressa de tute le sue iurisditione; 2°, de privarle de le terre comprate da Monsignor Gran Maestro; 3°, de privarle del dono. Et che sua Signoria condescendeva a lassar le sue iurisdictione ala cità et de lassarge le terre aquistate dal quondam Gran Maestro, ma che del dono non voleva né posseva; et che contento era che andassemo da la Christianissima Maestà; et che permeteva le dite iurisditione per che questo tornava in utilità de la Regia Maestà, subiungendo che me faria restituir le iurisditione occupate.
Noy ge respondessemo che senza el dono non volemo concluder cosa alcuna, et che questa era la opinione de la cità, como sua Signoria haveva visto per lettere de essa cità, in le quale advertite sua Signoria non esserge sotoscriptione alcuna. Qual cosa non considerassemo perché cognoscemo la scriptura de desio (?) et per che el dono è posto in controversia noy non havemo voluto far oblatione alcuna de danari ...semo passato termino alcuno, sed solum havemo sempre ditto che observando li capituli et concession de la Regia Maestà, la cità era per fare ogni suo potere per far cosa che fosse apiacer de la sua Signoria, et per subvenire ala Regia Maestà, ma in queste occurentie de guerre; et che questo faressemo de bon animo, per che havemo coniuncto la nostra fortuna cum la felicità et prosperità de Franza; usando sempre dolce et conveniente parole ala sua Signoria. Sì che semo infina hora senza altra conclusione.
De po' semo stà dali nostri singularissimi protectori a consciliar el caso nostro. Et re diutius disputata, me hano exhortato che animosamente andiamo in Franza ala Christianissima Maestà a far intender el caso nostro et dimandar iustitia, assecurandome che la iustitia non me sarà denegata. Voy intendete el tuto; le vostre Magnificentie deliberano mo ciò che habiamo a fare, et de andar o star o retornar a casa. De novo avisemo le Magnificentie vostre che in questa matina habiamo per bona via inteso che le zente d'arme e fantarie che sono a Bergomo in brevi se levarano, denotando insuper ale Magnificentie vostre che eri iuxta comissionem domandassemo alo ill.mo Generale littere circa le victualie, ch'el se podesse vender carne et vino ali soldati, tamen senza datio.
La sua Signoria me respose che in questo noy dovessemo porger una suplicatione ala sua Signoria, che luy me remetteria ali mag.ci Maestri de le Intrate che me fesseno iustitia. Noy respondessemo che questo non se conveneva e che noy non volemo litigare, et che era cosa ala quale sua Signoria dovesse proceder. Sua Signoria se ... che sporzessemo la suplica. Noy non havemo voluto far altra suplicatione per non entrar in litte e perché li soldati de brevi se partirano; tamen, in tuto faremo ciò che sarà per le Magnificentie vostre deliberato.
Altro per hora non achade, se non che le Magnificentie vostre proveda al fato nostro, altramente non poteremo star a queste molestissime imprese. Agitur de summa rerum, credeti a noy, et è necessario in queste adversità far bono animo, altramente ruinaremo in tuto. Bene valeant Magnificentie vestre, quibus plurimum se nos comendamus".
Lettere 9.3.3. # 136/22
Giovan Oliverio Agosti, oratore, ai Sedici Deputati della città. Milano, 18 maggio 1512.
"In questa matina summo mane son stà dal ill.mo Canceller per intender da la sua Signoria se vero era che la Regia Maestà havesse deputato sie Senatori in questa causa, li quali havesseno administrar iustitia. Sua Signoria me respose in questa forma: "Quod ipsi bene de hoc scripserant Regie Maiestati, sed quod adhuc responsum non habuerant; sed quod vos queritis hoc, cum iam setes concordes, quia ut audio oblata sunt quindecim milia ducatorum, et reliqua omnia sunt remissa ad arbitrium Regie Maiestatis". Tunc in continenti dedi hoc responsum: "Ego etiam sum orator in hac causa, istud non est verum".
Le vostre Magnificentie intende adoncha il tuto: questa oblatione non è fata a mia saputa, qui nunche fo may de questa opinione, perché sarìa intricar el fato nostro. Io credo veramente che per la Regia Maiestà sia fato e scrito quello che scrisse heri, perché questo vene da uno secretario et da uno gravissimo Senatore, ma se tiene occulto per qualche rispeto. Sì che le Magnificentie vostre guardano bene ciò che hano a fare; tanto quanto farano se exequirà.
Da po' le Montagne sono acordate, val Seriana de soto paga tre milia ottocento ducati; quella de sopra paga ducati quatro milia ottocento; val Brembana quatro milia; de Valdemagna non so el numero. Volio significar questo aciò che se li delinquenti manifesti hano questo accordo, non dovemo noy, che semo senza culpa, tanto trepidare. Bene valeant Magnificentie vestre, quibus plurimum me comendo". (La grafia di questa lettera, che è quella di tutta o quasi la precedente corrispondenza, dovrebbe essere quella dell'Agosti.)
Lettere 9.3.3. # 136/23
Giovan Oliverio Agosti, oratore, ai Sedici Deputati della città. Milano, 18 maggio 1512, hora XXIIII.
"Quello che ho scrito per do nostre littere de la delegation fata per la Regia Maestà è verissimo, et me ne son amplamente certificato. Uno Senatore a questa causa me ha dito che vediamo la delegatione et che in quella trovaremo cosa che ne piacerà. Luy per adesso non vole essere nominato. Son stà da uno secretario, domandato miser Princivalle, per haver la copia de la delegatione. Luy me ha dito de non darla e che re ipsa per adesso non se trovava presso de luy, et che non se haveria senza licentia de essi Senatori. Son consciliato per adesso che andiamo in Senatu et rechieder ch'el se vocifera e vien data imputatione ala cità de Bergamo de rebellione; et che essa cità, questo presentendo et cognoscendo la sua inocentia, cum instancia domanda sia admesso le sue defese; et dimanda ne sia data la copia de li iudicii che ... copia monstrano a pretesse de sua inocentia, et cum più large parole et conveniente a questo proposito; et che in questo modo ogni cosa se discopriria et haveremo el modo de defenderse.
Questo significo ale Magnificentie vostre aciò che quelle deliberano ciò che se a fare in questa causa. Staremo attenti et soleciti, como è debeto nostro, per la replica. Et son avisato per quelo Senatore, el quale per adesso non vole essere nominato, che za otto dì el ge fo presentata questa delegatione, et perfin hora el è stà mandata la inquisitione contro la cità de Bressa pro rebellione; la quale, como se intende, animosamente se vol defendere. Nec plura; bene valeant Magnificentie vestre, quibus plurimum me comendo".
Lettere 9.3.3. # 136/24
Giovan Oliverio Agosti, oratore, ai Sedici Deputati della città. Milano, 18 maggio 1512.
"Havendo hauta la risposta del ill.mo Canceller, in quella forma de la quale io ve ho dato notitia per una mia mandata per uno messo a posta in questa matina, per certificarvi del tuto son andato da uno Senatore, el quale intendevo esser deputato una cum aliis ala causa nostra, et da la sua Signoria ho inteso che luy è fato nostro iudece. Et questo si è el mag.co miser Antonio Bernerio (?), el quale me ha ditto che sempre sarà prompto ad ogni nostro benefitio, et semper me sarà favorevole in le cose poteva cum suo honore. Io ho ringratiato asay sua Signoria. Sì che state de bona volia et fermi et franchi, che lo omnipotente Dio et la bontà et iustitia del nostro Christianissimo Re ce aiuterà. Intenderò a hora per hora de li compagni et ne darò aviso ale Magnificentie vostre. Et insuper, dubitando an essent deputati ad causam singularium an etiam quo ad universitatem nostram, respose sua Signoria quod ad omnia sunt deputati. Nec plura; bene
valeant Magnificentie vestre".
Lettere 9.3.3. # 136/25
Giovan Oliverio Agosti, oratore, ai Sedici Deputati della città. Milano, 25 maggio 1512.
"Mando la allegata patente del ill.mo signor Antonio Maria cerca quella richiesta fata al ill.mo Generale che se possa comandar circa le carne et altre victualie ali subditi di heredi del quondam singor Gran Maestro, la quale è in bona forma. Et domandando mi secundo la vostra impositione che questo se cometesse al mag.co nostro Podestà, el signor Antonio Maria disse questo spectare al suo Locotenente, et così se driza ale mane del mag.co miser Zuan Tomaso.
Da poy aviso ale Magnificentie vostre che ozi è venuto uno honesto et acostumato ordene fato per la Sacra Maestà cerca lo alozamento di soldati et lo ill.mo signor Zuan Latonio (?) in mia presentia et in presentia de molti altri l'a fato lezere, et ho pregato sua Signoria me volia dar la copia et una sua litera, aciò sia publicato in Bergomo, dove alozano molti soldati de presente. Sua Signoria ha comesso ne sia dato ogni cosa. Como più presto io lo haverò, el mandarò di là cum diligentia.
Altro per ora non achade. Cerca el fato nostro principale, como heri vi scrisse, altro non se fa. Non manchemo però, el mag.co miser Francesco Albano et mi, ogni dì et hora solicitar lo ill.mo Generale et sempre lo acompagnemo, vada dove se volia. Sua Signoria me fa bona chiera. Bene valeant Magnificentie vestre, quibus plurimum me comendo.
P.S. Scrivo le presente in mio nome per la comissione data a mi particularmente".
Lettere 9.3.3. # 136/26
Minuta di una lettera dei Dieci Deputati di Bergamo agli oratori della città. Bergamo, 29 maggio 1512.
I Dieci Deputati cioè (controllare) Fermo Valle, Bartolomeo Calepio, Girardo Sale, Gerolamo Poncino, Albertino Vegis, Bertolino Baniato, Bernardo Passo, Francesco Suardo tesoriere e Francesco Albani, agli oratori, dalla sacrestia di san Vincenzo in Bergamo il 29 maggio 1512.
"Credevemo che avanti il partir vostro vi fusse stà dato la copia autenticata di la parte presa in mazor Consilio di la libertà et bailia datavi circa le occurrentie presente. Et intendando da li cancelleri nostri non esservi stà data, ne è parso al proposito farvi le presente et mandarvi la copia de ditta libertà autentica, ciò possiati operar quanto sia al bisogno. Ben vi pregamo vi sforzati di risolvervi et ultimar questa cosa per sublevation di questa cità da le occurrente spese, quanto più presto posseti.
Se quelli de Ultra la Gogia tentasse cosa alchuna circa l'offitio suo, in preiuditio et contra la cità nostra, voi che seti in sul fatto fareti quelle provisione vi parerano esserne necessarie per benefitio di essa cità, exhortandovi in tutto (ben che sapiamo esser superfluo) ad usar il solito saper et prudentia vostra, neli quali questa cità nostra a posto ogni bona fede et speranza sua. Et di ogni successo vi pregamo esser soliciti ad darne aviso de giorno in giorno. Bene valete".
Lettere 9.3.3. # 136/26
Gli oratori di Bergamo ai Dieci Deputati della città. Milano, 30 maggio 1512.
"Vi havemo scrito una altra nostra aciò che ne mandasti una resolutione expedita, secundo el tenor de esse littere, et le havemo drizate a voy, et nulla risposta al proposito scrito havemo receuta, ma solum havemo recepute littere vostre di voi Domini Decem, cum la copia de la parte alias capta in maiori Conscilio, de la quale noy non havevamo de bisogno. Per tanto vi pregamo voliati essere cum li collegi vostri et ale littere nostre scrite a XXVIII del instante darne resoluta risposta, altramente, se per tuto domane non la haveremo, veneremo a casa rebus imperfectis, perché deliberamo non far conclusion alcuno se per tuti voy, on vero la magior parte, non havemo libertà distincta et sotoscrita de vostre mane. Insuper, quanto scriveti per un vostro boletino, che maestro Gulielmo sartore habia dito non esser vero de la supplica de quelli de Ultra Agugia, noy sapemo la verità et la supplica è in le mane del mag.co miser Augustino Panigarola, et di questo ne havemo parlato cum li mag.ci Senatori".
Lettere 9.3.3. # 136/27
Gli oratori di Bergamo ai Dieci Deputati della città. Milano, lunedì 31 maggio 1512. Raptissime.
"Per una prima nostra vi scrivessemo, et depoy per un'altra vi habiamo replicato, che vostre Magnificentie resolutamente ne mandasseno la sua ferma opinione cercha quello se debe concludere per la terra. Et niente di certo ne è stà risposto; per il che vi avisemo se per tutto domane infallanter non habiamo altro da voy, vegniremo a caxa. Et la auctorità generale havemo da le Magnificentie vostre non siamo per usarla in pocho né assay, se prima non vedemo quello et quanto pare a voy. Nec plura; ad vostre Magnificentie si raccomandemo".
Lettere 9.3.3. # 147
Lettere informative ad uno sconosciuto da parte degli Anziani di Bergamo, 31 maggio 1512.
"Illustrissime domine domine observandissime, per debito nostro havemo ad dar aviso a vostra Signoria qualiter al presente se trova esser venuti certa congregatione de bressani et visentini et altri cum loro de numero 1500 vel circa ala terra de Lovere, et in quella sono intradi et expulsi li terreri, ita che occupano quella et hanno mandato a Clixione de Valseriana de sopra che se debano rendere, aliter serano sachezati. Per tanto vostra ill.ma Signoria provederà a questo caso, quale reputemo però esser fummo de palia. Ala quale vostra ill.ma Signoria se recommandemo et offerendose, etc."
Lettere 9.3.3. # 136/28
Gli oratori di Bergamo agli Anziani della città. Milano, 1° giugno 1512.
"Havemo receputa una di vostre Magnificentie circa le novità de Lovere et de la richiesta fata a Clixione, una cum altre littere directive alo ill.mo segnor Io. Iacomo et al ill.mo Generale. Le quale li havemo presentate, pregando sue Signorie voliano far le debite provisione. Le sue Signorie hano expedite molte littere et patente, et fano restituire le arme ali valeriani, ut scrivemo al signor Alexandro et al Capitano di guasconi, et circa ciò crediamo se farano conveniente provisione.
Quanto al caso di cavalli tolti per el Capitano de la Crota et la sententia del prelibato signor Io. Iacomo, havemo parlato cum sua Signoria: in effectu ha risposto di non voler far altro, sì che el se prenderà altro partito per el rev.mo Sanato. Ulterius, el è de advertire che quando le Magnificentie vostre scrive a questi Signori, voliano far scrivere per personi apti a questo. La littera scrita era anchora mal collegata cum inscriptione grossissima et fata da ... sì che sua Signoria ne dise che uno suo fatore non sarebe ... Et veramente per la sua ineptitudine se contineva in la inscriptione s'el fosse stà altro tempo, et non tempo de guera, non la havessemo presentata. Bene valeant Magnificentie vestre, quibus se nos plurimum comendamus".
Lettere 9.3.3. # 136/29
Gli oratori di Bergamo ai Dieci Deputati della città. Milano, 1° giugno 1512.
"In quanto le Magnificentie vostre in sue littere a noy novissime portate per Zaneto corerio prende admiratione de noy, che essendo noy sul fato, et havendo piena information del tuto, et havendo quasi la opinione de tuti, rechiedamo le Magnificentie vostre expressa declaratione circa la quantità de denari quali se hano offerir a questi ill.mi Signori, respondemo che le Magnificentie vostre se fano maravilia de noy senza causa legitima, perché in questo caso così ponderoso se volemo haver la intentione de vostre Magnificentie.
Questo procede cum rasone, tanto più che non è cosa conveniente che le Magnificentie vostre se remetta in libertà de ambassatori, perché lo offitio de ambassatori è solum a exequir et intemar la voluntà de le communità sue, come le Magnificentie vostre sano; et li ambassatori, chi sono nuntii solum, non deno haver altra libertà se non de far el suo offitio, et questo naturalmente è introduto non senza gran causa et respeto. Et imperò noy più presto havemo causa de admirarse de le Magnificentie vostre che non me dagano resoluta risposta et sotoscrita de man propria, como è stà richiesto per noy.
Et deterius est che le Magnificentie vostre hano scrito littere senza inscriptione del zorno et del mese et del anno, sì che sapia quelli non si può far fermo fondamento; et alchuni de noy ha dito non voler creder a simile litere et non voler far altro fundamento sopra di quele. Non dimeno, se poteremo operar qualche cosa di bon, non mancharemo. Bene valeant Magnificentie vestre quibus se comendamus".
Lettere 9.3.3. # 136/30
I Dieci Deputati di Bergamo agli oratori. Bergamo, 2 giugno 1512.
"Havemo in questa hora receute vostre heri date in Milano. Et per che pare el fondamento dele nostre a voy scrite adì ultimo de mazo proximo senza zorno, mese et anno non poderse far fondamento né creder a quelle, questo fu error del scrivano, licet non fuse necessario per esser littere responsive ale vostre. Modo al presente ve replichemo, dicemo et cometemo secondo se contene in quelle nostre, le quale avete apresso de voy. Et così fareti como in quelle è scrito, date alo ultimo de mazo utsupra, licet non fusse tal giorno notato in dite litere. Quantum est a quello che diceti che dobiamo sotoscrivere ale nostre litere, dicemo esser superfluo, per non esser usanza. Imo speremo vostre solite prudentie farano talmente che haverano honore et la cità nostra haverà suo contento".
Lettere 9.3.3. # 137
Iacobo Oliverio e Thomas Bolier ai Presidenti della città di Bergamo. Milano, 12 aprile 1512.
"Havendo de novo littere de la Christianissima Regia Maestà per le quale expressamente ne comanda che senza più differire circha la cità et territorio de Bergamo vogliamo exequir quanto per altre la Maestà sua ne ha comisso; et essendo impossibile per le continue occupatione che ne sopravengono che nuy possiamo vachare a questi effecti; mandiamo li d.ni Bartholomeo Frecero, Filippo Vesconte et Ludovico Picanto, cum comissione che vi faciano intender quanto circha la spitialità vostra la preditta Christianissima Regia Maestà ne ha ordinato; sì che vi confortamo ad prestarle indubitata fede, et crederli non mancho quanto se nuy proprii vi parlassimo.
Recepute die 14 predicti et publicate in maiori Consilio, etc., astantibus predictis mag.cis d.nis Comissariis".
Lettere 9.3.3. # 138/1
Andreas Mutonus Locumtenens et Deputati ad Sanitatem Alzani ai Deputati alla Sanità della città. Alzano, 15 aprile 1512.
"Dal presente nuncio habiamo riceputo le littere vostre per lo aviso dato di quello testamento fato per uno Michele Danexe. Nuoi havemo havuto informatione comi uno Silvestro di Zambelli nodaro ha rogato dito testamento, et per el presente mandamo la nota di testimoni stati al dito testamento. Però ringratiemo infinitamente le Spectabilità vostre di tale aviso, et achadendo altro pregamo le Spectabilità vostre ne voglia dar aviso; anchora noy faremo cussì".
Lettere 9.3.3. # 138/2
E' la nota dei testimoni citati nella lettere precedente.
Lettere 9.3.3. # 139
Pubblicazione di un calmiere. Bergamo, 8 maggio 1512.
"Nuy Aluysio ... Gran Prevosto per la S.M.R. de qua li Monti sotto li signori Maregiali de Franza, Comissario in questa parte mandato per dare ordine et meter tassa ale victualie quale se hano ad pagare così per le gente d'arme regie quanto etiam per le gente de pede alogiate in la cità di Bergamo; et per che siamo informati da testimoni digni de fede quello che valevano le victualie nanti che fuse nove che li soldati venessino in dicta cità; et per che trovamo che le fantarie et soldati regii non potriano vivere de lo suo soldo se a queste victualie non gli fuse miso qualche ordine; havemo ordinato et ordinemo che le victualie se habino ad pagare ala tassa et pretio infrascripto, zoè,
Primo, la libra de la carne di vitello s. 2 d. 6
la libra grosa di bove groso s. 2
la libra de la carne di castrone s. 2
la libra de la carne di capreto s. 2 d. 6
lo bochale de vino bono et puro s. 1
Le altre victualie, zoè, galini, caponi, polastri, pane, olio, candelle, formagio, butiro et altre victualie al pretio del merchato che gli è al presente, senza le ... per la venuta de dite gente d'arme. Datum Pergomi, die VIII maii 1512". Seguono una firma e la sottoscrizione del cancelliere.
Lettere 9.3.3. # 140
Bando pubblicato a Bergamo il 9 maggio 1512.
"Per parte de la S. R. M. et del suo Locotenente Generale se fa publica crida, bando et comandamento:
Che ogni persona di che stado, grado et conditione voglia se sia, così gente d'arme da cavalo quanto de pede, alogiate in questa tera non olsa né presuma alogiar in alcune caxe de dita terra se non in quelle che gli sarà dite per li suoy maregiali de logiar et foreri, soto la pena di esser punito corporalmente.
Item, che non sia pesrna utsupra qual olsa né presuma de dire vilanie né di batere alcuna persona di epsa terra, soto la medesima pena.
Item, che non sia persona utsupra qual olsa né presuma di tagliare alcune biade per dare ali cavali, ma vogliano andar ad tagliar de le herbe in li loci dove gli sarà ordinato per li mag.ci Deputati de dita cità, et questo soto la medesima pena.
Item, che essi soldati siano obligati di pigliare le victualie quale prenderano in le caxe dove sono alogiati a cuncto et taye, aziò quelle ala mostra se possano pagare, aut quelle acomprarle al modo et pretio se contene in le ordinationi sopra questo facte, et questo soto la medesima pena.
Item, che non sia persona alcuna utsupra qual olsa né presuma di andare fora di essa cità ad alcune cassine ... ad prendere galine né altre cose, soto pena di essere impichati per la gola".
(La firma in calce è la medesima di quella al # 139 ed anche il cancelliere è lo stesso.)
Segue l'atto di pubblicazione, che avvenne lo stesso giorno.
Lettere 9.3.3. # 141
Un certo Io. Iacobo ai Rettori o Presidenti della città di Bergamo. Milano, 16 maggio 1512.
"Questi homeni di Morengho mi ha significato che li volete astringere al pagamento del tagliono in comune cum quelli de quella cità, opponendo loro che may furono soliti ad contribuire in comune. Vi prego ad non innovarli cosa alcuna et non derli impazo per tale causa. Se haverano fallato se farano pagare de per loro, separati dala cità".
Lettere 9.3.3. # 143
Io. Maria Vascus, Podestà di Bergamo, al Presidente della Regia Maestà. Bergamo, 21 maggio 1512.
"Magnifice et generose d.ne Presidens felicissimi et exc.mi R.M. Per exeqution di mandati del ill.mo Monsignior Gran Maestro General di epsa R. M. havemo in ordine il pane ordinato a questa cità per mandar ad dito exercito. Et per saper in qual loco et in qual zorno se deba condur et per qual via, però pregemo vostra Magnificentia dia al presente nuntio la risposta dil dito, aziò non se cometta fallo né errore, como vostra Magnificentia sapientissime intende. Ala qual mi recomando et offerisco".
Lettere 9.3.3. # 144
Decreto di Antonio Maria Pallavicino. Milano, 30 maggio 1512.
"Antonius Maria Palavicinus, Regii Ordinis Miles, Gubernator regius Bergomi ac Gobernator et Administrator terrarum et locorum ill.mi quondam d.ni Magni Magistri in agro Bergomensi.
Cum nos variis occupati negociis nequeamus in presentiarum intendere his que conducere possunt civitati Bergomi, tam circa provisionem victualium quam aliarum rerum concernentium beneficium ipsius civitatis, maxime in his tumultiis belli, propterea cum cordi nobis sint commoda ipsius civitatis, demandandas vices nostras duximus dilecto et charissimo nostro d.no Thome de la Turre, cuius probitatem et ingenium aliis in maioribus rebus experti sumus. Et propterea tenore presentium omnibus meliori modo, via, iure et causa quibus possumus, ipsum d.num Thomam deputamus et constutuimus mandatarium nostrum, ac ei vices nostras committimus precipiendi, ordinandi et mandandi quibuscumque comunibus, vallibus et hominibus ipsius quondam ill.mi d.ni Magni Magistri sitis in agro Bergomensi, pro mittendo munitionibus ac victualiis necessariis ad predictam civitatem Bergomi, et precipiendi precise dictis subditis et hominibus ne carnes et alia quecumque victualia extra districtum Bergomensem exportent, sed ea ad dictam civitatem Bergomi conducant, eo modo et forma prout faciebant ante eorum separationem a civitate Bergomi. Mandantes dictis comunibus, vallibus et hominibus ut circa premissa pareant et obediant ipsi d.no Io. Thome ceu persone nostre proprie, non deficientes pro quanto gratiam Regiam et nostram caripendunt. Datum Mediolani, sub fide nostri sigilli (che compare) et subscriptionis (che è data) manu nostra propria, die XXIIII maii, MDXII".
Lettere 9.3.3. # 145
Il Generale di Normandia agli Anziani di Bergamo. Milano, 30 maggio 1512.
"Veduto quanto n'havete scripto per la provisione d'haver carne per uso de li soldati sono in quella cità, siamo stato cum el signore Antonio Maria Pallavicino ch'è curatore del herede del quondam ill.mo Monsignor Gran Maestro, et sua Signoria n'ha promisso scriverà al suo Locotenente de quella cità comanda in tutte le terre sottoposte al dicto herede che le carne non se conducano fora del territorio Bergamasco e siano vendute alli vostri beccari a honesto precio. Siamo certo che sua Signoria et dicto Locotenente farano questo effecto. Però n'è parso darvene aviso, adcioché sapiate el remedio gli è facto et possate solicitare el dicto Locotenente ad exequire quanto gli scriverà predicto signor Antonio Maria. Bene valete". (Segue la firma autografa.)
Lettere 9.3.3. # 148
Pietro Longhena, capitaneus et provisor agri Brixiensis, ai Deputati di Bergamo. Rovato, 15 giugno 1512.
"In questa hora ho receuta una vostra ad la quale non farò altra risposta, salvo che de maxime mi parto andar al mio primo logiamento verso Bressa per assecurar questo territorio. Per tanto dogliomi in questa hora non poservi compiaser de li cavalli ne rechiedeti, et più di la persona mia non potermi transferirme de lì. Ma giunto subito che sia al logiamento, farò ogni opera de mandar mio fratello, onvero uno altro capo de balistreri, per satisfar ad quanto me ricercati. Et così in questo mezo cercareti modo de conservar il paiese cum qualche numero de homini de pide. Né altro, ad voi me recomando".
Lettere 9.3.3. # 149
I Consoli e Deputati di Albino agli Anziani di Bergamo. Albino, 11 giugno 1512.
"Comendatione premissa, intendemo che alcuni de vostri citadini se lamenta esser indebitamente oltrezati da alcuni de la terra nostra, seu se fano chiamar de la terra nostra. Per la presente sapereti che non è de mente nostra che ve sia dato molestia, ma debitamente honorarvi et far cosa laudabile, honor et reputatione vostra, et ne havemo singular dispiacer. Et haveremo summo piacer che li voliati far intender verbo et opere et farne tale effecto et experientia che sia in exempio de altri, per che noy semo et volemo esser vostri in tutto. Et di questo ne havemo scrito al capo de quelli se trovano esser a Bergomo, chi volia responder diti insolenti et proveder che non fazano cosa ve sia in dispiacere et a noy vergogna. Et se alcuni ge sia temerarii me lo debia notificar et mandarli cum Dio. Ben è vero che in una terra non è possibile tutti esser de bon voler che fano possa vergogna ali altri homini da bene, siché non voliati attender a simili che persuadati sia di nostri, ma
voliatime tenir nel numero di vostri cari. Bene valete".
Lettere 9.3.3. # 150
Pietro Longhena, capitaneus et provisor agri Brixiensis, ai Deputati di Bergamo. Rovato, 16 giugno 1512.
"Havendo noy de bisogno de polvere per li archibusi et chiopeti, mandemo de lì pregandovi che subito voliati mandarne cavalli quattro di polvere per il bisogno dela Ser.ma Signoria di Venetia, et de ciò non fareti fallo. Subito habia dato hordine a questo alozamento non vi mancharò in tuto quello potrò in darvi auxilio et favore; et così voy mandareti li cavalli. In quorum fidem, etc." Segue la firma. Lettere ricevute il 17 giugno.
Lettere 9.3.3. # 151/1
I Deputati di Milano ai Presidenti ad Negocia di Bergamo. Milano, 12 giugno 1512.
"Sì como noy et questa nostra inclyta cità sempre siamo stati desiderosi de vicinare bene con voy et vostri contadini et valleriani, et anche in le occurrentie passate a nostra possanza l'habiamo exequito, così se persuadiamo che vostre Magnificentie ne correspondano de benevolentia et amore. Hora in questi tumultuosi tempi habiamo presentito che insurgano molti de vostri contadini et valleriani et pensano passare Adda et invadere el territorio milanese. Però con dicta opinione c'è parso darni aviso a vostre Magnificentie, cum exhortarle ad farli condigna provisione, in modo che si abstenga da iniuria et violentia et non se dia materia ad noi et li nostri paesani propulsare la iniuria, da unde spesso nascono nove offese et mutui dispendii, et cusì provederemo anchora noi dal canto nostro. Il che facendo, vostre Magnificentie farà opera laudabile et conveniente alla benivolentia reciproca et a quello convene servarsi tra boni vicini. Ben le preghiamo che per el presente trombeta ne vogliano certificare de sua resoluta intentione, aciò sapiamo como governarsi. Et se offerimo propensissimi ad ogni beneficio de questa vostra mag.ca Citade et paese".
Lettere 9.3.3. # 151/2
Minuta di una lettera dei Deputati di Bergamo ai Deputati di Milano. Bergamo, 13 giugno 1512.
"Per il trombeta di vostre Magnificentie in questa sera havemo riceuto vostre, per le quale ne dinotano haver presentito che molti contadini et valeriani nostri se accingono pensando di passar Adda nel territorio milanese, exhortandone ad convicinar bene et li faciamo condigna provisione che non invadeno ditto paese. Et bene che si rendiamo certi quelle non si debiano risolutamente persuadere questo essere vero, per la optima convicinità et benevolentia che la cità et paese nostro per ogni tempo li ha (come a nostri honorevoli amici) cum ogni risguardo portato; non di meno, per satisfar ala richiesta vostra et non restiate ambigui circa di questo, vi significamo ad noi fin a quest'hora non esser venuto a notitia che alcuni paesani né valeriani nostri si raguneno per venir ad alchuni danni dil paese vostro. Anci, già gli habiamo fatto intender che maxime a li lochi nostri convicini vogliano conservarsi in la solita benivolentia cum il paese vostro, per che noi come amatori et
desiderosi horamai di viver in tranquillità et bona quiete, siamo di ferma opinione di perseverar in quella amorevole convicinità che sempre è stà di costume nostro, quando non siamo provocati et non ne occorra esser coacti altramente.
Ma ben dinotamo ale Magnificentie vostre in questi dì proximi quelli de Trezo esser venuti nel territorio nostro convicino, et hanno sachizato grande quantità di vino et altre robe, et ala giornata minazano ad altri lochi circumvicini di Bergamascha, se non li danno victualie per loro et bestiami, che li meteranno a focho e sacho. Donde, per mantener la mutua bona convicinità, persuadiamo quelle ad farli le provisione conveniente, et che ne prometteno dal canto suo di fare aciò non ne sia datto causa che parturisca effetto contro la bona voluntà nostra. Et ale Magnificentie vostre ci aricomandiamo et offerimo".
Lettere 9.3.3. # 151/3
I Deputati di Milano a quelli di Bergamo. Milano, 16 giugno 1512.
"Inteso quanto per le vostre de 13 del presente ce haveti scripto con offerir de bene convicinare con nostri, che n'è stato gratissimo, et cusì vi confortamo ad volere perseverare a mutuo beneficio, che cusì anchora se farà dal canto nostro.
Circa le allegate novità scriveti esser facte alli giorni passati per quelli de Trezo in el territorio Bergomense, ne dispiace summamente. Et per obviare a simile caso in l'avenire, scrivemo de presente al Baron de Bergna che voglia contenere li homini de quello paese et soi, che non faciano damno né invasione in quello vostro paese. Et cusì existimiamo seguirà, como è desiderio nostro. Et quando seguesse altramente, ne dispiaceria et saria contra la mente nostra".
Lettere 9.3.3. # 151/4
Minuta di una lettera del Provveditore Bartolomeo da Mosto ai Deputati della città di Milano. Bergamo, 28 giugno 1512.
"Per littere de vistre Signorie de XII del instante siamo certificati dela optima et promptissima sua dispositione de convicinare in mutua benivolentia cum li finitimi vostri bergamaschi, exhortandone a fare il simile cum li propinqui milanesi; et così subito fu provisto cum non mediocre nostra spesa in condur fanti, quali ad obviar a li districtuali nostri quali erano già in arme per vindicarse de le spolie et depopulatione a loro alias fatte per milanesi; persuadendosi etiam che vostre Signorie, come per sue del XVI del presente scriveteno, si dovesse fare opportuna provisione che li stipendiati del castello da Trezo cesasseno de le assidue molestie et vexatione nostre.
Per il che non possiamo non dolersi che ditti da Trezo non solum non si abstengono da solite turbatione et insuportabili danni nostri comandando ogni zorno ad bergamaschi circiter centum per operar in ditto castello in taliar diversi legnami nostri et farsi condur essi legnami et feno a ditto logo da Trezo, ma etiam di novo non pocho minazano a cadauno comune de Isola et altre ville bergamasche se non li conduce ogni zorno una cariga de vino et una cariga di biava, ben che si offeriscano ad pagarla, cosa ad epse ville non solum di grande iactura ma verum impossibile per la incredibile penuria et fame, quale per la calamità di presenti tempi patiscono, come crediamo sia noto a vostre Signorie.
Pregiamo adoncha quelle vogliano cum la loro authorità et prudentia, per conservatione de la mutua benivolentia bona convicinità ne le sue littere utsupra promessa, talmente operar quam cellerime quam amplius ditti nostri pauperimi bergamaschi non siano da alchuno di preditti indebite vexati né lacessiti ad far cosa che a vostre Signorie et a noi dispiaceria. Offerendosi ad ogni suo beneplacito".
Lettere 9.3.3. # 151/5
Minuta di una lettera (forse dei Deputati di Bergamo) ai Deputati della città di Milano. Bergamo, 28 giugno 1512.
"Benché sapemo vostre Signorie hano fato debita minitione al mag.co Castelan da Trezo, qual per la predita seconda monitione fu obediente a vostre Signorie, da poi moso di tale obedientia ha fato alchune menaze di voler sachezare le tere a luy convicine de l'Isola nostra. Iterum m'è parso di dare a vostre Signorie noticia di questo et mandare a vostre Signorie el scrito minatorio del prefato d.no Castelan incluse in queste nostre. Il che pregamo quelle li piaqua di proveder secondo le mutue promesse et per che molti brianceschi li seria a tale inconveniente a loroo, vostre Signorie sapientissime saperà proveder. Ale quale semo offerti et continuo se offeriscimo".
Lettere 9.3.3. # 152
Copia di una lettera, non si sa a chi diretta, dei Deputati e Consiglio della città di Bergamo. Bergamo, 15 giugno 1512.
"Magnifice et generose domine singularissime, secondo la relacion fata per el sp.le d.no Pezol Simon Zancho, qual dice haver parlato cum vostra Magnificentia circha di servir a questa cità de quelli cavali et homeni d'arme bisogniasse per defension de epsa citate nostra, per il che rengraciemo vostra Magnificentia. Et perché al presente l'è di bisognio haver cavali legieri XXX vel circa per guarda del piano contra le manaze fate per el castelano da Trezo di transcorer per questa valle del piano, pregemo vostra Magnificentia di mandarli quanto più presto sia possibille inanzi ch'el faza el danno. Ala qual Magnificentia si recomendemo, offerendose".
A tergo:
"Val Brembana de sopra 8
Val Brembana de soto 8
Val Seriana de sopra 16
Val Seriana de soto 10
Val Gandino 12
Valdemania 8
Oltre la Gogia 5".
Lettere 9.3.3. # 153/1
I Deputati alla Sanità di Terzo ai Deputati alla Sanità di Bergamo. Terzo, 18 giugno 1512.
"Ve avisemo como in el logo da Grone è la peste et è morti doy personi et uno malato, et veneno ognia zorno a Bergamo et simel mente ge vene molti da Vigano. Item, havemo in la terra nostra da Terzo alcuni inobedienti per le quale pregemo le Magnificentie vostre cum vostre litere far che me sia prestato ognia debita obedientia circha la sanità. Non altro. Dio ve conservi".
Lettere 9.3.3. # 153/2
I Deputati alla Sanità di Terzo ai Deputati alla Sanità di Bergamo. Borgo di Terzo, 19 giugno 1512.
"Aviso de novo che in questa matina habiamo visto una dona a Lussana, qualla la habiemo per suspecta de peste; et anchora habiamo molti personi quali non voleno stare in obidientia, et maxime el filiolo de maystro Alexandro ciroycho, quale ha salassato quella dona, non obstante che per noy li fosse fato comandamento, in pena de lire 25, non dovesse sallassare né medegare senza licentia. Sì che provediti aziò che li altri siano obedienti, et molti altri quali al presente non vi posso scrivere.
Anchora me scriveti che solvatur nuntio s. 20; a questo vi rispondemo che non habiemo noy salario alcuno, et toliti uno qualche cavalante, aziò sia satisfato et servitore. Noy non habiamo dinari, et se voliti, mandati li comandamenti per messi di nostri fidati, aziò non sia spessa ali povereti noy, quali semo strossiati da li soldati francesi. Non altro, se recomandemo ali Spectabilità vostre".
Lettere 9.3.3. # 154/1
Lettera di Domenico Contarini ai Deputati di Bergamo. Venezia, 16 giugno 1512. Poco leggibile per grafia impossibile.
"Anchora che mi atrovi ochupatto in non picol fastidio per la malatia de mio fratello miser Anzollo, non ... fare ale Magnificentie vostre ... ringratiandole infinite ... che quella ha dimostrato portarmi, come per sue publiche litere ... fatto manifesto a tuti di qui, cosa che ... perpetua obligatione, sì vero come le Magnificentie vostre riprexentado quella mag.ca et deg.ma et non mancho fidelissima zità, come universalmente ... oferendomi in ogni tempo dimostrar con opere quanto ... a tuti esser dexideroso farli cossa agrata ... anchora che mi trovi ochupatto come ho dito in gran fastidio et de fazende ... tanto cargo quanto alchuno altro zentilhomo de questa zità ho tolto ... i dixideri de ... et chusì son per fare de ... sperando in la bontà del signor Idio che le opere mie sarà a satisfazion de tuti, che esso Idio m'en conzedi gratia et che mio fratello miser Anzollo presto stia bene, come spero seria. Non altro. Idio sempre le conservi".
Lettera ricevuta il 21 giugno 1512.
Lettere 9.3.3. # 154/2
Lettera di Domenico Contarini ai Deputati di Bergamo. Venezia, 27 giugno 1512.
"Ho receputo hozi lettere di vostre Spectabilità iocundissime a risposta de le qual non accade mi sforzia persuadervi la affection et mutua benivolentia, per che son certo vuy, cognoscendo io esser sempre prontissimo a benefitio di quella mag.ca Comunità et che ... particularmente; et solum duolmi non haver potuto acellerar la venuta mia per la gravissima infirmità de mio fratello.
Unde, se l'omnipotente Idio permetterà epso sia alquanto alleviato, subito me transferirò de lì ad vostre Magnificentie per vostro ... et non mancho mio et per obedir a li comandamenti de nostra ill.ma Signoria. Per il che le Spectabilità vostre haveria notitia del agionger mio de lì sì presto per ... come per l'altro messo. Ale qual de continuo mi offerisco".
Lettere 9.3.3. # 155
Lettera ai Governatori di Bergamo. Borgo di Terzo ed Uniti, 19 giugno 1512. Cito Cito.
"Per dare aviso ale vostre Magnificentie de insolentii et insulti et robarie le quale veneno esser fatti ognia dì ali nostri subditi dali infrascritti, li quali sono venuti in valle Cavalina per voler far presoni et altri insolti cum arme et sciopeti et hano descargato uno sciopeto per volerne amazare alcuni de noy, et hano etiam ferito alcuno de li nostri in el Borgo de Terzo, et etiam ne fano grandissime menaze de volerne sachezare et meter la terra a frachasso et far presoni. Avisando etiam vostre Magnificentie che el frate dicto Spagniollo de Monestarollo del ordine de santa Maria dal Lavello, di Zovane Maria Lupo, et el Lupeto, el fiol de Felisio de Rota, et molti altri compagni armati cum la sua compagnia, sono quelli che hano fatto questo insulto et menaze.
Noy, havendo respeto ale Magnificentie vostre, non havemo voluto fare alcuno male, ma solum se semo deffesi cum li prede. Et pregemo vostre Magnificentie che voliate far qualche bona provision a questo, azò non escha mazor schandalo, per che a noy pare essere fatto torto in questo. Sì che pregemo che ne voliate dar aviso per vostre littere quello che debiamo fare per el presente latore, senza mandar altro messo né darne altra spesa. Non altro, se recomandamo a vostre Magnificentie".
Lettere 9.3.3. # 156
Lettera di Innocenzo Rota a Bertono Rota, suo affine. Da Caprino, 21 giugno 1512 ora 15 vel circa.
"Sta matina ho receuto una vostra de dì 20 del instante, et ho inteso il tuto, et fina hora 15 queli capi de squadra non sono anchora zonti qua. Ma a questa hora acade che alchuni di soy fanti sono venuti in ela cava per sachezar quelo Iacobino melanese, zovè la matre, del quale per voy fo intromeso li soy beni. Et subito che ho inteso questo, ho mandato per alchuni homini di questa vale là et ho trovato che sachezaveno et ne ho fati retegnir quatro de loro, zovè doy homini et doy ragazii, li quali ho nele mane; et aspeto li soy capi de squadra qua per conferir con loro.
Ulterius, Andrea trombeto è stato qua et a Calolzo et ha fato le cride et ha publicato in tuto prout iacet in ipsis litteris d.rum Deputatorum Bergomi, et li ho fato registrar. Ulterius, de queli argenti che ho nele mane, li tegnarò nele mie mane fina a rason cognoscenda. Item vi digo de novo che fina horii d.no Zohan Francesco è pasato de là d'Ada et ha fato render Ulzinate et è andato fina a Ogion, et spero andarà a più inanzi ozi. Non altro, vi aspeto più presto che posseti".
Lettere 9.3.3. # 157/1
Lettera di Bertono Rota, governatore di valle san Martino ai Deputati di Bergamo. Da Caprino, 22 giugno 1512.
"A mi pare de haver ozi inteso che uno Zorzo da Brembato cum una compagnia de 150 personi vole andar a Chareno et in altri logi dela val Sancto Martino et ge ha mandato a dir che vole andar a sachezar li diti homini de Careno et altri; et così anche mi pare che al sia anche qua in questa terra di Caprino molti homini de Valbrembana chi vano robando et manzando, chi in qua chi in là, et fano molti insolentii et robarie. Per tanto prego vostre Magnificentie che quele talmente voliano proveder a tali inconvenienti et robarie et punirli como son certo fareti, azò che al sia exempio ad altri, perché non è intention di nostri Signori che così sia fato. Avisando vostre Magnificentie che li diti de Zonio hano tolti certi muli a certi nostri vicini, et prego voler provederge a farli restituir; io non so chi sono per nome. Et così anche mi farò tuto quelo poterò in queste bande. Non altro per hora".
Lettere 9.3.3. # 157/2
Lettera di Bertono Rota, governatore di valle san Martino ai Deputati di Bergamo. Da Caprino, 23 giugno 1512.
"Havendo sta note a hore 4 vel circa receuto littere dal mag.co conte Alexandro de val Clavena, lo quale è comissario de la Santa Liga, nele quale contene che uno Zorzo da Brembato con compagnia de numero 60 sono finti de andar in soccorso del dito d.no conte Alexandro a la volta dil tereno da Lecho, et hano fato certe violentie, et de femene et robarie, et hano fato uno grando botino contro la voluntà dil prefato d.no conte Alexandro. Ita me pare scriver molto corozatamente et mi prega che io volia darge aiuto, idest, a non lassar passar di qua el predito botino, ma aiutar a fargelo restituir.
Perché el me pare ch'el non sia intention di la Santa Liga che così sia fato, io farò quela provisione dal canto mio chi è possibile a questo, et ho proveduto. Sì che anche le vostre Magnificentie debano proveder a questo et far ch'el dito Zorzo cum sua compagnia restituisca et dito botino a coloro a chi lo hano tolto, altra mente le cose non andarano tropo bene. Avisandovi ch'el dito Zorzo fece le mostre là et ge fu dato alozamento a Mazanicho et in altri logi, et poy ha fato lì il botino. Et s'el pare a vostre Magnificentie me dareti libertà de posser comandar et proveder a tali excessi, et farò tuto quelo poterò. Non altro, mi recomando a vostre Signorie"
P.S. "Die predicto in mane facta fuit responsio".
Lettere 9.3.3. # 158
Lettera dei Consoli e Deputati di Romano ai Deputati di Bergamo. Da Romano, 22 giugno 1512.
"Havendo za più zorni passati la Comunità nostra mandato soy oratori a far le debite reverentie al cl.mo signor Proveditor generale, qual per sua solita clementia li viste voluntera; et inter alia dite a dita Comunità libertà et autorità de ellegere uno Podestà aut Deputati al governo de questa terra, sin a tanto gli fesse provisto de altro Rector; et così aparse a questa Comunità et homini di ellezerme a tal officio.
Et perhò in questo zorno habiamo visto et inteso quanto vostre Magnificentie scrive circa il saccomano fato del sale de questi daciari, et quanto quelle rechiedono per la autorità a vostre Magnificentie per el prefato signor Proveditor atttribuita, et la copia dela qual habiamo vista. Circa la recuperatione de ditto sale, significamo a quelle haver hauto grandissima molestia del dito saccomano, et se possibille a noy fusse stato, non l'haveressemo tollerato. Denotando a vostre Magnificentie che la minor parte de epso sale è rimasta in questa terra. Et de quanto ge n'è rimasto Paolo Maldura ... de epsi daciari ne ha nota, per quanto ne ha refferto. Sì che se li prefati daciari, over altri eorum nominibus, ne dimandarano ragione, non gli mancharemo. Se altro per vostre Magnificentie possiamo, se offerimo et a quelle se riccomandamo, quae bene valeant".
Lettere 9.3.3. # 159
Lettera di Giorgio Passo, Vicario di val Seriana inferiore, ai Governatori di Bergamo. Da Nembro, 22 giugno 1512.
"Post infinitas comendationes, receveti una vostra adì 20 del instante subdate, quale per ordine me commetteno debia in questa iurisditione a mi commessa far fare publica proclama che caduna persona de che conditione, grado e stato voglia si sia che si retrovasse haver, over sapesse chi havesse, alchune robe, beni, dinari e debitori de Francessi, debia fra 3 zorni manifestar, sub pena etc., et prout in esse se contiene; et ultra per commission a bocha data circa li baniti, etc.
Respondo et notifico ha Magnificentie vostre como, per reverente executione d'esse litere et commission, haver ditte litere e commissioni exequite et ditte proclame facte far, sub die 20 del presente et hozi, in li luogi publici et soliti a fare per publici nuntii de la iurisdictione mia, per executione de antedicte littere et commission de prefate Magnificentie vostre; ala gratia de le quale de continuo me recomando. Recordando ha Magnificentie vostre, et quelle prego voglia far qualche provision circa le monete, quale et como se debiano et possano spender, per levar ogni suspiction et li poveri possano viver, et cum quella celere expedition parerà ha Magnificentie vostre dar aviso".
Lettere 9.3.3. # 160
Lettera di Alessandro Comenduno e (?) Vitalba ai Governatori di Bergamo. Da Chiari, 23 giugno 1512.
"Debite comendationi premisse,etc., siano noy mandati per la Magnificentia de d.no Paulo Capello Providitore, per littere lo mag.co Providitore et quale vene ad Bergamo che a nome de Bartolomeo Cadamosto, et hora siamo gionti a Chiari et damaytina vederemo messa et poy faremo colazione, poy montaremo ad cavallo et veneremo verso Bergomo; et ciò li Magnificentie vostre faciano lo debito solito. Faciamo adviso ad vostre Magnificentie ale quale se recomandemo, etc. Venerano con sua Magnificentia circa balastreri vinti, ali quali bisognarà dare lo logiamento".
Lettere 9.3.3. # 161
Lettera dei Governatori e Deputati della terra di Lemine ai Deputati di Bergamo. Da Lemine, 24 giugno 1512.
"Le prefate Magnificentie vostre sieno certe che li executione de littere vostre XX del instante - executive de littere del cl.mo miser Paol Capello proveditore de XVII del instante sopra il fato de chi se retrovasse haver, on vero sapesse chi havesse, alcune robe, beni, dinari et debitori de Francesii - sono fate heri le cride et proclame more solito, segondo el tenore de prefate littere vostre, in del loco de Almeno cum ... de otto ... Et fu mandata la copia a miser Iacomo di (?), sindico di Valdimania; et una altra a Iacomo di (?) sindico de Palazago; aziò che ancora essi facesseno la simile proclama in predicti lor comuni. Bene valeant Magnificentie vestre, quibus nos plurimum comendamus".
Lettere 9.3.3. # 162
Proclama di Bartolomeo da Mosto e Deputati. Bergamo, 26 giugno 1512.
"Per parte et comandamento del mag.co et cl.mo d.no Bartolomeo Mosto, Provedidor de Bergomo et territorio dignissimo, et di sp.li d.ni Deputadi dela Cità, qualiter se notifica esser stà suspensa et se suspende la rasone in genere, comenzando dì 23 del presente per fina a mezo el mese proximo chi vene, et ultra ad beneplacitum.
Die predicto proclamata fuit super Regio Bergomi per Andream tubatorem, more solito, ut retulit".
Lettere 9.3.3. # 163
Lettera di Giovan Antonio Assonica e Taddeo Albani ai Deputati di Bergamo. Da Venezia, 29 giugno 1512.
"Per Augustino de Zanchi sabatto de sera havesemo la vostra de XXI instantis, insieme cum una de vostre Magnificentie adrita ala ill.ma Signoria nostra, per la quale ne cometeti presentiamo la ditta vostra ala prelibatta ill.ma Signoria, fazendoli intender como a questi tempi molte persone, tere et comuni et altri dela cità nostra et teritorio, soto protesto de grandissimi meriti, porzeno diverse suplicationi et domande che poterano esser a grandissimo preiuditio et danno dela ditta nostra cità, et contra li privilegii, statuti et hordeni de quella. Et etiam che li sono alcuni zentilomeni de Venexia, quali par siano andati propria auctoritate , et alcuni per concessione fatali per la ill.ma Signoria aut per el mag.co Proveditor generale de campo, al poseso de vicariadi et offitii de fora, et maxime al loco de Lovere, contra ogni dover.
Et cossì sapia le Magnificentie vostre como heri matina prima fosemo dal mag.co miser Steffano Contarini, che al presente si ritrova Conseyer, et lo acompagnasemo a Palatio; al qual fo dechiarato tuta la intention vostra, et credo sua Magnificentia fece grandissima demonstration in favor dela cità nostra, et ne introduse in Colegio, et apresentasemo la vostra al serenissimo Principo, dal qual avessemo gratissima haudientia, ala qual fo exposto la comission vostra; destintamente suplicandoli che non vogliano far alchuna concesion che abia a esser preiudicial né dannosa ala città nostra; et che le piazesse schriver cossì al cl.mo Proveditore de campo, che se concesion alchune fosse stà fatte siano per nulle.
Quale benignamente, tuti de uno voler, ne rispose che omnino volevano servar li privilegii et statuti de essa Comunità, et havere quella in grandissima protection et amor; et che cognoscevano molto ben la fideltà sua et il susetto dele cosse che sono seguite questo tempo pasato, et che so voy havem la littera vi fo per loro schrita questo febraro pasato bolata in bola, haverà volevano quelle servarni in tuto et per tuto, et che non fariano concesion alchuna che avesse a tornar preiuditio a essa comunità. Et ne domandorno se sapevemo el nome de quel zentilomo che hera andatto al loco de Lover. Si maravigliorno che non lo avesti schrito, digando non achadeva pigliasti ... al presente de mandar ambasadori per questo, per che loro benisimo disposti ad non manchar a quella in cossa alchuna.
Et cussì ano schrito una littera ale Magnbificentie vostre in risposta dele vostre, nel temor vedereti, la qual prima ne l'ha fatta lezere et speremo vi satisferà, atento che conchludono che vogliono che li privilegii e statuti vostri ve siano observati, comomorando la bona litera per loro a voy schrita questo febraro pasato, in voler che quella in tuto e per tuto abia effetto; et se caso fosse che non avesti tal littera, che per li andamenti pasati fosse smarita, dandone avixo si farà replicar. Et apresso anno schrito una littera al mag.co miser Bartholomeo da Mosto, al presente Proveditor de quela cità, che subitto debia far remover et levar quel zentilomo hera andatto auctoritate propria al loco de Lover, et che voi siati li patroni et mandar chi vi piaze, sechondo el solito, al governo de ditto loco, sechondo la forma di privilegii vostri.
Siando le ditte littere stà mandatte ala bolla et vogliandole noi levar, li canzeleri demandorno la merzede sua sechondo el solito, digando che per reconfermation de privilegii li vien premio asay. Ala qual, prima recusaxemo digando non haver di vostre Magnificentie comision de pagar tal littere; et loro perseverando voler essere satisfatti, li volesemo dar uno ducato; qual non l'anno voluto aceptar, digando meritar molto più, et che li Orzi Novi de una simel litera li ha datto duy ducati; ma più presto contentorno de aspetar che vi schrivesamo che li fosse datto quello meritaveno. Sì che perché l'achaderà ala zornata andar per le man sue, vi richordemo ne datti comision quelo vi par li sia datto per satisfaction sua, che così li habiamo promesso de schrivervi. Al bolator de ditte littere veramente ne ha bisogniato dar sette marzeli, che altramente non ne voleva expedir. Et al corero, per che non haveva denarii de tornar a chaxa per esser stà robato
in camino, havemo datto sey marzelli. Et per hora non dicemo altro; ale vostre Magnificentie si offeremo et racommandemo".
Lettere 9.3.3. # 164/1
Lettera del Vescovo di Lodi agli oratori di Bergamo. Da Milano, 17 luglio 1512.
"Per la inclusa supplicatione de Gabriel et Io. Petro fratelli di Gambi, citadini et mercadanti milanesi, intendereti quanto ne hano exposto; et parendomi ch'el sia debito et honesto che né mercadanti né loro mercantie siano molestati, ve conforto et prego ad volere provedere che a dicti Gambi siano liberamente restituite le mercantie sue, insiemi con li dinari di quali se fa mentione in epsa supplicatione; non lassandoli più molestare indebitamente nel futuro, atteso che el simile se fa alli mercadanti de quella cità a quali sono usati termini amorevoli in questa cità, Et in questo site per farmi cosa grata, ita che sarò astretto ad renderne ben cambio".
Lettere 9.3.3. # 164/2
Supplica non datata di Gabriele e G. Pietro Gamba.
Trattasi della supplica menzionata nel documento precedente la quale dice, tra l'altro, "...facendo dicti frateli suplicanti condure certa quantità de pani de lana da uno loco ad uno altro loco de dicto distrecto, fu facto prisone et tolti li pani et dovendose dicto fatore liberare et redimere dicti panni, li fu forza dare a dicto ... e compagni ducati XXI doro". Supplicano quindi la restituzione.
Lettere 9.3.3. # 165
Minute di una seduta del Consiglio maggiore di Bergamo del 3 settembre 1512.
All'ultima pagina, minuta di una lettera dei Deputati di Bergamo ai Provveditori Generali. Da Bergamo, 14 settembre 1512.
"Perché ne le presente occorentie dubitamo non esser tuti per la provisione qual si pò haver di questo territorio contra svizeri et milanesi ... pregamo vostre Signorie parendoli voglia mandarne, cum quella cellerità sano esser opportuna, almancho fanti experti 600 et sopra tutto qualche capo de authorità et idoneo al governo de ditti fanti, et de quelli si haveranno del territorio nostro per la ... de qual fanti mandamo il fidelissimo et prudente d.no Pezolo Simon Zancho citadino nostro, il quale vostre Signorie degneranno exaudirlo in ditta richiesta et altre munitione al bisogno necessarie. Et ale Signorie vostre si ricomandamo".
Minuta della seduta del Consiglio maggiore del 15 settembre 1512.
Nel corso della seduta si eleggono Giovanni Borella, Giovanni Agliardi, Gabriele Olmo, G.Pietro Benaglio e Silvio Tayoni "cum omnimoda libertate allodiandi".
Lettere 9.3.3. # 166
Lettera dell'oratore Paolo Zanchi ai Deputati ad res bellicas di Bergamo. Da Crema, 16 settembre 1512.
"Partito che fu il messo qual porta le lettere del ill.mo signor Capitano, fra una ora venne uno messo al prefato Signore, come gli svizeri se erano levati in 3 parte. Alcuni andavano verso Lodi, et questi se iudicano esser milanesi et paesani; alcuni verso Pandino; alcuni verso Vailate, et questi ultimi parevano poco più de mille fanti et dreto una squadretta de gente d'arme. Ove vadano non se scia, per queste poche ore ch'ò stato qua cercarò de intendere quello se potrà.
Il Bergomo solo vien de là cum certa comissione del Signore. Il Cagnolo anche crede venire, ma tutto dependerà da le lettere che se aspettano da Bressa. Bisognerà perhò star vigilanti per che, come le Magnificentie vostre scianno, quelli milanesi non se affatichano ad altro che ali nostri danni, quali ut spero seranno de nisuno effetto, stando noi ben proveduti. Bene valeant Magnificentie vestre, quibus me commendo".
Lettere 9.3.3. # 167
Minuta di una lettera di Bartolomeo da Mosto ai Provveditori Generali. Bergamo, 16 settembre 1512.
"Presentendo questa fidelissima cità de Bergomo che apresso le Magnificentie vostre se procura sia eletto ala podestaria di Lovere uno, contra li privilegii de la prefata cità pluries confirmati per la nostra ill.ma Signoria; et havendo hozi da quella receputo littere etiam confirmatorie di prefati privilegii et retractatorie de ogni inovation et molestia contra queli facta, così in re de la potestaria di Lovere, come anchora che li vallate contribuischano a le spese de la custodia de logi, etc., et come anchora per il criminal de valle Seriana de sopra, et prout per la introclusa copia le Magnificentie vostre vederano; m'è parso dare noticia dil tuto, et quelle pregar siano contente che la prefata cità, iuxta ipsa privilegia et consuetudinem suam, mandi uno di sui citadini podestà a la prefata podestaria de Lovere.
Preterea, ben che ali zorni passati fosseno iuxta litteras vestras admoniti li intervenienti per Romano et Martinengo cum la parte adversa comparesseno avanti le Magnificentie vostre circa la distribution dele spese di stradioti, tamen ex post receptis litteris prefatis, in effectu mandantibus che le valade le quale sono più privilegiate che Romano et Martinengo siano astricte a dite spese, existimo che Martinengo et Romano, terre del piano, multo fortius debano contribuir a dite spese. Et però le Magnificentie vostre siano contente lasarne exequire prefate littere.
Postremo, circa li casi di maleficii comessi in valle Seriana de sopra circa li quali parlano le littere de vostre Magnificentie de dì 10 del instante hozi a me presentate, le Magnificentie vostre se renderano certe esser per il iudice mio per debito del offitio suo solum fato quanto essi privilegii et antiqua consuetudine circa ciò patischano et le prefate littere de la prelibata nostra ill.ma Signoria hozi recepute dechiareno, como per essa inclusa le prefate Magnificentie vostre etiam vederano. Ale quale ex corde la prefata cità et io la observantia de essi privilegii et essa cità recomandemo. Quae bene valeant".
Lettere 9.3.3. # 168
Lettera dei Deputati di Bergamo al Doge Leonardo Loredan. Bergamo, 26 settembre 1512.
"Ali giorni pasati questa sua fidelissima cità, ad richiesta del ill.mo Capitano suo general de le fantarie qual in breve diceva di venir ala expedition di la Capella, fu streta cum grande sua displicentia et disturbo contra la forma de privilegii soi ad allogiar la compagnia sua de 400 fanti et cavalli circa 80, a discretione in casa de citadini, prometendo che fra 5 aut 6 giorni li deslogiaria.
Quali essendo non solum per 6 ma per più de 10 giorni allogiati cum spesa, danni et iacture gravissime et insuportabile di questi fidelissimi citadini soi, et non venendoli fatta provisione alchuna, né per il predicto ill.mo Capitano né per li clar.mi Provisori generali, n'è parso significar ala Serenità vostra questa sua fidelissima cità - quantumque di sua natura povera et sterile al presente sì per extorsion de francesi, tempeste, carestie et per non posser li fidelissimi citadini sui attender ali loro soliti exercitii, como anchora che da li paesi convicini non vengono victualie di sorte alchuna per le inhibition fatte ad essa cità et territorio - ritrovandosi in tanta calamità et penuria dil tutto per la mala condition de li tempi quanto dir si potria, adeo che li primarii non che dir li altri non hanno tanto da viver che sia bastante ad sustentar loro et le familie sue.
Et oltra di ciò, sotto pretexto et velame di la preditta compagnia, sono allogiati molti altri venturieri et meretrici, quali tutti vogliono il viver al modo suo, usando molti iniuriosi et mali modi da soldati con molte inhonestà et inconvenienti; et ultra anchora, in dies vengono nel territorio bergamascho innumere gente d'arme et fantarie ad consumation et intollerabili disturbii et danni di questa cità et suo territorio; donde essa carissima cità et citadini soi sono quasi desperati né più non ponno tollerar questo insupportabil peso.
Per il che cum ogni humiltà et reverentia supplicano la Celsitudine vostra si degni subvenir et proveder a questa tanta calamità nostra, che essi soldati siano levati fora di le case de citadini et, parendoli tenir in questa cità, siano allogiati ne li lochi publici soliti che li sono boni et comodi, né patisca che questa fidelissima cità et carissimi citadini soi supporti questo insolito et insupportabile cargo qual tanto li preme et lì et al core quanto cosa mai fusse né accader potesse. Come sperano indubitatamente et presto sarà, sì per la observantia di privilegii di la predicta cità sua, come per esser sempre propensissima et non manchar mai di subvenir ali honesti desiderii et richieste, imo ale necessità di essa fidelissima cità. Et ala gratia de la Subimità vostra devote essa cità si ricomanda".
N.B. Questa parrebbe una minuta, perché contiene parecchie cancellature e pentimenti, e perché sta all'Archivio di Bergamo. Tuttavia, il documento porta evidenti i segni di un sigillo in ceralacca.