Lettere, S.3.1.1
Al provveditore da Francesco Moro, commissario. Malgrate, 26 giugno 1512.
Gli uomini di Cereto (?) si sono lamentati perché dopo la loro resa alla Serenissima Lega sono stati oltraggiati e derubati di bestiame ed altri beni. Gli autori di queste offese sono apparentemente delle compagnie di Giorgio Brembati e Giovan Francesco Scaramuzzi. Si fanno diversi nomi "come gli uomini stessi vi informeranno". "E come sa la M. V. non è onesto che ai sudditi e fedeli si faccia oltraggio alcuno"; voglia quindi far restituire le bestie ed il bottino e le cose rubate "perché quando se facesse altramente sarìa causa di far seguire uno grandissimo schandolo, del che ne poressemo haver molte imputatione, attexo che la mente de lo rev.mo Monsignor Legato non è che sia fatto oltragio alchuno ali subditi..."

Lettere, S.3.1.2
Paolo Capello, Provveditore Generale, a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Pavia, 26 giugno 1512.
I latori di questa lettera si sono presentati e si sono lamentati dei danni loro fatti e ruberie. Prega che al più presto possibile faccia restituire il tutto perché ciò non è la mente del Rev.mo Legato, come potrà vedere dall'allegato a lui diretto in tal materia. E per il futuro provveda perché simili inconvenienti non accadano.

Lettere, S.3.1.3
30 agosto 1512
Sospensione dell'istanza in una lite ed azione ipotecaria tra privati.

Lettere, S.3.1.4
Senza data.
Patti tra privati.

Lettere, S.3.1.5
1° settembre 1512.
Atto giudiziario presso i consoli di giustizia.

Lettere, S.3.1.6
Senza data.
Atto giudiziario.

Lettere, S.3.1.7
Senza data.
Atto giudiziario.

Lettere, S.3.1.8
22 ottobre 1512.
Sospensione di istanza presso i consoli di giustizia.

Lettere, S.3.1.9
Paolo Capello e Domenico Contarini, provveditori, a Bartolomeo da Mosto, provveditore. Da San Bonifacio, 5 febbraio 1512.
Il latore della presente, Bassan da Bergamo, fedelissimo della Signoria, in passato da buon soldato fece prigioniero certo Giotton Poli da Gandino. Fu data taglia di 80 ducati, di cui si ha buona garanzia, ma i 18 ducati che restano non sono stati pagati. Voglia costringere il garante a dare il resto al più presto, amministrando giustizia sommaria.

Lettere, S.3.1.10
Bartolomeo Contarini, podestà e capitano di Crema, a Bartolomeo da Mosto. Da Crema, 22 gennaio 1512 (?).
Nei giorni scorsi è venuto Antonio Penna Santa, comestabile del capitano delle fanterie. Aveva molti uomini bergamaschi sotto di lui; cinque di essi sono fuggiti e si sono portati via la paga. Prega di prestare ogni favore al latore della presente, che viene apposta perché faccia castigare i responsabili e restituire il denaro. Voglia il da Mosto farli punire pubblicamente per esempio ad altri, affinché non tolgano i denari di San Marco.

Lettere, S.3.1.11
Paolo Capello, provveditore generale, a Bartolomeo da Mosto, provveditore di Bergamo. Da Roncho, 29 novembre 1512.
Molte volte lo scrivente ed il suo collega hanno scritto sulla controversia tra il piano e le valli a proposito delle spese degli stradiotti. Ormai è stanco di ascoltare gli ambasciatori delle due parti. Il 14 del presente è stato scritto al da Mosto a favore delle valli perchè non intraprendesse azione alcuna in tal materia senza ordini dalla Signoria. Ora quegli uomini sono ritornati e si sono lamentati che il da Mosto continua a molestarli ed avrebbe inoltre affermato che le lettere del 14 sono state ritirate il 15. Lo scrivente non ricorda che vi sia stata una seconda lettera, anzi, rimane fermo nel suo proposito del 14 e ribadisce che il da Mosto deve ubbidire a quelle lettere fino a nuovo ordine della Signoria. Faccia quindi restituire ogni pegno sequestrato, subito e senza spesa, perché così vuole l'equità, non avendo ancora stabilito la Signoria chi sia il debitore.

In calce un appunto poco leggibile riguardante probabilmente l'esecuzione della lettera.

Lettere, S.3.1.12
Andrea Faletro, provveditore di Lendinara, a Bartolomeo da Mosto. Da Lendinara, 17 novembre 1512.
Il latore della presente, Bartolomeo Borello da Bergamo, ha una causa con il fratello Giovan Giacomo per un certo credito. Bartolomeo gli è stato caldamente raccomandato dal podestà di Vicenza Francesco Faletro, perché si è adoperato per lui in certe importanti circostanze. E siccome lo scrivente non può provvedere da Lendinara perché il fratello non ha avanzato alcuna richiesta, voglia gentilmente il da Mosto dare spedizione alla causa, essendosi Bartolomeo adoperato per la Signoria. E ciò anche per qualsiasi altra causa.

Lettere, S.3.1.13
Paolo Capello, provveditore generale, a Bartolomeo da Mosto, provveditore di Bergamo. Da Roncho, 25 novembre 1512.
E' giunto Zuan de Lolmo da Bergamo, fisico, il quale ha lettere direttive perché lo si elegga podestà di Lovere. E siccome il Capello lo ama molto e desidera riconoscere i suoi meriti verso lo stato, scrive ordinando che il da Mosto voglia subito far eseguire tali lettere per convenienti rispetti concernenti il bene pubblico. "E se detto magistrato fosse per arte sta' riferito ad altri, me ne... Vostra Magnificentia facia dar la possession del prefato officio de Podestà, et come è predito cun ogni presteza; a lui recomendandome".

Lettere, S.3.1.14
Leonardo Emo, provveditore dell'agro bresciano, a Bartolomeo da Mosto, provveditore. Dal campo, 31 ottobre 1512.
Per la grande necessità di carri per l'esercito, come è stato scritto, è stato... a d. Giovan Maria de Treviso... dell'artiglieria nostra, di prendere due carri per uomo da val Brembana di sopra... de ducato uno al giorno per ogni carro, cominciando dall'8 presente fino al 23. Prega di voler costringere gli abitanti della valle a che siano riscossi questi denari e siano consegnati al latore della presente, come vuole ogni ragione e giustizia, perché il detto Giovan Maria ha pagato con denari suoi.

Il 1° novembre...

Lettere, S.3.1.15
Nicolò Arcimboldo, commissario generale di Trezzo, a Bartolomeo da Mosto, provveditore di Bergamo. Trezzo, 20 novembre 1512.
Una persona del da Mosto è venuta e gli ha reso noto che Costantino Paleologo si è lamentato presso di lui (cioè il da Mosto) che soldati dello scrivente abbiano fatto prigioniero un suo stradiotto e, come richiesto dal da Mosto, questo non è stato rilasciato. Informa che ieri mattina "essendo assaltati li nostri da li franzesi, tuti venerno cridando Marcho et Franza et da molti de nostri fu conosuto che insieme cum lor gli era questo stradioto, et che più dete de le ferite a de li nostri, et quando fu preso haveva la lanza sanguinante, et fu preso pocho de dreto ali franzesi quando se retiravano et proprio andava dreto a loro, solo che non consona andasse per offenderli; et ultra di questo ne è acertato che lui da pochi dì in qua era nel castelo. Per questo questi nostri capitanei et soldati se rendeno difficili a relassare uno soldato del Barone; ma, o soldato suo o no, s'è demonstrato inimico. Io ho preso questi mezi: farò examinare questi me hano dito le suprascripte cose et mandarò el dito suo ala M.V., la qual si pò render certa che no si mancherà per conservare la optima amicitia è fra questi dui ill.mi stati..."

Lettere, S.3.1.16
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto, provveditore di Bergamo. Da Desenzano, 11 novembre 1512.
Pedercino da Bergamo, per conto del cittadino Cristoforo Fontana, ha riferito agli scriventi di quattro debitori, tutti da Bonate, a cui gli scriventi per la tempesta e danni subiti hanno fatto salvacondotto per debiti privati per sei mesi. Pedercino dice che per questo debito il da Mosto ha invece fatto loro salvacondotto per due mesi e per avanti per sei mesi e per due anni dai francesi. Gli scriventi non credono interamente a tutto ciò: chiedono pertanto che il da Mosto dia informazioni sul detto Cristoforo, sia riguardo alla sua fede verso la Signoria, sia per l'annullamento del salvacondotto, sia sul merito del salvacondotto in rapporto ai danni subiti. Voglia il da Mosto esprimere il suo parere.

Lettere, S.3.1.17
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto, provveditore di Bergamo. Da Desenzano, 13 novembre 1512.
Si trova in Desenzano al servizio della Signoria Betin da Bergamo, che pare sia molestato per una controversia che ha con Gasparo da Solza, il quale vuole tirare la causa per le lunghe e riferirla a Venezia. Faccia il da Mosto citare Gasparo davanti a sè entro otto giorni.

Lettere presentate il 19 novembre.

Lettere, S.3.1.18
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto, provveditore di Bergamo. Dal campo presso Desenzano, 15 novembre 1512.
Si è scritto molto in passato sugli stradiotti inviati a Bergamo e circa altre angherie e gravezze occorse. E' l'ultima e fermissima deliberazione degli scriventi che senza indugio e senza eccezione a tutte le spese fatte per gli stradiotti e a qualunque altra spesa gli uomini delle valli e montagne e quelli del piano debbano contribuire per la rispettiva porzione dell'estimo. Così il provveditore eseguirà. Firma il segretario Pietro Grasolarius.

Lettere presentate il 18 novembre e mandate ad esecuzione.

Lettere, S.3.1.19
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Desenzano, 15 novembre 1512.
Giacomo Filippo Saroia de Pizuol (?) a nome delle valli riferisce che contro i loro privilegi e contro quanto scritto dai provveditori lo scorso 30 agosto al da Mosto, costui li vuole costringere a contribuire (insieme con il piano) alle spese per gli stradiotti che furono alla custodia; inoltre, vuole loro accollare le spese di genti d'arme e stradiotti che stanno in quelle valli, o almeno vuole che contribuiscano a dette spese; ciò è contrario ai loro privilegi. Il da Mosto non consenta in modo alcuno che i privilegi siano contraddetti, perché essi devono essere osservati. Non accolli loro l'alloggio di genti d'arme o stradiotti né chieda che contribuiscano a tali spese, fino a nuovo scritto della Signoria, alla quale il nunzio delle valli è stato riferito ed indirizzato. Attenda quindi gli ordini e tenga tutto in sospeso fino ad allora.

Lettere, S.3.1.20
Betino Mena, sindaco di val Calepio, al provveditore di Bergamo. Adrara, 6 novembre 1512.
Oggi è arrivato in valle un commissario e forerio del capitano generale degli Spagnoli, il quale, sotto minaccia di gravi pene, chiede agli uomini della valle di portare 120 some di pane al giorno e 60 some di vino e 30 capi di bestiame grosso da carne al campo degli stessi spagnoli. Informa di questo perché se il provveditore li potesse liberare sarebbe un gran bene. Prega anche di dire come gli abitanti si devono comportare, perché essi desiderano ubbidire ai suoi ordini.

Lettere, S.3.1.21
Memoria de li homini che dano aiuto al Castello.
Baldesar dal Gixo et Antonio et Tonolo Consule soy figlioli; Iacomo Maria di Cataneis.
tutti sono detti habitatori di Chavrià.

Lettere, S.3.1.22
Oldrado e Nicolò Lampugnano (?) a Bartolomeo da Mosto. Trezzo, 7 novembre 1512.
Poiché gli scriventi sanno che ogni volta che si fa qualche cosa che non va ciò è molesto a loro stesso non meno che al da Mosto, scrivono dicendo che certi da Chavrià, soprattutto alcuni di cui mandano il nome (vedi al # 21) danno aiuto di vettovaglie al castello di Trezzo e fanno altre male azioni in pregiudizio di tutti dando informazioni. Pregano quindi il da Mosto di fare quanto gli parrà conveniente, facendo in modo che quegli uomini si astengano da tale commercio.

Lettere, S.3.1.23
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 2 novembre 1512.
Hanno già scritto nei giorni passati, pregando che nella causa di Paolo di Ondei, uomo d'armi di Marco Antonio Motella, il da Mosto si astenesse fino a quando l'interessato potesse venire a Bergamo. Egli si trova in campo al servizio della Signoria. Si tratta di una causa per alimenti chiesti dalla madre del detto Paolo, Franceschina. Essendo intervenuti fatti nuovi (poco leggibili) si chiede che entro 10 giorni da oggi, nonostante una precedente lettera del 19, debba il da Mosto udire la parte e far giustizia.

Lettere, S.3.1.24
Lettera poco leggibile a Bartolomeo da Mosto. Luogo e data illeggibili.
Lo scrivente ha appreso che il da Mosto è stato confermato a Bergamo dalla Signoria e ne ha ricevuto gaudio e contento. Seguono parole di conforto per la morte di un fratello del da Mosto. Ringrazia anche di una lettera che il da Mosto ha scritto circa il suo salario. Non si legge oltre.

Lettere, S.3.1.25
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 22 (o 25) ottobre 1512.
Anche se non rispondono a tutte le lettere del da Mosto per le troppe loro occupazioni, gli scriventi non mancano tuttavia di dare esecuzione immediata a tutte le sue richieste. Hanno inviato le sue ultime lettere immediatamente alla Signoria e attendono risposta.

Lettere, S.3.1.26
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 31 ottobre 1512.
Hanno ricevuto le sue lettere e quelle del castellano della Cappella. Le hanno mandate alla Signoria ed hanno scritto in buona forma al segretario Caroldo per il salvacondotto da esser fatto per lo stato di Milano. Credono che questo sarà inviato tra breve o che "quelli di Luppi che intrerano in la Capella menino cum loro qualche numero di fanti, sì che de quel loco se possiamo tenir certi, come tenimo la Mag.tia Vostra sia per fare".

Lettere, S.3.1.27
Nicolò Pisani, provveditore di Crema, a Bartolomeo da Mosto. Da Crema, 23 ottobre 1512.
Manda le allegate lettere che ha ricevuto questa notte dal segretario di Lodi. Il da Mosto consegnerà i soldi al cavallante, soldi che lo scrivente ha dato a Giovan Paolo da Sant'Angelo, ritenendo da quelli l'ammontare del carbone che il da Mosto gli ha inviato: i sacchi sono stati rimandati al Provveditore di Romano.
P.S. "De novo de le cosse de Bressa più del usato cum certeza altro non se intende".

Lettere, S.3.1.28
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 19 ottobre 1512.
Circa il sequestro di un cavallo di certo Giovan Pietro detto Bastono.

Lettere, S.3.1.29
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 25 ottobre 1512.
Hanno preso visione della lettere in risposta alla loro precedente e alla richiesta se il sequestro debba essere subito rilasciato. Rispondono che il da Mosto subito rilasci il sequestro affinchè l'interessato non abbia più causa di tornare da loro.
Lettere presentate il 26 ottobre dallo stesso Giovan Pietro detto Baston.

Lettere, S.3.1.30
Bartolomeo da Mosto a Cristoforo Moro e Paolo Capello, provveditori generali. Bergamo, 24 ottobre 1512.
Chiede di sapere risolutamente se i provveditori desiderano che egli rilasci il sequestro o debba tenerlo fino a quando avrà udito l'oppositore di Baston, che pare sia rimasto d'accordo con lo stesso Baston.

Lettere, S.3.1.31
Lettera a Bartolomeo da Mosto quasi illeggibile. Dal campo presso Brescia, 21 ottobre 1512.

Lettere, S.3.1.32
Giovan Alfonso Tomacello detto Barone, cittadino di Napoli, a Bartolomeo da Mosto. Urago, 25 ottobre 1512.
Ritrovandosi in Urago per fare che gli uomini del Contino di Martinengo vadano a Crema in servizio della Signoria per comandamento del capitano, ha trovato che Michel Colombo, uomo d'arme del Contino, non può venire a detto servizio perché è occupato in una causa contro certi frati di san Domenico. Prega, a nome del capitano, che il da Mosto voglia sospendere la causa "per fin che lo bisogno sarà necessario per la ill.ma Signoria. La Vostra Signoria sa che in simili bisognii si bisognano servir de lor pari et tanto più per essere il ditto miser Michel di la condutta nova del signor Capitanio data al mag.co ser Contino Martinengo et per che le cose sono al bisogno per questo ill.mo Stado". Lo scrivente sta andando a Venezia e si trova a passare per Urago. Spera che il da Mosto farà quanto richiesto ed il capitano gliene sarà grato.

Lettere, S.3.1.33
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 20 ottobre 1512.
Si trova al campo in servizio della Signoria Marco Antonio Rigolla, homo d'arme in la compagnia del mag.co Cavalier da Polpe. Egli ha una differenza con un suo cugino, Giovan Francesco di Pelegrini, come egli stesso racconterà. Voglia il provveditore fargli ragione sommaria.

Lettere, S.3.1.34
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 19 ottobre 1512.
Bertramo de Lombardo de Locatelli da Medolago si duole a proposito di certi terreni che gli sono stati tolti da un certo Zanotto Urtiga francese, per la pretesa sodisfazione di una taglia. Faccia il da Mosto ragione sommaria, come delegato degli scriventi.

Lettere, S.3.1.35
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 19 ottobre 1512.
Poiché quando uno è soldato della Signoria non è lecito agire contro di lui civilmente o criminalmente, faccia in modo il da Mosto che nulla si attenti contro Paolo de Machario di Ondei, uomo d'arme di Marco Antonio della Motella, che si trova ora qui al campo. E ciò soprattutto a riguardo di alcuni pretesi alimenti della madre di tale uomo d'armi, alimenti che Paolo dice di aver pagati. Soprassieda fino a quando Paolo potrà venire ad esporre le sue ragioni.

Lettere, S.3.1.36
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 25 ottobre 1512.
Lettera circa un beneficio ecclesiastico a Francesco Chieregato.

Lettere, S.3.1.37
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 12 ottobre 1512.
Il da Mosto ha comandato a due figli di Leonardo Marenzi di andare a Venezia. Gli scriventi hanno deciso di mandare Giovan Francesco. E siccome Ludovico si trova al campo a servizio della Signoria come uomo d'armi di Pietro da Longhena, hanno deliberato che continui a servire per il suo valore. Ed hanno scritto ai Capi del Consiglio dei Dieci sia del "restare del padre suo de lì come del fiol mandamo a Venetia, et de quello resta da qui et expectamo da Sua Signorie risposta se le vorà li mandiamo sì prefato d. Ludovico come altri". Daranno notizie.

Lettere, S.3.1.38
Oldrado Lampugnano, armorum generalis comissarius, a Bartolomeo da Mosto. Trezzo, 9 ottobre 1512.
"Per esser ferito qua a Trezzo uno homo da bene de la nostra compagnia da uno archabuso", prega di mandargli al più presto mastro Guido de Medici "qual intendo esser bon ceroycho, che non perderà la faticha sua, ultra ch'io gli restarò obligatissimo".

Lettere, S.3.1.39
Giovan Antonio Viscardo, capitano di balestri et ala impresa de Trezo, a Bartolomeo da Mosto. Trezzo, 8 ottobre 1512.
"El è stà ferito uno homo da bene qui. Ve prego voliati mandare magistro Guido di Medici, medico. Ve prego a non manchare; ala Vostra Signoria me ricomando".

Lettere, S.3.1.40
Copia di lettera del cardinale Sedunense al Provveditore di Bergamo. Da Lodi, 9 ottobre 1512. Si legge malissimo.
Riguarda il beneficio della parrocchia di san Pancrazio a favore di Frencesco Chieregato, bergamasco, auditore e segretario dello stesso cardinale.

Lettere, S.3.1.41
Copia di lettera del cardinale Sedunense al podestà di Bergamo. Da Lodi, 8 ottobre 1512. Si legge malissimo.
Riguarda il beneficio della parrocchia di san Pancrazio a favore di Frencesco Chieregato, bergamasco, auditore e segretario dello stesso cardinale.
A tergo:
Copia di lettera dei Provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 14 settembre 1512. (Vedi la lettera in Lettere, S.3.1.60).
Riguarda i benefici di santa Maria de Rose e san Pancrazio.

Lettere, S.3.1.42
I provveditori generali a Bertolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 6 ottobre 1512, hora 18.
"Pregamo, instamo et importunamo Vostra Magnifiventia che subito subito subito et item subito receputo le presente Votra Magnificentia cargi sopra cavalli fino 100, 200 over quello più numero de imbrazature li sia possibile, commettando ali conductori che camini da tute hore cum ogni diligentia et solicitudine, sì che dimane più a bonora sia possibile le siano qui senza fallo. Nec alia".

Lettere, S.3.1.43
Lorenzo de Anguilla, capitano dei fanti, a Bartolomeo da Mosto. Crema, 7 ottobre 1512.
E' vero che ha costituito in Romano e lì intorno Marco da Calabria "per lo sicuramento delle vittuaglie che si levano de Romano". Non ha però detto che gli si debbano dare maggiori alloggiamenti in un luogo che in un altro. Ora, a seguito di ordini del da Mosto, darà ordine che si sposti altrove. Se l'avesse saputo prima, l'avrebbe fatto prima.

Lettere, S.3.1.44
Giovan Andrea Momo...(?) a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 5 ottobre 1512.
Questa sera sono arrivati quelli di val Gandino, a nome della valle, con quattro carri, e quelli di Martinengo con un carro (sebbene a loro ne tocchino tre). Stamani sono arrivati quelli di val Seriana di sotto con due carri. Oggi si è saputo che gli spagnoli sono arrivati oggi a Valeggio e in parte a Desenzano e Villafranca. Appena arriveranno a Brescia avvertirà il da Mosto. "Heri de sera fo trato una parte dela artilaria sotto li muri di Bressa. Domane se comenzarà la bataia: ozi qualli franzesi mandano fora giari (?), done et huomini di Bressa... Como zonserano li carri et vastadori darò aviso a Vostra Magnificentia".
P.S. "Intesi come li spagnoli sono 5000 et de Vicinza è andato a Verona. Se al venirà como amico ge sarà dato victuaria se anche da noi (?) non se lassarà venire tanta se... che vengano como amico".

Lettere, S.3.1.45
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 29 agosto 1512.
Si trova al campo in servizio Zovan Antonio da Fin, figlio di Abramo, capo squadra del strenuo Torindola (?). Egli ha una lite pendente davanti al da Mosto. Voglia tenerla in soapeso e comandi ad ogni vicario e giusdicente che Zovan Antonio non venga molestato.

Lettere, S.3.1.46
Ottaviano Maria Sforza, visconte, eletto governatore di Lodi e Milano, a Bartolomeo da Mosto. Milano, 10 ottobre 1512.
Avendo preso visione di quanto il da Mosto scrive circa il desiderio di mandare a parlare con il castellano "di qui" per il capo di stradiotti detenuto, desidera compiacerlo. Mandi quindi il trombetta con un altro uomo dal Barone. Essi dovranno tuttavia parlare fuori dal castello e non dovranno entrare. Mandi pure.

Lettere, S.3.1.47
Un provveditore (?) a Bartolomeo da Mosto. Da (?), 17 settembre 1512.
Il presente stradiotto è della compagnia di d. Giorgio Bosichio, il quale altra volta "fo svallisato" da uno certo Alvise Toscano e compagni, che si trovano ora a Bergamo. Gli sono stati presi cavalli, denari e altre cose mentre veniva al campo nostro, come il da Mosto potrà intendere dall'interessato. Gli renda ragione sommaria ed expedita e non gli manchi di ogni giusto favore.

Lettere, S.3.1.48
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 30 settembre 1512.
"Quando occorse il caso che fu rotto el nostro campo in Jeradada, d. Zuan Baptista de Naldo, fu nepote del q. mag.co d. Dionixio fu capitan de le fanterie, lasciò in casa de certo citadin a Bergamo certe robe sue. El qual poy minasandolo de farlo prison s'el non se ne andava, fo fece fugire, retinendo tute le robe sue. Hora veramente desidera, come è rasonevole, de conseguire il suo malo modo toltoli". Il da Mosto dia udienza alle parti e dia celere spedizione alla causa.

Lettere, S.3.1.49
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 27 settembre 1512.
Hanno ricevuto le lettere del da Mosto inviate per mezzo di Zuanin del Quadro da Bergamo. Contengono l'inventario e robe, delle quali i provveditori faranno quanto la giustizia ricerca. Hannjo dato al latore per sua fatica lire 3 soldi 2.

Lettere, S.3.1.50
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 24 settembre 1512.
E' comparso davanti agli scriventi il prete Giovan Pietro da Bexutio, canonico di Bergamo, il quale a nome del clero locale ha fatto presente che il da Mosto ha permesso che i deputati sopra gli alloggiamenti installassero nelle abitazioni e cortili del clero dei militari, contro le consuetudini. I provveditori non vogliono che alcuno sia molestato contro il dover suo. Faccia quindi sgombrare i militari dalle case dei preti e li mandi altrove. E se non volessero sgombrare, il da Mosto "cum el brazo de la justicia" li cacci.

Lettere, S.3.1.51
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 20 settembre 1512.
Per la differenza che verte tra Taddeo della Motella e Vittore Lippomanno a causa di certi muli, è stato concesso un termine di 20 giorni ad probandum a Taddeo. "Et rispeto ale turbulentie de sforceschi et sguizari non si ha possuto andar a Milano. Perché Io Paulo non mi posso impizar in questa cosa Io Christophoro ho prorogato el termine" fino al 20 ottobre. E se il da Mosto avesse già innovato alcunché in tal materia, fermi tutto infallantemente.

Lettere, S.3.1.52
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 21 settembre 1512.
Gli scriventi hanno inteso con non poca molestia che il da Mosto si ingerisce in cose che la giustizia e l'equità non possono tollerare. Sono informati che Zuan Cimenes e Giulio da Fontes, spagnoli, pare abbiano preso ad un arciere del Gran Maestro molte cose il cui inventario è presso il da Mosto. Il fatto è avvenuto già da tre mesi. Pare che avendo portato il bottino a Bergamo per venderlo, il da Mosto lo abbia fatto deporre e poi, senza avvertire nessuno, questo sia stato preso e convertito in uso del medesimo da Mosto. Non riescono a credere a ciò. Sembra anche che il da Mosto abbia fatto intendere che volesse assolutamente la sua parte. Gli interessati volevano mandare una supplica alla Signoria. "Nui che vi amamo ve habiamo voluto scriver questa nostra per dirvi che debiati cum ogni integrità restituir el botin suo, non facendo che più ritorni a nui, perché reverà (?) non dovete tuor parte alcuna de alcun botin, per esser parte et ordeni in contrario". Restituisca quindi il tutto integralmente. "Siamo stà astretti dirvi quanto ut supra per che la rason ne ha mosso et la exclamation de dicti spagnoli factane publice ne ha induto scrivervi in tal forma".

Lettere, S.3.1.53
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 18 settembre 1512.
Hanno già scritto il 28 agosto chiedendo di far depositare le entrate di sant'Alessandro in Colonna. In esecuzione di ciò, il 2 settembre il da Mosto ha eseguito il mandato. E siccome gli scriventi hanno saputo che un prè Benedecto de Ferraris ha ancora certi frutti di tal beneficio e non li vuole consegnare, dia il da Mosto esecuzione all'ordine ed ai mandati, facendosi obbedire.
Lettere presntate il 20 settembre.

Lettere, S.3.1.54
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 18 settembre 1512.
Si è presentato, inviato dal da Mosto, Antonio dela Sale, nella cui casa - hanno inteso con non poca molestia - sono state abbattute le porte e sono entrati dei soldati. Nella casa "si atrova cinque vergenelle sue fiole et la muglier sua, et essendo intratti li soldati cum tanto impeto, pensemo che non siano per commetter qualche inhonesto diportamento". Comandano quindi efficacemente che al più presto i soldati escano dalla casa, benché i provveditori credano che, prima che questa lettera arrivi, il da Mosto, considerando la qualità della casa e l'assenza di uomini che la governano, già avrà provveduto. Non permetta che alcun soldato entri e se alcunché fosse stato asportato, provveda a che sia restituito con ogni mezzo.

Lettere, S.3.1.55
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 18 settembre 1512.
Gli scriventi hanno udito Quintiliano da Mapello a nome della Comunità di Bergamo, da una parte, e gli abitanti di Romano e Martinengo, dall'altra; costoro hanno esposto molte ragioni circa le spese da fare per le necessità dell'esercito. Hanno fermamente deliberato che il da Mosto faccia restituire biade e denari tolti a quelli di Romano e Martinengo. Poi debba ascoltare le loro ragioni e far sì che "se equalizeno de le angarie facte per quella Comunità et li predicti pro portione sua, videlicet, havendo speso ultra quello che la Comunità li tochase pro rata far reffar debiati quelli de Roman et Martinengo, et de converso la Comunità refaci li predicti, come el dover recercha, sì che tute spese facte chadauno equalmente pro ratta sua sentiscano et contribuisseno... Le qual spese se intendi de allozar guastadori, carizzi, pan, vin, et ogni altra angaria over spesa che per lo exercito nostro una parte et l'altra havesse facto..."

Lettere, S.3.1.56
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 15 settembre 1512.
Gli scriventi hanno inteso ciò che il da Mosto chiede di fare con lettere del 13 per gli stradiotti ed hanno fatto il mandato allegato. Se non obbediranno, li revocheranno e manderanno altri più obbedienti.
Lettere presentate il 20 settembre dal sindaco della pianura. Il da Mosto ne ordina l'esecuzione e ordina agli stradiotti di ritornare ai loro primi alloggiamenti.

Lettere, S.3.1.57
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 16 settembre 1512.
Gli scriventi rimettono al da Mosto i casi di Zuan Gebo, presente latore, contro Alvise da Cenate e compagni. I provveditori sono occupati in cose di tale qualità da non poter fare loro giustizia

Lettere, S.3.1.58
Pietro da Luzago, vicegerente di Iseo a Bartolomeo da Mosto. Iseo, 15 settembre 1512.
Informa che oggi dopo pranzo Scipione Suardo da Bergamo si è presentato ad Iseo per stare all'obbedienza del da Mosto, come dice di aver avuto da lui mandato. Dice di essere prontissimo ad ogni comando del da Mosto.

Lettere, S.3.1.59
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 10 settembre 1512.
Si sono presentati i nunzi di val Seriana superiore e si sono lagnati perché, essendosi verificati alcuni casi criminali nella valle, il vicario del da Mosto, over judice, si vuole ingerire in questi casi. Hano chiesto che ciò non accada. I provveditori dicono che se il detto giudice avesse fatto alcunché in quella valle, lo sospenda e più non si occupi di simili casi, fino a quando la Signoria non deciderà altrimenti.
Lettere presentate il 16 settembre da un rappresentante di Gromo e Premolo.

Lettere, S.3.1.60
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 14 settembre 1512.
Di recente si sono resi liberi due benefici, uno in s. Maria di Rossą e l'altro in san Pancrazio. Il primo è stato conferito a d. Angelo Lippomanno, l'altro a d. Piero Pichardo. Il da Mosto li ponga in possesso, secondo la loro elezione, facendo loro versare tutte le entrate.

Lettere, S.3.1.61
Giorgio Vallaresso, provveditore, a Bartolomeo da Mosto. Romano, 14 settembre 1512.
Notifica "che gli sguizari anchor non sono levati, ma sono per levarsi per la intelligentia che ho. Dimane matina et se dubita vogliono passar Seri et per tal effecto lo ill.mo capitano manda de qui questa nocte de li fanti 400 per provision de questi loci aciò non intravenisse qualche inconveniente. Se altro intenderò ne darò notitia a Vostra Magnificentia..."

Lettere, S.3.1.62
I deputati della città di Bergamo ai provveditori generali Cristoforo Mauro e Paolo Capello. Bergamo, 9 settembre 1512.
"Habiamo presentito sviseri et altre zente a pede et a cavallo esser venuti da Milano per far la expedition del castelo de Trezo. Et per che facendosi essa expedition forsi li sarà bisogno venir sul territorio nostro ad piantar le artigliarie, et aciò che qualche volta per alleviar il paese di là dale spese, non mandasseno di qua più zente di quella sarìa il bisogno, pregamo le Signorie Vostre che dagandoli licentia di venirli, li piaqua dargela cum quella limitation di zente li parerà esser al bisogno, aciò non si vengano ad extender et consumar il territorio nostro già da infinite spese, population et graveze frustato et disfatto, maxime da quelle bande da Trezo, come benissimo crediamo esser noto ale Signorie Vostre, a la gratia de le quale di continuo si recomandamno et offerimo".

Lettere, S.3.1.63
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 11 settembre 1512.
Devono rispondere a due lettere del da Mosto, del 9 e del 10. Prendono atto di quanto egli dice del prigioniero francese e dell'interrogatorio "a la corda cum squasi 8 et datali acerbissimamente el foco". Ma non ha confessato nulla, ed il da Mosto chiede che fare. Rispondono che il da Mosto sa bene "quanto recercha justicia, né vi potemo dir altro, salvo che faciati quanto convien ala justicia, maxime havendolo turturato et fogato. Ben sapessemo aricordar ala Magnificentia Vostra che licentialdolo el mandate in loco sì che el non sii per tornar de qui". Hanno anche ricevuto la lettera allegata della comunità di Bergamo. "Siamo stati alquanto sopra de nui, havendo tal noticia da quella magnifica Comunità et non da la Magnificentia Vostra: che pur ne par tal advisi de qualche importantia. Imperò dicemo a quella che simel advisi ne tengono advisati, et se a quella sarà di bisogno de gente et ogni altro favore, non manchi de dinotarnelo, che non siamo per mancharvi in cossa alcuna e favorir talmente quelli fidelissimi nostri, che resterano satisfactissimi ad esser ritornati sotto l'umbra dela ill.ma Signoria nostra. Preterea ne està facto intender Vostra Magnificentia circa le cosse del Episcopato de lì et altre litte de dir le cosse un poco ad lungum cum non darli audientia, respecto le ferie, etc. Dicemo ala Magnificentia Vostra le condition di tempo non ricerchar salvo la presta expedition de tute cosse; imperò la Magnificentia Vostra non manchi de laudientie expedir chadauno, come siamo certi la fa et non mancha, che reverà li effecti nel significa.
A l'altra de 10 dicemo che subito la inclusa sua ala ill.ma Signoria directiva la manderemo..."

Lettere, S.3.1.64
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo, 13 settembre 1512.
Gli oratori di Romano si sono presentati ed hanno esposto che il da Mosto, a richiesta dei deputati della città, ha fatto prendere 12 some di biada e fatto pagare 5 ducati per certi muli, e ciò perché i cittadini vorrebbero che Romano contribuisse con loro. Essi tuttavia sono separati, in virtù di privilegi che non pare conveniente disattendere. Dicono quelli di Martinengo che essi hanno obbligo di cavalcate e non sono in alcun modo soggetti a Bergamo. Poiché è giusto, voglia il da Mosto far subito restituire le biade, il denaro e tutto quanto è stato tolto, perché sarebbe cosa iniqua rompere i privilegi. Si dolgono anche quelli di Romano che quando i loro mercanti vanno e vengono da Bergamo per vender biade, spesso vengono fermati per debiti pubblici. Il da Mosto, che è persona sapientissima, potrà giudicare quanto ciò sia conveniente. Faccia adunque in modo che si restituisca il tutto, cosicché non abbiano più motivo di presentarsi.
Lettere presentate da messi di Martinengo. Ordinata l'esecuzione il 15 settembre.

Lettere, S.3.1.65
Andrea Cruciano, provveditore di Crema, a Bartolomeo da Mosto. Crema, 11 settembre 1512.
"Questi svizeri sono gionti in sul Cremascho né se intende andamenti suoy. Perhò Vostra Magnificentia starà advertita et farà condur dentro la tera tute le cose necessarie atiò non accadisse qualche scandolo. Né d'altro si dubiti poy la Magnificentia Vostra ala qual mi recomando".

Lettere, S.3.1.66
Il vescovo di Lodi (?) a Bartolomeo da Mosto. Data da (?) il 27 agosto 1512.
Scrive a richiesta di "Nicolò da Arsago di Capitanei, fiolo del nostro medico, qual ha lì su il diocexe pergomense certi benefitii, et indebite non lassano gaudere. Per tanto la Magnificentia Vostra se dignarà per nostro amore farli fare le executione, secundo li precepti facti dal dellegato apostolico suo, pregando anchora quella sia contenta di lassare fare la executione dali nostri da Caravagio verso uno fictabile che sta lì propinquo..."

Lettere, S.3.1.67
Lorenzo da Anguillara, capitano di fanti per il Dominio, a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Crema, 6 settembre 1512.
Ringrazia il da Mosto per le notizie che gli ha dato. Ha ritenuto il messo fino ad ora perché aspettava un segretario da Milano (?) per riferire qualche altra notizia. ma egli non è ancora giunto: appena arriverà farà partecipe il da Mosto. Tra comandati e guastatori sono arrivate circa 100 persone "et questo non è el bisogno. Quella voglia mandare de le vittuaglie, che qui se ne pate assai, et in questo non voglia manchar".

Lettere, S.3.1.68
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 7 settembre 1512.
Prendono atto da una sua lettera che a richiesta di Giovan Paolo da Sant'Angelo un Giovan Francesco de Pelegrino da Piacenza, uomo d'armi che ha servito all'assedio di Padova, è stato in prigione per due mesi. Hanno preso atto delle ragioni per cui il da Mosto lo ha ritenuto. Circa la prima causa, cioè per i 20 ducati di paga, vogliono che il da Mosto se li faccia dare e li mandi a loro. Per le altre cause, lo giudichi secondo giustizia. E affinché non finisca la sua vita in carcere, hanno scritto a Giovan Paolo che entro otto giorni da quando riceverà l'ordine mandi o si presenti al da Mosto per far valere le sue ragioni contro Giovan Francesco. Se no, il prigioniero sia giudicato in absentia della controparte. E siccome il prigioniero ha comunicato che un suo cavallo è nelle mani di Giovan Paolo, quando il da Mosto farà giustizia, faccia restituire il cavallo.

Lettere, S.3.1.69
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 12 settembre 1512.
Messi di Martinengo hanno esposto che il da Mosto ha fatto prendere alcune some di biade da persone che ricusavano di contribuire ad una imposta decretata dalla città. E ciò per dare le biade al alcuni cavalli che erano arrivati. Hanno mostrato i loro privilegi, i quali dicono che essi non sono tenuti a tali angherie. Quando sono stati tassati hanno contribuito da soli, non con la città. Volendo i provveditori conservare i privilegi, impongono al da Mosto di restituire le biade e di non prendere alcunché per tal causa. Se i bergamaschi si lamentassero, li riferisca agli scriventi.

Lettere, S.3.1.70
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 9 settembre 1512.
Sono comparsi prè Giuliano da Terzo, bergamasco, ed un nunzio di Francesco Chieregato, protonotario, per una lite in merito al beneficio di santa Maria da Rosat. Sono stati rimandati ad Andrea Mocenigo, protonotario apostolico, avanti al quale hanno esposto le loro ragioni. Costui ha giudicato che Giuliano debba esser posto e mantenuto nel possesso. Al ricevere della presente, il da Mosto faccia mettere in possesso Giuliano e ve lo conservi fino a quando la Signoria deciderà altrimenti.

Lettere, S.3.1.71
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 7 settembre 1512.
Lettera con la quale si prega di concedere una dilazione al pagamento di certi debiti a Zanibono Usubelli, il quale ha patito danni a causa delle spese che ha fatto a certi soldati. Conceda il da Mosto nuovi termini al pagamento.

Lettere, S.3.1.72
Guido Rangoni, armorum comestabilis, a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 6 settembre 1512.
"Essendo Cassa Matta servitor mio e de la ill.ma Signoria, hointesso che la Vostra Magnificentia dona piena licentia a ... gente che li meteno a sacho la roba sua, de la qualle cossa molto sono maravigliato, per che l'altro giorno li mag.ci Providitori mandorno a Vostra Magnificentia uno mandatto in nel qualle contigneva che per esser mio servitor sotto penna de la vitta non li fusse molestato niente. Io ho fatto intendere ali mag.ci Providituri che non sono statoi obeditti et mi hano rsssposto che io primamente el faza intendere ala Vostra Magnificentia, prima che loro facino altro, che pensano che quella di questo non sapia niente, che sano che sarìano stati obedicti et se cossì la Magnificentia Vostra remediarà a questo come ho speranza in quella Sue Magnificentie non pertiranno più oltra ciò far intendere a la Magnificentia Vostra facia non sia molestato in la roba sua et loro non vegnirìano a quessto se non cognosceseno che luj non li fossi ben servito et homo de beni et facio intendere a la Magnificentia Vostra che amo tanto la ill.ma Signoria quanto homo che viva e se fusse il contrario de quello che non è haverìa ardimento a tegnirillo et lo punir'a di sorte ch'el cognosarìa Vostra Magnificentia che sarìa afficionatissimo ala ill.ma Signoria. Ma essendo altra mente la prego di chorre facia quessto et faciendole restarò in perpetuo obligatissimo a la Magnificentia Vostra. Offerendomi ad ogni vostri beneplaciti et a quella humil mente me recomando.
Et s'el fussi al cuni che se..." (si capisce poco).

Lettere, S.3.1.73
Andreas Ciuranus, provisor, a Bartolomeo da Mosto. Ex Umbriano, die 19 iulii 1512.
"... li gran necessitate havemo de qui de pulvere da bombardi me astringe mandar el presente latore da la Magnificentia Vostra cum pregarla per quanto amor la me porta et se posso pregarla me ne voglia servirmene de qualche barille che al mancho quella me potrìa farmi più cosa grata; ala quale de continuo me recomando..."

Lettere, S.3.1.74
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 3 settembre 1512.
Il latore della presente è comparso dai provveditori a nome degli abitanti della vicinia di santa Grata inter vites, dolendosi che solo a loro è stato imposto di pagare per certi uomini a guardia della Cappella. Sono costretti a ciò fare dai deputati, cosa che pare empia. Tali spese il da Mosto farà ripartire tra tutti gli uomini della terra.
Presentata il 10 settembre da un rappresentante della vicinia.

Lettere, S.3.1.75
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 8 settembre 1512.
Nonostante precedenti lettere degli scriventi, dichiarano che il da Mosto debba far citare per legittimo nunzio Zanin Get da Trescore perché compaia personalmente davanti a loro il mercoledì successivo, con tutte le ragioni sue, ad istanza di Alvise da Cenate e soci. Segue una nutrita lista di azioni prese al riguardo.

Lettere, S.3.1.76
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 2 settembre 1512.
Essendo gli scriventi in molte faccende occupati, "non potemo hora veder processi né star ad audir litte. Imperò remmettemo lo allegato processo" con la richiesta di far giustizia (trattasi del processo di cui al # 75).

Lettere, S.3.1.77
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 17 agosto 1512.
Pietro da Longena. condottiero, ha fatto intendere di avere una lite e controversia con Antonio dela Sale da Bergamo. Siccome per le occorrenze presenti Pietro non può allontanarsi, chiedono che il da Mosto faccia venire a sé Antonio e a nome loro gli ingiunga di venire subito alla loro presenza. Riferisca immediatamente per lettere sigillate dell'esecuzione data e mandi ogni carta e processo perché si possa far giustizia sommaria.
Segue l'azione.

Lettere, S.3.1.78
Uno sconosciuto (Firma illeggibile) a Bartolomeo da Mosto. Milano, 3 settembre 1512.
"Essendo stà mandato qui da la ill.ma Signoria per far certe expeditione cum questo Reverendissimo Legato, mi par debito mio scriverli quanto da qui occorre et dinotarli che Sua Signoria Reverendissima ha hauto grandissima suspitione de alchuni nostri quali sono stati a parlamento cum quelli de Trezo, del che la se ne ha doluto assai meco. Et benché io habia cerchato evacuar lo animo de Sua Signoria Reverendissima de tal suspitione, affirmandoli questo non poter essere perché io sapeva la mente de la ill.ma Signoria alienissima da simel pratiche, pur inducta da molti malivoli nostri non è restata senza qualche despiacer de simel deto, etaim ch'el sapesse esser contra la mente de la ill.ma Signoria.
Per el qual effecto da Vigevene quella deliberò mandar gli Svizeri erano a Biagrassa, che ponno esser 2500 secundo mi è refferito, ala volta de Trezo, et fatto etiam cavalcar certi cavalli de gente darme per ... al Baron de Bergnia, quale ha fatto de gran danni a questo territorio, et etiam per assicuration de Sua Signoria Reverendissima, quale al ultimo delo passato intrò in questa cità solemne et cerimonialmente.
Vostra Magnificentia adonque farà che quelli soldati se diportano de maniera che non se habia alchuna querela, né dagino causa a questi de dolerse de noi. Se ha etiam doluto un de questi zentillhomini da Melzo che hanno le sue possessione per mezo ... esserli stà tolti tutti li soi polami et altre robe, et minatiato poner la casa a saccho. Quella provedi a tal disordini, sì che alchuno non se habia a doler, eo maxime che questo zentillhomo de Melzo è molto da bene.
El magnifico miser Nicolò Arcimboldo me ha ricordato che sarìa bono far ruinar el ponte de Trezo che vien in Bergamascha, che sarìa cosa facile et utile e al Bergamascho et a tuta Giera Dada; el che essendo, Vostra Magnificentia farà quanto gli parerà expediente. Ala qual me remetto et ricomando, offerendomi se io ... cosa alchuna qui per lei promptissimo satisfare..."

Lettere, S.3.1.79
Giovan Paolo ... de sant'Angelo, armorum..., a Bartolomeo da Mosto. Presso Crema, 2 settembre 1512.
Ha ricevuto una lettera del da Mosto, il quale dichiara di esser disposto a spedire quel suo prigioniero entro quattro giorni, che è un tempo troppo breve perché possa venire a difendere le sue ragioni, essendo occupato in servizio della Signoria. Forse il da Mosto non ha inteso l'importanza della causa, la quale coinvolge anche l'interesse della signoria per 22 ducati e mezzo. Prega quindi che per una miglior comprensione della causa il da Mosto voglia soprassedere fino alla sua venuta, che sarà tra breve: "et la Magnificentia Vostra sa che lui non negò quando el fu preso a la presentia mia quello li rechiedete avanti a quella"..."Insuper etiam ha fato segurtà dito Zoan Francesco a uno homo darme, quale è fugito et ha portato via alla Signoria parechi ducati di quali lui è piezo".

Lettere, S.3.1.80
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 4 settembre 1512.
Il latore della presente, Giovan Antonio da Bergamo, è di tal fede che ha spesso rischiato la sua vita. Merita l'appoggio di qualunque ministro della Signoria. Viene a Bergamo per cercare di ottenere certi denari da una donna bergamasca, che tergiversa. Voglia il da Mosto rendergli ragione sommaria e acquisire il tutto, cosicché possa presto tornare, essendo egli necessario per molte ragioni.

Lettere, S.3.1.81
Giovan Pietro Stella, segretario ducale, a Domenico Contarini, provveditore di Bergamo, oppure ad altro degnissimo provveditore. Da Bado(?), 25 agosto 1512.
Prega di inoltrare le allegate lettere attraverso un sicuro cavallaro, perché sono importanti. "De qui sa ha el zonzer ad (?) de Maximiliano fiol del q. signor Ludovico duca de Milano, quale se ne vien a Trento, poi a Milano, a tuor el possesso del suo duchato. Iudico quelli omini millanesi sono qui ma sono in accordo cum questi signori, et serìa cossa molto bona et ad proposito nostro. Nec alia. A Vostra Magnificentia me racomando et prego le allegate a mi cugnato lì a Bergamo siano..."

Lettere, S.3.1.82
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 26 agosto 1512.
Il prete Giuliano da Terzo ha informato che possedendo il beneficio di santa Maria di Rosate da Bergamo (come scritto in lettere precedenti) alcuni suoi fratelli e parenti si sono opposti con le armi a che fosse spogliato del possesso. Pare che il da Mosto abbia sequestrato le armi e voglia procedere contro di loro. Gli scriventi non sanno di che sorte sia il maleficio, ma pregano che - "però reservato honor vostro" - il da Mosto non voglia procedere.

Lettere, S.3.1.83
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 30 agosto 1512.
Leonardo Comenduno e Gregorio Benaglio, oratori di Bergamo, desidererebbero, tra l'altro, che i provveditori approvassero che i valleriani contribuiscano alle spese degli stradiotti: I valligiani asseriscono, invece, di non essere tenuti a contribuire e reclamano l'osservanza dei loro privilegi. I provveditori hanno quindi deliberato di scrivere la presente, chiedendo che il da Mosto non obblighi i valligiani a contribuire, intendendo che i privilegi siano osservati in ogni loro parte. "Et se nui voremo che in questo over in altro facino qualche factione, non per obligatione, se rendemo certissimi che per la fede hano a la nostra ill.ma Signoria quando li rechiederemo cosa alguna non si renderano difficili ad compiacerne a quanto li rechiederemo". Gli oratori hanno chiesto anche la osservanza dei privilegi cittadini: anche questi saranno osservati "in omnibus né in alguna minima parte violati".
Presentate il 2 settembre a nome delle valli.

Lettere, S.3.1.84
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 31 agosto 1512.
Hanno preso atto dell'ufficio conferito dal da Mosto a Zuan Francesco Siana per i suoi meriti, ed anche della casa. Voglia tenerlo e mantenerlo al possesso dell'ufficio, facendogli riscuotere le utilità e non sequestrando alcunché, come nelle precedenti lettere degli stessi scriventi che il da Mosto doveva eseguire. E se quei gentiluomini di lì si dolevano di tale elezione, il da Mosto poteva rispondere che essi potevano fare quel che loro piaceva. Se verranno altri ordini, li eseguirà. Confidano che il da Mosto farà il tutto.

Lettere, S.3.1.85
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 31 agosto 1512.
Come richiesto, hanno fatto un salvacondotto a Pietro Vacaro. Il da Mosto si faccia dare i 31 ducati e li metta al conto della Signoria, annotandoli in camera fiscale.

Presentate il 2 settembre dallo stesso Pietro con il salvacondotto, che è stato accettato previo il pagamento dei 31 ducati.

Lettere, S.3.1.86
Paolo Capello a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 31 agosto 1512.
Trovandosi lo scrivente nei mesi scorsi a Pontevico, aveva mandato in valle di san Martino Bertone de Rota, il che era a quel tempo necessario perché si stava inseguendo l'esercito francese. Ora è comparso Pezolo Simone Zanchi dolendosi che Bertone esercita l'ufficio di commissario di valle, che spetta invece a lui perché prima della rotta di Gera d'Adda egli era stato deputato come commissario "come per patente de quelli ... appar et de novo appar per altre de Vostra Magnificentia, asserendo dicto offitio haveti de novo concesso come cosa spectante a quella mag.ca Comunità et in execution de li privilegii de quella". Intendendo che tali privilegi siano servati, gli scriventi dicono che se Bergamo di fatto possiede titolo per far tale elezione e se essa è stata fatta de consensu e se Pezolo è stato eletto in commissario, comandi a Bertone di cedere l'ufficio a Pezolo, astenendosi dall'occuparsene.
Presentate al da Mosto il 1° settembre da Pezolo. Il da Mosto ordina di fare un mandato in forma pubblica e solenne a Bertono nel senso della lettera.

Lettere, S.3.1.87
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 28 agosto 1512.
Hanno ascoltato molte ragioni da rappresentanti di Giorgio de Facinis e del prete Benedetto Ferrari circa il beneficio di sant'Alessandro in Colonna. Non spetta agli scriventi deliberare su questa materia. I contendenti desiderano che i frutti del beneficio fino a quando la lite non sarà risolta restino in mano di persona indipendente e non sospetta. Il da Mosto provveda in tal senso. Chi è al presente nel possesso del beneficio con soddisfazione dei vicini rimanga fino alla definizione, non intendendo gli scriventi che il beneficio sia dato ad una delle parti contendenti.
Segue la descrizione delle azioni.

Lettere, S.3.1.88
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 20 agosto 1512.
Il latore della presente, Marco Antonio Rivola, della compagnia del cavalier de le Volpe, si è lamentato perché essemdo stata rimessa negli scorsi mesi una certa lite dai Dieci che erano stati eletti al governo di Bergamo... (si legge malissimo per grafia impossibile). Si nomina un certo Bonhomo da Calepio. Pare che i Provveditori scrivano per chiedere al da Mosto che voglia "tener tal modo". Ma non si capisce quale.
Lettera presentata il 1° settembre da Marco Antonio Rivola.

Lettere, S.3.1.89
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zeno, 20 agosto 1512.
Il latore della presente è comparso presso i Provveditori (si tratta di Marco Antonio Marigola) e dice di essere creditore di certi denari nei confronti di alcuni bergamaschi. Essendo egli al soldo della Repubblica di fazione e volendo riavere il suo, i Provveditori chiedono al da Mosto di volerlo spedire subito, senza riguardo a feste o ferie. Qualora non venisse di persona, manderà un suo commesso.

Lettere, S.3.1.90
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 28 agosto 1512. Pro ducali interesse.
In passato, essendovi controversia tra l'Ospedale Grande e la Misericordia Maggiore, da una parte; e Daniele Brembati, dall'altra; la Signoria ordinò che i frutti dell'eredità sulla quale si litigava fossero sequestrati in mano del camerlengo di Bergamo "usque ad ius cognitum". Avendo ora la Signoria grande necessità di trovar denari, come il da Mosto ben sa, gli scriventi ordinano che egli voglia subito ritirare il sequestro e mandarlo "al trato di tuti queli che si trovano" sequestrati dal tempo del detto sequestro primo e fino ad ora "per che li renderemo poy a chi de rason deverano rendersi".

Lettere, S.3.1.91
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 29 agosto 1512. Pro Bernardino Montanino.
Bernardino, figlio di Montanin de Rivola, dice che il da Mosto gli ha fatto prendere una mula, a richiesta di un tale che agisce per il Vescovado, dicendo che lo stesso Bernardin ha qui al campo una sua mula. Essi non pensano così, ma se così fosse (cioè se si fosse presa una mula al padre avendo il figlio avuto la sua) sarebbe sbagliato, soprattutto perché padre e figlio non vivono insieme. Voglia quindi il da Mosto far restituire la mula a Montanin e se quelli che hanno sollecitato il prelievo dicono di aver un credito con Bernardin (il quale si trova al servizio della Signoria come uomo d'arme del conte Marco Antonio della Motella) compaiano di fronte ai provveditori, i quali renderanno giustizia senza spesa alcuna.

Lettere, S.3.1.92
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 26 agosto 1512. Pro presbitero Iuliano de Tertio.
Si è presentato il prete Giuliano da Terzo e si è lamentato perché è stato spogliato del possesso del beneficio di santa Maria di Rosate, Diocesi di Bergano. E' stato invece posto al possesso don Francesco Chieregato. I provveditori non sono competenti in queste faccende e non se ne vogliono occupare. Tuttavia, Giuliano asserisce di essere stato spogliato a torto e al fine che, quandanche avesse ragione, non ne patisca un danno, chiedono al da Mosto di far prendere tutte le entrate del beneficio e farle sequestrare presso persona idonea, fino a quando il giudice ecclesiastico competente avrà deciso a chi spetta il beneficio.
Lettere presentate il 31 agosto al da Mosto dal detto Giuliano, il quale ne chiede l'esecuzione, in presenza di un ecclesiastico della chiesa di san Vincenzo.

Lettere, S.3.1.93
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 28 agosto 1512.
I provveditori sono infastiditi da Marco Comenduno per una causa pendente davanti ai Consoli di Giustizia di Bergamo contro i suoi fratelli Zuan Piero e Michiel. Pare che la causa lo interessi molto. I provveditori lo rimandano quindi al da Mosto dicendo "che la vogli permetter che dicto Marco possi venir et star de lì fino che l'haverà diffinita la causa sua, come ne par che la rason vogli; et questo farete non obstante sententia facta contra de esso Marco, alias bandito". Voglia anche comandare ai Consoli che spediscano diligentemente la causa affinché "el non sii de lì contra ordinato, et cetera". "Et questo farete non ostante altre inibition facte per precedenti nostre".
Lettera presentata il 30 agosto dallo stesso Marco, che ne chiede l'esecuzione, citati prima Michele e Giovan Pietro. Seguono altre istruzioni.

Lettere, S.3.1.94
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 27 agosto 1512.
La fede ed i meriti di Giovan Francesco Donadon Fiama da Bergamo sono tali da non richiedere lunghe esposizioni. Essi hanno indotto i provveditori a dargli la casa di Francesco Soardo doctor quondam Pantalon, situata presso la Cittadella; ed anche l'ufficio del banco della Nodaria del Maleficio. Il da Mosto metterà Giovan Francesco in possesso della casa e dell'ufficio, con tutti i "modi, condition, utilità, preminentie et jurisdiction che haveva et godeva Iacono di Zilioli nodaro. Oltre a ciò, "lo carecerete cum ogni effecto per che li meriti sui come habiamo predito sono de qualità ch'el merita ogni bona gratia de la ill.ma Signoria nostra", la quale ha scritto di averlo carissimo.

Lettere, S.3.1.95
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 22 agosto 1512.
"Ad aviso de Vostra Magnificentia, questa matina per tempo se semo tirati cum tuto questo exercito sotto le mura de Bressa ala volta del montexello a canto el Castello; et già sopra dicto monte habiamo facto tirar 4 falconeti et li canoni tutavia se tireno et questa nocte preparemo et mettemo ad ordine la prima battaria, et poi successive le duo altre. Et speremo a Dio laude che se faremo sentir in tal modo che comignarano prender partito. Ma per non scorer più ultra, dicemo ala Magnificentia Vostra esserne venuta a mancho la principal cossa, che è el danaro per pagar queste fantarie. Imperò pregamo quella toto corde che vogli, o per via de imprestedo o de cambio over altra via, vogli veder de recuperare et mandarne almeno ducati mille. Non li faremo più instantia cum narrarli el bisogno, per che cognosemo quella usar ogni diligentia in tal materia, maxime in questa che hora cognoscete esserne summa necessità.
Habiamo hora receputo una ducal directiva a Vostra Magnificentia, la qual sarà qui alligata. Non volemo restar de replicar et cum summa instantia pregarla la vogli subito subito subito subito er immantinente li 500 guastadori et carri che per altre nostre habiamo rechiesto, per che senza quelli non potemo far cossa alcuna: Imperò quella non manchi per reverentia de Dio de farli cum ogni cellerità siano de qui. I qual credemo già sia a camino et apresso questo loco, che bisogneria già fusseno gionti et posti ali lochi necessarii. Nec alia..."

Lettere, S.3.1.96
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 26 agosto 1512.
Stamani hanno inviato lettere della Signoria, accluse ad una loro, e non dicono altro. Hanno atteso mille ducati, i quali sperano siano presso di loro oggi. Attraverso lettere del da Mosto di ieri, dirette alla Signoria, hanno visto quanto scrive circa i 500 fanti da Bergamo a Crema, e sperano che prima che le presenti arrivino egli li abbia inviati. "Quando veramente non li havesti mandati, soprasederete et ne darete notitia al ill.mo Capitano de li Francesi a Crema, et farete tanto quanto lui ve ordenerà. Preterea, oltra li mille ducati che hogi expectamo, è necessario che cum la solita dexterità vostra, anzi la superiate, che retrovati anchora ducati 500 ad imprestedo et ... a Crema in mano del fidelissimo nostro Dominicho da Malo, vicecolateral; et oltra de questo provareti de ... da quelli de Sandris li altri ducati 500. Bene valete."

Lettere, S.3.1.97
Dominico de Malo, vicecollateral, a Bartolomeo da Mosto. Data da san Bernardino presso Crema il 27 agosto 1512, hora 12.
Ieri mattina i Provveditori Generali lo hanno mandato a Crema per far certi pagamenti a questa gente. E la provvisione del denaro, che è di 500 ducati, la deve attendere dal da Mosto. Supplica di voler mandare immediatamente questi denari "perché questa gente mi sono a lo spasso et non vogliono far factioni se non sono pagati. Per l'amor de Dio, non retardi adciò questo ill.mo signor Capitano ne se sdegni. Il quale za dieci giorni è qui né pò far cosa alcuna bona per defecto de gente et de denari.
Ricordo etiam reverenter a V. M. a dar expedition a li 500 fanti che la debe mandar de qui, in execution de lettere de la ill.ma Signoria et di ex.mi Proveditori Generali, et sopra tuto far che siano boni et pagati. Dico fanti usi et bene armati, come è la expectation de questo ill.mo signor Capitano. Et non li havendo facti, V. M. darà subito adviso a sua Signoria, come per li ex.mi Proveditori li è sta' commesso. Item atque item, ricordo et prego la M. V. a far ogni cosa de lì sia possibile in favor et beneficio de questa tanto importantissima impresa, procurando toto spiritu de satisfar lo ill.mo signor Capitano perché così è la mente de li ex.mi Proveditori. Et di questo ne facio a V. M. amplissima fede. A la quale assai me racomando".
Su un biglietto incollato:
"Post scritto. V. M. nega (?) omninamente mandar per tutta questa nocte la expeditione, et più al possibile ... perché l'è de importantia grande".

Lettere, S.3.1.98
Laurentius de Anguillaria, ser.mi Dominii venetorum armorum ac peditum capitaneus generalis, a Bartolomeo da Mosto. Presso Crema, 27 agosto 1512.
"Magnifice ac clarissime domine et benefactor mi singularissime,
la M. V. non se maravigli se prima non ò facto el debito mio in scriver a quella, ma per non haver saputo che quella fusse a Bergamo, la qual cosa a me è molto grata per molti respecti, per esser io particiano de V. M., et poi per la expeditione de questa impresa de Crema, che credo V. M. abia inteso per lettere de Venetia el bisognio et necessità havemo de huomini et de denarij. Et per lettere havemo recepute como V. M. ha de expedir certa quantità de omini et denarij per la decta expeditione. Supplico de gratia la M. V. che subito subito usi quella soa solita sollecitudine per el beneficio della ill.ma Signoria per che non havendo questa provisione de huomini et danarij non possemo fare cosa alcuna et stamo tutti inarno, però son certo quella usarà omne presteza aciò che possiamo eseguir el bene et honor de questo ill.mo Stato et ancora honor de V. M. Pel che subito io abia facto certi repari che li inimici non possino uscire fora della terra, me ne verrò alla volta de Bergamo per spugniar la Capella. Et inzieme con quella gauderme. Alla quale de continuo sempre me hoffero paratissimo et se posso o vero vaglio la M. V. desponga de me quanto de lei. Ancora intendemo che qui in Bergamo con quantità de archibuci V. M. a ne vogli mandar e darne a questi homini che la M. V. mandarà e darli ad qualche homo li sappia adoperarli."

Lettere, S.3.1.99
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zeno, 13 agosto 1512. Pro Berthono de Rotha.
Il 5 giugno Paolo Ponte ha spedito con lettere patenti il fedelissimo Bertono de Rota in valle di san Martino con ordini che gli si prestasse ogni obbedienza. Pare che ora il da Mosto lo abbia levato da quel governo (della valle di san Martino) e lo abbia dato a Pezuol Simon, cosa che i Provveditori hanno inteso con grande molestia, cioè che il da Mosto muti gli ufficiali posti dai Provveditori, senza espresso mandato loro o della Signoria, che a loro è superiore. Dicono quindi che al ricevere delle presenti il da Mosto debba permettere a Bertono di ritornare al governo della valle, levando il Pezuol, fino a che la Signoria ordinerà diversamente, essendo questa la total mente e volontà loro.
Presentate il 28 da Bertono, che ne chiede l'esecuzione. Il da Mosto ordina di eseguire.

Lettere, S.3.1.100
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zeno, 18 agosto 1512.
Nunzi della val Seriana superiore sono comparsi al campo e si sono lamentati per un mandato fatto dal da Mosto, che la valle dovesse contribuire alle spese di 110 cavalli di stradiotti. In tal modo, essi dicono, i loro privilegi sarebbero infranti. I Provveditori scrivono affinché il da Mosto in nessun modo debba costringere la valle, essendo ciò contro i privilegi e ritenendo che tale sia la volontà della Signoria. Il da Mosto restituirà anche quanto avessero già pagato.

Lettere, S.3.1.101
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Brescia, 21 agosto 1512.
Gli scriventi hanno veduto ed inteso quanto gli oratori di Bergamo hanno esposto a nome della città. "Benché heri copiosamente ve scrivessemo che dovesti far che quelli strathioti contra quelli da Trezo et altri inimici de la sanctissima Liga dovesse correr et usar tuti quelli modi hostili se convien per le cause in esser, hora ve replicamo che lo faciate far et commandarli che non stiano de molestarli li inimici et correr de lì, et far el tuto come se conviene, non havendo però altro in contrario dalla ill.ma Signoria nostra. Circa i strathioti, ve dicemo che vediate de darli la paga, come già ve habiamo scripto, la qual havuta farete che loro se facino le spexe, come è consuetudine. Circa autem ala contribution, che dicete esser controversia et ... ve dicemo opinion nostra esser de non innovar né far novo ordine alcun contra i previlegii de la cità, over valade o altri, imperò el voler nostro exequirete non havendo altro in contrario, come ve habiamo predicto, da la ill.ma Signoria nostra.
Pregemo la M. V. non vogli manchar per el primo cavallaro mandarne 20 cillele de cera, per che li daremo li denari al cavallaro. Et a V. M. se offerimo et recomandamo".
Presentate il 22 agosto da un rappresentante della città, che ne chiede l'esecuzione.

Lettere, S.3.1.102
Si legge pochissimo.

Lettere, S.3.1.103
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 20 agosto 1512.
Alcuni del territorio, provenienti dalle zone dove sono alloggiati i cavalli, si sono lamentati degli stradiotti. "Et parendone cossa necessaria et honestissima che tuto quel territorio et la cità debi contribuir a simel graveze, perhò pregamo la M. V. vogli far la contributione de simel spese talmente che niuno habi causa de venirse più ad dolerse ad nuy; et a quella se ricomandamo.
Et quella li farà levar de dove sono et li farano andar in qualche altro loco azò ognuno habi la rason sua".

Lettere, S.3.1.104
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 20 agosto 1512.
"Adciò ch'el campo nostro sia ubertoso et che nol patisca per necessità de victualie" pregano di costringere quei luoghi più disposti a far pane di farne e di portarlo in campo, "sì che de quello territorio infalibilmente se habia quaranta some de pane ogni giorno in campo". E poiché conoscono che il territorio ha bisogno di biade, chi porterà il pane avrà altrettante some di biade. Chi porterà il pane dovrà presentarsi a Leonardo Emo e non pagherà dazio o gabella né per il pane né per altre vettovaglie che porterà al campo.

Lettere, S.3.1.105
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 18 agosto 1512.
Gli scriventi hanno stamani avuto lettere del da Mosto indirizzate alla Signoria e le manderanno per le poste a Venezia. Il presente latore, Alvise de Cenat quondam Carlo ha certa causa davanti al Vicario del da Mosto per un saccheggio in danno di Zanin Geb (?). Scrivono per dire di sospendere la causa e far citare le parti davanti agli stessi scriventi, come sarà richiesto dallo stesso Alvise, affinchè essi possano ordinare quanto decideranno in base a giustizia.
Lettere presentate il 23 al da Mosto da Alvise, che ne chiede l'esecuzione. Il da Mosto sospende la causa, come richiesto. Seguono altri appunti.

Lettere, S.3.1.106
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 19 agosto 1512.
Ora che si apprestano a "strenzer la terra", hanno gran bisogno di guastatori e carri. Mandi quindi il da Mosto dal territorio di Bergamo 500 guastatori e 70 carri con due paia di buoi per carro. E si esegua volantissime, perché, essendo giunte con la grazia di Dio le artiglierie, sperano questo mese di tirarsi sopra la terra. Spedisca quindi celermente i carri ed i guastatori al m. Alvise Bembo, che è stato di ciò incaricato.

Lettere, S.3.1.107
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 18 agosto 1512.
Nei giorni scorsi Paulo (Capello) ha dato licenza a certo Marco da Comenduno che, non ostante il bando emesso contro di lui, potesse venire a Bergamo per difendere la sua causa. Hanno ora inteso che il bando è stato emesso da Alvise Capello, fratello dello stesso Paolo. Cristoforo (l'altro Provveditore) non si vuole impedire in tali bandi e permessi e quindi Paolo revoca l'ordine precedente perché in base alla legge egli non se ne può occupare. Il da Mosto dovrà far intendere a Marco che le precedenti lettere in suo favore sono state revocate e che si trasferisca per obbedienza al bando. E "volendo sufragio alcun el procuri per la via di Venetia over altro".
Presentate il 19 agosto.

Lettere, S.3.1.108
Ottavio Maria Sforza, Vicario episcopale di Lodi e Governatore di Milano a Bartolomeo da Mosto. Da Milano, 18 agosto 1512.
Lo scrivente ha ricevuto una lettera del Da Mosto in data 17 ed ha preso atto del buon animo suo verso gli uomini dello stato di Milano. Ringrazia ed assicura che ciò vale anche per lui e che intende di continuare così "dummodo che per voi et vostri non sia facto cosa contro el paese nostro, fora de quello che la M. V. scrive". Riguardo poi a quelli che scrive di avere in mano e di voler processare, ricorda una sua precedente lettera e prega di fare in modo che siano rilasciati. Rinnovando la richiesta, si augura che possa essere esaudita, poiché i prigionieri sono amici suoi. "Quanto a far l'impresa de Trezo, dicemo che non l'havemo anche ben stabilito, ma ogni volta che la voremo far ne avisaremo".

Lettere, S.3.1.109
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 18 agosto 1512.
Il Governatore Generale stamani si è grandemente doluto con gli scriventi circa il da Mosto: infatti, non solo avendo mandato a Bergamo per ottenere diversi beni dei Francesi non li ha avuti, ma il da Mosto avrebbe addirittura trattenuto il suo inviato. Scrivono quindi per dire che questi "sono tempi de tenir altri mezi cum el prefato ill.mo signor Gubernator". Pertanto, appena ricevute le presenti, farà consegnare il tutto al nunzio. E non manchi di farlo, per evitare inconvenienti.

Lettere, S.3.1.110
Giacomo Secco de Anguillaria, cavaliere e Governatore Generale in Ghiara d'Adda a Bartolomeo da Mosto. Da Caravaggio, 17 agosto 1512.
Lo scrivente ha appreso che Zentilino Giozo da Treviglio è stato preso di qua dal Fosso bergamasco "giurisdizione nostra" dal Capitano degli stradiotti "quale di presenti intendo esser venuto in paiesi al custodia de tutti contra comuni inimici". Conoscendo l'equità del da Mosto, scrive pregando che "sia contenta sì per el debito, sì per honor mio, sì etiam ch'el para cum effecto la ill.ma Signoria sia in bona intelligenza cum questa sanctissima Liga, como sono certo che ella è", di far rialsciare Zentilino e compagni senza molestia alcuna o spesa. "In vero per quanto io sono informato in loro non è error, pur quando di loro si havesse qualche informatione di male, la M. V. facia che mi siano messi in le mani, che io ne farò tal demonstratione che ... in exempio di altri. Né si manca dal canto nostro proceder contra alcuni di essa terra quali sono imputati di esser al soldo de li inimici, et ne faremo tal demonstratione che ognuno iudicarà le cose per li ... mal operate siano in displicentia ali boni".

Lettere, S.3.1.111
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 9 agosto 1512.
"Essendo sta' tolte certe robe nel tempo de Francesi del fidelissimo nostro Francesco de Crema, qual sempre è stato ali stipendii nostri et hora è homo d'arme del signor Ianus (?) da Campo Fregoso, et sapendo lui dove sono parte de dicte robe lì in Bergamo, perhò pregamo la M. V. li vogli dar ogni favor li serà possibele aciò el possi rehaver el suo, et quello lo expedisca presto presto per convenir ne li tempi presenti et in tanti urgentissimi bisogni ritrovarse qui in campo..."

Lettere, S.3.1.112
Antonius Grimani et Angelus Venerio, procuratores Ecclesie sancti Marci, a Bartolomeo da Mosto. Dallla procuratoria della chiesa di san Marco in Venezia, 20 luglio 1512.
E' venuto dagli scriventi Vincenzo, fratello di Galeazzo Colombo, anche a nome della moglie, ed ha chiesto le possessioni ed i luoghi dell'Abbazia di sant'Egidio di Fontanella, luoghi che i supplicanti hanno tenuto da molti anni in gestione. Poiché essi hanno sempre fatto il dover loro verso la chiesa di san Marco, è stato loro concesso di ritornare al possesso. Voglia il da Mosto prestare ogni favore ai detti supplicanti per tutto quanto sarà necessario, sia per entrare al possesso, sia per riscuotere i crediti.

Lettere, S.3.1.113
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 14 agosto 1512.
Hanno scritto gli scorsi giorni a favore di Marco da Comenduno, al quale avevano fatto salvacondotto di un mese perché potesse difendere le sue ragioni in una lite. La parte avversa si è fatta viva, dolendosi che Marco abbia prodotto un documento falso. Essendo ancora in sospeso la cosa tra il Giudice del Malefizio ed i Consoli di Giustizia, si dà incarico al da Mosto affinchè faccia in modo che il Giudice decida, così da poter poi proseguire con la causa civile.

Lettere, S.3.1.114
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 17 agosto 1512.
Hanno scritto i giorni passati a favore di prete Zorzi de Facinis, che è stato spogliato per favorire G. Giacomo Triulzio del beneficio di sant'Alessandro in Colonna, a fine che il detto Giorgio fosse restituito al possesso. Ora si è presentato un nunzio di pre Benedetto de Ferrariis, che dice di essere in possesso del beneficio in virtù di lettere apostoliche. Scrivono perché, essendo Benedetto in possesso come dice, il da Mosto non lo molesti.

Lettere, S.3.1.115
Il Podestà di un territorio bergamasco al confine col milanese a Bartolomeo da Mosto. Data incerta (la parte finale del documento è rovinata) ma intorno all'agosto 1512.
Ha inteso che sono giunti gli stradiotti, i quali devono custodire il paese contro le scorrerie e la violenze dei francesi di Trezzo. Ne ha avuto piacere perché da molti giorni non ha avuto l'ardire di uscire, per timore dei francesi stessi, che recentemente hanno danneggiato questa terra, hanno preso prigionieri, hanno rubato cose ed hanno minacciato di fare ancora peggio. Ora, nella speranza che gli stradiotti rintuzzino i francesi, potrà almeno uscir di casa. Gli è stato riferito che il capitano degli stradiotti ha detto che questa terra è francese, l'ha in tal modo offesa, ed ha cominciato a molestare qualcuno per le strade. Scrive quindi per avvertire di quanto si dice e afferma che chi va dicendo che la terra è francese dice il falso. E sappia il da Mosto che se così fosse lo scrivente non sarebbe Podestà di questa terra, dove è stato mandato per nome della santissima Lega, verso la quale lo scrivente sarà sempre responsabile di "deportarsi fidelmente". I francesi hanno fatto prigionieri, che non si sono potuti riscattare senza grandi spese, come ben sanno i Governatori di Milano. Questi uomini sono stati necessitati a chiedere un salvacondotto dai francesi, ma ciò è stato fatto con licenza dei superiori, i quali, di fronte alle rovine della stessa terra, non hanno potuto negare tale licenza. Pare anche che la terra sia anche angustiata da alcuni tristarelli et mendici che sono andati con i francesi: sono in tutto otto o dieci. Ciò riesce molto molesto alla terra e per questo hanno richiesto allo scrivente che proceda contro di loro e li punisca; ha quindi chiesto che siano banditi...

Lettere, S.3.1.116
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 16 agosto 1512.
I due latori della presente hanno dichiarato di essere uomini che al bisogno dovranno essere utilizzati per l'impresa di questa città (probabilmente Brescia). I provveditori li indirizzano al da Mosto perché dia loro udienza e faccia in modo che ogni persona da loro nominata sia messa all'ordine con tutti i suoi ferri necessari. Questa è cosa sopramodo necessaria e bisogna che il da Mosto li intenda con la sapienza sua e con ogni studio e diligenza, facendo in modo che essi siano pronti ad ogni cenno del Provveditori, con tutte le cose necessarie. Solleciti tutto questo il da Mosto e li tenga in pronto con gli animali per portare le ferrarezze, affinché possano venire con ogni celerità quando sarà necessario.

Lettere, S.3.1.117
vI Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 12 agosto 1512.
Gli scriventi hanno estremo bisogno di denaro. Voglia il da Mosto usare ogni diligenza "per che hora consiste presteza et celerità nel danaro". Veda quindi di recuperarne, per via di cambio oppure di imprestedo, quanto più può e lo mandi con scorta degli stradiotti "che vi mandemo de lì, che vi pareno siano per venir tuti et securi".

Lettere, S.3.1.118
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 11 agosto 1512.
"Sentimo che in quella terra ne sono alcuni tristi che vano aresussitando nove et digando cosse che non dieno, cum tenir in paura quelli fidelissimi nostri. Et pur par che de tali V. M. ne habi havuto qualche noticia et che quella in risposta ge habi ditto non haver libertà. Nui exortamo la M. V. et a quella dicemo che questi tali li fate scassar et darli altri tormenti et pene secundo li loro delicti et manchamenti, et contra questi tali vi damo quelle libertà et auctorità de punirli come habiamo nui. Nec alia..."

Lettere, S.3.1.119
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 16 agosto 1512.
Scrivono per sapere dal da Mosto se egli ha dato qualche paga a Nicola Belangior bembardier, "aziò sapiamo quanto habiamo far de qui". Pregano anche di mandare una risma di carta cancelleresca mediante il primo messo, e che non sia tanto sottile "quanto è questa".

Lettere, S.3.1.120
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 15 agosto 1512.
Si trova lì malato lo strenuo Bergamo da Bergamo, che è debitore della Signoria di 5 ducati. Nel caso in cui morisse, il da Mosto dovrà valersi sui suoi beni. Se invece vivesse ("et cussì Dio permetti") e dovesse riscuotere paga, gli si trattenga quanto deve.

Lettere, S.3.1.121
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 9 agosto 1512.
"Capitò heri qui in campo uno frate quale fu tolto suspecto perché pareva andassi verso Bressa. Et li fu trovato adosso lo inserto instrumento. Lo habiamo retenuto et ne havemo voluto dar notitia a V. M., pregando quela vogli tuor informatione veridica dal nominato nel instrumento, et de chi meglio li parerà, et darne del tuto particular notitia".

Lettere, S.3.1.122
Al... episcopus a Bartolomeo da Mosto. senza data.
"Heri fui con V. M. insieme con nostri fratelli. V. M. disse de darne in scriptura el caso come el stava, el quale non podeva esser se non in favor nostro. Havemo mo inteso miser Antonio Lolmo andar a Venetia et trovarà in scontro pur V. M. non dia scriptura a lui non lo sapiamo anchora nui segondo le promisse de V. M. che quando quella operasse altramente non saria se non haver voluto riguperare (?) nui et casa nostra. La qual cosa non se persuademo. A V. M. se recommandemo.

Lettere, S.3.1.123
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 10 agosto 1512.
Mandano al da Mosto Zuane Donado per i mille ducati della lettera di cambio, e quella maggior somma che il da Mosto potrà, magari facendo un prestito, se non si potesse fare altrimenti, promettendo di restituire o scontare sui dazi. Autorizzano anche a prestare fideiussione.

Lettere, S.3.1.124
Paolo Capello, Provveditore Generale, a Bartolomeo da Mosto. Dal Campo presso Brescia, 10 agosto 1512.
"La excellentia del signor Gubernatore ... voliamo compiacerlo ... uno Francesco et Primo Antonio Perusini suoi amorevoli et afectionati amici cum farlo fare provisionati ad una porta de Bergamo et inspecie dela porta de Ose, per che è loco molto comodo al ditto Francesco et al ditto Primo Antonio sera comodo et desiderarà ... loco in Citadella o in altro loco dove più piacerà a V. M., di modo habiano bono recapito; et per che nulla cosa honesta podemo denegare a Sua Reverentia, maxime prometendoce che saranno homini fidatissimi deli quali per omne tempo ne possemo prevalere. Semo constreti exortar V. M. li piacerà et per per compiacere ala Signoria del Gubernator, dal quale semo instantemente pregati et satisfare a noi aciò che para che le cose ... li amamo et le ... non sieno de poca ... apresso a la V. M. et de poi che al dicto Francesco et Primo Antonio Perusini sieno compiaciuti de ditta porta o di altri lochi".

Lettere, S.3.1.125
Paolo Capello, provveditore generale, a Bartolomeo da Mosto. Dal Campo presso Brescia, 7 agosto 1512.
"Perché ho receputo lettere dal reverendo Episcopo Parenzo et dal suo fratello, instandome che debia scriverli sua commendatione per certo offitio promesso da la M. V., la qual prego la vogli haverlo per recommandato et farli tuti quelli apiaceri sia possibile, perché quella si reputi de tuto quello la farà al dicto Episcopo farlo a me. Sì che ge ricommando tanto quanto la persona mia propria, et maxime per le dignissime condition sue et per esser sta' sempre fidelissimo a la ill.ma Signoria nostra".

Lettere, S.3.1.126
vI Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 9 agosto 1512.
Stamani hanno risposto a certe lettere circa i danari ed altre cose in esse. Resta solo da dire che con ogni prestezza e celerità hanno mandato le lettere del da Mosto alla Signoria. E siccome è necessario che il da Mosto provveda 50 ducati per lo strenuo d. Mariano, cui è stato detto che mandi al da Mosto e lui glieli darà, Mariano manda il suo cancelliere Biaxio per riscuotere i denari. Voglia il da Mosto in ogni modo fargli dare i 50 ducati e spedirlo con ogni celerità.

Lettere, S.3.1.127
vIl vescovo di Lodi a Bartolomeo da Mosto. Milano, 4 agosto 1512.
E' venuto dallo scrivente Pietro Tarranto da Treviglio, dolendosi che, benché il reverendo ill.mo Monsignor Legato abbia scritto negli scorsi giorni al da Mosto che volesse restituire al detto Pietro un cavallo con finimenti e 11 scudi che gli sono stati tolti da tale Francesco Villa da Ciserano ed altri che sono entrati in casa sua sulla strada di Treviglio; tuttavia, nonostante che il da Mosto abbia fatto incarcerare Francesco e poi rilasciare con sicurtà, egli non ha ancora provveduto alla restituzione. Monsignore e lo stesso scrivente ne sono dispiaciuti e non intendono tollerare tale ruberia né il saccheggio fatto a Castello Pozono (?), come hanno già scritto. Chiedono quindi la restituzione delle cose, cavallo, denari a coloro cui sono stati tolti, non interponendo altre difficoltà. Se non si provvederà alla restituzione, "gli faremo tal provisione che qualcuno ne restarà mal contento, né si comportarà che li subditi de questo ill.mo Dominio siano ad questo modo asaxinati et ogniuno ne farà che ne poterà et saperà fare".

Lettere, S.3.1.128
Supplica al Duca di Milano di Giacomo Prina, cittadino milanese. Senza data, ma vedi al # 129.
Espone che da tempo ha acquistato certi beni immobili e mobili in territorio della Cava oltre l'Adda. Ora il Governatore di Caprino, col pretesto che ciò gli è stato imposto dal Provveditore di Bergamo, ha sequestrato presso i Consoli la rendita di tali proprietà ed ha svaligiato la casa di ogni bene "fino a che non si accerti se i detti beni siano di pertinenza della dominazione di Venezia". Il supplicante voleva ricorrere e presentarsi a Bergamo, ma ne è stato impedito da certi bergamaschi delle valli, col risultato che egli è spogliato senza colpa dei suoi averi. Prega quindi di volersi rivolgere al Provveditore di Bergamo che voglia comandare al Governatore di Caprino che il supplicante stia a casa e possa sostenere le sue ragioni e fargli restituire i beni.

Lettere, S.3.1.129
Ottavio Maria Sforza, vescovo di Lodi, a Bartolomeo da Mosto. Milano, 5 agosto 1512. Vedi al # 128.
Acclude la supplica di Giacomo Prina indirizzata al Governatore di Caprino. Chiede che non sia indebitamente tolto al supplicante il suo e che non sia punito prima di essere riconosciuto colpevole, ma che possa comparire per fare le sue difese.
Lettera presentata il 9 agosto dallo stesso Giacomo al da Mosto, con la supplica acclusa.

Lettere, S.3.1.130
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso san Zenone, 8 agosto 1512.
Il latore della presente è stato in passato ingiustamente bandito. Volendo ora far valere le sue ragioni, i Provveditori chiedono al da Mosto di fargli un salvacondotto e di affidarlo ai Consoli di Giustizia, i quali provvedano a spedirlo entro un mese, senza far caso a giorni festivi.
Presentata il 9 agosto al da Mosto da Marco q. Iacobi da Comenduno, che ne sollecita l'esecuzione. Fatta l'ingiunzione ai consoli, rilasciato il salvacondotto.

Lettere, S.3.1.131
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Bagnolo, 6 agosto 1512.
Gli scriventi sono informati che un certo frate Giovan Battista, bergamasco, di santa Maria dei Servi, ha ... i frati del monastero di santa Maria del Lavello, senza l'autorizzazione della Sede Apostolica e senza il permesso dei superiori. Gli scriventi non hanno competenza sul caso e lo rimettono nelle mani del da Mosto perché egli indaghi e faccia giustizia.

Lettere, S.3.1.132
Vincentius Jose, magnifice Lige grise in valle Mixolcina (?) commissarius, a Bartolomeo da Mosto. Dalla valle Mixolcina, 3 agosto 1512.
Lo scorso febbraio, venendo da Padova, Zane de Verdabio, vicino della stessa valle e uomo della Liga grisa, arrivato a Bergamo, è stato spogliato e derubato dei suoi denari da certo Bonadeo de Serina Alta. Tra l'altro, gli sono stati tolti 270 fiorini del Reno ed è stato vituperato assai. Egli è ricorso "ai miei magnifici Signori" che sono risoluti a che ogni cosa gli sia restituita. Scrive per informazione, prima che si proceda oltre. Prega ancora, da parte "deli miei Signori de la Liga", che sommariamente il da Mosto provveda a che i denari siano restituiti, e subito; se così non sarà, verrà compiuta tale "presalia" sul Dominio veneto "che meglio sarìa che a chostui li fusse facto il debito suo".

Lettere, S.3.1.133
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Verola, 5 agosto 1512.
Viene a Bergamo Anzolo da sancto Anzolo. Il da Mosto gli "farà consegnar per expedir la impresa de Crema tre sacre, videlicet, le più grande che de lì se atrovano". Saranno in breve restituite e così il da Mosto si farà promettere "perché expedito immediate dicta impresa se ne vegnerano de lì cum le artigliarie et gente".

Lettere, S.3.1.134
Angelo da sant'Angelo a Bartolomeo da Mosto. Gabiari (?), 6 agosto 1512.
"Io sono stato al campo dali mag.ci Proveditori per vedere de haver gente et artiliarie per la espugnation di Crema, et me ano dato la Compagnia del Signore Renzo et certa quantità de artiliaria et me domandò se qui apreso gli era altra artiliaria che se potesse haver. Io li dissi che non li sapeva altra artigliaria si non doi sacri che sono de lì a Bergamo che ha la M. V., sì che io mando el Rizo cancelero del ... Cagnola per levar li ditti sacri, non posando venir io; sì che la M. V. li manderà per questa impresa cum li bombardieri et poy facta la expugnation di Crema me ha comandato debia mandar tuta questa gente et artiliarie per la expugnation dela Capella, como per le sue la M. V. intenderà".

Lettere, S.3.1.135
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Novum (?), 22 luglio 1512.
E' comparso al campo Giovanni de Facinis a nome del reverendo d. Giorgio de Facinis, che fu spogliato del beneficio di sant'Alessandro in Colonna, con lettere dell'olim Senato di Milano "senza saputa né citation alcuna". Al posto suo è stato messo un favorito del signor Giovan Giacomo (Triulzio). Gli scriventi non sono informati e dicono che, se così stanno le cose, il da Mosto debba di fatto restituirlo al beneficio, con tutte le utilità come era prima, tenendo in sospeso e dando udienza alle parti, e fare ragione e giustizia, dopo aver fatto la restituzione.

Lettere, S.3.1.136
Ottavio Maria Sforza, vescovo di Lodi e Governatore di Milano, al Provveditore veneto di Bergamo. Milano, 27 luglio 1512.
Calcin Rozon, provisionato dello scrivente, gli ha riferito che nei giorni scorsi tale Giorgio da Brembate di Sopra insieme con alcuni compagni spagnoli è andato al detto Castello, è entrato a forza in casa sua e gli ha tolto roba e denari, come certo il Provveditore sa. "Et perché non posso credere questo latrocinio et insulto essere facto cum saputa de quella", scrive pregando di costringere i colpevoli alla restituzione. Altrimenti, dovrà usare tutti i provvedimenti necessari per esaudire il suo provisionato, che gli è molto caro.

Lettere, S.3.1.137
Giovan Battista de Monte (?), podestà di Palazzolo, al Provveditore di Bergamo. Palazzolo, 30 luglio 1512.
E' capitato a Palazzolo un garzone che, interrogato, ha detto di essere bergamasco e che voleva andare a Brescia a trovare un suo fratello. E' stato "levato ala corda" ed ha confessato di essere briantese. Aveva 5 marcelli veneti. Lo scrivente lo ha fatto ritornare e lo ha indirizzato al Provveditore perché veda se in lui vi è colpa alcuna.

Lettere, S.3.1.138
Bertono Rota, Governatore di Caprino, a Bartolomeo da Mosto. Caprino, 30 luglio 1512.
Ieri ha ricevuto una lettera dal da Mosto in data 24 luglio alla quale risponde ora, circa la cattura di Bernardino Belosino e del Sambuchino, "dicendo per esser ditto Pelosino de questa valle è de bona casa, licet sia uno tristo me dubito de non havere seguito de diti homini ymo plus s'el fuse retenuto non lo poteria mandarlo che non fuse tolto, sì che la M. V. me perdona che anchora volendo per la via de li offitiali de ditta valle farli retenir, non sono suficienti per esser zente viele. Avisando la M. V. che in questi zorni pasati fazando ditto Bernardino supergiaria a uno suo parente, li manday el mio cavaler cum doy offitiali cum luy; como ditto Bernardino intese che ditti offitiali andaveno per pilliarlo fu avisato et è andato via. Non poso intendere dove sia andato. In breve vegnarò dala M. V. et metteremo qualche ordine circha questo. E l'è venuto qui domino Pezolo Simone cum una littera dela M. V. per intrare al posesso de questo officio. Li homeni de ditta valle sono queli chi li deno dar el posesso; loro hano tolto termine fino domenicha proxima per li respeti li quali ditti homini dela valle farano intender ala M. V. Quanto per mi, io restarò como gubernator per la comissione a mi data per la Magnificentia del Provididore secreta e palese; in el resto sono aparegiato a obedire la M. V., licet me sia fato qualche torto, como farò intendere ala M. V."

Lettere, S.3.1.139
Un Valier a Bartolomeo da Mosto. Da Rovato, 28 luglio 1512, ora 17.
Lo scrivente ha già comunicato ieri ad da Mosto quanto gli occorreva. Di nuovo scrive ora, poiché questa mattina sono venuti gli uomini (100 lanze e circa 1500 fanti). Ma si legge malissimo. Pare che dica più avanti "tuti sono tornati de Bressa vergognosamente".

Lettere, S.3.1.140
Il Provveditore Leonardo Emo a Bartolomeo da Mosto. Rovato, 27 luglio 1512.
Ha inteso "per bona via che uno de Federici fa zente in valle Camonicha et a Lovere per nome de Lodroneschi. Io ho scripto in tuti doi li luogi ch'el sia provisto che questa cosa non habia effecto. Me è aparso etiam darne aviso ala M. V., acioché se la M. V. intende qualche cosa, che la ge possa proveder. Prego la M. V. che in questo mezo scriva a Lover dove haverà più obedientia. Non altro, salvo che mando le allegate a quelli zentilhomeni, quali ho avuto da Venetia".

Lettere, S.3.1.141
Un biglietto senza data né indirizzo.
"L'è tornato indreto el messo per lo qual mandeti le lettere de la Signoria nostra, dolendosi che non lo hanno voluto pagar; et me sia bisogno pagarlo mi, perché così ge aveva promesso la fede. Se la M. V. non paga i messi, io prometto de non mandarge più lettere".

Lettere, S.3.1.142
I provveditori generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Castella...(?), 19 luglio 1512.
Gli scriventi hanno avuto lettere dal strenuo Bergamo da Bergamo, "conestabile nostro a Bergamo" per cui chiede il pagamento della sua Compagnia. Chiedono al da Mosto di pagare del suo la detta Compagnia, come fanno i bresciani ed i cremaschi; "pur quando non volessemo, V. M. farà ... lo montar de dicta Compagnia come faceno la paga preterita et facino la rettention del danaro de quelle intrate de datii et altro, come foseno de la paga preditta".

Lettere, S.3.1.143
Uno sconosciuto a Bartolomeo da Mosto. Il luogo non è noto, 26 luglio 1512.
Il latore della lettera si è presentato allo scrivente oggi con una lettera del Provveditore di Cremasca. Quest'ultimo scrive che il latore è stato spogliato di alcune sue cose da Vincenzo da Chataro e compagni. Lo scrivente comunica al da Mosto che il 24 scorso è arrivato un Giovan Francesco di Giovanni de Comello, esponendo che era anch'egli stato spogliato dal detto Vincenzo. Uditi in contraddittorio gli stradiotti e Giovan Francesco Comello bergamasco, ha fatto stendere un inventario del tutto... (il resto non interessa).

Lettere, S.3.1.144
Leonardo Emo, Provveditore, a Bartolomeo da Mosto. Da Rovato, 26 luglio 1512.
"L'è venuto el presente cavalaro a me cum le presente litere ducale in gran freta et atrovandome in tumulto dove da persone asay essere attroliato el cervello, io ... ne ho aperto una, tal che quando me acorsi non essere directive a me io rimasi cum summo dispiacer". Prega il da Mosto di scusarlo, promettendo di non averla letta.

Lettere, S.3.1.145
Supplica non datata di Francesco de Badagio e Bernabò de Aplano ad uno sconosciuto. Vedi al # 146.
Espongono che avevano mandato certi animali su un monte preso a fitto in valle di Averara, come fanno ogni anno. Alla dipartita dei francesi, certi bergamaschi malnati hanno per ogni via cercato di rubare le bestie, asserendo che esse erano milanesi e che quindi le potevano bottinare. Nonostante una protesta inoltrata al Provveditore di Bergamo, gli animali sono stati trafugati. Il danno ammonta a 300 lire ed i ladri non cessano di molestare il comune di Averara. Per favore, la persona cui la supplica è indirizzata scriva al Provveditore di Bergamo perché gli animali e le cose siano restituiti e sia ripagato ogni danno e che cessino le molestie al comune. O che, altrimenti, si possano rivalere sui bergamaschi che arrivano in territorio milanese.

Lettere, S.3.1.146
Ottavio Maria Sforza al Governatore di Bergamo. Milano, 23 luglio 1512. Vedi al # 145.
Con riferimento alla supplica precedente, prega di non consentire che tutto ciò accada. E desidera "per la presente confortare et pregare la V. M. a vicinare bene con questa nostra cità et terra a ley subiecte, et non lassare far quello ali nostri subditi, che noy non patirebemo verso li homini di quello paese, per che se rendemo certi questo essere la mante de la ill.ma Signoria vostra, quando bene avesse el Dominio fermo de quella cità". Questo anche perché richieste analoghe erano state avanzate a Milano. Faccia quindi restituire il bottino, per evitare ritorsioni.

Lettere, S.3.1.147
vIl Legato per la Lombardia al Provveditore di Bergamo. Da Alessandria, 20 luglio 1512.
Aveva scritto nei giorni scorsi a nome della "Santità di Nostro Signore" perché volesse mettere al possesso del priorato di Pontida e Fontanella il rev.do mons. Carlo da Mantova e suoi agenti. Ma il Provveditore non aveva dato corso alla richiesta: "Del che restiamo non poco admirati", perché, se il Provveditore non voleva portare rispetto al monsignore ed allo scrivente, doveva almeno aver rispetto per la Sede Apostolica ed i capitoli contrattati tra la "Beatitudine Sua et quella ill.ma Signoria tempore absolutionis". Faccia quindi porre il suddetto in possesso dei priorati "per eseguire la volontà di Sua Beatitudine, la quale ce ne scrive ad noi molto caldamente".

Lettere, S.3.1.148
Giacomo Secco, Eques ac Glare Abdue Gubernator, al Provveditore di Bergamo. Da Caravaggio, 23 luglio 1512.
Aveva già scritto per un pover'uomo cui chiedeva fosse restituito un bove. Ora l'interessato viene con i suoi testimoni da Treviglio. Voglia il Provveditore prestargli aiuto.
Presentata il 24 luglio da Comino Vasallo da Treviglio, che ne chiede l'esecuzione. Il Provveditore delega la cosa al Vicario.

Lettere, S.3.1.149
I Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Castellazzo, 12 luglio 1512.
E' venuto a loro un certo Francesco da Villa, bergamasco. Quando la prima volta Bergamo si era data ai Francesi, erano venuti quelli da Trevi a casa sua e gli avevano rubato tutte le bestie che possedeva. Ora, volendo recuperare il suo, Francesco ha preso un cavallo di uno di costoro da Trevi e lo ha condotto dove gli pareva. Quelli da Trevi lo molestano perché rivogliono il loro cavallo. Tutto questo notificano i Provveditori, dicendo al da Mosto che se quelli rivogliono il loro cavallo, devono restituire tutto il bestiame rubato. Amministri giustizia sommaria.
Presentate il 23 luglio da Francesco al mag.co e cl.mo Andrea (?). Il Provveditore delega la cosa a Paolo Bonfio, vicegerente.

Lettere, S.3.1.150
Bertono Rota, governatore della valle di san Martino, a Bartolomeo da Mosto. Da Caprino, 22 luglio 1512.
"Post scripta. Sta matina ho inteso che quele zente chi sono andate a dar la batalia a Lecho hano serato la chiusa chi è nostra iurisdiction. Non so a que proposto. Me pare che se deportano molto male verso noy e mo(n)tarò a cavalo et me andarò a veder bene questo et intenderlo et da poy darò aviso a V.M.".

Lettere, S.3.1.151
Bertono Rota gubernator valis sancti Martini a Bartolomeo da Mosto. Da Caprino, 21 luglio 1512.
"Havendo ozi inteso da li homini de Calolzo di questa vale che heri et ozi molti homini armati sono venuti da Za Ada et hano fato uno presone sun questo territorio et hano fato alchune robarie et disolutione et sforzar done per cridar Marcho Marcho et ge hano dato dele bastonate per modo che hano fato male asay. Non intendo questo ho voluto avisar questo a V. M. et più hano dito li diti da Ulzinate che questa note voleno vegnir a brusar Calolzio et far del altro male. Donde prego V. M. che quela volia talmente proveder a queste cose aut avisar quelo ho ad far circha ciò et forse sarà bene ad avisarlo questo al mag.co Proveditor in campo et ala ill.ma Signoria dil gardinale se ale intention che sieno menati per questa via et ne porave reusir grande scandalo. Et ho ben scrito al capitano de Ulzinate de questo se a l'è sua intention vel ne, azò che sapia quello havemo a far. Non altro. Bene valete."

Lettere, S.3.1.152
Paolo Capello, Provveditore Generale, al Provveditore di Bergamo Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Castellazzo, 18 luglio 1512.
Il reverendo vescovo Iustinopolitano ha fatto intendere di essere stato ... del possesso di certo suo beneficio a Bergamo, per vigore di certe lettere dello scrivente "et in quello aver posto certo Vincentino di Chieregati, cosa che facilmente potria esser, non sapendo nuy altramente chi possedesse dicto benefitio". Scrive quindi perché qualora fosse provato per testimoni degni di fede che il prefato vescovo sia stato messo in possesso del detto beneficio, il da Mosto lo debba restituire a lui, facendo intendere al nunzio del prefato Vincentino che debba usare delle sue ragioni presso un giudice competente.

Lettere, S.3.1.153
Francesco Moio(?), Commissario della santissima Lega, a Bartolomeo da Mosto. Da Magdalena presso Lecco, 19 luglio 1512.
E' stato dallo scrivente un certo Bonoldo da Mortirono, dicendo di avere avuto dal da Mosto un mandato per la restituzione di beni tolti al detto Bonoldo e compagni, da parte di quelli di Foyplano. E pare che attualmente Bonoldo sia richiesto di presenziare alla revoca di quel mandato. Lo scrivente prega quindi di voler avere per raccomandato Bonoldo e di non revocare il mandato, che fu giuridicamente fatto, poiché Bonoldo e compagni sono stati derubati dopo aver giurato fedeltà. Questo lo scrivente con la presente conferma.
Ha anche inteso che certo Gasperino da Monterono è stato fatto prigioniero dopo aver giurato fedeltà come sopra. Prega quindi di non molestarlo per tale causa. A Gasperino era anche stato tolto un mulo da parte di Pedreto da Arnoso e compagni bergamaschi. Voglia il da Mosto far restituire il tutto. In caso contrario lo scrivente dovrà provvedere a punire tale ruberia. Avvisa anche che "se li homini di quella vale là più molestarano li homini de Brumano et Morterono, li farò tal provisione se repentirano. Et basta".

Lettere, S.3.1.154
Alexander Passus, vicarius Leminis et pertinentiarum, a Bartolomeo da Mosto. Da Almenno, 20 luglio 1512.
Il da Mosto nei giorni scorsi aveva scritto due lettere a riguardo di due eccessi occorsi, ingiungendo allo scrivente di provvedere, insieme con gli uomini della giurisdizione, anche "armata manu et per obviar a costoro quali tali excessi cometeveno. Per observation de qual letere io fece convocar li consoli et altri homini di questa iurisdiction; et a loro exposto tal cosa, fu dito asay. Et questi homini cum sue bone rasone deducevano ch'io non li volesse astrenzer a tali effetti perché saria la loro ruina, et che melio seu manco male sarìa esser differencia fra particular persone che tra comuni. Per tanto deliberay soprastare, vinto da alchune sue rasone deducevano. Donde manday il mio canzelero dala M. V. a far la scusa dil successo; e in vero da poy in qua non è achaduto novità alchuna che sapia. Ma perché heri un mio garzone me referite certe parole per parte dela preditta V. M., parendo quasi che a quella sia sta referto ch'io manchi in qualche cosa et che abia rispetto a costoro; dil che ho volesto referir ala M. V. ch'io son paratissimo ad obedire et oviar pro posse ali inconvenienti, non havendo rispetto a persona chi sia, dummodo possibile a mi, et che io non comanda cosa di la qual per li anteditti respetti ne segua mazor scandalo. Ben mi saria a charo saper coloro chi fano queste relacione, perché, ut dixi, non è achaduto da poy cosa alchuna habia saputo. Io più volentiera saria venuto personalmente dala M. V. per visitarla et conferir cum quella, ma certa infirmità me tien che non posso, e la M. V. me perdona. Ala quale de continuo me arecomando et offerisco pro veritate".

Lettere, S.3.1.155
Odet de Causer...(?) al Provveditore di Bergamo. Scritta dalla Cappella, 20 luglio 1512.
"Heri receveti una littera de la M. V. a undeci de questo. He dicite in quele che miser Francescho Belafino pochi iorni inanzi che la cità de Bergamo tornase ala ill.ma Signoria de Venetia hera stato liberato per li nostri superiori he che non resta si non per eser in Capella. Aviso la M. V. che non me consta de niente né may ha fato per meso né per litere he quando luy he li altri zantilomini bergamaschi chi li sono anchora qui averano li soy mandati de li segnori Senatori de Milano chi me li ano dati in custodia mi farò quelo che uno zentilomo debe fare. La M. V. dice che cum honor io lo posso fare; quela me perdona che non me saria se non largo (?) de queli chi me ano a comandare; e se altro cum honor mio poso fare, lo farò voluntera. Non altro".

Lettere, S.3.1.156
Uno sconosciuto ad Alberto Rota, Governatore della valle di san Martino. Da Caprino, 18 luglio 1512.
Scrive "per farvi intender questa matina per uno de Ambersago melanese ha inteso che l'altra sera zoè venerdì de sera veneteno a Trizio cavali 100 francesi chi veneno de Cremona; et che ieri sera veneno a Paterno per mezo Chaluscho per venir a tor le artilarie che vene da Milano a Lego, quale se dice deno passar al porto d'Ambersago zovè a Villa Dada et possa andar de soto Bisono a Lego. Et che ieri arivono a Ceruschio apresso a Merà del Monte de Brianza. Pur tuta via domino ... qual sta Ambersago intese la venuta de diti cavali et subito fece sbarar le strade in modo che diti cavali non ebeno suo intento. Et noi intendiamo che lo castelano da Trezo e altri francesi chi sono lì molto ne menaza a noi de Caprino. Pur non stemo senza dubio. Abiamo dato ordine ale guarde ... et abiamo fate conzar le giave ale porte; staremo atenti al possibile ... schivar la fortuna. Se vi pare a farlo intender al mag.co Proveditor, si vi pare; pur a mi pararave sarave ch'è meglio far intender a S. M. per tuti li respeti; se altro acaderà del tuto darò aviso a S. Sp. Nec plura, salvo acadendo altro vi prego fazendo intender azò possiamo star atenti questa dove che sta ala giesia qual è da Bripio non se vol partir etiam... per domino Nozente per parte del mag.co Proveditor commandati e tuta via fa venir da Bripio e messi et imbasate al Caraviva, Sozo et altri soy seguaze, non intendo a que fine. Provedete mo a vostro modo. Bene valete".

Lettere, S.3.1.157
I Consoli e uomini di Treviglio al Provveditore di Bergamo. Da Treviglio, 20 luglio 1512.
Hanno inteso una lamentela fatta davanti al Provveditore da un Gariboldi da Zogno nei confronti di alcuni di Treviglio. Costui dice che è stato derubato, ferito e gli è stata imposta una taglia. Gli scriventi hanno diligentemente investigato per trovare la verità e, avendola trovata, mandano ser Betino Salvetto, latore della presente, il quale è informato di tutto. Il Provveditore può prestare fede a Betino, che riferirà tutta e solo la verità.

Lettere, S.3.1.158
Zaccaria Priuli a Bartolomeo da Mosto. Da Lovere, 19 luglio 1512.
"Magnifice et generose domine mi maior honorande,
per il presente cavalar et latore ho receudo una di V. M. insieme cum una dela ill.ma Signoria, et inteso il tenor di quella. Domani, piacendo a Idio, me levarò per andar a Venetia, per esser così la mente dela ill.ma Signoria. Ala qual humiliter a Sua Magnificentia me arecomando".

Lettere, S.3.1.159
Paolo Capello a Bartolomeo da Mosto. Ex foelicissimis castris serenissime Ligae ad Papiam, 22 luglio 1512.
"El rev.mo Carlo Ligato de Lombardia ha conferito al rev.do presbithero miser Francesco Chieregato auditor et secretario suo tre benefitii nela terra et diocesis de Bergamo, de li quali lui ha hauto el posesso a quest'hora. Et perché epso è persona necepsarissima al prefato rev.mo Legato et al ill.mo Stato nostro asai propitio, sum sforzato per ogni rispecto ricomandarlo ala M. V., pregando a quella che voglii astringer li parrocchiani et subditi sui a cognoscerlo per padrone et far che el ge sia restituiti integralmente tuti li fructi percepti dal tempo dela collatione fino a quest'hora, sotto le pene che a V. M. parerà. Et questo sarà acceptissimo al rev.mo Legato et a mi cosa gratissima, perché el prefato miser Francesco è persona da servire. Né altro. Ala M. V. me raccomando".

Lettere, S.3.1.160
Carlo, Legato di Lombardia, a Bartolomeo da Mosto. Dal campo della santissima Lega presso Pavia, 23 giugno 1512.
Negli scorsi giorni ha conferito post mortem (?) due canonicati in Bergamo ed una parrocchiale in diocesi al rev.do miser Francesco Chieregato "auditor et secretario nostro, de li quali a questa hora lui ha conseguito la possessione. Et per che desideramo che da li subditi sui el sia cognosciuto pro posse et etiam ch'el sia satisfato de tuti li fructi percepti da la collatione in qua, per tanto pregamo la M. V. che, achadendo ali procuratori sui auxilio in tal cosa, voglii haver le cose del prefato miser Francesco tanto raccomandate quanto se fusseno nostre proprie, per che non li reputamo altramente. Et achadendo astringer qualche uno de li parrocchiani sui, pregamo la M. V. che lo voglii auxiliar cum quelle pene che a quella parerà. Et questo ne sarà gratissimo. Offerendone nui per la M. V. a maior cosa. Quae in Domino bene valeat".

Lettere, S.3.1.161
Il Legato per la Lombardia a Bartolomeo da Mosto. Da Alessandria, 15 luglio 1512.
Ha appreso con molto disappunto che il da Mosto, ad istanza di un temerario frate, ha concesso un sequestro sui frutti del beneficio di sant'Alessandro in colonna contro Francesco Chieregato, uditore dello scrivente. Pensava egli che, avendo conferito a quest'ultimo il beneficio, il da Mosto glielo volesse conservare; "et la guerra è cum voi et non cum miser Francesco". Prega quindi che il sequestro sia revocato.

Lettere, S.3.1.162
Giacomo Secco de Aragona, eques et gubernator in Ghiara d'Adda a Bartolomeo da Mosto. Da Caravaggio, 14 luglio 1512.
Si è presentato allo scrivente Bartolomeo Brello da Casirate, giurisdizione di Ghiara d'Adda, ed ha riferito che per ordine del da Mosto ha subito un sequestro dei suoi beni, ad istanza di certo Giovanni del Bono da Casirate, che pretendeva da Bartolomeo una cavalla. Questa gli era stata tolta "al tempo che la città di Bergamo venne alla deditione de vostra ill.ma Signoria contra Francesi". La lettera va molto nel dettaglio, ma in sostanza prega che le parti siano indirizzate allo scrivente. Prega anche che il da Mosto non "voglia permettere che ogni dì le querele de subditi pervengino cum carico comune ali iorechi de superiori, che in vero ogni giorno ne ho qualche erubesentia apresso de loro et non per altro sono per esser troppo modesto et patiente ale cosse che ogni dì li vostri fanno verso de questi nostri qua. Et protesto ala M. V. se quella non provede sarò sforzato ad farvi provixione che ogni dì non siano molestati".

Lettere, S.3.1.163
Uno sconosciuto al Provveditore di Bergamo. Da Trezzo, 9 luglio 1512.
"Magnifico monsegnor, o herebuto una vostra litera et averebe a caro a quella sapese il mjo core per fare bene a ogni uno, maxima mente ala M. V., che merita ogni bene. Ma a quela fazo intendere che a questo Io. Filipo non è mjo presone, ma me è stato consignato per parte dela Magestà de Re et con mjo onore non potrebe liberarlo, se non fuse in contra cambio, como è volso fare per 4 arcerii, overo la tagllia facta de cento ducati per recuperar li diti arcerii. Ma per che la M. V. intenda che mi sono desideroso farli piacere, non manchando il mio onore, farò così che la M. V. me mande una litera sota scrita de sua mane, quale me prometa infra octo zorni mandar li diti 4 arcerii o vero li 100 ducati per recuperarli, o vero lo dito Io Filipo inter li mane mia; et per amor dela M. V. mi lo lagarò andare a cercar il facto suo".

Lettere, S.3.1.164
Thomas Landrianus et Linus Ayroldus, Deputati alla provisione del Monte di Brianza, al Provveditore di Bergamo. Da Merate, 11 luglio 1512.
Nei giorni scorsi per evitare scandali e per vivere in pace tra i brianzoli e altri del Ducato di Milano ed i bergamaschi si sono scritte reciproche lettere tra i deputati governatori della città di Milano e di Bergamo, con la promessa vicendevole di non molestarsi. I brianzoli hanno tenuto fede, ma i bergamaschi no. Infatti, gli scriventi, hanno ricevuto una lamentela da Gerolamo da Molgora abitante a Merate. Egli, trovandosi a Pontida per caricare del vino, è stato detenuto da certi bergamaschi. Lorenzo Crippa da Caprino, che è suo cognato, è riuscito ad ottenere un ordine di rilascio dal Commissario di Caprino. Ma il Crippa, a richiesta di coloro che hanno fatto prigioniero Gerolamo - pare per imposizione dello stesso da Mosto - è stato a sua volta imprigionato, sotto pretesto che Gerolamo ha comprato una mula da certo Bertino da Villa. Sono state anche commesse altre angherie contro Lorenzo. Tutto questo dipende dalla cattura iniziale di Gerolamo, fatta indebitamente. Pregano quindi che Lorenzo sia liberato, e gli siano restituiti i denari, e si amministri giustizia, come la ragion vuole. Se il da Mosto non provvederà, gli scriventi saranno forzati ad avvertire i loro superiori e forse i bergamaschi potrebbero patire molesta.

Lettere, S.3.1.165
Il Provveditore Leonardo Emo a Bartolomeo da Mosto. Da Rovato, 13 luglio 1512.
"Io riceveti le vostre littere quale furno tarde, come sa il nepote dela M. V. Et per che el mio colaterale si è amalato, priego V. M. che subito viste le presente me volia mandare Silvio perché ne habiamo grandissimo bisogno. Me arecomando ala M. V.".

Lettere, S.3.1.166
...Vallusso, podestà di Romano a Bartolomeo da Mosto. Romano, 2 luglio 1512.
Illeggibile.

Lettere, S.3.1.167
Frate Filippo dell'Ordine degli Umiliati al Provveditore di Bergamo. Dalle carceri di Trezzo, 8 luglio 1512.
Aveva già scritto in precedenza per chiedere aiuto "per la persona mia". Stamani ha parlato con la Signoria di monsignor Barone, il quale gli ha riferito che se il da Mosto gli farà una lettera di fede, lo lascerà libero per otto giorni, in modo che possa provvedere "al fato mio, cioè di darli quatro arceri aut cento scudi aut di retornar ala carcere". Prega quindi che per amore di Dio il da Mosto si degni di fare quanto richiesto, promettendo che si comporterà bene e non gli farà vergogna. Il da Mosto può ottenere informazioni su di lui da Giovanni Carrara. Lo scrivente verrà a Bergamo per conferire con il da Mosto e fare in modo che tutto vada bene e senza scandalo perché, non potendo avere gli arceri, troverà il modo di reperire il denaro.

Lettere, S.3.1.168
Alessandro de Preposulo, vicario di Almenno e pertinenze, a Bartolomeo da Mosto. Da Almenno, 9 luglio 1512.
"Aciò la M. V. possa exequir quanto bisognarà cum li homini di questo vicariato circa la spesa de cavalli e fantarie si mantengono drio a Ada per resister ali inimici, adviso quella come subito receptis literis, benché fosseno alquanto tarde date a mi, fu fato el comandamento ali consoli e sindici in omnibus iuxta tenorem litterarum M. V. datarum sub die primo iulii et die septimo eiusdem mihi presentatarum ut ex actis canzellarii nostri patet. Bene valeat predicta M. V., cui me plurime et subditos comendo".

Lettere, S.3.1.169
Il Provveditore Leonardo Emo a Bartolomeo da Mosto. Senza data.
"A intelligentia dela M. V. dela differentia che verteva tra el mag.co miser Simon Valerio et lo strenuo Iacomino de Valtrompia et d.no Theodoro Dada per cason d'un certo presone, onvero de uno deposito de cento et cinquanta ducati facto per quello, hamo acordati de contrato de tuti tre in questo ... che el mag.co miser Simon preditto debia haver ducati 41, et el ditto miser Hieronimo et miser theodoro ducati 25 per uno; el resto, che fano ducati 59, se partisse per terzo, videlicet, a chadauno la sua parte". Dice di dichiarare questo perché il da Mosto possa amministrare giustizia, pregandolo di fare presto, in modo che Teodoro e Simone possano tornare alle loro compagnie.

Lettere, S.3.1.170
Un certo Visconti, Commissario Generale, a Bartolomeo da Mosto. Da Acquate, 5 luglio 1512
Ha visto quanto il da Mosto scrive circa la situazione di Vincenzo e compagni, a riguardo di un certo bottino da loro fatto "in questo fidelissimo et ducale stato". Per informazione del da Mosto, molti giorni prima che fosse commessa qualsiasi rapina, i deputati di Milano e di Bergamo avevano concordato e promesso vicendevolmente che nessuno facesse impeto o novità alcuna; così è stato, sebbene alcuni francesi non abbiano voluto ottemperare. Ritrovandosi ora lo scrivente a questa impresa in presenza di Vincenzo, sono comparsi certi sudditi che si sono lamentati per essere stati derubati di circa 70 animali. Non ha potuto quindi fare altro che imprigionarlo. Prega il da Mosto di costringere i suoi a restituire il bestiame.
Ha scritto ancora a quella comunità (Bergamo?) che in val Sassina i bergamaschi hanno rubato ai milanesi animali ed altre cose. Ma non ha avuto risposta, anzi ha appreso di parole minacciose pronunciate contro i suoi emissari. Prega che per la tranquillità dei rapporti il tutto sia restituito, altrimenti non potrà garantire di evitare ritorsioni. "Tanto più che heri sera per compagni di Iacobo da Valle di Magna è stato morto et ferito a morte alchuni d'epso contado in case sue proprie. Sarà di piazer de V. M. provider como spero et è mente della Lega Sanctissima ... a li excessi passati et punir li auctori, di tale sorte che siano exemplo ad altri; che dal canto nostro di qua io me offero a far il tutto ad ciò tutti siano boni vicini...".

Lettere, S.3.1.171
Francesco Moro, Commissario, ai Provveditori di Bergamo. Senza data.
"Vene il lator di la presente il quale ha comissione da noy de recercare fine a ducento homini che sieno soldati uxati, per la recuperatione de Lecho. Dil che non sarà mancho a benefitio de la ill.ma Signoria, quanto sia a benefitio de lo ill.mo signor Duca de Milano. Et io li farò tal partito che sarano ben contenti, il che prima bocha le VV. MM. sarano informate".

Lettere, S.3.1.172
Paolo Capello a Bartolomeo da Mosto. Lettere ricevute il 30 giugno 1512.
Lettera in parte mancante.
"L'altro giorno furono robati et ... de li sotto scripti, et presente latore et altri suoi qual se domandi ... da cavali de la val de Calepio; et li feci uno mandato ... esser restituito el mio, pur non habiano voluto render cossa alguna ... l'hanno squarzato et hanno ferito uno de costoro che sono stà sachez ... Per la qual cossa ho voluto farli la presente, dicendoli che subito la ... far retenir li inobedienti et fare restituir el tuto, et oltra la restitution farli impichare per la gola, se l'haverano meritato; et non solamente da loro, ma anche de queli haverete rechiamo fareti el medemo. Et a V. M. me ricommando.
Antonio de Provolo de Calzinate
Santino de Iacomo Pasion
Zuan Maria de Pedrini Lupo
Hieronimo de Zuan Pazzaia et compagni
Alexandro fiol de Iacomo Zuncha".

Lettere, S.3.1.173
Paolo Capello a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Pavia, 22 giugno 1512.
"Mosso da ogni debito de iustitia et rasone, convengo far la presente a la Magnificentia, significandoli come, retrovandose de lì alguni ladroni quali vano ad depredando quanti ne trovano, tra li quali el presente lator qual fu sachizato et depredato da li infrascripti. Et havendoli io facto uno mandato che dovesseno restituir el tuto, non hanno voluto obedir; immo, quod peius est, hanno squarzato el mio mandato et hanno ferito el prefato lator. Per la qual cossa V. M. subito et immediate farà retenir li dicti et farà restituir el tuto, et poy farali impichar per la gola si l'haverano meritato. Ma quella fazi tal demonstration verso loro che sia ad exemplo de tuti li altri, et in similibus la farà de tuti li altri la se atroverà de lì. Et a quella me ricommando.
Alvise fiol de Carlo da Cenate
Alexandro fiol de Iacomo da la Zonche
Hieronimo Pazaya
Zuan fiol de Guidai et altri quali se notificherano.
Die ultimo iulii (?) presentate fuerunt predicte littere. Ricevute l'ultimo di giugno".

Lettere, S.3.1.174
Il Provveditore Leonardo Emo a Bartolomeo da Mosto. Da Rovato, 3 luglio 1512.
"Io sun per adoperar el strenuo Iacomin de Valtrompia a questa presente impresa de Brexa nel conto di primi homini che habia, per che el sa et valle in saper et poter. El qual me ha facto intender haver una lite cum miser Symon Valier per causa de certi prexoni, la qual è per expedir a questi proximi giorni. Et per che non è honesto patischa, maxime essendo ali servitii nostri, et presertim in questo caxo importantissimo, ne ha facto pregar voglia instar ch'el non se proceda, donec et usque el non possa venir a usar de le sue raxon. Per tanto prego la M. V. che per li respecti preditti, et etiam per amor mio et mazormente per lo dover, ch'el soprasede al proveder in cosa alguna in questa materia in termine de dieci zorni; li quali elapsi io el licentiarò aciò el vegni a usar dele rason sue. Questo che dico del strenuo Iacomino soprascripto dico etiam di la sua fideiussion. Insuper, per altre ho pregato V. M. me mandi quelli capi son de lì: iterum li replico li piaqua li quali sum disposto honorarli et darli utile in ogni loco, et presertim in questa presente impresa de Bressa. A la M. V. me offerro et ricomando".

Lettere, S.3.1.175
Deputati inclyte civitatis Mediolani, al Provveditore di Bergamo. Milano, 26 giugno 1512.
Il prete Tomaso de Capitanei da Vimercate ha riferito di avere buone ragioni sulla chiesa parrocchiale di san Biagio a Caprino, al possesso della quale è stato per oltre tre anni, lasciando poi la cura di detta chiesa pacificamente. Ma, poiché egli dubita che ora gli sia fatta qualche novità e molestia, e sapendo gli scriventi quanto per la buona natura del Provveditore debbano dispiacergli le cose indebitamente fatte contro qualcuno, scrivono per sollecitare che non si facciano cose pregiudizievoli al prete Tomaso o gli siano usate violenze, cosìcché possa continuare nel suo solito pacifico possesso. E se qualcuno dovesse avanzare diritti sulla detta chiesa, voglia perseguire i suoi interessi per via di ragione.

Lettere, S.3.1.176
Copia. Cagnolus de Bergomo, capitaneus.
"Comandamo a voi homini, consoli et sindici de Valseriana sotto, mezo et sopra, che al ... frater de Bergomo et compagnia dar debiati alozamenti de loco ad locum, per andar ad effeto mandato per la ill.ma Signoria. In quorum fidem.. Bergomi, die 3 iulii 1512. Iohannes Antonius comes (?)".

Lettere, S.3.1.177
I sottoscritti a Bartolomeo da Mosto. Da Castro, 4 luglio 1512.
"Per che V. S. sia avisata del tuto, nui siamo azonti dominicha da matina ad ore 13 vel circha a la tera de Lover et poi azonti abiamo trovato tuta quela tera in arme et molto mal disposta contra de nui, dicendo che lor non ne vol dar obedientia alchuna, atento che abiamo mostrato le litere insieme con li mandati de V. S. ali predicti de la dicta tera de Lover, et pur asai molti altre male parole le quale ne ano usati. Et da poi questo abiamo intese che V. S. ne à mandato una litera per un chavalar el qual a nome ... official de la cità de Bergamo, la quale dovesemo aver sabacto proximo pasato, del tenor de la quale V. S. sa la importantia. La qual litera abiamo intese che la son andata in mano del Podestà che lori de la tera de Lover, et qual a nome miser Zacharia di Prioli. La qual litera abiamo receputa dominicha ad ore desdoto. Avuta et poi eleta quela, noviter siamo tornati ala predita tera per far citar tuti queli 13 omeni de lì, quali non abiamo trovati alchuno. Onde ne è parso dar notitia la S. V., pregando quela ne volia subito dar risposta per lo presente latore, per che nui tuti insieme con le nostre compagnie sì a cavalo come a pìe se trovamo senza un bet (?), et molto pocho pan et vini retrovandose in questi lochi. Et anchora averesemo a char asai che V. S. ne dese aviso de le litere che à scripto al Provededor del campo, de li denari li quali averemo a tochar. Nec plura, si non che di continuo se aricomandamo a V. S.
Galante de Asola, Bertholomio de la Barba, Vizenzo de Matalon, servitori de la prefata S. V.".

Lettere, S.3.1.178
I sottoscritti a Bartolomeo da Mosto. Lovere, 4 luglio 1512.
"Avisamo la S. V. como siamo stato qua a Lover e avemo parlato como questi omeni de la tera, ma queli del Consilio non è avemo mai posuto avir niuno omo, per che la litera che aviva scrito la S. V. a noi l'ha retenuta e aperta e fato fugar li omeni del Consilio: e questo è stato el Podestà causa de tuto. E avemo voluto andar a casa per casa de li omeni del Consilio e scriti a noi per la S. V. e noi avemo fato tuto el poder nostero per mandar a efeto la comesione de la S. V. Tuta questa tera è in armi contera de noi, e questo è per la sobornaziò del Podestà de qua da Lover, che s'anno tolto Lover da sua posta. Non altero; se recomandemo ala S. V. e retornaremo da la S. V.
Galante de Asola, Vizenzo da Matallo, Bertolamè dala Barba".

Lettere, S.3.1.179
Leonardo Emo, Provveditore, a Bartolomeo da Mosto. Palazzolo, 3 luglio 1512.
"Cum el nome del sanctissimo nostro Idio sun venuto in questo teritorio brexano per expedir et liberar la cità de le man de li inimici nostri ... Spero a consolation di V. M. presto intenderà in tal materia cossa a quella ... Et per che pur se ha bixogno in simil expeditione de valenti homini, perhò la prego mi mandi subito quelli fidelissimi et probatissimi capi, li quali honorerò segondo el poter mio libenti animo. Et se di qui V. M. et altro loco li piacerà servirse de me, la prego el faci cum ogni virtù perhò prontissimo in ... a satisfarla. Io mi atroverò domane a Ixè. Nec alia.."

Lettere, S.3.1.180
Giacomo Passo, Vicario di val Seriana inferiore, a Bartolomeo da Mosto. Nembro, 2 luglio 1512.
"In questa hora nel publico conscilio de questa valle ho letta la littera di V. M. circha al provedere de la sua portione de li lire 150 per li cavalli et fanti 200. Per tanto li ho comandato portano la portione sua, segondo el tenore de la prefata littera. Queli me hanno resposto volere mandare da V. M. soy homeni da mattina ad exqusactione sua. Me recomando a V. M., que diu valeat".

Lettere, S.3.1.181
Innocenzo Rota, luogotenente di Bertono Rota governatore della valle di san Martino, a Bartolomeo da Mosto. Caprino, 1° luglio 1512.
"Heri scrise ala M. V. che uno Marchono di Valdimagnia haveva fato certi insolentii et robarie a uno Fachino di Layno qua in la iurisdictione mia; et non volse ubedir ali miei comandamenti. Iterum hozi è venuto da mi Martina, dona de Boneto de Borlicho presente latore, et se lamenta ch'el dito Marchono et soy compagni, non contento dele predite cose, à destegnudo el dito Boneto et uno suo fiolo et ge ha dato dele squasate de corda, minazandoli de apicarli, et ge ha robato et sachezato la casa in el dito loco de Borlacho dela iurisdictione de Almeno. Sì che non volendo el dito Marchon ubedir ali miei comandamenti, prego V. M. che quela volia proveder talmente ch'el dito Marchon com soy compagni sia punito, como son certo quela farà...".

Lettere, S.3.1.182
Innocenzo Rota, luogotenente di Bertono Rota governatore della valle di san Martino, a Bartolomeo da Mosto. Caprino, 30 giugno 1512.
Lo scrivente informa che si trova nella sua giurisdizione tale Marcon de Valdimagna con alcuni compagni forestieri. Essi hanno commesso insolenze, saccheggiato molte persone e rubato, contro i suoi comandamenti. Marcon non vuole ubbidire e merita di essere impiccato. Prega il da Mosto di voler provvedere, facendolo arrestare con i compagni, per farli condurre alla sua presenza e punirli.

Lettere, S.3.1.183
Paolo Capello, Provveditore Generale a Bartolomeo da Mosto, Provveditore di Bergamo. Dal campo presso Pavia, 26 giugno 1512.
"La ill.ma Signoria ha mandato qui in campo el spectabile Galante da Axola et li strenui comestabili Bartholamio da la Barba, Francesco da la Porta et Vicenzo da Matalon, persone certo di inzegno, valorosità et fede grandissima, aciò de l'opera de quelli se usasse in le occurrentie nostre. Io, vedendo che de lì V. M. ha bixogno de simel vallenthuomeni per ogni respecto, li ho voluti indrizar de lì aciò quella usi de l'opera sua ne li bixogni occorente. A li quali prego V. M. facia che quella mag.ca Comunità subvegna et li dia una paga, aciò possiano viver et servir come sono soliti. Né di questo V. M. volgia far altramente, per meritar cussì le condicion sue. Ala quale mi offero. De novo se ha come certi francesi passano i monti né fanno testa in alcun loco. Nui leveremo de qui dapoi domani, cum el nome de Dio".

Lettere, S.3.1.184
vPaolo Capello, Provveditore Generale a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Pavia, 24 giugno 1512.
Parecchie persone si sono lamentate per alcuni assassinii. Allo scrivente è stato molesto intendere come molti fedelissimi siano struxiati e sopra tutti Boneto di Ruperti, che era contestabile in una porta di Bergamo. "Par dicto Boneto vegni cerchato per esser retenuto da quelli capi de fantarie, come è el Bergomo, Cagnolo et altri; et voleno far trar la gente per questo mezo, dicendo loro detto Boneto esser franzese. La qual cossa ve havemo voluto advisar che, intermissa omni mora, debiati proveder de simel inconvenienti et ministrar rason et iustitia, non havendo algun respecto né a Bergamo, né a Cagnol, né altri".

Lettere, S.3.1.185
I Consiglieri di ... In data 27 giugno 1512.
"In questa hora habia receputo una de V. M. data sub die 25 iunii, per la qual ne significa dovemo mandar da quella quatro homeni de questa terra de Martinego (?) cum ogni libertà a loro per lo Consilio nostro atribuita per bone cose spectante al stato de la ill.ma Signoria nostra. Per tanto notifichamo ala M. V. lì dove concerne utile et honore de la ill.ma Signoria nostra esser sempre paratissimi a star bene, et che de qui havemo uno Proveditor mandato per lo mag.co d.no Pavolo Capello, Proveditor Generale de Campo, qual à nome d.no Baldesar Minio. Del che, essendo alchuna cosa necessaria iuxta el scriver de quella V. M., volgia per sue dar notitia al prefato Proveditor nostro, ad ciò essendo alchuna cosa de proveder se possa..."

Lettere, S.3.1.186
Paolo Capello, Provveditore Generale, a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Pavia, 26 giugno 1512.
"Ho receputo le lettere di V. M. de heri et visto per quelle quanto mi rechiede. Li significo io esser per ritrovarme cum lo ill.mo signor Gubernator et capitanei nostri i quali non sono insieme... io per manchar a quella de tute le provisioni serano opportune, pregandola in questo interim vogli esser advertita in far custodir quella terra et passi che recercherà el bisogno. Le littere che V. M. ha scripto a la ill.ma Signoria subito sarano mandate. Et a quella me ricomando".

Lettere, S.3.1.187
Antonio Grimani e Andrea Venier, Procuratori di san Marco, a Carlo Miani, Provveditore di Bergamo e successori. Dalla procuratoria di san Marco in Venezia, 21 giugno 1512.
Viene Giovan Antonio da Cantù per far residenza nell'abbazia di sant'Egidio di Fontanella, dove è stato per quindici anni. Pregano di prestargli ogni favore perché possa officiare e curare l'abbazia.

Lettere, S.3.1.188
Paolo Capello, Provveditore Generale a Bartolomeo da Mosto. Dal campo presso Pavia, 24 giugno 1512.
Il latore della presente si è doluto di certi tristi che hanno imprigionato un cittadino, dicendo che è ribelle, come se l'accertamento di ciò spettasse a loro. Voglia il da Mosto fare le provvisioni opportune, castigando quei ribaldi e costringendoli a liberare il prigioniero. E provvedere allo stesso modo perché a lui tocca la decisione in quelle materie.

Lettere, S.3.1.189
Gli uomini della valle di san Martino al Provveditore di Bergamo. Caprino, 24 giugno 1512.
"Havendo questi vostri fidelissimi subditi de valle de sancto Martino preinteso per litere et nontii del Comissario da Bripio, loro vicino e confinante con essa valle, como alchuni francesi quali erano et se retrovano hal presenti hala custodia dela tera et forteza da Lecho - et sono per la informatione habiamo cercha il numero de 100 vel circa - voleno questa notte levarsi del ditto loco da Bripio et andar, onver nel castello da Trezo, onvero in la Capella da Bergomo. Et subito habiamo ordinato per questa valle de far diligente custodia ha tuti li passi dove podessaro passar, et così sarà fatto per quanto aspetta ha questa valle. Ma perché potrebeno passar per molti altri logi, ni è parso de darvi notitia hala E. V., la quale saperà far tal provisione et guardia che non intrarano in la Capella, non siano retrovati como meglio saperà proveder essa V. E. Hala gratia dela quale continue se recomandemo".

Lettere, S.3.1.190
Carlo, Legato di Lombardia, a Paolo Capello. Pavia, 25 giugno 1512.
"Ogni dì quelli vostri bergamaschi fanno novi miraculi, et provisioni non se ce fa nesuna. Prego V. M. che la voglia far restituir al presente lator li soi bovi; et non mancha, se desiderate farce cosa grata. Questa alligata de poi l'haverà vista V. M. ce la voglia remandar. Bene valete".

Lettere, S.3.1.191
Frate Iacobo Sicco de Aragona a Gerolamo Landracio Ordinis Humiliatorum generali dignissimo uti fratri honorando. Caravaggio, 24 giugno 1512.
In questi scorsi giorni certi bergamaschi di Ciserano gli hanno preso quattro bovi in un possedimento di Pontirale, e gli animali sono caduti in mano di certo Antonio Borella. Ha cercato di riaverli ed ha scritto al Governatore di Bergamo, ma senza effetto. Si lamenta anche di altri torti. Invia un messo per fare in modo che gli venga resa giustizia e che in futuro non siano molestati oppure che possano rivalersi, come giustizia vuole.