AUTORE IGNOTO
Diario con racconto delle cose accadute in Bergomo al tempo della Lega di Cambrai
Manoscritto nella Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, collocazione MMB 404, ff. 5r-34r.

omissis

1512, adì 5 febraro. D'ordine di Gio.Maria Guasco podestà et di Gio.Tomaso dalla Torre Luogo Tenente del Governatore di Bergomo, fu fatto proclama sotto pena di confiscatione, che niuno ardisse portar alcuna sorte d'armi in casa, né genti con arme, et questo per che si temeva che li cittadini discordi venissero all'armi et che con questa occasione li montanari tutti quali di già s'erano dati a Venetiani et con essi era venuto ad Alzano Maffio Cagnolo Carrara, mandato da Andrea Gritti Proveditore all'essercito de Venetiani, prendessero Bergamo; e maggiormente per che si diceva che alcuni bergamaschi desiderassero mutationi di dominio perché li magistrati del Re non si governavano con giustitia, et erano malamente trattati dalli soldati francesi e milanesi. L'instesso giorno nell'occaso fu levata con proclama detta prohibitione, onde alcuni fanciulli sentendo detto proclama, senza sapere perché, Marco Marco gridavano. Nella città v'erano solamente 200 fanti, né in alcun luogo fuori della Rocca et Capella v'erano artigliarie, né li bergamaschi facevano guardie, ma stavano ritirati in casa: Il Governatore stava a Cazzano, mandava pochi fanti mal regolati e mal pagati; onde detto Cagnolo con Troilo Lupo, Bernardino Montaniano, seguitando tutti li montagnari, introno del borgo Santa Cattarina e San Antonio, dove non erano guardie, et una parte andò in borgo san Leonardo con detto Cagnola, et furno ricevuti quietamente; et seguì alle 4 hore. Poi alle dieci tutti unanimi armati saliano le muraglie sotto le case di Pietro e Marc'Antonio Grumelli et aprirno Porta Penta, dalla quale essendo sentito a gridare Marco Marco li fant milanesi fuggiron in Cittadella, non ussendo alcuno dale case. Ma la mattina tutti uscirno et li montagnari andorno in Cittadella né si ritrovò alcuno, perché li milanesi fuggirno per la strada verso Trezzo. Cagnolo poi fece far proclama che ad alcuno non fosse fatta ingiuria, né in / 13v / alcun modo fosseno vastate le case de cittadini, perché li Venetiani volevano salvar tutti.

Si stupiva tutta la città, che li montagnari con li detti capi avessero osato d'entrar in Bergamo alcuni si sdegnavano che fossero necessitati obedir i montagnari, et che detto Cagnolo come capitano e Troilo come governatore, come essi si chiamavano, comandassero a' cittadini e nobeli della città, non havendo massime lettere né titolo di dignità de signori venetiani.

Quella notte datto fuoco alle porte della Cancellaria, de Rettori e della città o Ragionaria, furono abbruggiati tutti li libri, con danno inestimabile della città, et volevano ancora abbruggiar l'archivio del Maleficio et delle condanne criminali, ma non seguì.

1512, adì 5 febraro. Il magnifico signor Federico Contarini, d'età d'anni 30 in circa, con 500 stradioti et alcuni balestrieri a cavallo venne a Bergamo per li venetiani et fu alloggiato nella casa di Francesco Albano et subito fece far proclama che ad alcuno de l'infrascritti alcuna ingiuria, et che li, et che li stipendiati non alloggiassero nelle case de cittadini, ma li fanti alloggiassero in Palazzo, in Cittadella et nelle chiese, li cavalli nelli borghi, et la comunità dava le legne, li strami et la biava. Nell'insegna di detto Federico era scritto: perdonar si può, dimenticarsi no. / 14r /

Alli 13 detto. Nella chiesa di santa Maria Maggiore doppo la messa, essendo radunati tutti li cittadini et populo, furno lettere ducali dell'ill.mo Dominio di Venetia con bollo di oro scritte alla magnifica et fidelissima città di Bergamo, et datte sin alli instante, con le quali in effetto con dolcissime et humanissime parole veniva espressa l'allegrezza sentita in Venetia per il ritorno della città e territorio all'ombra et protettione de Venetiani, et per esser liberati dalla rabia barbara et dall'ingiustissima opressione sin hora sopportate et che l'ill.mo Dominio conferma tutti li privilegii, reponendo li Bergamaschi nelli honori et beneicii che godevano avanti la presente guerra de Francesi, essortando tutti all'unione, concordia, speranze e fedeltà verso li Venetiani; quali lettere il spettabile signor Trusardo Calepio, cavaliere e dottor, e luca Brembate, cavaliere, essortorno tutti ad esser costanti nella devotione verso li Venetiani, et al rendimento di gratie per esser liberati da ingiusti Magistrati, et che tutti li officii et honori indifferentemente fossero conferiti a tutti, come fratelli et figliuoli della città.

Il giorno seguente venne da Brescia, dove era l'essercito de Venetiani all'assedio del cas- / 14v / tello Andrea Gritti, giovine d'anni 26 incirca, per governar Bergamo finché capitasse Domenico Contarini destinato provveditore del Pregadi, poiché il sudetto Federico non poteva fermarsi in Bergamo, ma molte fiate scorreva il territorio con li stradiotti.

Due giorni doppo, essendo partito detto Federico con li stradioti in soccorso del Castello di Brescia, restò la città con pochi fanti, et alcuni balestrieri; il che sapendo, gl'inimici vennero da Caravaggio, Fontanella et altri luoghi confinanti alla porta di Cologno, et nel ritorno menorno via molti animali, et tutta la città stava in arme, et li Francesi dalla Capella sbarravano con l'artiglieria nella città, se ben niuno restò offeso; si diceva ancora che si preparasse un essercito nel Milanese a Gerra d'Adda contra Bergamo, e per abbruggiar le ville et di già quasi tutto il piano si era reso a' Francesi. Ceserano, Verdello maggiore, Arcene furno abbruggiati, et li contadini fatti prigione; non venivano aiutti da Venetiani e perciò in ogni luogho si trattava di dichiararsi, che la città era aperta a' Francesi, se bene mai era stata chiusa né dattasi ad altri, né mai violata la fede ad alcuno / 15r / suo signore, ma ceduto a' più potenti.

Et così di notte il Proveditore de Venetiani partì con li suoi soldati verso Brescia, et ritornorno li Francesi, essendo sempre restato in Capella il Castellano Francese, senza esser mai molestato, se ben egli non cessava di sbarrare l'artigliarie contra le case de cittadini, ma senza offesa d'alcuni.

Alli 19 detto. Giovan Maria Guasco, podestà di Bergamo, qual era stato nascosto nelle case di David Brembate, si diede a verede e fu honorevolmente visitato da moltissimi cittadini et alcuni de più cospicui andorno incontro al Governatore Palavicino, qual si diceva che venisse da Cellana, ma non venne se non due giorni dopo, havendo mandati inanzi trecento fanti, et fece far proclama sotto pena della vita, che non fosse inferita ad alcuno ingiuria, et fece far salvi condotti di poter sicuramente stare nelle sue case, et portò aviso che li Francesi il giorno avanti havevano recuperata Brescia con gran perdita dell'essercito de Venetiani et di Bresciani, et che havevano saccheggiata Brescia et fatti prigioni quasi tutti li Bresciani nella / 15v / città e territorio, onde nacque gran timore che li Francesi non saccheggiassero ancora li Bergamaschi, se bene non s'havevano resi nella città a' Venetiani, se non di nascosto qualche d'uno, et perciò furno fatti Ambasciadori al Vice Re che all'hora dimorava in Brescia Lodovico Soardo, Francesco Soardo, Francesco Albano, Ghirardo della Sale, Trusardo Calepio, Luca Brembate per rappresentare far constare l'innocenza della città, qual non si era rimossa a rendersi, ma più tosto il tutto haveva operato con buon fine verso il re; et così il Vice Re scrisse che gl'Ambasciadori dovessero andar a Cassano che ivi gl'haverebbe uditi, non ostante però il medemo proclama non cessavano tutti li stipendiati e seguaci venturieri partire dal distretto di Milano, Cremona, Crema e Gerra d'Adda in ogni luogo di spogliare e robbare e far cattivi huomini et animali, onde fu fatto proclama, che in termine di sei hore tutti li stipendiati e segueci partissero dalla città et territorio, et che dovessero ritornare tutti li prigioni et beni ocupati dal giorno della recuperatione della città, et ciò massime perché il Castellano della / 16r / Capella haveva imprigionati molti cittadini et li violentava a redimersi con ducento et più scudi d'oro, et ad alcuni minacciava la vita, questo proclama pochi osservavano, che anzi ogni giorno restavano cattivati molti cittadini.

1512 il giorno 11 marzo fu deliberato nel Maggior Consiglio che per amor di Dio furono dispensate a' poveri cento some di formentata acciò il signor Iddio per sua gratia si guardasse dalla peste et altri mali imminenti, e furno deputati Socin Secco, Lodovico, Francesco Albano. cavaliere, Michel Maldura e Ghirardo dalla Sale, dottori, e Scipio Suardo ad assistere avanti il Generale di Normandia e Cancelliero del Senato di Milano, Francesi, huomini molto autorevoli deputati dal Re Christianissimo per haver la verità della sollevatione e mutatione di stato ultimamente seguita per causa de montagneri, et perché restasse in chiaro l'innocenza della città et la fede verso il Re.

Alli 21 detto vennero in Bergamo con molta comitiva il Generale Regio, Vice Cancelliere, Capitano di Giustitia di Milano, Leone Senatore Regio, Antonio / 16v / Maria Palavicino, et alloggiorno nelle case de Soardi e fecero far proclama che tutti li padri di famiglia il giorno seguente s'attrovassero in piazza, sotto pena, all'hore quindeci; et così il detto giorno et hora, sedendo sotto palazzo, li sudetti per il Podestà, in presenza di gran numero di capi di famiglia furno lette querele con le quali in sostanza era imputata la città in universale che fusse stata ribelle al Re Christianissimo, et conchiudevasi che si sarebbe proceduto al castigo; onde li cittadini uno verso l'altro dicevano che non erano stati ribelli, ma che erano stati sforzati ceder all'arme et forse de montagneri né esservi stati all'hora officiali et magistrati del Re, quali provedessero alla diffesa della città, et mentre fosse levato in piedi Michel Maldura per riverentemente rispondere con l'altri deputati, li fu detto non esser all'hora altra risposta, ma dovessero pensar li cittadini ciò che per meglio fusse da farsi per la città. Doppo pranzo poi li deputati et altri quindeci s'unirno nel luogo del Consiglio et, il tutto discorso, diedero risposta in tutto per dichiaratione dell'innocenza et fedeltà della / 17r / città verso il Re. Et havendo detta scrittura presentata, non fu accettata, ma furno ammoniti a comparer a Milano nel termine de otto giorni avanti detto Generale et Cancelliere ad allegar ciò che intendevano. L'istesso giorno doppo pranzo furno fatti prigioni et condotti in Capella Trusardo Calepio conte, Galeazzo Colombo, dottor, Giovanni Alban, Andrea Caleppio, conte, Lucca Pozzo, Nicolò Bongo, Steffano Vianova, Federico Rivola, Isnardo Colleon, Agostin Alban, Battista Zoncha, Francesco , Zaccaria Passo, Giovan Francesco Bellafin, Venturino Morone.

Alli 26 detto il Generale predetto et Antonio Maria Palavicino partirno per Milano et fu detto che li svizzeri fussero per venir in Italia in soccorso del Pontefice, et restorno in Bergamo il Visconte et Leon Senatore per formar li processi contro li sospetti di ribellione, et l'istesso giorno furno eletti ambasciadori per andar avanti il detto Generale et Cancelliero a Milano.

1512 alli 28 marzo il signor Geronimo da Piacenza dell'oirdine de Servi, doppo la predica, havendo mostrato un stendardo nel quale vi erano l'imagini della Beata Vergine et di san Gioseppe, essortò tutto il popolo che mettessero in protettione della città san Gioseppe et fabri- / 17v / cassero una Capella in san Gottardo, estanti li pericoli imminenti di guerra, fame e peste et prigionie; et così con gran numero d'huomini e donne, procedendop li frati di san Gottardo con la croce et detto stendardo, cantando li hinni, andorno alla detta chiesa et fu cominciata la scola o compagnia di san Gioseppe.

Alli 2 aprile, pullulando la peste in diverse contrade, né havendo la città entrate bastevoli per le continue spese fu imposto un impresto de ducati 300. Tutti li poveri si riducevano nell'hospitale di san Marco in prato et ciasched'una fameglia secondo il suo potere o divotione contribuiva del pane, quale da deputati si portava a detti poveri acciò potessero alimentarsi né andassero vagando con maggior pericolo. Fu poi anche trattato nel Maggior Consiglio di mandare Ambasciadori al Re in Francia, per espressione dell'integrità e fede di tutta l'università, atteso che il Generale di Normandia et il Cancelliere del Parlamento in Milano dicevano che Bergamo era stato ribelle. Onde tutta la città s'attrovava in gran mestitia, e per questo e perché molti cittadini erano retenti in Capella et ogni giorno si facevano orationi acciò Iddio liberasse da queste sciagure. / 18r /

Alli 5 detto furno rilasciati di Capella Leonardo Commenduno, Giovanni Albani, Andrea Calepio, conte, Nicolò Bongo, Luise Passi, AAgostin Alban, Francesco di Comenduno, Battista Zoncha, Venturino Morone et Isnardo Coleoni.

Alli 13 detto vennero nel Consiglio Bartolomeo Ferrero, Filippo Visconte, Presidenti dell'entrate regali di Milano, rappresentando con copia di parole che questa città, per la ribellione haveva cagionato, che il Re havesse condotto da Bologna et altrove soldati per ricuperare Bergamo e Brescia, e perciò dimandavano quarante mille ducati per spese fatte per detta causa in soldati solamente; et gli fu risposto che la città non era stata ribelle né infedele al Re, ma che per colpa e trascuragine di quelli quali a nome del Re dovevano governare et diffendere questa città e cittadini, fu presa dalli montagnari et altri, et perciò si riservan di poter portar al Re le proprie colpe; et così il giorno susseguente furno eletti Ambasciadori a Sua Maestà Francesco Suardo, tesoriere, et Alessandro Terzo, dottore. Et l'altro giorno chiamorno li sudetti a sé in Cittadella molti cittadini et a nome del Generale di Normandia et del Cancelliere del Parlamento li com- / 18v / misero che in termine di tre giorni dovessero portare buona soma de danari, ma subito furono mandati a Milano Piero Sonica, Lodovico Rota, Lucca Brembate, Gardin Colleon, quali ottennero lettere di sospensione sin che, inteso meglio il tutto, fosse sopra ciò altrimente deliberato.

1512, adì 19 aprile vennero in Bergomo Leone et il Cancelliere per perfettionare li processi contra li cittadini retenti in Capella, in Rocca et Cittadella; et il giorno seguente a nome del Re dimandorno che gli fussero consegnati li privilegii et concessioni del Re, come che la città si fusse resa indegna di dette prerogative; et gli fu risposto che havevano destinati Ambasciadori al Re per dimostrar l'innocenza et fede verso Sua Maestà, quali haverebbero ancora portati li privilegii, ma nientedimeno furono sforzati darglili in mano, et li Ambasciadori non andorno in Francia perché si trattò di compositione.

Adì 7 maggio furono chiamati in Cittadella gli infrascritti cittadini et dal Luogo Tenente li fu commandato che dovessero andar per ostaggi di là d'Adda, et che si dovessero presentare nel termine di duoi giorni a Milano aventi il Cancelliere / 19r / del Parlamento Regio. Li nomi sono: David Brembate, Andrea Passo, Giuovanni Alban, Agostino Torre, conte Andrea Caleppio, Giorgio Benaglio, Steffano Vianova, Pietro Gromello. Francesco Rota il vecchio, Francesco Rota giovine, Domenico del Cornello, Leonardo Commenduno, Lodovico Rota, Pietro Sonica, dottori, Luise Passo, Nicolò Bongo, Pezolo Simon Zanchi, Antonio Olmo dottore, Gabriel Olmo. Marc'SAntonio Grumel, Paolo Benaglio dottore, Gaspar Bemaglio, Zinevrin Borella, Bernardino Colleon, Nicolò Zancho dottor, Francesco Alban e Salvo Lupo, numero 27.

Il giorno seguente venne a Bergamo 1500 guasconi et furno alloggiati nelle case de cittadini; et così tutti gl'huomini d'arme del Triulzi con grandissimo incommodo di tutti ancor li poveri. Et fu fatto proclama che tutti dovessero consegnar in Cittadella tutte l'arme, sotto pena della forca.

Alli 24 detto fu fatto proclama che si potessero condur all'essercito Francese a Pontoglio ogni sorte di vettovaglie senza alcuno datio, eccetto il formento, segale e miglio, perché si diceva che li svizzeri per nome de Venetiani fussero da i monti / 19v / verso il veronese, et li soldati Francesi che s'attrovavano in Verona di ordine di Massimiliano furono commandati d'uscire di là, et in questo mentre a Bergamo si facevan le guardie.

Alli 25 detto a Milano avanti il Castello furono tagliate le teste a duoi figliuoli del quondan signor conte Alvise Avogadro bressano.

Alli 2 giugno furono publicati ordini Regii per li alloggiamenti et furono mandati a Lovere 300 guasconi perché alcuni bergamaschi e moltissimi bresciani, particolarmente della val Troppia, gli minacciavano saccheggiamenti et scorerie; per detta causa furno restituite l'arme alla val Seriana acciò si potessero diffendere.

Due giorni dopo furono rilasciati molti bergamaschi che erano prigioni in Cittadella et il sudetto Leone con sua comitiva partì, havendo inteso che li Svizzeri con li Venetiani fussero arrivati a Rumano, onde li Francesi che erano in Bergamo grandissimamente s'atterirno; Ludovico Suardi dottor con la sua fameglia andò a Milano, et altri Soardi. / 20r /

1512 alli 8 giugno fu ditto che il Proveditore Venetiano fusse in val Seriana per venir in Bergamo et che li Milanesi d'accordo havessero deliberato di ricever un duca da Massimiliano Ipmeratore et liberarsi dal giogo de Francesi, et che li Bergamaschi ch'erano stati relegati ritornassero in patria; et la notte seguente alle 6 hore li guasconi che erano alla guardia di Bergamo et Alessandro Triulzi, Lucca Savelli condottier della cavalleria fiorentina et il Capitano di Rocca liberamente et quietamente erano partiti da Bergamo havendo passato il ponte di Trezzo senza lasciar alcuno al governo; ma fu poi riferito che erano stati chiamati a Pizzighettone dove era l'essercito francese. Et 4 hore doppo la detta partenza entrorno in Bergamo li bergamaschi fuorusciti, senza capo et senza soldati. La città destituita d'officiali et di Consiglio stava perplessa, massime perché erano in Milano li ostaggi et li fuorusciti erano ritornati saccheggiavano le case di molti cittadini et s'introducevano ne' loro beni né alcuno ordine alle loro insolenze, solo Sozzino Secco li riprendeva, massime Bernardo Rivola, Giovan Maria Lupo, Giorgio Brembate, Guido Medoco (?), Troilo Lupo et Socino Passi. L'istesso giorno verso sera venne Carlo / 20v / Miani Venetiano senza alcun ordine de Venitiani con Cagnolo et fece far proclama che non fusse fatto alcun torto et che tutte le cose che erano state tolte fussero restituite, il Castellano di Capella Francese uscì a saccheggiar nelli monti di Fontana, et andava et ritornava come gli pareva, perché niuno poteva né ardiva resistergli.

Alli 12 ditto, perché in Milano vi era dubio di sollevatione contro Francesi per l'esercito nemico furno licentiati li ostaggi bergamaschi et dell'altre città perché ritornassero nelle loro patrie. Furno deputati nel Consiglio dieci cittadini con libertà di governar et administrar tutte le cose a nome della città, et furno Luca Brembate cavaliere, Leonardo Comendun cavaliere e dottor, Francesco Alban cavaliere, Fermo Valle dottor, Gerolamo Poncin dottor, Gerolamo Colleon, Pietro Rivola, Benedetto Passi, Nicolò Bongo, et di questi solo Leonardo s'astenne da detta administratione. I magnifici tanquam fratres Consiglieri, sì come noi et preditta nostra città sempre siamo stati desiderosi da vicinare bene

et anche in l'occorrenza passate con / 21r / possanza l'habbiamo esseguito, cos' si persuademo che vostre Megnificentie ne corrispondano di benevolenza et amore, hora in questi tumultuosi tempi habbiamo presentito che insorgono molti di vostri contadini et valeriani et pensano passar Adda et invader il territorio Milanese, e però con detta opinione si è parso darne aviso a vostre Magnificentie con essortargli a fargli condegna provisione in modo che s'astenga da ingiuria et violenza et non si dia materia a noi o li nostri di l'ingiuria d'onde spesso nascono varie offese e mutui dispendi, et così procederemo ancor noi dal canto nostro, il che facendo vostre Megnificentie sarà opera laudabil et conveniente alla benevoilenza reciproca et a quello convien servarsi tra buoni vicini; ben le pregiamo che per il presente trombetta ne vogliano notificare la risoluta intentione, acciò sappiamo come governarsi, et si offeriamo prontissimi ad ogni beneficio di questa nostra magnifica città et

medemi. 12 iunii 1512. Magnificis viris dominis Presidentibus ad negotia

inclitae civitatis Mediolani. / 21v /

Le sudette lettere sigillate con sigillo di sant'Ambrosio furno presentate in un Consiglio tumultuoso de Bergamo il giorno seguente et per li dieci deputati fu risposto che la città di Bergamo non sapeva cos'alcuna che si facesse riunione de Bergamaschi per invader il territorio di Milano, et che avessero usata ogni diligenza acciò li bergamaschi non facessero novità contro li milanesi.

Magnifici et fidelissimi amici nostri dilettissimi, havemo inteso con sommo piacere per la vostra la dedition spontanea fatta per voi da quella città alli mandati nostri, la qual cosa così come cognoscemo proceder da quell'ardentissimo desiderio e devotione vostra verso l'illustrissima Signoria, che sempre sete stati soliti dimostrare in ogni tempo, così etiam a noi supra modum è stato gratissimo intenderla, collocandolo al luogo che li conviene. Subito ne havemo dato notitia alli ill.mi signori et ricercato voglii procedersi d'un grave et integerrimo Rettore come alla verissima e constantissima fede vostra è coveniente e semo certissimi sarà illico fatta provisione per quella. / 22r / Al tutto interim acadendovi cos'alcuna, non restate di ricordar perché mi non sono per mancarvi pro posse. Valete. Ex felicissimis castris apud Abduam, die 10 iunii 1512. Magnificae et fodelissime Comunitati nostre Bergomi. Paulus Capellus eques, Provisor generalis.

Il giorno seguente, cioè alli 11 detto, scrive il Generale medesimo alla Comunità che doverà custodir la città a nome di San Marco, ma che fusse mandato un Rettore, et che a spese della città s'arrolassero 150 fanti sotto al condotta di Piacin Boselli per diffesa della medema, avertendo che non seguissero violenze.

Alli 16 detto scrisse altre lettere da Pavia, che li Deputati della città governassero in civile et criminale sin che fusse provista di qualche Proveditore Venetiano, et così li deputati fecero far proclama che un ingiuriato potesse impune offender l'ingiuriante, che niun tenesse in casa gente armata, né servitori, né arme oltra il solito; ma si prestava poca obedienza.

Alli 22 luglio, di ordine di Bartolomeo da Mosto, qual alli 24 di giugno era venuto per Proveditore in Bergamo, li Consiglieri / 22v / della città, quali erano avanti la venuta de Francesi furno convocati acciò fussero ancora Consiglieri nell'avenire, eccettuati alcuni che non volse detto Proveditore, et furno aggiunti altri al numero.

Alli 6 agosto li Francesi, quali tenevano Trezzo per il Re di Francia, la mattina per tempo vennero a Levate et n'abbrugiorno buona parte, ammazzorno alcuni et menorno via animali senza resistenza d'alcuno, perché né in città né nel territorio v'erano soldati che si diffendessero, né Milano aveva alcun Duca o Patrone, che si diceva che l'Imperatore volesse per Duca di Milano l'Arciduca di Borgona, altri Prencipi d'Italia volevano Massimiliano Sforza, et perciò le cose di Lombardia restavano in sospeso. L'essercito de Venetiani era in Cremona, la città di Bressa, di Crema et la Capella di Bergamo erano in potere de Francesi, Verona sotto l'Imperatore, così il detto Castellano di Trezzo scorreva il Milanese et andava depredando formento et altre cose per condurle nel Castello di Trezzo. /23r /

Alli 21 detto, d'ordine del Generale Capello, fu fatto proclama che ciascun potesse condurre senza pagamento di datio liberamente vettovaglie nell'essercito de Venetiani, quali erano all'espugnatione di Bressa.

Alli 10 settembre li soldati Francesi, che erano in Crema per il Re la resero a' Venetiani, con patto che tutti restassero salvi con li beni, et li svizzeri, che erano a Milano, vennero verso Crema a Bagnolo per impedire l'entrata de Venetiani, ma non gionsero a tempo; et cos' li Milanesi con li svizzeri, invidiando forsi alli felici successi de Venetiani, non tralasciavano di far scorrerie sul Bergamasco, che però li Venetiani, mossi dal pericolo, mandorno alla custodia della città alcuni stradiotti et fanti. Alli 16 pervenne aviso che li svizzeri erano in Gerra d'Adda, quali passarno nel cremonese il giorno seguente 350 fanti della compagnia di Leonardo Anguillaria, capitano generale della fanteria de Venetiani da Crema vennero in Bergamo, dove stettero a spese et nelle case di cittadini, et fecero molti gabioni nel monte di San Vigilio, et strade et altro, dicendo di voler espugnar / 23v / la Capella et levarla di man de Francesi, ma niente seguì. Solamente sostennero li Bergamaschi grandissime spese ei li detti soldati ritornorno a Crema poco dopo.

Alli 29 detto, la notte seguente vennero grandissime piogge nel Bergamasco, et tutti li torrenti et fiumi crebbero fuor di modo, inondorno li campi et cascorno alcuni ponti, presagio di mal futuro.

Alli 5 ottobre, d'ordine del serenissimo Dominio, furno commandati dal Proveditore di Bergamo andar a Venetia Michel Maldura, Gherardo dalla Sal et Clemente Vertoa dottori, Aurelio Solza, Obettino Vegis, Giovan Giacomo Mozzo., Olivier Agosti dottore, Leonardo Marenzi, Giacomo Marenzi, Baldassare del Follo, Giovan Filippo Mozzo, Pre Andrea Vacis capellano di Francesco Albano, Giovan Battista Bonasello, Bernardino Lanzi, Cristoforo e Sebastiano di Sabadini fratelli, Fra Alberto Colleon Preposito in Galgare, Christoforo Carminati, Pre Nicolò Asperti canonico, Prospero Suardo Canonico, Pasin Trino, Valeriano Adelasio, Luise Bagnati, Lodovico Bressan, Leonardo Verzeri, Alessandro Terzo dottor, Battista Soardo Ciprio Suardo, Agostin Suardo, Scipion Soardo, Antonio della Sal, Giovanni Galena et il figliolo, / 24r / Giovan Francesco Ponte, Battista Solza, Lodovico di Germano (?) Agosti, Valerio Ponte, Giovan Pietro Franzoni di Gambirasi, Giovan Pietro Ceresolo.

Alli 23 ottobre, essendo alle mura di Brescia l'essercito spagnolo et Venetiano, et essendo già stato trattato di dar la città a Venetiani, et dicendo li Spagnoli che la città si dovesse ricever a nome della Lega, entrorno l'Ambasciadore di Msssimiliano Imperatore, quello di Spagna et il Provveditore de Venitiani, hebbero colloquio con li Capitani de Francesi, restando fuori l'un essercito e l'altro, et s'attendeva la resposta di Sua Santità che cosa si risolvesse di Brescia, et in questo mentre li Spagnoli tenevano la città et il territorio di Brescia et li Venetiani s'erano ridotti con l'essercito verso il lago di Garda, et li Francesi che erano nel castello di Brescia dalli spagnoli et tedeschi furono condotti nel territorio di Milano per il ponte di cazzano, et indi l'essercito veneto s'inviò ad Albareto et di poi venne aviso da Roma che alli 25 fosse stata publicata nuova lega fra il Papa, l'Imperatore, Re di Spagna, et adherenti, esclusi del tutto li Venetiani, et che le città et luoghi dell'Impero in Italia che erano posseduti da Venetiani a / 24v / forze d'arme si dovessero recuperar dalle loro mani et darle all'Imperatore, et Mattio Caraffa suo Luogo Tenente in Italia s'allestiva questo affare.

Alli 26 detto Guascone Castellano per il Re di Francia nella Capella, sapendo che Francesco suo fratello Castellano di Lecco s'era reso a Bartolomeo Ferrerio a nome de Milanesi, et vedendosi in pericolo, mise in libertà Francesco Bellafin, Federico Rivola, Steffano Vianova per trattar la resa et li patti con il Provveditore della città. Et finalmente furono aggiustate le conditioni che detto Castellano, suoi compagni et famiglia et cose sue restassero salve et partissero securi, quali furno confermati dal Proveditor Generale dell'essercito de Venitiani, quali dimoravano vicino a Brescia, onde fu fatto proclama che niuno dovesse offendere li francesi predetti, accompagnandoli Lucca Brembate e Troilo Lupo il Castella o con la sua famiglia consegnata la Capella a Carlo Miani venne nella città dove si fermò alquanti giorni, et poi accompagnato da Lucca Brembate, Francesco Bellafin e Troilo Lupo pertì con li suoi fanti verso Lecco con salvo condotto di Mattio Cardinale Legato Apostolico et di Sforza Vescovo di Lodi / 25r / Governatore di Milano.

1512 alli 24 novembre et successivamente vennero fanti spagnoli del Cremonese et Bressano nel Territorio Bergamasco, cioè a Martinengo, Romano, Cologno, Urgnano, Spirano, Lurano, Arcene, Sbelano, Verdello, Valle di Trescore, Scanzo, Alzano, Val Bren, et in tutta l'Isola et in altri luoghi et valli, dove si fermorno a spese de cittadini et contedini, dicendo di voler andar a Milano per mettere in stato et nel ducatto Massimiliano Sforza, qual s'attrovava in Sorosina et mentre si depredassero le montagne et il piano di Bergamo, aggravandosi di spese eccessive et intolerabili, et s'attrovasse appresso il Re di Spagna in Soncino Vicenzo Guidotti Secretario Venetiano, pregandolo continuamente a suppliche di Bergamo per il sollievo di tanti danni, essendo impossibile che cinque milla fanti potessero alimentarsi in così sterile Territorio. Finalmente alli 16 decembre cominciò una buona parte de fanti andarsene in Gerra d'Adda et nel Territorio di Lodi a Pandino, Mozonico et altri luoghi. Et mentre fossero vicino a Trezzo violentavano / 25v / li Bergamaschi a contribuire guastadori et vittovaglie.

Alli 9 decembre fu presa parte parimente nel Consiglio di pigliar ducati 3 millia da spendere per far far soldati per diffesa della città, se bene per le spese infinite sostenute erano essauste le forze destrutte et consumate. Fu però fatto incanto de beni della città, ma niuno l'abocco; onde poi fu fatto proclama che in termine d'otto giorni dovessero pagar la taglia o compartito in quel modo e quantità che fu fatto l'anno 1499. Ma tutti si lamentavano perché nelli duoi anni trascorsi il Territorio era tutto stato rovinato dalla tempesta, consumato dalle guerre e spese continue, hora da cinque milla spagnoli oltre li cavalli et innumerabili meretrici esausto per le gravissime spese cessato l'essercitio della mercatura, valendo denari 13 la soma il formento et ducatti sei il carro il vino, con una grandissima penuria di tutte le cose, non essendovi alcuna sicurezza che dovesse terminar la guerra, erano tutti afflitti et desperati Bartolomeo Mosto Proveditore era huomo di testa dura et / 26r / troppo indulgente nella sfrenatezza dee soldati li cittadini non ardivano di proveder ala libera né ben erano concordi per il ben comune gl'huomini da bene non prevalevano né li mandava a Venetia chi rappresentasse alla Signoria di Venetia il stato de Bergamaschi.

Alla fin del mese fu assediato il Castello di Trezzo et con vie sotterranee et con machine di guerra stretto il Castellano venne a parlamentare con il Marchese della Palude Capitano spagnolo, et finalmente lo rese.

omissis