BALDI, Registro A, f. 38v
Bergamo, 19 maggio 1509. Antonio Maria Pallavicino, per ordine del Gran Maestro, manda alla podestaria di Clusone Pietro Pallavicino e comanda agli uomini della Val Seriana superiore di accettarlo come legittimo podestà, dandogli quelle prerogative e salario che gli spettano.
Clusone, 21 maggio 1509 Inventario degli utensili e masserizie consegnati a Pietro Pallavicino.
BALDI, Registro A, f. 40r
Bergamo, 25 maggio 1509. Lettera di Bernardino de Fulgineo, Luogotenente di Bergamo al Podestà di Clusone e pertinenze.
Ordina che in termine di tre giorni denunci tutte le ferite, percosse e delitti all'Ufficio dei Malefizi di Bergamo, affinché si possa procedere contro i delinquenti.
BALDI, Registro A, f. 40r
Lettere di Antonio Pallavicini al Luogotenente bergamasco Bernardino de Fulgineo. Dal campo presso Peschiera, 4 giugno 1509.
La comunità di Clusone si è lamentata per l'ordine da lui dato di denunciare i malefici commessi in Valle all'Ufficio di Bergamo, perché la Valle è separata dalla città. Lo scrivente annulla l'ordine precedente, confermando le immunità della Valle, perché la Maestà cristianissima non intende che siano peggiorate le condizioni del territorio rispetto al passato.
BALDI, Registro A, f. 40v
Lettera di Carlo d'Amboise a Giorgio Triulzio. Data il 30 luglio 1509.
Ordina che l'intera Val Seriana di sopra, di mezzo e di sotto non debba contribuire a rifornire la compagnia di 1200 cavalli del Marescial.
BALDI, Registro A, f. 40v
Lettera urgente al Podestà di Clusone. Data da Nembro, 8 agosto 1509.
Monsignor Falco, regio Senatore, e Monsignor de Roves sono a Nembro per ricevere a nome del Gran Maestro il giuramento di fedeltà. Tra due giorni arriveranno in quella giurisdizione, dopo essere stati a Gandino. Si preparino gli alloggiamenti opportuni per 12 cavalli e si convochino i sindaci della giurisdizione, muniti di idonei mandati, per giurare fedeltà. Si facciano tutti gli apprestamenti opportuni per una permanenza il più possibile abbreviata.
BALDI, Registro A, f. 41r
Brescia, 11 ottobre 1509.
Alessio Fanzago da Clusone, Alessandro Piccardi da Castione e Leone Bonizelli da Clusone, Sindaci di Val Seriana di sopra, anche a nome degli altri sindaci della Valle, "data a noi la libertà al mag.co miser Francisco de Laveno, secretario de lo ill.mo signor Gran Maestro nostro signore de far caduna promissione, acordo e arrangiamento cum la Excellentia Sua de fare cum effecto che li homini de ditta Valle et sua iurisditione non siano venduti, ma restano sotto la Signoria et in bona gratia de Sua Excellentia; et questo acordo non exceda la summa de ducati ottocento d'oro, dandoli a lui autorità de ascender fino a mille, quando non se potesse haver gratia deli ottocento". I denari saranno dati secondo i termini e capitoli che saranno a lui assegnati, con la conferma dei privilegi della Valle e capitoli, e da esser trattati nell'alloggiare cavalli come le terre della Signoria che saranno meglio trattate circa tali alloggiamenti.
Seguono le firme dei tre Sindaci, a conferma.
BALDI, Registro A, f. 41v
Brescia, 16 novembre 1509.
I procuratori di Clusone e di altre terre di Val Seriana di sopra ottengono da Carlo Amboise di essere accettati nella sua buona grazia, e che la valle non sia venduta con i suoi abitanti. A questo scopo si offrono di pagare 1000 ducati, con i seguenti capitoli.
- Che la Eccellenza Sua goda questi ducati e non venda la valle e la sua giurisdizione. E qualora volesse vendere, conceda prelazione alla Valle di riscattarsi per 800 ducati, restando gli altri 200 in dono. E se i valleriani non volessero comprare, siano loro restituiti gli 800 ducati.
Si accetta e promette come dalla domanda, pueché i 100 ducati siano pagati subito.
- Sua Eccellenza si degni di confermare i privilegi della Valle, e che nessuna terra della giurisdizione venga separata, e soprattutto Sovere con le sue pertinenze.
Si acconsente alla richiesta, salve le ragioni dell'Amboise e di terzi.
- Sua Eccellenza si degni di preservare, conservare e difendere i comuni da spese straordinarie ed alloggiamenti di cavalli, trattandoli come tratterà gli altri suoi possedimenti al meglio.
Si risponde che gli abitanti stiano sicuri, perché Sua Eccellenza farà loro un tale buon trattamento che resteranno contenti: essi saranno trattati non peggio degli altri trattati al meglio.
BALDI, Registro A, f. 42r
Brescia, 16 novembre 1509.
Nicolò de Nova Villa, segretario del Gran Maestro, riceve 100 scudi "a sole" da Bernardo Lione e Giovan Francesco da Sovere, di Val Seriana superiore, in cambio dei capitoli appena concessi.
BALDI, Registro A, f. 49r
Brescia, 24 settembre 1509.
Carlo d'Amboise, per i meriti, fede e servitù del Regio Capitano Bernardo de Ricauvile, gli dona "tanto che ne piacerà la potestaria nostra di Cluson", con tutti i salari e prerogative inerenti, e con facoltà di poter sostituire di due in due anni una persona idonea che eserciti le podestaria stessa. Comanda al Consiglio ed agli uomini di Clusone di prestare al Ricausile la dovuta obbedienza, con i salari, emolumenti e preeminenze soliti, senza alcun fallo, per quanto hanno a caro la grazia dello scrivente.
BALDI, Registro A, f. 49v
Brescia, 14 dicembre 1509.
Avendo l'Amboise donato al Recauvile Clusone e le sue pertinenze con lettere patenti del 29 settembre 1509, per vigore di questa donazione costui revoca ed allontana dall'ufficio chiunque vi stia e, con molte espressioni di lode, vi insedia Pietro Antonio da Casate, cittadino milanese. Il Casate viene proclamato podestà di Clusone e giurisdizione, con mero e misto imperio, potestà del coltello ed ogni giurisdizione attinente a quell'ufficio e con tutti i salari, preeminenze, prerogative, commodi ed emolumenti, onori ed oneri che toccano all'ufficio. E ciò per due anni dalla data odierna, o più a beneplacito. Si comanda a tutti gli interessati di metterlo al possesso dell'ufficio, corrispondendogli quanto gli è dovuto. Il documento è vistato dall'Amboise.
BALDI, Registro A, f. 50r e 51r
Clusone, 28 dicembre 1509. Pietro Antonio da Casate, in vigore della donazione dell'Amboise e della designazione del Ricaule, prende possesso della podestaria di Clusone.
Clusone, 29 dicembre 1509. Segue l'inventario dei beni e delle masserizie consegnati al Casati in quell'occasione.
BALDI, Registro A, f. 51r
Milano, 30 dicembre 1510 (1509?). Lettera di Carlo d'Amboise ad un certo Parmasano.
Riferisce che gli uomini di Gandino hanno protestato presso di lui perché la persona in indirizzo ha mandato loro 100 cavalli. Essi protestano che, essendosi sempre offerti di contribuire secondo il solito, non si attendevano tale molestia e spesa. Lo scrivente si meraviglia molto di questo e si chiede chi mai abbia dato l'ordine. Infatti, l'accordo con Gandino è che questo paese contribuisca secondo il solito. Si osservino quindi i patti ed i gandinesi contrbuiscano secondo l'usato: si richiamino i cavalli e si restituisca ogni spesa sostenuta. Si richiamino anche i cavalli mandati "in le terre nostre ... perché habiamo ordinato che tuti contribuischano secundo lo consueto".
N.B. Indirizzato allo stesso Parmasano, ma senza data, vi è copia di un altro biglietto a f. 51v.
Dice che quelli di Val Seriana di sopra sono stati dall'Amboise e si sono offerti di pagare. Qualsiasi cosa abbiano fatto in passato, ora sono amici e come tali vanno trattati. Essi pagheranno e si faranno loro le ricevute. Se vi sarà qualche cosa da fare, sia fatta rapidamente e discretamente "perché se salvi la equalità e non sia exceptuato alcuno. Così fareti".
BALDI, Registro A, f. 50v
Proclama di Francesco da Laveno, segretario e commissario del Gran Maestro. dato il 12 settembre 1509.
Tutti sono tenuti a denunciare in termine di tre giorni con scrittura giurata i membri maschi della loro famiglia da 10 anni in su allo scrivente (che risiederà a Lovere), specificando nomi e cognomi di assenti e presenti., e dove si trovano gli assenti, e per quanto tempo rimarranno fuori. e tutta la famiglia che avranno avuto nell'anno scorso, sotto pena.
Tutti sono obbligati a dichiarare i beni immobili e mobili ed il denaro di cittadini veneziani o abitanti a Venezia. Le dichiarazioni giurate saranno consegnate allo scrivente nel medesimo termine e sotto le stesse pene.
Tutti i consoli della Valle dovranno denunciare entro tre giorni per iscritto allo scrivente i delitti commessi e perpetrati nelle rispettive terre, passati e presenti, con i nomi dei rei e dei complici.
BALDI, MMB 150, f. 181 e BALDI, Registro A, f. 54v
4 gennaio 1510. "Supplica la Valle il Gran Maestro per la sospensione et salvo condotto alli Valleriani absenti, massime habitanti in Venetia, per il proclama publicato col quale si chiamavano a repatriare, sotto pena di confiscatione; et furono deputati il Governatore et Auditore regio di Bergamo quali ... per giorni 12, con ordine che li Agenti tornassero con qualche bona resolutione.
10 febraro. Si reitera il Proclama contra absenti perché tornino ad habitare.
22 aprile. Vengono liberati li absenti dal Gran Magistro, ad instanza della Valle".
BALDI, Registro A, f. 55r
9 gennaio 1510. Vi è differenza tra Bergamo e messer Michel del Conte a causa dell'esazione dei dazi regi, e più precisamente in merito alla moneta in cui i dazi devono essere riscossi. Si va al Senato di Milano presso il Gran Maestro e costui decide che Michele non possa esigere i dazi se non "alla moneta ed oro che se spende a Milano", secondo i capitoli concessi dal Re ai bergamaschi, con adeguata fideiussione.
BALDI, Registro A, f. 55v
26 gennaio 1510. Sindaci di Val Seriana di sopra, di Val Gandino e di Val Seriana di sotto promettono a certi personaggi di Bergamo, deputati sulla causa delle monete, che "acadendo la effetual observatione del capitolo concesso per la Regia Maestà a ditta mag.ca Comunità ch'el non si scoda per li datiari li datii del territorio bergamascho, salvo che a moneta longa de Milano", essi pagheranno secondo la rata di ciascuna Valle, sino alla somma di 1000 ducati sui 50 carati che spettano a ciascuna Valle. E se non sarà possibile, fino a 200 ducati, promettendo di conservare illesa la città ed i suoi beni dalla garanzia che si darà ai daziari, secondo la determinazione del Senato. A tal fine essi obbligano i beni delle loro Valli.
Seguono le firme di ratifica dei partecipanti.
BALDI, Registro A, f. 57r
Lettera urgente di Carlo d'Amboise al podestà di Val Seriana superiore. Milano, 10 febbraio 1510.
Alcuni mesi fa si era ordinato che tutti gli assenti abitanti nelle terre di Venezia tornassero nei loro territori, sotto pena della confisca dei beni. Il termine era poi stato prorogato più volte, nella convinzione che essi sarebbero ritornati e sarebbero stati fedeli. Ma essi non tornano e continuano a servire il nemico. Per dare a tutti un esempio, si comanda di pubblicare come condannati nei luoghi soliti tutti coloro che abitano nelle terre in mano dei Veneti e che si sono rifiutati di tornare. Essi sono considerati ribelli ed i loro beni saranno confiscati. Si esegua immediatamente, inviando una copia della sentenza a Gregorio Panigarola e ad altri che ne hanno commissione.
BALDI, Registro A, f. 57r
Proclama di Carlo d'Amboise. Milano, 22 aprile 1510.
Nei mesi passati lo scrivente aveva ordinato ai valleriani assenti di ritornare nei loro territori entro un certo termine, poi prorogato. Successivamente, gli assenti erano stati dichiarati ribelli ed i loro beni erano stati confiscati. Ora la confisca viene ritrattata, almeno per coloro che non si trovano allo stipendio, servizio ed ufficio dei Veneziani. Gli altri potranno continuare a soggiornare dove si trovano, con le loro famiglie. Qualora ritornassero in territorio milanese, si dovranno consegnare all'ufficiale della giurisdizione cui sono sottoposti, sotto pena di confisca e ribellione, né potranno poi più tornare mei territori veneti senza speciale permesso. E se qualcuno dovesse ritornare allo stipendio dei Veneziano, non possa ottenere tale grazia e favore. Firma lo stesso Amboise.
BALDI, Registro A, f. 59r
Lovere, 22 novembre 1509. Proclama di Francesco da Laveno, segretario e commissario del Gran Maestro.
Il Gran Maestro ha appreso che molti sudditi che abitavano ed abitano in territorio veneto (soprattutto Venezia, Treviso, Padova e Friuli) non sono voluti ritornare ai loro paesi, entro il tempo stabilito nei mesi passati, anzi, hanno continuato ad abitare e a dare aiuto ai Veneziani, senza licenza del Re e del Gran Maestro e contro i proclami emanati.
Pertanto, Francesco da Laveno, a nome del Gran Maestro, comanda che costoro, o loro legali rappresentanti, si presentino a lui entro dieci giorni per difendersi e scusarsi. Per riceverli, Francesco sarà a Lovere o in Val Seriana inferiore. E ciò al fine che non restino condannati nelle pene e confische di beni, e dichiarati ribelli. Trascorso tale termine e non essendosi scusati, dovranno comparire entro altri quattro giorni a Lovere presso il Tribunale "de la iustitia et loro deputato per el prefato ill.mo et exc.mo Monsignore al preditto domino allegato a questo effetto", per veder pubblicare la sentenza di condanna e la confisca dei beni.
Pubblicato a Lovere da Banino servitore del comune, il 22 novembre 1509. Consegnato al console di Sovere il 23 novembre. Consegnato a Clusone il 23 novembre.
BALDI, Registro A, f. 59v
15 dicembre 1509. Il Gran Maestro ha appreso che ogni giorno arrivano nelle sue valli persone provenienti da Venezia o da altre terre venete, e poi se ne ritornano senza che lo scrivente o i suoi commissari lo sappiano.
Si comanda quindi che ogni persona che arrivi nelle zone menzionate si consegni al più vicino ufficiale e faccia ciò che gli sarà ordinato. Inoltre, nessuno potrà ripartire senza permesso, sotto pena della forca e della confisca dei beni. Coloro presso i quali questi transfughi abiteranno saranno similmente obbligati a sporgere denuncia, almeno segretamente, sotto le medesime pene.
Firma l'uditore Gregorio Panigarola. Pubblicato il 16 dicembre 1509.
Brescia, 19 dicembre 1509. Francesco da Laveno invia gli ordini sopra scritti ad uno sconosciuto (forse il podestà di Clusone) chiedendo che siano pubblicati ed ordinando che se qualcuno comparisse sia a lui inviato, secondo gli altri precedenti proclami da lui emanati. La persona in indirizzo farà anche pubblicare che l'Amboise desidera affittare la miniera di vetriolo all'incanto per 100 ducati l'anno o a chi farà le migliori condizioni. Eventuali offerenti dovranno pure essere riferiti al Laveno.
Brescia, 19 dicembre 1509. Proclama di Carlo d'Amboise. Lo scrivente ha appreso che molte persone sono assenti dalle sue terre, e che esse si trovano al servizio dei Veneziani, in qualità di militari, marinai o in altre posizioni. I suoi commissari hanno fissato termini per la loro difesa, sospendendo le confische. Con il presente proclama si pubblicano queste persone come ribelli, ordinando di sequestrare i loro beni. Si comanda che chi conoscesse queste persole consegni i loro nomi al suo segretario Francesco da Laveno.
Vi sono anche molte persone delle dette terre che abitano a Venezia o in terre veneziane. Costoro in termine di 25 giorni si dovranno trovare alle loro case, sotto la medesima pena di ribellione e confisca. Essi saranno lasciati passare senza molestia e, appena saranno arrivati, si dovranno consegnare al detto Francesco o a chi sarà da lui deputato.
Firmano Lo stesso Amboise e Francesco da Laveno.
BALDI, Registro A, f. 61r
18 settembre 1510. Giovan Pietro Porro da Milano riceve da messi della Val Seriana superiore certi denari, a quietanza di 650 scudi "a sole", a titolo di "solutio acordii absentium". L'atto è stato copiato da Pasino della Vite di Clusone, notaio della Valle, dall'originale.
Segue la copia di una dichiarazione del
12 dicembre 1510 che dice:
"Io Gregorio Panigarola facio fide como queli de Val Seriana de sopra per la compositione di absenti hanno satisfato in tutto, et in fede di questa ho sottoscripto. Idem Gregorius Panigarola".
BALDI, Registro A, f. 61v
Milano, 22 maggio 1511. Giovan Giacomo Triulzi ha ordinato ai bergamaschi di inviare al più presto dei carri presso l'esercito reale, per le occorrenti necessità. Alcuni tuttavia rifiutano di contribuire, asserendo di essere aggravati oltre il dovuto. La Val Seriana superiore e la altre Valli supplicano quindi Sua Maestà di comandare al Podestà di Bergamo o suo Luogotenente di dare ordine alle valli di non pagare queste spese per non gravarle oltre il consueto.
Seguono lettere reali al Podestà di Bergamo o suo Luogotenente: vista la supplica allegata delle Valli ne prenda atto e non molesti i supplicanti oltre il dovuto, eseguendo al più presto. Le lettere furono presentate a Francesco Trovamala, Luogotenente del Podestà di Bergamo il 18 giugno 1511 da Mondino da Parre, a nome della Val Seriana superiore e delle altre Valli, il quale ne sollecita l'esecuzione.
BALDI, Registro A, f. 62v
Milano, 30 luglio 1511. Lettera di Antonio Maria Pallavicino al Tesoriere di Clusone.
"Ritornarà ad Clusone il Potestà vostro misero Petro Antonio da Casale. Voi ge lasariti governare la bancha secondo il solito, ala dispositione sua et non gli fariti fallo".
BALDI, Registro A, f. 63r
Milano, 8 luglio 1511. Lettera del Generale di Normandia a Costanzo Ferrari, commissario e tesoriere di Bergamo.
Invia una lista di cavali, sulla quale deve riscuotere lire 1240, fino a quando il Re non disporrà altrimenti. Quindi, ad iniziare dal 1° luglio si dovranno riscuotere dai luoghi nominati lire 1200 per la Regia Camera, oltre a lire 40 per salario del Ferrari e dell'Ufficio. I denari saranno consegnati ogni tre mesi alla Camera di Bergamo, rilasciando quietanza. Non sono ammesse esenzioni, salvo che per speciale privilegio reale, il quale dovrà dichiarare esplicitamente che l'esenzione si applica alle tasse di cavalli. Le cifre espresse sono mensili.
Valle Seriana di sopra, lire 240 Valle di San Martino, lire 84
Val Gandino, lire 152 Valli Brembane, lire 177
Valle Oltre la Gocchia, lire 61 Piano, cittadini rurali e terre esenti, lire 195
Valle Imagna, lire 130 Martinengo e Romano, lire 96
Valle Seriana di sotto, lire 105 Totale, lire 1240
BALDI, Registro A, f. 64r e BALDI, MMB 150, 182
Clusone, 13 gennaio 1512. Il Consiglio di val Seriana superiore comanda a Bernardino de (?), notaio e scriba della valle, di scrivere le seguenti lettere indirizzate a Gregorio Panigarola.
Le lettere dicono che Alessandro Bonicelli e Fanzagino Fanzago, nunzi della valle, hanno riferito quanto il Panigarola ha fatto per la conservazione della libertà della valle di eleggere i suoi rettori e podestà, insieme con Antonio Maria Pallavicini. Di questo tutta la valle è grata e certifica al Panigarola "che dicti homini erano mandati per dicta valle solum ad estendere dicta libertà et la ellectione facta in executione de essa, et non de far altra nova ellectione de lì. Pertanto, vostra Magnificentia li haverà per boni servitori, se non hano fatto altra ellectione. Et così li excusariti da lo predicto ill.mo Signore, perché sopravegnando le littere del rev.mo Senato non s'è possuto exequire quanto li era imposto. Pregando ancora la vostra Magnificentia che segondo haviti operato per deffension de la dicta nostra libertà non rincrescha de novo ad vostra Magnificentia fatigarne per conservatione de ditta libertà". Firma il
detto Bernardino.
BALDI, Registro A, f. 64v
1512, die 8 novembris in Rogatis.
Per autorità di questo Consiglio (il Senato), tutti gli atti fatti dai giusdicenti e podestà alieni nei luoghi che prima della presente guerra Venezia possedeva siano annullati e revocati, secondo il tenore della parte presa per esso Consiglio nel 1510, 3 marzo. Quell'ordine include le terre e luoghi fino ad ora recuperati, come quelli che saranno recuperati, acciocché per tal causa non sia questo Consiglio in dies infastidito.
BALDI, Registro A, f. 123r
Cristoforo Moro e Paolo Capello, Provveditori Generali dell'esercito a Bartolomeo da Mosto, Provveditore di Bergamo. Dal campo presso Brescia, 20 ottobre 1512.
Udito Piero da Ardesio, a nome della val Seriana di sopra, il quale asserisce che quel luogo non ha carri né buoi, né si sono mai tenuti carri in quella valle, e che quindi essa non può essere costretta ad inviarne perché non ne ha, e che comunque non intende essere sottoposta ad alcuna contribuzione;
Vista una lettera della Signoria datata 22 dicembre 1498, secondo la quale quei valligiani vengono liberati da tale angheria;
Considerate la loro fede e le opere a favore della Signoria per i fanti inviati al campo per questa impresa;
I Provveditori decidono che i valligiani non siano obbligati a mandare carri e buoi, come per la precedente lettera citata.
Ordinano di far osservare inviolabilmente le presenti.
BALDI, Registro A, f. 123v e BALDI, MMB 150, 203
Cristoforo Moro e Paolo Capello, Provveditori Generali a Bartolomeo da Mosto, Provveditore di Bergamo. Dal campo presso Brescia, 31 agosto 1512.
Si sono presentati Leonardo Comenduno e Giorgio Benaglio, a nome di Bergamo, chiedendo che quelli delle valli contribuiscano alla spesa degli stradiotti; uditi quelli della valli, che asseriscono di essere separati e di volere che i loro privilegi siano conservati; deliberano di scrivere al da Mosto dichiarando di non costringere le valli a tale contribuzione, poiché desiderano che i privilegi siano osservati. Se sarà necessario che essi contribuiscano a qualche cosa (senza essere obbligati) i Provveditori sono sicuri che lo faranno. I rappresentanti della città chiedono a loro volta l'osservanza dei loro propri privilegi ed i Provveditori comandano al da Mosto, che così sia.
BALDI, Registro A, f. 124r
Il Provveditore Generale Paolo Capello al Provveditore di Bergamo Bartolomeo a Mosto. Ronco, 29 novembre 1512.
Si è spesso scritto in passato dai Provveditori a proposito della controversia tra Pianura e Valli per le spese degli stradiotti, talché il Capello è stanco di udire queste liti. E siccome di recente, il 14 novembre scorso, si è scritto al da Mosto a favore delle valli che non innovasse cosa alcuna senz'ordine della Signoria, gli interessati sono ritornati, lamentandosi perché il da Mosto continua invece a molestarli "per aver ricevuto nostre lettere de dì 15 revocatorie quele del 14, el tenor dele quale per me hora veduto non mi par honesto né me ricordo haverli ordinate". Pertanto, rimanendo fermo a quelle del 14, intima al da Mosto di obbedire a quelle, fino a nuovi ordini della Signoria, alla quale è stato rimesso il reclamo delle vallate. E siccome sono stati fatti sequestri per ordine del da Mosto, siano questi restituiti senza alcuna spesa. "Et non mi lassarà venir più ale orechie simel molestie".
Bergamo, 6 dicembre 1512. Il da Mosto, in esecuzione delle precedenti del 29 novembre presentatigli da un nunzio delle valli, così richiedendo anche Domenico Benzoni pignorato a nome delle valli, scrive per sbloccare i pegni.
BALDI, Registro A, f. 125r
Ducali di Leonardo Loredan a Bartolomeo da Mosto, Provveditore di Bergamo. Venezia, 5 dicembre 1512.
Si è data udienza ai nunzi della città e della pianura, da una parte, ed a quelli delle valli e montagne, dall'altra parte, in merito alla differenza tra loro esistente sugli alloggiamenti degli stradiotti. Si è anche inteso per lettere del da Mosto dello scorso 27 novembre che egli ha ingiunto alle valli di pagare, per essere il contributo agli stradiotti necessario. Tutto esaminato, si impone, in considerazione dei tempi presenti, insieme con il Collegio, di non dare esecuzione alla risoluzione e di non costringere le valli ad altra simile contribuzione, ma di soprassedere fino a nuovo ordine.