Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - MA 183
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MA 183


Miscellanea di testi patristici, latino
ms. membranaceo sec. XV, Lombardia, cc. 1 nn.+125+1 nn., 270x188x44 mm
segnatura MA 183 (già Psi 4 18)
Provenienza: Bergamo, convento di S. Stefano, Ordine dei frati predicatori.

MA 183 piatto anteriore MA 183 piatto posteriore

Riutilizzo di una legatura del secolo XV, eseguita a Milano

Legatura su cui sono stati applicati i piatti residui di una coperta quattrocentesca italiana in marocchino marrone, spellata e con ampie perdite di sostanza, decorato a secco. Tre cornici concentriche, ornate a piastrella, raffigurano: 1) motivi ondivaghi, di foggia rettangolare, internamente puntinati e incrociati; 2) nastri ondivaghi, alternativamente puntinati e tratteggiati; 3) ellissi a reticolo interno. Nello specchio, bande verticali alternate, provviste di: 4) "Agnus Dei"; 5) rami fioriti. Due fermagli costituiti da una coppia di bindelle in cuoio con puntale e contrograffa metallici, quest'ultima zigrinata e caratterizzata da tre fori interni e da una finestrella di aggancio laterale. Sei borchie a base circolare sul piatto anteriore, quattro su quello posteriore. Piedini lungo i labbri. Dorso mobile a quattro nervi rilevati. Capitelli grigi, rifatti. Taglio grezzo. Carte di guardia membranacee rifatte.

Nonostante si ripeta più volte all'interno del codice, una nota di possesso quattrocentesca relativa al convento domenicano di santo Stefano di Bergamo, l'apparato decorativo presenta più di una analogia con manoscritti di origine milanese. L'incorniciatura della pagina a fogliami profilati infatti è infatti motivo ricorrente in tutto l'arco del XV secolo, in particolare nei codici milanesi. Anche la resa dei personaggi, dalla figura sottile e dal volto emaciato, sono riferibili ad una scuola miniaturistica di indirizzo tradizionale del sesto-settimo decennio del secolo. Un'ulteriore conferma dell'origine milanese del codice, potrebbe provenire dalla ricorrente presenza di S. Ambrogio cui sono dedicate due delle tre iniziali figurate. Si tratterebbe dunque di un manoscritto prodotto a Milano, e solo in un secondo momento, seppure ancora nel corso del Quattrocento, sarebbe pervenuto al convento bergamasco1.
Sulle legature milanesi disponiamo, a tutt'oggi, di informazioni piuttosto scarne. Le legature viscontee, che sono tra le più antiche in quanto risalgono al XIV secolo, rivelano un forte influsso francese, evidente principalmente nelle bande verticali presenti sui piatti. Nel XV secolo le legature, in cuoio marrone (non rare le pelli scamosciate bianche, tipiche della produzione lombarda), sono di solito ornate con cornici rettangolari concentriche, decorate con l'apposizione ripetuta di singole piastrelle variamente decorate. A questa decorazione s'affiancano nodi e cordami intrecciati, ravvivati talvolta dalla presenza del biscione visconteo e dell'”agnus dei”, oltre che di crocette e dadi stellati.
Confortano una verosimile origine milanese, il ramo fiorito2, l'agnello crucifero3 e l'ellisse4, fregio quest'ultimo adottato dal "Maestro del Piccolpasso" attivo per il cardinale Francesco di Nicolò de' Picolpassi (1370 ca.- 1443) fin verso il 1460, del quale sono note almeno 275 legature. Il motivo ondivago della cornice esterna6 compare inoltre in una legatura quattrocentesca7 lombarda presente in questa Biblioteca.
Il decoro, costituito dalla ripetizione e composizione di ferri singoli analoghi per i piatti, è caratteristico delle contemporanee legature italiane, a cornici rettangolari concentriche formate da fasci di filetti che racchiudono singoli punzoni impressi in successione; al centro residua uno spazio rettangolare, più o meno ampio, che non viene mai lasciato vuoto, ma che viene riempito con dei fregi longitudinali, con seminati di piastrelle o doppie catene di cordami intrecciati; l'esemplare proposto, tuttavia, rivela un forte influsso francese nella decorazione dello specchio a strisce verticali e parallele con motivi ripetuti. Gli stretti rapporti culturali intercorsi tra la Francia e la signoria milanese risalgono almeno ai tempi di Valentina Visconti (1366-1408), figlia di Giangaleazzo e sposa nel 1387 di Lugi di Valois duca d'Orléans, al quale aveva portato in dote i diritti di successione al ducato di Milano, di cui si varrà Luigi XII nel 1498, una volta estinta la linea legittima dei Visconti. Che le legature del tempo risentissero dell'influsso francese lo ha rilevato da tempo E. Pellegrin8, nel riferire che nell'inventario del 1426 i manoscritti della Biblioteca di Pavia vengono indicati come realizzati "ad modum parisinum", che potrebbe significare rilegati e decorati nello stile francese, ma anche trascritti e legati in Francia.
La Biblioteca nazionale Braidense custodisce una legatura tardo romanica9 del periodo primigenio gotico francese10 della fine del XIV – inizio secolo XV provvista di uno schema compositivo che ricorda quello proposto. La Biblioteca "A. Mai" possiede un'altra legatura di questa bottega11.


1
CODICI E INCUNABOLI 1989, n. 117, pp. 272-274.
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2
segnatura MA 183, dettaglio
Segnatura MA 183, dettaglio
Cfr. QUILICI 1994, p. 243, n. 30, ramo fiorito.
ramo fiorito
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3
segnatura MA 183, dettaglio
Segnatura MA 183, dettaglio
Cfr. QUILICI 1994, p. 242, ferro 19, Agnus Dei.
agnus dei
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4
segnatura MA 183, dettaglio
Segnatura MA 183, dettaglio
Cfr. QUILICI 1994, p. 243, ferro 31, pigna.
pigna
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5
Cfr. QUILICI 1994, p. 201.
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6
segnatura MA 183, dettaglio
Segnatura MA 183, dettaglio
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7
segnatura MA 86, dettaglio
Segnatura MA 86, dettaglio
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8
PELLEGRIN 1955.

Schema di legatura romanica di area tedesca del XII secolo
Schema di legatura romanica di area tedesca del XII secolo (MACCHI F. - MACCHI L. 2002, p. 414).
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9
Sacra Bibbia
BIBLIOTECA NAZIONALE BRAIDENSE 2002, n. 67, p. 174-175, Sacra Bibbia, ms. membr. sec. XIII , 244x157 mm, ff. II, 556, miniato, segnatura AD XII 45).
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10
Eseguite fra l'XI ed il XIII secolo, escluse le legature preziose di oreficeria o quelle di stoffa sopravvissute in rari esemplari, le legature romaniche sono generalmente in cuoio di capra, montone, daino, cervo o vitello, su assi di legno. La cucitura dei fascicoli è generalmente effettuata su doppio nervo di pelle allumata (nervo solcato lungo il dorso, detto anche nervo fesso) che viene agganciato alle assi passando attraverso una serie di fori e canaletti, a partire da un foro praticato nel labbro delle assi. I capitelli sono eseguiti in vari modi, spesso sono del tipo a orecchia. Le legature romaniche sono dotate di fermagli costituiti da bindelle con graffe che dai piatti si agganciano ai tenoni posti sul labbro o alle contrograffe poste sui piatti. Sono caratterizzate da una decorazione a secco, impressa con ferri incisi in cavo. Il motivo decorativo del punzone è racchiuso in una cornice la cui forma può essere rotonda, quadrata o rettangolare. Queste legature presentano una maggior varietà di ferri rispetto a quelle carolinge e comprendono, oltre ai fregi geometrici e naturalistici, motivi riproducenti figure umane e animali: sirene, centauri e altre creature fantastiche, personaggi biblici, edifici, disposti talvolta a raffigurare una croce oppure, spesso, si riferiscono a monete, sigilli e miniature di manoscritti. Risale a questo periodo l'uso abbastanza regolare di camicie come seconda copertura, specie in area anglosassone.
La produzione romanica è abbondante e ben studiata in area nordica, in Inghilterra e in Francia, paesi nei quali la si fa risalire al 1135 circa. Scarsa e poco conosciuta è quella italiana: le legature romaniche in Italia, hanno suscitato scarso interesse nei nostri studiosi. Sono note circa 140 legature romaniche, la maggior parte di origine francese. Bibliografia: GILISSEN 1983; GOLDSCHMIDT 1967; HOBSON G. D. 1931, pp. 2-13 e appendici; HUSUNG 1933-1936, 1938-1939; QUILICI 1986; SCHMIDT-KÜNSEMÜLLER 1985; SZIRMAI 1999, pp. 140-171; VAN REGEMORTER 1958.
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11
Segnatura MA 405.
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