Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - INCUNABOLO 4 198
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Incunabolo 4 198


Avicenna, Metaphysica [in latino], Venezia, Bernardino Vitali, ed. Girolamo Duranti, 1495; Themistius, Paraphrasis in Aristotelis Analytica posteriora; Physicam; libros De anima; De memoria et reminiscentia; De somno et vigilia; De insomniis; De divinatione per somnum [in latino], trad. Hermolaus Barbarus. [Segue:] Alexander Aphrodisiensis, In libros Aristotelis De anima [in latino], trad. Hieronymus Donatus, Venezia, Johann Hamman, 1500 328x21x47 mm
segnatura Inc. 4 198 (già O 4 3)
Provenienza: Bergamo, convento di S. Stefano; frate Giovanni da Bergamo "et amicorum"; frate Serafino "et amicorum".
INDICE DEGLI INCUNABOLI 1966, n. 167, p. 57, n. 1165, p. 32.

Inc. 4 198 piatto anteriore Inc. 4 198 piatto posteriore

Legatura del primo quarto (?) del secolo XVI, eseguita in Italia, del genere (impropriamente) "monastico"

Banda di cuoio marrone dal fiore diffusamente scomparso, su assi, decorato a secco. Quattro rettangoli disposti verticalmente, caratterizzati da una coppia di fasci di filetti incrociati: una rosetta nei compartimenti così creati. Tracce di quattro fermagli: bindelle in pelle allumata rivestite in cuoio e contrograffe a foggia di trapezio, un tempo. Dorso rivestito da una carta marmorizzata del genere "caillouté", a tre nervi in pelle allumata, tagliata a metà, collocati entro incavi rettangolari posti lungo il margine dei piatti. Capitelli e taglio grezzi. Carte di guardia bianche con filigrana a forma di ancora entro un cerchio.

Se i quattro fermagli1 testimoniano l'origine italiana della coperta, la rosetta2 nei rettangoli, fregio corrente, non informa sul luogo di esecuzione. La nota manoscritta "Signatus in inventario 1536"3 sul recto dell'ultima pagina del testo, costituisce il termine di esecuzione "ad quem" della coperta. Le note di frate Serafino4 e frate Giovanni5 costituiscono un'espressione latina di possesso estesa agli amici ("et amicorum")- questa Biblioteca possiede un altro esemplare italiano così caratterizzato6-, nota anche nella versione greca ("kai ton filon"), impressa su legature del XVI secolo. Fu anche impiegata come "ex libris" da numerosi umanisti italiani. Se l'invenzione della formula viene attribuita al napoletano Giano Parrasio (1470-1534), la sua fortunata divulgazione spetta a Jean Grolier, che dal 1536 l'adottò sulle legature dei suoi libri legati in Francia tra il 1535 e il 1565 ("Io. Grolierii et amicorum"), imitato in ciò da altri bibliofili e collezionisti del secolo, come Tommaso Maioli ("Th. Maioli et a."), il fiammingo Marc Lauweryn ("Marci Laurini et a."), l'inglese Thomas Wotton ("Thomae Wottoni et a."), i francesi Jean Brinon, Jean Chevignard ("Io. Chevignardi et a."), Geoffroy Granger di Parigi ("Godo. Grangerii Boii et a."), René Thevenin di Tours e verosimilmente l'italiano cardinale Gerolamo Albani (H.[ieronymi] Albani et a.). Per la nozione di legatura del genere "monastico", cfr. la segnatura MA 144.
Legatura apparentemente originale, come evidenzia l'impronta dei rimbocchi7 sulle carte di guardia coeve.


1
segnatura Inc. 4 198, dettaglio
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segnatura Inc. 4 198, dettaglio
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2
segnatura Inc. 4 198, dettaglio
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3
Cfr. la segnatura Inc. 2 85.
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4
segnatura Inc. 4 198, dettaglio
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5
segnatura Inc. 4 198, dettaglio
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6
segnatura Inc. 1 110, dettaglio
Segnatura Inc. 1 110, dettaglio
Cfr. DEVAUCHELLE 1959, I, p. 92; HOBSON G. D. 1949, pp. 87-99; NEEDHAM 1979, pp. 144, 146; PRIDEAUX 1903, pp. 248-249; QUILICI 1989 A, p. 87.
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7
segnatura Inc. 4 198, dettaglio
Segnatura Inc. 4 198, dettaglio
Cfr. le segnature Inc. 4 273, Inc. 4 330.
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