Richardus de Mediavilla,
Commentum super quartum librum Sententiarum Petri Lombardi, Venezia, Cristoforo Arnoldo, [ca. 1476], 282x190x59 mm
segnatura
Inc. 1 110 (già M 7 51)
Provenienza: Francesco De Zaseliis; Giuseppe Carminati da Brembilla; Bergamo, Libreria Piatti; Antonia Suardi Ponti; Mons. G. Locatelli.
Acquistato dalla Biblioteca Civica nel 1958.
INDICE DEGLI INCUNABOLI 1966, n. 1056, p. 296.
Riutilizzo di una legatura della fine del secolo XV, verosimilmente eseguita a Bergamo
Legatura su cui sono stati incollati i piatti di una legatura tardo quattrocentesca italiana in marocchino marrone, decorato a secco. Coppia di cornici a filetti: esterna a dischetti, interna, a punzone raffigurante un fregio cuoriforme stilizzato alternato ad un mazzo di cinque dischetti. Nello specchio, una croce dalla base arcuata, costituita da losanghe a lati concavi. Coppia di fermagli. Dorso a cinque nervi rilevati. Compartimenti provvisti di una coppia di filetti incrociati, caratterizzati da un cerchiello negli spazi così creati. Capitelli e taglio grezzi. Carte di guardia bianche, rifatte.
La decorazione di questo incunabolo è ascrivibile, per repertorio ornamentale e gamma cromatica, alla bottega di Jacopo da Balsemo che ebbe nella seconda metà del Quattrocento, il monopolio pressochè esclusivo della miniatura bergamasca. La figura del frate ha caratteri comuni a gran parte dei personaggi che popolano le storie nelle iniziali dei grandi libri liturgici decorati dal miniatore bergamasco; anche il particolare delle mani dalle dita sproporzionatamente lunghe, presenti nella miniatura bergamasca fino alla fine del XV secolo, si ritrova ad esempio, nelle figure delle iniziali a f. 23r dell'Antifonario VIII presente nella Biblioteca "A. Mai". È probabile che per la paternità della decorazione, il volume fosse destinato al mercato orobico. La nota di possesso riportata sul contropiatto posteriore, rimanda per il cognome del personaggio, proprio ad un ambito locale
1.
Il codice miniato a Bergamo, suggerisce un'esecuzione locale della legatura. Caratteristiche per le coperte italiane del tempo, le piastre di fissaggio zigrinate
2 e i dischetti
3. Inusuale, il fregio cuoriforme
4. Di reminiscenza quattrocentesca napoletana (aragonese), le losanghe
5 dai lati concavi.
La nota di possesso di Francesco De Zaseliis, costituisce un'espressione latina di possesso estesa agli amici ("et amicorum")
6- questa Biblioteca possiede un altro esemplare italiano così caratterizzato
7-, nota anche nella versione greca ("kai ton filon"), impressa su legature del XVI secolo. Fu anche impiegata come "ex libris" da numerosi umanisti italiani. Se l'invenzione della formula viene attribuita al napoletano Giano Parrasio (1470-1534), la sua fortunata divulgazione spetta a Jean Grolier, che dal 1536 l'adottò sulle legature dei suoi libri legati in Francia tra il 1535 e il 1565 ("Io. Grolierii et amicorum"), imitato in ciò da altri bibliofili e collezionisti del secolo, come Tommaso Maioli ("Th. Maioli et a."), il fiammingo Marc Lauweryn ("Marci Laurini et a."), l'inglese Thomas Wotton ("Thomae Wottoni et a."), i francesi Jean Brinon, Jean Chevignard ("Io. Chevignardi et a."), Geoffroy Granger di Parigi
("Godo. Grangerii Boii et a."), René Thevenin di Tours e verosimilmente l'italiano cardinale Gerolamo Albani (H.[ieronymi] Albani et a.).