Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - INCUNABOLO 3 278
Incunabolo 3 278
Sermones exquisiti super epistolas dominicales, Strasburgo, Johann Reynhard, alias Gruninger, 1489, 289x206x30 mm
segnatura
Inc. 3 278 (già A 9 42)
INDICE DEGLI INCUNABOLI 1966, n. 1106, p. 308.
Legatura del secolo XVI, eseguita in Italia
Bazzana nocciola dal fiore scomparso e spellato, su assi, decorata a secco. Quattro fasci di filetti concentrici. Una coppia di cornici a piastrella, raffigura delle volute fogliate. Foglia aldina al centro dei piatti, ripetuta negli angoli. Tracce di due fermagli. Dorso a tre nervi rilevati, rivestito da un lembo di cuoio testa di moro. Nel secondo compartimento, campeggia la scritta "SERMONES/1489". Capitelli bianchi ed azzurri, rifatti. Taglio grezzo. Carte di guardia bianche rifatte e coeve, queste ultime con filigrana a forma di cerchio tagliato a metà da un filetto. Rimbocchi rifilati con discreta cura; angoli giustapposti.
La piastrella a volute fogliate
1 ed il fregio aldino
2 al centro degli specchi, non informano sull'origine della legatura. La grana tenera del cuoio, orienta verso l'utilizzo della bazzana quale materiale di copertura.
1

Segnatura Inc. 3 278, dettaglio
2

Segnatura Inc. 3 278, dettaglio
Cfr. la segnatura
Inc. 3 298. Per la nozione. cfr. la segnatura
A 28.
Ferro così denominato con riferimento a Aldo Manuzio, cui venne erroneamente attribuita l'introduzione di questo ferro nell'arte della legatura. I ferri aldini, chiamati anche Aldi, riproducono elementi decorativi ripresi dai motivi tipografici delle edizioni di Aldo Manuzio: foglie d'edera, un motivo di origine persiana, foglie di acero, piccoli arabeschi, rosette a sei petali, foglie di vite stilizzate. In particolare, l'origine di questo ultimo fregio, afferma A.R.A. Hobson, si trova nelle iscrizioni greche e romane. L'uso della foglia di vite nelle iscrizioni antiche, come segno d'interpunzione analogo alla virgola e all'asterisco, perdurò sino agli inizi del medioevo. Questo fregio comparve sulle legature non molto tempo dopo essere stato impresso come fregio tipografico in due testi:
L'arte di ben morire (Venezia, 1478) e il primo Esopo illustrato (Verona, 1479); comunque dieci anni prima che Aldo pubblicasse il suo primo libro. Uno dei più antichi esempi di decorazione con foglia di vite è
visibile su una
Historiae naturalis di Plinio, che fu pubblicata da Jenson nel 1472 e rilegata nel 1483. L'errata attribuzione ad Aldo sembra dovuta al frequente riscontro di questo ferro su edizioni aldine del Cinquecento, specie su quelle legate per il cardinale de Granvelle. La foglia di vite costituisce un caratteristico elemento decorativo del secolo XVI.
I ferri più antichi, in cui l'intero motivo è impresso in oro, sono conosciuti come ferri aldini "pieni" (fr. fers pleins). Comparvero poi i ferri "azzurrati" (fr. azurés), con l'interno del motivo tratteggiato con linee orizzontali e parallele, come quelle che in araldica rappresentano il colore blu, e i ferri aldini "vuoti" (fr. évidés), più tardivi (seconda metà del XVI secolo), di derivazione francese, delineati soltanto dal contorno, inciso in rilievo. Una tradizione priva di fondamento attribuì l'invenzione di quest'ultimo ferro a Geoffroy Tory (stampatore e legatore francese) e a Tommaso Maioli, celebre bibliofilo. In senso lato, sono chiamati aldini tutti i piccoli ferri ripresi generalmente dai motivi tipografici delle edizioni aldine, anche se ispirati ad altre forme vegetali (acero, edera ecc.), nonché i piccoli fregi (fiamme, stelle e arabeschi vari), essi pure ripresi da motivi xilografici che ornano i testi. Questi ultimi furono largamente in uso lungo tutto il XVI secolo. Cfr.
HOBSON A. 1989, p. 12, 72.
