Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - CINQUECENTINA 1 383
Cinquecentina 1 383
Meier, Georg,
Sententiae vetervm poetarvm, Cracovia, Mattia Scharffenberg, 1536, 160x105x25 mm
segnatura
Cinq. 1 383
LE CINQUECENTINE 1973, p. 226.
Legatura del secondo quarto del secolo XVI, eseguita in Polonia (Cracovia?) per F. Hieronimvs Maza, del genere "editoriale"
Vitello marrone dalla parziale perdita di sostanza, decorato a secco ed in lega d'oro. Blocco dei fascicoli in fase di distacco dalla coperta. Due filetti concentrici a secco e in lega d'oro. Specchio ornato con un motivo a nastri intrecciati entro rosette. Sul piatto anteriore, in testa la scritta in caratteri capitali "SENTENTIAE:VE/TERVM POETARV"; al piede "F. HIEROMINIMVS/MAZA". Fregio di tipo aldino accantonato. Tracce di quattro bindelle in pelle allumata. Dorso dal materiale di copertura scomparso al piede, a tre doppi nervi rilevati e ricamati. Compartimenti ornati a rotella, provvisti di una rosetta a quattro lobi. Taglio grezzo. Rimbocchi rifilati con discreta cura; quelli laterali sono collocati sopra i rimbocchi di testa e di piede.
Il luogo di stampa del volume potrebbe essere compatibile con una legatura eseguita a Cracovia, centro attivo nel confezionamento di legature
1. La passata proprietà di Domenico Cavatta
2, non informa sull'origine della coperta. Legatura editoriale, come testimonia la marca tipografica
3, fedelmente riportata al centro dei piatti
4. Il blocco dei fascicoli in fase di distacco, consente l'osservazione dei doppi nervi ricamati
5. Caratteristico per le coperte coeve di area tedesca, il decoro prevalentemente eseguito in lega d'oro e argento, oggi ossidato, come testimonia il colore grigiastro. Questa Biblioteca possiede un'altra legatura rinascimentale polacca
6.
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POOLSE BOEKBINDKUNST 1990.
2
Segnatura Cinq. 1 383, dettaglio
3
Segnatura Cinq. 1 383, dettaglio
Per la nozione di legatura editoriale, cfr. la segnatura
MMB 42.
La marca tipografica dell'editore impressa sulla coperta compare per la prima volta a Parigi intorno al 1523 nella bottega di Conrad Resch. Ma se a quest'ultimo spetta il primato in senso cronologico, è sicuramente a Geoffroy Tory che va riconosciuto il primato estetico e della perfezione tecnica. La fama di questo artista non deve far dimenticare che egli era anche mercante e che il superbo disegno del vaso infranto che orna le sue edizioni e le sue legature è in definitiva una marca commerciale. Infatti, mentre le placche di Resch e di Tory coprono quasi interamente i piatti, dopo di loro le marche degli editori sono semplici fregi posti al centro della coperta. L'impressione è in oro, meno comunemente a secco.
Le marche tipografiche sulle coperte, pur essendo oggi poco comuni, non sembrano in realtà un fatto eccezionale. Nel 1887, Léon Gruel conosceva una sola legatura con la marca di Christophe Plantin: oggi se ne conoscono 11. Nel 1981 erano noti 8 esemplari con la marca di l'Angelier, passati oggi a 21, mentre nel 1994 G. Colin enumerava ben 135 libri con 22 marche, in oro, di differenti editori. Tra questi, per l'Italia, sono compresi lo stampatore e libraio veneziano Gabriele Giolito de Ferrari (1538-1578) e la famiglia dei Giunti, stampatori e editori a Venezia, Firenze, Lione, Bourges, Salamanca e Madrid (XV-XVII secolo). Questa relativa rarità dipende dal fatto che le marche tipografiche ornavano solo gli esemplari che i clienti potevano esaminare in bottega, in un'epoca in cui i fascicoli si vendevano sciolti. Sembra che i nomi che si trovano sulle legature più antiche, specie quelli impressi a secco mediante placca, non indichino il nome dei legatori ma quello dei librai.
Va anche tenuto presente che molte immagini o figure venivano comunemente impiegate come emblemi, e che soltanto alcuni particolari aggiunti consentono di collegarle espressamente a determinati stampatori. Non bisogna ad esempio commettere l'errore - scrive G. Colin nel saggio sulle Marques de libraires et d'éditeurs (
COLIN 1994)-, come hanno fatto Marius-Michel e Léon Gruel, di considerare legature aldine quelle in cui figura un'ancora sulla quale si arrotola un delfino, perché queste sono viennesi, eseguite in genere nel XIX secolo, e non veneziane. Delle differenti fenici attribuite al libraio Giolito de Ferrari, solo quella con le iniziali "G.G." corrisponde alla sua vera marca. Come pure è da attribuire a Sebastiano Grifo e ai suoi successori solo la marca con l'avvoltoio, simbolo di diligenza, che tiene tra gli artigli un cubo (simbolo di costanza) cui è attaccato un globo alato (allegoria della fortuna); un avvoltoio senza cubo né globo
è un emblema molto diffuso, estraneo all'officina lionese.
4
Segnatura Cinq. 1 383, dettaglio
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Segnatura Cinq. 1 383, dettaglio
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Segnatura
Cinq. 5 659.