Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - Cassaforte 3 2
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Cassaforte 3 2


Officium beatae Mariae Virginis
latino e volgare, ms. membranaceo fine XV- inizio XVI sec., cc. 150, 166x115x45 mm
segnatura Cassaforte 3 2 (già Phi 5 retro 6)
Provenienza: probabilmente dal monastero di Santa Grata, di proprietà delle benedettine claustrali.

Cassaforte 3 2 piatto anteriore Cassaforte 3 2 piatto posteriore

Legatura della prima metà del secolo XVI, (non prima del 1505), a Bergamo (?)

Velluto cremisi su assi, consunto lungo le cerniere, decorato a rilievo, raffigura melograni, garofani, volute stilizzate. Dorso a tre nervi in pelle allumata. Capitelli grezzi con anima in cuoio. Taglio dorato e cesellato, raffigura motivi ondivaghi. Carte di guardia membranacee. Rimbocchi rifilati con cura; quelli laterali sono collocati sopra i rimbocchi di testa, tuttavia sotto quelli di piede.

Libro d'ore composto da due parti, redatte in epoche diverse. La più antica contiene l'Ufficio della Vergine ed altri offici e risale alla seconda metà del secolo XV; è caratterizzata da diversi capilettera filigranati, riferibili ad un miniatore bergamasco attivo verso il 1470-14801.
La seconda parte del codice riguarda un Ufficio di S. Paolo e racconti a testimonianza della devozione per il Santo. Il ricordo di un avvenimento straordinario, verificatosi nel 1504, ne consente la datazione "ad annum": è quindi possibile ipotizzare che a partire dal 1505 sia stata realizzata la legatura, forse su commissione di un membro della famiglia Carrara Beroa, il cui stemma compare a f. 13r. Non è nota con certezza, la data in cui il codice pervenne nel convento di S. Grata.
Il decoro floreale2 su velluto – stoffa rasa da un lato, ricoperta di peli diritti, stretti tra loro, trattenuti dai fili del tessuto nell'altro - della coperta, non evidenzia motivi caratterizzanti che possano suggerire una qualche certezza sul suo luogo di origine; la natura locale del codice, potrebbe forse avvalorare l'ipotesi di una realizzazione bergamasca della coperta. La cucitura lungo l'intero dorso, sembra suggerire il riutilizzo della legatura. I motivi floreali sono stati verosimilmente ottenuti con l'utilizzo di una placca, come testimonia lo stacco tra i margini dei motivi fruttati e fioriti ed il tessuto circostante, la cui presenza non é casuale. Abbandonati gli animali addottati fino al Trecento in quanto questi triti e sminuzzati motivi si adattavano poco alla tecnica del velluto che richiedeva uno stile proprio, in cui la chiarezza delle linee facesse risaltare il contrasto tra il velluto, la seta di sfondo e il filo d'argento e d'oro metallico, i disegnatori si ispirano al fiore di loto cinese che diventerà una pigna prima, un melograno poi, come in questo esemplare3.
La stoffa nelle sue varietà (velluto, seta, damasco, tela di cotone) è materiale che ben si presta a ricoprire i libri. In Italia, e particolarmente nel tardo Medioevo, legature in tessuto furono eseguite a Roma, Firenze, Ferrara, Urbino; notizie sull'esistenza di questi antichi manufatti vanno però ricercate in documenti d'archivio, in quanto pochi esemplari sono scampati all'usura del tempo. La seta ed il velluto, come per l'esemplare proposto, si riscontrano come tessuti di fondo nelle legature a ricamo: queste, già note dal Medioevo, sono state eseguite sino a tutto l'Ottocento. L'utilizzo dei tessuti richiedeva una grande accuratezza nella loro manipolazione, sia per non macchiarli sia per farli aderire correttamente senza far trasudare l'adesivo. Prima di essere applicati, i tessuti erano stirati a caldo. Potevano anche ricevere decorazioni in oro4. Lo stato di conservazione di questi materiali è ben difficilmente perfetto, poiché essi tendono a sfilacciarsi sul labbro e a staccarsi dalla coperta, lasciando scoperti i supporti di cartone. Per gli esemplari anche ricamati, dato che il ricamo doveva essere posto a piatto sulla legatura, la sua base di appoggio non doveva presentare alcuna irregolarità, motivo per il quale le legature ricamate possiedono sempre un dorso liscio, con nervi grecati.. Questa Biblioteca possiede altre legature rinascimentali italiane rivestite in velluto5.


1
CODICI E INCUNABOLI, 1989, n. 93, p. 224.
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2
segnatura Cassaforte 3 2, dettaglio
Segnatura Cassaforte 3 2, dettaglio
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3
PODREIDER 1928, p. 109.
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4
Segnatura A 36.
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5
Segnature A 35, A 36, Cassaforte 2 4.
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