Le recensioni, che in alcuni casi si ripetono, riguardano il libro di Pietro Capoferri L'ora del lavoro, edito da A. Mondadori nel 1941. |
Si tratta di due recensioni e una pubblicità del libro di Pietro Capoferri Ordine sociale o caos, edito dall'editrice D'Alben, Bergamo 1979. |
L'articolo Un gerarca ricorda il regime a Bergamo di D. Lorenzi, su "L'Eco di Bergamo" del 6 agosto 1983, presenta Pietro Capoferri "protagonista impegnato e coerente" di tanti anni di vita bergamasca, persona a cui si deve rispetto, "perchè "è un uomo onesto"; secondo il pubblicista, dal libro di Pietro Capoferri traspare l'animo del fascista convinto, ma anche l'immagine della Bergamo degli anni Venti, una Bergamo trasformata dal regime. |
Dopo una breve presentazione di Pietro Capoferri e del suo libro Squarci di storia sugli eventi che hanno trasformato la vita negli ultimi due secoli, edito a Bergamo per conto della Stamperia Editrice Commerciale nel 1984, si dà spazio ad un ampio articolo dal titolo "Ecco come ho difeso i diritti die lavoratori", in cui lo stesso Pietro Capoferri, dopo aver esaltato il sistema corporativo, il ruolo del sindacato fascista e la funzione della magistratura del lavoro, sottolinea l'insostituibilità dell'iniziativa privata per il risanamento delle attività produttive, difende gli istituti di previdenza e, accennando ai loro problemi attuali, invita il governo, appoggiato dai sindacati, a troncare l'assistenzialismo e ad andare incontro alle "legittime aspirazioni dei lavoratori onesti". |
"Bergamo-oggi" dedica a Pietro Capoferri una foto in prima pagina e buona parte della quarta pagina, dove M. Ronzoni, nel trafiletto Perchè questa intervista, lo ringrazia per aver accettato di essere intervistato, ma chiarisce la posizione del giornale: "L'on. Capoferri, comunque, di là, e noi di qua". L'occasione per intervistare il ministro fascista è offerta dalla notizia della scoperta dei diari di Hitler, che Pietro Capoferri, tuttavia, ritiene falsi. Il testimone seleziona le domande dell'intervistatore J. Giliberto e al alcune preferisce non rispondere. Del nazismo egli condanna il fanatismo e il razzismo e ritiene che a Mussolini si debba la salvezza dell'Italia settentrionale; evita, in particolare, le domande sulla vita privata di Mussolini e ricorda la sua familiarità col duce e l'impulso dato dal fascismo alla vita sociale. L'intervista è corredata da due foto, di cui una lo riprende su una tribuna accanto a Mussolini che arringa la folla, mentre l'altra lo ritrae nella clinica
bergamasca che lo ospita ultranovantenne. |