Ad Arpinati era stata attribuita la responsabilità di aver organizzato un complotto con un gruppo di fascisti bolognese; Pietro Capoferri, invitato da Mussolini a sondare le intenzioni di Arpinati, gli garantisce il suo interessamento e l'appoggio del capo di governo affinchè sia accolta la sua richiesta per la sospensione dei provvedimenti di polizia e l'arruolamento. |
Il problema della docea di Bronte-Nelson si presenta a Pietro Capoferri durante il viaggio effettuato in Sicilia quale reggente del direttorio nazionale, nel giugno 1940. Questa vasta estensione del terreno con case coloniche, non era ancora stata sequestrata (legge sul sequestro dei beni stranieri); ma se poteva essere facile il sequestro ("Il Duce, come sempre, ha tagliato il nodo gordiano"), meno facile si prospettava la soluzione da adottare circa la destinazione del feudo: infatti la Confederazione dei lavoratori dell'industria si lamenta del fatto che ogni iniziativa rimanga sospesa per disposizione del Ministero dell'agricoltura. I conflitti tra ministeri, probabile espressione anche di interessi diversi che si scontrano, svuotano di significato l'ostentato intervento dell'autorità, non certo esente da intenti demagogici. |
Il discorso tocca alcuni dei temi ricorrenti nella propaganda fascista (l'insoddisfazione per le clausole dei trattati di pace dopo la prima guerra mondiale, il primato dell'Italia, la giustizia sociale, la figura del duce, la difesa del fascismo), afferma l'urgenza dei provvedimenti per la risoluzione della disoccupazione e prende in esame le cause che hanno determinato la guerra. |
Resoconto analitico dell'attività svolta dal PNF in vari settori di intervento, che si conclude con una riflessione sulle responsabilità del PNF per la preparazione "morale" dei cittadini alla guerra. |
Si tratta di un fascicolo interessante e vario. Le due lettere di Pietro Capoferri sono indirizzate ad E. Sulis, autore di un articolo elogiato su "Roma fascista", e ad A. Serena, che in una sua lettera gli aveva chiesto giustificazioni scritte per un atteggiamento assunto da Pietro Capoferri in fase di stipulazione dell'accordo sulla cassa integrazione salari; l'unica lettera datata 1939 è del Presidente dell'Associazione nazionale combattenti di Bergamo, il quale esprime quasi il presagio che Pietro Capoferri sia investito della nomina di reggente del PNF. In altri documenti il segretario del PNF ringrazia Pietro Capoferri per le parole espresse nell'assumere la reggenza del direttorio, in altre si compiace per l'incarico assunto; L. Arpinati chiede a Pietro Capoferri di ricevere un amico, ed E. Sulis ossequia con ammirazione Pietro Capoferri, poichè in un momento di "crisi di coraggio", si dimostra "rivoluzionario fino al midollo". |
Il presidente della Confederazione dei lavoratori dell'industria divenne anche presidente del'O.N.D., sostituendo il segretario del PNF. Nell'ampia nota esplicativa Pietro Capoferri interpreta questa scelta come volontà di "facilitare il raggiungimento della collaborazione di classe fra operai e industriali. Pietro Capoferri si sofferma, poi, sulla origine dei treni popolari e, da ultimo, ascrive a suo merito l'istituzione della scuola per massaie; a questo proposito ricorda la collaborazione di una bergamasca, la contessa Laura Roncalli in Calvi e conclude: "In pochi mesi si ebbero risultati sorprendenti! Peccato che con il crollo del regime sia caduta anche questa iniziativa destinata ad ottenere benefici frutti in seno alle nuove famiglie". |