Direzione
Alla Sala Tassiana è collegato l'Ufficio del direttore, dove si ammirano interessanti opere d'arte:
- Giuseppe Alessandro Furietti
Giuseppe Alessandro Furietti (Bergamo 1684-Roma 1764), cardinale, erudito, archeologo, iniziatore della Civica Biblioteca di Bergamo; studiò a Milano nel Collegio Elvetico fondato da San Carlo Borromeo; nell'Università di Pavia si laureò in diritto civile e canonico e come esperto giurista lavorò intensamente presso la Santa Sede, dove ebbe la luogotenenza civile dell'Uditore della Camera Apostolica. Fu promotore di importanti scavi archeologici sul complesso di Villa Adriana a Tivoli sulla quale scrisse l'opera De musivis (1752). È sepolto nella chiesa dell'Arciconfraternita dei Bergamaschi a Roma (istituzione fondata nel 1539 dal canonico bergamasco Gian Giacomo Tasso), della quale il Furietti fu protettore dal 1759 al 1764.
Dipinto attribuito a Lattanzio Querena.
Lattanzio Querena (Clusone, Bergamo, 1768-Venezia 1853), pittore; dopo aver studiato a Verona, visse e operò a Venezia; nel 1836 eseguì il cartone Cristo in gloria e Giudizio finale per il portale maggiore della basilica di San Marco; il meglio della sua produzione è però costituito dai ritratti.
- Gaetano Maria Migliorini
Gaetano Migliorini (Bergamo 1672-1753), frate cappuccino, oratore, polemista, esperto di diritto canonico e civile, scrittore spirituale in corrispondenza con gli uomini più dotti del suo tempo; colpito dal comportamento del gruppo dei Frati Minori Cappuccini che partecipava alla solenne processione del "Corpus Domini" del 1690, decise di entrare nel loro convento, costruito sul luogo in cui si diceva che fosse stato catturato Sant'Alessandro martire, patrono di Bergamo e della diocesi. Ammalatosi a causa delle straordinarie fatiche della continua predicazione (spesso svolta all'aperto per la troppa gente che interveniva), i superiori dovettero proibirgli di predicare. Incominciò allora a scrivere libri, alcuni dei quali subito tradotti in latino, in francese, in spagnolo, in tedesco; tutte le sue opere sono state raccolte in trentatre volumi stampati dal 1839 al 1846.
Dipinto di Cesare Femi, detto il Norcino.
Cesare Femi (Bergamo secolo XVIII), celebre oculista e litotomo presso l'Ospedale di Bergamo, ripetutamente onorato dal Consiglio cittadino; coltivò anche la pittura imparandola da Fra' Galgario, ed esercitandola nel far belle copie: "Ha fatti diversi ritratti, fra' quali due meritano particolar ricordanza per rapporto a' personaggi, che rappresentano: l'uno sì è del Padre Giulio Oderi Genovese Crocifero...; l'altro che replicò due volte del Padre Gaetano Migliorini Cappuccino, celebre per virtù, e per tanti libri dati alle stampe: e di questi applauditi ritratti uno si conserva nel suo Convento [dov'è tuttora nel refettorio], e l'altro presso li suoi Nipoti [ora in Biblioteca nell'ufficio del direttore]." (F.M. Tassi: Fra' Vittore Ghislandi pittore in "Vite de' pittori scultori e architetti bergamaschi" (1793), tomo II, pp 71-73).
- Lorenzo Mascheroni
Lorenzo Mascheroni (Castagneta, fraz. di Bergamo, 1750-Parigi 1800), abate, matematico, scienziato, poeta; studiò nel Seminario di Bergamo e, ancor giovane, ebbe l'incarico di insegnarvi retorica; fu poi professore di retorica e di filosofia (che comprendeva matematica, fisica, storia naturale, astronomia) nel Collegio Mariano di Bergamo dove, tra i primi in Italia, allestì un gabinetto scientifico. Titolare della cattedra di matematica (1786-98) nell'Università di Pavia (nonché rettore per gli anni accademici 1789-90 e 1793-94); nel 1798 predispose il Piano Generale di Pubblica Istruzione per la Repubblica Cisalpina e fu chiamato a Parigi alla Commissione internazionale per i pesi e le misure (grande riforma, promossa da Napoleone Bonaparte, per razionalizzare e uniformare il sistema dei pesi e delle misure fino ad allora vigenti in Europa). Tra i suoi scritti scientifici e letterari: Nuove ricerche sull'equilibrio delle volte (1785), Adnotationes ad calculum integralem Euleri
in quibus nonnulla problemata ab Eulero proposita resolvuntur (1790), La geometria del compasso (1797): dedicato a Napoleone, L'invito. Versi sciolti di Dafni Orobiano a Lesbia Cidonia (1793): poemetto didascalico in endecasillabi sciolti, ispirato agli ideali scientifici del tempo, indirizzato all'amica poetessa Paolina Secco Suardo Grismondi, in Arcadia Lesbia Codonia, in cui la invita a visitare i gabinetti scientifici di scienze naturali, fisica, anatomia, botanica dell'Università di Pavia, dove il Mascheroni insegnava. Vincenzo Monti lo celebrò con la cantica In morte di Lorenzo Mascheroni o Mascheroniana.
Dipinto di Giuseppe Diotti.
Giuseppe Diotti (Calsalmaggiore, Cremona, 1779-1846), pittore; direttore e professore dell'Accademia Carrara (1810-45); immortalò numerosi personaggi illustri bergamaschi.
Ritratto eseguito su commissione del conte Leonino Secco Suardo e donato, nel 1826, all'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo.
- Giovanni Pietro Maffei
Giovanni Pietro Maffei (Bergamo 1538ca.-Tivoli, Roma, 1603), gesuita, latinista, storico della Chiesa; già professore di eloquenza a Genova e segretario della stessa Repubblica dal 1563 al 1564; nel 1565 si trasferì a Roma per entrare nell'Ordine dei Gesuiti, nel cui Collegio Romano insegnò eloquenza; sin da novizio tradusse in latino classico un'opera di Manuel da Costa riguardante le missioni gesuite in Asia, aggiungendo in appendice numerose lettere di missionari gesuiti, che intitolò Rerum a Societate Jesu in oriente gestarum (1571). Fu membro della commissione istituita nel 1571 da papa Pio V per studiare la risposta cattolica da dare alla pubblicazione delle Centurie di Magdeburgo (prima grande storia della Chiesa di ispirazione protestante). Fu invitato dal re di Portogallo Enrico I a recarsi a Lisbona e a Coimbra (1579-84) per raccogliere e riordinare i documenti relativi alla conquista e all'evangelizzazione dell'India, servendosi dei quali scrisse Historiarum Indicarum (1588),
opera assai pregevole per contenuto storico e per forma letteraria; fra le altre sue opere: De vita et moribus Ignatii Loiolae, qui societatem Jesu fundavit (1585); Vite di tredici confessori di Christo (1595).
Dipinto su tavola di Gian Paolo Cavagna.
Gian Paolo Cavagna (Bergamo 1550ca.-1627), discepolo di Giovan Battista Moroni, si avvicinò poi agli esempi della pittura cremonese e veneziana (Campi, Bassano, Veronese). Condivise l'inizio della sua attività con Giovan Battista Guarinoni d'Averara (1548ca.-1579). Nel ritratto è considerato l'"erede" di Giovan Battista Moroni e ammirevoli esempi si trovano nelle opere realizzate per confraternite e chiese, in cui ideò iconografie (ambientate con grande efficacia devozionale in bellissimi sfondi paesaggistici e architettonici) interpretate secondo il clima spirituale della Controriforma.
- S. Sebastiano
Dipinto attribuito a Gaspare Diziani.
Gaspare Diziani (Belluno 1689-Venezia 1767), pittore, allievo di Sebastiano Ricci; ebbe vastissima attività in tutta Europa, affrontando tutti i generi, dal paesaggio al quadro storico, dalla decorazione a fresco alla scenografia, dalla pittura religiosa a quella di genere: a Bergamo ne dà esempio nel vasto affresco del Cielo domenicano (1751) nella navata della chiesa di San Bartolomeo, e nella pala Adorazione dei pastori (1754) per la basilica di Santa Maria Assunta di Clusone. Fu anche abile incisore e tra i fondatori e preposti della prestigiosa Accademia di Venezia (1755).
- L'area dell'antica Fiera prima della trasformazione del centro cittadino
Si vedono: il Sentierone, chiuso sullo sfondo dalla facciata della chiesa di San Bartolomeo; il Teatro Riccardi, poi rimodernato e intitolato a Gaetano Donizetti (1897); le facciate delle botteghe della Fiera, demolite per far posto al nuovo centro urbano progettato dall'architetto Marcello Piacentini (Roma 1881-1960).
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca dell'Ottocento.
- Paesaggio di Bergamo
Si vedono: Borgo Canale con la chiesetta di Sant'Erasmo; la Porta della Colombina e gli svettanti volumi della chiesa di Santa Grata "inter vites".
Dipinto di Francesco Trécourt.
Francesco Trécourt (attivo nel sec. XIX-morto a Pavia), più giovane e meno noto dei fratelli Luigi e Giacomo: tutti allievi della Scuola dell'Accademia Carrara di Bergamo; un suo paesaggio fu acquistato, nel 1838, dall'imperatore d'Austria Ferdinando I presso l'Accademia Carrara durante un'esposizione. Nel 1842 il fratello Giacomo ottenne la nomina a professore di pittura nella Civica Scuola di Pavia e con lui, Francesco lasciò definitivamente Bergamo.
- Veduta della città di Bergamo
Dipinto di anonimo bergamasco databile alla fine del Cinquecento-inizi del Seicento.
- Globo celeste
Sono raffigurate la volta celeste e le costellazioni; è datato "ad Ann. 1700".
- S. Gregorio Barbarigo
S. Gregorio Barbarigo (Venezia 1625-Padova 1697), cardinale, vescovo di Bergamo (1657-1664), canonizzato dal beato Giovanni XXIII nel 1960; educato allo studio delle lingue classiche, della filosofia, della matematica e della musica, a diciannove anni fu al seguito dell'ambasciatore della Repubblica di Venezia Alvise Contarini al Congresso di Munster in Germania per preparare le trattattive alla Pace di Vestfalia, che pose fine alla famosa Guerra dei Trent'anni. A Padova, nel 1655, si laureò in diritto civile e canonico e vestì l'abito religioso. Eletto vescovo di Bergamo (1657), iniziò una memorabile visita pastorale, impegnandosi intensamente alla riforma della diocesi, secondo le indicazioni del Concilio di Trento e sull'esempio di S. Carlo Borromeo. Nel 1664 divenne vescovo di Padova, dove fu attivissimo: fondò il Seminario assumendo valenti maestri per l'insegnamento anche del latino, del greco, dell'ebraico, del caldaico, dell'arabo, del siriaco; il Seminario fu da lui dotato di una ricchissima
biblioteca e di una tipografia celeberrima, detta in suo onore "Gregoriana".
Dipinto di Vincenzo Angelo Orelli.
Vincenzo Angelo Orelli (Locarno 1751-Bergamo 1813), pittore; dopo un breve soggiorno a Roma si riunì con i familiari a Bergamo, dando l'avvio ad una intensa attività, che lo portò a operare in molte chiese della nostra provincia; a lui fu richiesto il ciclo di illustrazioni per il Codex diplomaticus di Mario Lupo (1784).
Monsignor Luigi Pagnoni ritiene più convincente l'attribuzione a Giuseppe Antonio (Locarno 1706-1776ca.), padre di Vincenzo.
Il ritratto è riconducibile all'incisione inserita nella Scena letteraria de gli scrittori bergamaschi aperta alla curiosità de suoi concittadini (1664) di Donato Calvi.
In due custodie pensili sono allineate
sei miniature:
- Pietro Ruggeri
Pietro Ruggeri (Stabello, fraz. di Zogno, Bergamo, 1797-Bergamo 1858), ragioniere, poeta dialettale bergamasco; nel 1827 fu tra i fondatori dell'Accademia Filarmonica presso il Teatro della Fenice in Borgo San Leonardo; su richiesta del musicista bavarese Johann Simon Mayr compose la scena comica Oh de la mula - ol Tone meuliner e 'l Bortol meulater (1842), che venne poi musicata e cantata, in duetto, dal tenore Girolamo Forini con il basso Giovanni Giordani.
Dipinto firmato e datato "Boatti 1831".
Faustino Boatti (Bergamo 1797-1857), pittore; frequentò la Scuola di Pittura del professor Giuseppe Diotti all'Accademia Carrara; con l'amico poeta Pietro Ruggeri frequentò, con gli intellettuali del tempo, il rinomato salotto dell'erudito mecenate conte Andrea Vertova.
- Gaetano Valle
Gaetano Valle (Alzano Sopra, Bergamo, 1774-1850), direttore di filanda, fu poeta elegiaco e autore di versi latini, spesso recitati nelle adunanze dell'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo. Illustrò il grande quadro Isacco benedice Giacobbe di Giuseppe Diotti, quando venne collocato nella Cappella del Rosario della basilica di San Martino in Alzano Lombardo (Bergamo), nell'elegia Enarratio insignium tabularum in Alzanensi templo existentium cum laudibus recentioris ab eximio Diotto compositae in qua conspicitur Isaac benedicens filio suo Jacob (1837).
Dipinto attribuito a Francesco Ferrari, 1837
Francesco Ferrari (Villa d'Ogna, Bergamo, 1811-Pavia dopo il 1853), pittore; alunno di Giuseppe Diotti ai corsi dell'Accademia Carrara di Bergamo, si segnalò per numerosi premi e riconoscimenti; ebbe come compagni di studi Enrico Scuri e i fratelli Trécourt. Nel 1842 si trasferì a Pavia per seguire, come aiutante, l'amico Giacomo Trécourt, appena nominato direttore della locale Scuola di Disegno.
- Torquato Tasso
Torquato Tasso (Sorrento, Napoli, 1544-Roma 1595) iniziò gli studi a Napoli dai Gesuiti e per l'improvvisa morte della madre (1556) fu mandato a Bergamo, presso i parenti; studiò a Padova e a Bologna e nel 1565 entrò al servizio del cardinale Luigi d'Este e, successivamente, del duca Alfonso, dando inizio ad un periodo di fervida attività letteraria. Dopo varie peregrinazioni, rientrò a Ferrara (1579), proprio mentre si celebravano le terze nozze del duca; credendosi trascurato, diede in escandescenze violente, e perciò rinchiuso nell'Ospedale di Sant'Anna fino al 1586, quando Vincenzo Gonzaga di Mantova ottenne che il poeta fosse affidato alla sua custodia. Ma, ripreso dall'irrequietezza, lasciò presto anche Mantova, passò a Napoli presso i monaci Olivetani ed infine a Roma, avendo avuto da papa Clemente VIII una pensione e la promessa che sarebbe stato incoronato poeta; ammalatosi e ritiratosi nel convento di Sant'Onofrio, vi morì il 25 aprile 1595, alla vigilia dell'incoronazione. Torquato Tasso
lasciò capolavori come: La Gerusalemme liberata (1565-1575ca.), Aminta (1573), Re Torrismondo (1587), Rime (circa duemila, composte lungo tutta la vita).
Ritratto su rame del poeta, all'età di 44 anni, attribuito a Bernardo Castello, amico del Tasso e illustratore della Gerusalemme Liberata (1585).
Bernardo Castello (Genova 1557-1629), pittore; discepolo di Luca Cambiaso, fu abile ritrattista.
- Giacomo Bianconi
Giacomo Bianconi (Milano 1780-Bergamo 1858), architetto, professore di architettura e ornato all'Accademia Carrara; studente di architettura e ornato delle Scuole di Belle Arti nell'Accademia di Brera in Milano, ottenne l'assegnazione di una delle sei pensioni di studio quadriennali di perfezionamento a Roma, messe a concorso dalla Repubblica Italiana nel 1804 (Giuseppe Diotti vinse quella per la pittura e Pompeo Marchesi quella per la scultura); nell'anno 1810 giunse a Bergamo quale professore per la cattedra di architettura e ornato dell'Accademia Carrara, incarico che lasciò, per motivi di salute, nel 1844. Tra le sue opere: Villa Moroni e Villa Caroli (ora Zanchi) in Stezzano; il nuovo Seminario vescovile di Bergamo; la conversione del monastero vallombrosano di Astino in manicomio; la scuola dei "tre passi" (oggi Donadoni) in via Tasso; la parrocchiale di Suisio.
Profilo eseguito in cera da Gaetano Matteo Monti, 1845 ca.
Gaetano Matteo Monti (Ravenna 1776-Milano 1847), stabilitosi a Milano, aprì lo studio in contrada di Sant'Agnese; nel 1806 vinse il primo premio del concorso dell'Accademia di Brera, della quale divenne consigliere ordinario; fu attivo nella Fabbrica del Duomo e nelle principali costruzioni neoclassiche milanesi dell'Arena, di Porta Venezia, dell'Arco della Pace (insieme all'omonimo milanese Gaetano Monti (1750-1827)), in cui rivelò il meglio di sé nei grandi rilievi celebrativi; altre sue opere: i monumenti a Giuseppe Parini e Giuseppe Zanoja in Palazzo di Brera, il sepolcro del grande vescovo riformatore Gabrio Maria Nava nel Duomo di Brescia, la statua del Mosè per la fontana al Sacro Monte di Varese; nella nostra provincia lavorò per diverse chiese parrocchiali. All'Esposizione delle opere degli artisti e dei dilettanti nelle gallerie dell'I.R. Accademia delle belle arti per l'anno 1840 in Milano, portò un "S. Pietro, statua in marmo, di commissione della fabbriceria di S. Alessandro
in Croce di Bergamo" e un "S. Barnaba pure in marmo, di commissione come sopra".
- Paolina Secco Suardo Grismondi
Paolina Secco Suardo (Bergamo 1746-1801) poetessa; moglie del conte Luigi Grismondi municipalista della Repubblica Bergamasca (1797); animatrice di un salotto letterario, strinse amicizia con molti intellettuali dell'epoca; nota col nome arcadico di Lesbia Cidonia, a lei Lorenzo Mascheroni dedicò L'invito versi sciolti di Dafni Orobiano a Lesbia Cidonia (1793), poemetto ispirato agli ideali scientifici del tempo, in cui la invita a visitare i laboratori scientifici dell'Università di Pavia, dove insegnava.
Profilo eseguito in cera dallo scultore viennese Mathias Kögler, databile al 1788ca.
- Luigi Deleidi, detto il Nebbia
Luigi Deleidi (Bergamo 1784-1853), pittore, decoratore prospettico, scenografo; fu soprannominato il Nebbia per certi suoi paesaggi invernali. Svolse attività di scenografo per il Teatro Sociale in Bergamo alta e per il Teatro Riccardi (ora Donizetti) nella città bassa; accanto a tale produzione affiancò quella di decoratore a tempera su muro, ispirandosi al suo maestro ideale Vincenzo Bonomini; risulta tra gli assidui frequentatori del "salotto" letterario del conte Andrea Vertova, per il quale decorò il castello di Costa di Mezzate (Bergamo), con un ciclo di affreschi, considerato il suo capolavoro. Tra il 1837 e il 1842 lavorò a Roma come decoratore e frescante nella Villa Torlonia detta "delizia carolina" a Castel Gandolfo.
Profilo eseguito in cera da Gaetano Matteo Monti, 1845ca.
Gaetano Matteo Monti (Ravenna 1776-Milano 1847).
Segue il primo nucleo della singolare raccolta iconografica sui Tasso posseduta dalla Biblioteca. I
due ritratti sono impaginati in un ovale, con scritta, appoggiato sopra lo stemma del casato dei Tasso del Cornello.
- Bernardo Tasso
Bernardo Tasso (Bergamo o Venezia 1493-Ostiglia, Mantova, 1569), politico, letterato, padre del poeta Torquato. Visse in qualità di segretario presso il modenese Guido Rangone, uomo d'armi al servizio anche di papa Leone X; Ferrante Sanseverino principe di Salerno, che accompagnò in diverse imprese militari e missioni diplomatiche fuori d'Italia; Guglielmo Gonzaga duca di Mantova, il quale lo nominò governatore di Ostiglia. Per volere del figlio Torquato venne sepolto nella chiesa di San Paolo in Ferrara. La sua opera più famosa è l'Amadigi (1560).
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Seicento.
Donato alla città nel 1673 dallo studioso dei Tasso Marcantonio Foppa.
- Torquato Tasso
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Seicento.
Donato alla città nel 1673 dallo studioso dei Tasso Marcantonio Foppa.
Nel soprapporta
allegoria del fiume Adda, tempera monocromatica di Vincenzo Bonomini (Bergamo 1750-1839).