Attigua al Salone Furietti vi è la Sala Tassiana (istituita con deliberazione 6 ottobre 1927) così conosciuta perché raccoglie il più organico complesso al mondo delle opere di Bernardo e Torquato Tasso.
Il mobilio di questa sala, così come quello del Salone Furietti, proviene dalla precedente sede della biblioteca in Palazzo Vecchio o della Ragione.
Torquato Tasso (Sorrento, Napoli, 1544-Roma 1595) iniziò gli studi a Napoli dai Gesuiti e per l'improvvisa morte della madre (1556) fu mandato a Bergamo, presso i parenti; studiò a Padova e a Bologna e nel 1565 entrò al servizio del cardinale Luigi d'Este e, successivamente, del duca Alfonso, dando inizio ad un periodo di fervida attività letteraria. Dopo varie peregrinazioni, rientrò a Ferrara (1579), proprio mentre si celebravano le terze nozze del duca; credendosi trascurato, diede in escandescenze violente, e perciò rinchiuso nell'Ospedale di Sant'Anna fino al 1586, quando Vincenzo Gonzaga di Mantova ottenne che il poeta fosse affidato alla sua custodia. Ma, ripreso dall'irrequietezza, lasciò presto anche Mantova, passò a Napoli presso i monaci Olivetani ed infine a Roma, avendo avuto da papa Clemente VIII una pensione e la promessa che sarebbe stato incoronato poeta; ammalatosi e ritiratosi nel convento di Sant'Onofrio, vi morì il 25 aprile 1595, alla vigilia dell'incoronazione.
Torquato Tasso lasciò capolavori come:
La Gerusalemme liberata (1565-1575ca.),
Aminta (1573),
Re Torrismondo (1587),
Rime (circa duemila, composte lungo tutta la vita).
Anche in questo ambiente campeggia, tra le due finestre, lo stemma bipartito oro-vermiglio del Comune di Bergamo, che qui radunava i 12 membri del Minor Consiglio; nel
cartiglio sottostante si legge: "LEX PRIMA CONSILII LIBERE LOQVENDI ET PATIENTER AVDIENDI" (La prima norma del Consiglio è di parlare liberamente e di ascoltare pazientemente).
Un particolare fascino viene dato alla sala dalla
volta ricca di stucchi, modellati a fogliame, girali, arpie, compiuti nel 1615 da Lorenzo Porta coadiuvato dai figli Girolamo e Giovanni Battista (stuccatori decoratori, originari di Osteno, sul lago di Lugano, già attivi in Santa Maria Maggiore), e dagli
affreschi allegorici, eseguiti sempre nel 1615, di Pietro Baschenis raffiguranti:
La Benignità e la Provvidenza,
La Tolleranza e l'Eloquenza,
Il Silenzio,
La Sincerità.
Pietro Baschenis (Bergamo 1590ca.-1630ca.) apprese l'arte della pittura a fresco direttamente dal padre Antonio; sposatosi con Clara Porta, entrò in parentela con l'affermata famiglia di stuccatori decoratori originaria di Osteno, cosicché le sue pitture murali vennero spesso affiancate da quelle a stucco dei Porta, come: nel Palazzo Nuovo del Comune, ora Civica Biblioteca; nella chiesa del Monastero di Santa Grata e del Monastero Matris Domini; nel Santuario di Sombreno. Con la morte di Pietro terminò la feconda dinastia dei Baschenis affrescatori.
Le
tre grandi tempere su intonaco al
Mattino, al
Tramonto, alla
Notte sono attribuite al prete-pittore Giuseppe Roncelli.
Giuseppe Roncelli (Candia, Isola di Creta 1663ca.-Bergamo 1729), alunno alle Scuole della Misericordia e del Seminario di Bergamo, conseguì il dottorato in teologia presso i gesuiti a Milano. Fu rettore del Seminario di Crema (1688); parallelamente alla sua missione sacerdotale intraprese una attività artistica particolarmente volta allo studio del paesaggismo veneto e fiammingo. Cappellano del Santuario della Madonna dei Campi di Stezzano, dove eseguì numerose opere, fu apprezzato educatore e direttore spirituale nel Seminario di Bergamo.
Gli affreschi della Sala Tassiana vennero ammodernati secondo il gusto del tempo da Vincenzo Bonomini.
Paolo Vincenzo Bonomini (Bergamo 1757-1839) fu avviato alla pittura dal padre Paolo Maria e svolse un'intensa attività di decoratore in palazzi, teatri, ville, case e chiese del bergamasco, distinguendosi per la vivace e spigliata pennellata di gusto rococò, che si trasformò più tardi in elegante stile neoclassico. Famose sono le sei tempere con le
Scene di scheletri viventi poste nell'abside della chiesa di Santa Grata "
inter vites" in Borgo Canale, in cui le figure, che richiamano personaggi reali della vita comunitaria del borgo, sono sostituite da scheletri e rappresentate in abiti quotidiani. Questi pannelli, donati dall'autore, originariamente venivano esposti in Santa Grata per la ricorrenza del triduo dedicato ai defunti.
Al Bonomini appartengono anche i festoni e le allegorie fluviali, monocromate a tempera, nei
soprapporta, riferite ai fiumi bergamaschi
Brembo e
Serio.
L'
ovale centrale, di autore anonimo, presenta
L'incontro di Dante con Virgilio.
Altre opere qui esposte:
- Busto di Torquato Tasso
Marmo firmato e datato "G.M.BENZONI.F.ROMA.A.1858.".
Giovanni Maria Benzoni (Songavazzo, Bergamo, 1809-Roma 1873), scultore; nel 1828 fu inviato dal conte Luigi Tadini (fondatore dell'Accademia Tadini di Lovere) a Roma presso l'Accademia di San Luca a perfezionare la sua spiccata attitudine per la scultura; superati con lode gli studi, vi avviò uno studio molto frequentato con circa cinquanta sbozzatori al suo servizio per far fronte alle committenze dei personaggi più insigni dell'epoca. Nominato ambasciatore pontificio, compì diversi viaggi artistico-diplomatici in Europa. Suo è il monumento sepolcrale al cardinale Angelo Mai nella chiesa di Santa Anastasia in Roma (1857) e nella parrocchiale di Schilpario, il cui busto in marmo fu esposto a Milano all'Esposizione delle opere di belle arti nell'anno 1863.
- Torquato Tasso a Sant'Onofrio (convento dei Girolamiti posto sul Gianicolo a Roma, dove il poeta si ritirò nell'aprile 1595 per trascorrervi gli ultimi giorni di vita)
Dipinto rievocativo di Fulvia Bisi.
Fulvia Bisi (Milano 1818-1911), pittrice; il padre Giuseppe tenne la prima Cattedra di Paesaggio all'Accademia di Brera, la madre Ernesta Legnani fu incisore di fama e la sorella Antonietta brava ritrattista; Fulvia, invece, è nota soprattutto come paesista romantica e le sue tele furono una caratteristica delle esposizioni lombarde; le sorelle Bisi furono amiche di Carlo Cattaneo e, presso la loro famiglia, trovò sincera ospitalità Francesco Hayez. Di Fulvia Bisi va ricordato l'interessante dipinto Convegno in casa Branca (salotto d'incontro delle maggiori personalità musicali di Milano o di passaggio dalla metropoli) in cui si ravvisano: Donizetti seduto al pianoforte con Rossini che batte il tempo e Cirilla Branca che canta alla presenza di Liszt, Thalberg, Nourrit, Romani, Fumagalli, Pedroni, del conte Belgioioso e delle cantanti Pasta, Grassini, Garcia.
- Maschera in gesso di Torquato Tasso
Nella piccola teca è conservata la "Maschera di Torquato Tasso tolta da quella originale esistente nel Convento di St. Onofrio in Roma, donata dal poeta G.B. Nicolini al Senatore Cav. Giovanni Morelli".
Calco in gesso databile alla metà dell'Ottocento.
La colonna lignea tortile proviene dal Museo Camozzi-Vertova di Dalmine; al centro è intagliato lo stemma della famiglia Camozzi-Vertova.
- Busto di Torquato Tasso
Marmo firmato e datato "V. Vela f = 1864".
Vincenzo Vela (Ligornetto, Canton Ticino, 1820-1891), nato in una zona celebre per i suoi scultori e marmorari, fu avviato fin da bambino al tradizionale mestiere di tagliapietre nelle vicine cave di Besazio e Viggiù; trasferitosi a Milano presso il fratello maggiore Lorenzo (professore di ornato all'Accademia di Brera), dopo un tirocinio nella corporazione dei marmisti del Duomo, entrò nell'Accademia di Brera e fin dal 1835 fu regolarmente il vincitore dei concorsi interni di scultura; tenne lo studio in contrada di Ciovasso al n. 1635; nel 1842 vinse il concorso dell'Accademia di Venezia. Animato da sentimenti indipendentisti e anti-austriaci, prese parte alle Cinque Giornate di Milano (18-22 marzo 1848); insegnò all'Accademia Albertina di Torino, dove eseguì i monumenti a Daniele Manin e a Vittorio Emanuele II. Nel 1867 ritornò definitivamente a Ligornetto partecipando a numerose commissioni, mostre e concorsi; in occasione dell'apertura del traforo ferroviario del San Gottardo (1° gennaio 1882),
offrì il famoso altorilievo Le vittime del lavoro alla memoria dei 133 caduti nei cantieri del tunnel. Allo scultore del "verismo-sociale", Lugano ha dedicato un tratto di lungolago, mentre a Ligornetto nella casa-museo dei Vela è esposta la sua gipsoteca, tra cui il modello in gesso del busto di Torquato Tasso della Biblioteca.
Il busto è stato realizzato con il contributo del Comune di Bergamo e del legato del conte Gugliemo Lochis.
- La Gerusalemme liberata presentata da due angioletti
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Seicento.
- Gli scaffali alle pareti si ottennero dividendo per lungo un doppio cassapanco di noce, di oltre sette metri, già funzionante nella precedente sede della Biblioteca nel Palazzo Vecchio o della Ragione.
- Orologio a pendolo
Orologio settecentesco firmato sul quadrante "John Monkhouse London"; la cassa lignea è ornata con scene tratte dal Don Chisciotte della Mancia di Cervantes.
Donato alla Biblioteca dal filantropo bergamasco Francesco Galliccioli.