Il Salone è dedicato al fondatore della Civica Biblioteca, il cardinale Giuseppe Alessandro Furietti, che lasciò per testamento (1760) la sua cospicua libreria ad uso della cittadinanza.
Il Salone misura in lunghezza metri 22 e in larghezza metri 10,5, in altezza metri 15. La volta, a carena di nave rovesciata è tutta di legno, con splendido cornicione ed elegante riquadratura; tra gli
stucchi, eseguiti negli anni 1668-69 dal ticinese Giovanni Angelo Sala, campeggia, al centro di ogni lato, lo stemma bipartito oro-vermiglio del Comune di Bergamo, che qui riuniva il Maggior Consiglio.
Lungo le pareti sono stati allineati i monumentali
scaffali ottocenteschi, detti delle "colonne" perché ornati con 22 mezze colonne massicce di noce, aventi capitelli ionici, alte metri 2,5. Essi provengono dalla precedente sede della Biblioteca nel Palazzo Vecchio o della Ragione, e furono formati sul modello di un altare cinquecentesco dell'ex chiesa di San Francesco.
Al centro del salone spiccano i
due grandi globi (realizzati da Vincenzo Maria Coronelli) acquistati a Venezia dal padre agostiniano Angelo Finardi (Bergamo 1630-1700) per la biblioteca del convento di Sant'Agostino. Nel 1797, entrambi incapparono nelle confische delle leggi napoleoniche, ma furono fortunatamente acquisiti dal nobile Giovanni Battista Vertova e, nel 1834, donati da suo figlio Andrea alla Biblioteca. I due globi hanno una circonferenza di metri 3,39 e sono composti con 50 fogli illustrati; quello terrestre è datato 1688 e porta, nell'emisfero sud, il ritratto del Coronelli ornato con una raffigurazione allegorica della Repubblica di Venezia; quello celeste, invece, non porta indicazioni, ed è databile al 1692.
Sono opera di Vincenzo Maria Coronelli (Ravenna 1650-Venezia 1718), cosmografo della Serenissima, geografo, fabbricante di globi, storico, teologo; entrò giovanissimo
nell'Ordine dei Frati Minori Conventuali (assumendo anche la carica di Generale dell'Ordine tra il 1701 e il 1704); dopo essere stato cosmografo del duca Farnese, andò a Parigi su invito del cardinale d'Estrées e costruì per Luigi XIV due grandi globi di 4 metri di diametro ciascuno, conosciuti sotto il nome di
Globi di Marly (1683). Stabilitosi a Venezia, si impegnò in una intensa attività scientifica con l'intento di rilanciare Venezia nella produzione di opere cartografiche capaci di competere con i grandi atlanti olandesi. Nominato Lettore di Geografia, indi Cosmografo della Repubblica, fondò l'Accademia degli Argonauti, la prima società geografica del mondo; allestì nel convento dei Frari un laboratorio con una stamperia dalla quale uscirono molte delle sue opere riccamente illustrate; ideò grandi lavori pubblici (due ponti sul Canal Grande, i Murazzi del Lido). Pubblicò: un
Atlante veneto (1690), un
Corso geografico (1694), il
Teatro delle città (1696),
il
Libro dei globi (1697), la
Biblioteca universale sacro-profana: vera e propria enciclopedia, di cui uscirono sette volumi sui quaranta progettati (1701-09).
I
quattro busti, vicino ai finestroni ricordano:
- Agostino Salvioni
Agostino Salvioni (Bergamo 1770-1853), monaco benedettino, lettore di diritto canonico e di teologia in Santa Giustina a Padova, esperto di lingue antiche, letterato, civico bibliotecario dal 1800 al 1853, segretario dell'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo dal 1818 al 1853; quando la biblioteca si stabilì nel Palazzo Vecchio o della Ragione (1843-1928), fu uno dei principali promotori della sistemazione, in senso propriamente tecnico, del notevole patrimonio librario e manoscritto in essa custodito. Tra le sue opere: Della lingua latina e dei classici scrittori di essa-Relazioni storiche (1842), Del modo di ordinare una pubblica biblioteca-Ragionamento di Agostino Salvioni bibliotecario della regia città di Bergamo-Bibliothecam sapienter constituere non parvi est momenti (1843).
Marmo firmato e datato "G.M.BENZONI.F.J842".
Giovanni Maria Benzoni (Songavazzo, Bergamo, 1809-Roma 1873), scultore; nel 1828 fu inviato dal conte Luigi Tadini (fondatore dell'Accademia Tadini di Lovere) a Roma presso l'Accademia di San Luca a perfezionare la sua spiccata attitudine per la scultura; superati con lode gli studi, vi avviò uno studio molto frequentato con circa cinquanta sbozzatori al suo servizio per far fronte alle committenze dei personaggi più insigni dell'epoca. Nominato ambasciatore pontificio, compì diversi viaggi artistico-diplomatici in Europa. Suo è il monumento sepolcrale al cardinale Angelo Mai nella chiesa di Santa Anastasia in Roma (1857) e nella parrocchiale di Schilpario, il cui busto in marmo fu esposto a Milano all'Esposizione delle opere di belle arti nell'anno 1863.
Busto eseguito su commissione del nipote don Pietro Salvioni e donato, nel 1853, all'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo.
- Alessandro Barca
Alessandro Barca (Bergamo 1741-1814), chierico regolare somasco, chimico, fisico, teorico della musica, letterato, insegnante di diritto canonico nell'Università di Padova e direttore della locale Scuola di architettura. Delle sue ricerche scientifiche e dei suoi studi tenne frequenti contatti epistolari con Lorenzo Mascheroni, Giacomo Quarenghi, e con le più importanti accademie musicali italiane. Scrisse: Conghietture sulla elettricità (1776), Nuovi teoremi per la divisione delle ragioni supposte nella maggiore o minore disuguaglianza di doppio e contrario genere di quantità (1781), Scomposizione dell'alcali flogisticato (1783), Saggio sopra il bello di proporzione in architettura (1806), Sei memorie di introduzione ad una nuova teoria di musica (1808), Rapporto sullo stato della musica nel Regno d'Italia (1814).
Marmo firmato e datato "GIOSUE' MELI . I882 ."
Giosuè Meli (Luzzana, Bergamo, 1816-Roma 1893), scultore; dopo aver frequentato la scuola di ornato all'Accademia Carrara di Bergamo, si trasferì a Roma, dove fu allievo dello scultore danese Bertel Thorwaldsen e di Pietro Tenerani; sue esecuzioni di rielievo sono le statue: Santa Francesca Romana e l'angelo per l'omonima chiesa ai Fori Imperiali, Cristo alla colonna per l'atrio della Scala Santa.
Il busto fu esposto alla "Prima Esposizione Nazionale di Storia della Scienza", Firenze 1929, nella sala dedicata a Bergamo.
- Lorenzo Mascheroni
Lorenzo Mascheroni (Castagneta, fraz. di Bergamo, 1750-Parigi 1800), abate, matematico, scienziato, poeta; studiò nel Seminario di Bergamo e, ancor giovane, ebbe l'incarico di insegnarvi retorica; fu poi professore di retorica e di filosofia (che comprendeva matematica, fisica, storia naturale, astronomia) nel Collegio Mariano di Bergamo dove, tra i primi in Italia, allestì un gabinetto scientifico. Titolare della cattedra di matematica (1786-98) nell'Università di Pavia (nonché rettore per gli anni accademici 1789-90 e 1793-94); nel 1798 predispose il Piano Generale di Pubblica Istruzione per la Repubblica Cisalpina e fu chiamato a Parigi alla Commissione internazionale per i pesi e le misure (grande riforma, promossa da Napoleone Bonaparte, per razionalizzare e uniformare il sistema dei pesi e delle misure fino ad allora vigenti in Europa). Tra i suoi scritti scientifici e letterari: Nuove ricerche sull'equilibrio delle volte (1785), Adnotationes ad calculum
integralem Euleri in quibu nonnulla problemata ab Eulero proposita resolvuntur (1790), La geometria del compasso (1797): dedicato a Napoleone, L'invito. Versi sciolti di Dafni Orobiano a Lesbia Cidonia (1793): poemetto didascalico in endecasillabi sciolti, ispirato agli ideali scientifici del tempo, indirizzato all'amica poetessa Paolina Secco Suardo Grismondi, in Arcadia Lesbia Codonia, in cui la invita a visitare i gabinetti scientifici di scienze naturali, fisica, anatomia, botanica dell'Università di Pavia, dove il Mascheroni insegnava. Vincenzo Monti lo celebrò con la cantica In morte di Lorenzo Mascheroni o Mascheroniana.
Marmo scolpito, nel 1847, da Vincenzo Vela.
Vincenzo Vela (Ligornetto, Canton Ticino, 1820-1891), nato in una zona celebre per i suoi scultori e marmorari, fu avviato fin da bambino al tradizionale mestiere di tagliapietre nelle vicine cave di Besazio e Viggiù; trasferitosi a Milano presso il fratello maggiore Lorenzo (professore di ornato all'Accademia di Brera), dopo un tirocinio nella corporazione dei marmisti del Duomo, entrò nell'Accademia di Brera e fin dal 1835 fu regolarmente il vincitore dei concorsi interni di scultura; tenne lo studio in contrada di Ciovasso al n. 1635; nel 1842 vinse il concorso dell'Accademia di Venezia. Animato da sentimenti indipendentisti e anti-austriaci, prese parte alle Cinque Giornate di Milano (18-22 marzo 1848); insegnò all'Accademia Albertina di Torino, dove eseguì i monumenti a Daniele Manin e a Vittorio Emanuele II. Nel 1867 ritornò definitivamente a Ligornetto partecipando a numerose commissioni, mostre e concorsi; in occasione dell'apertura del traforo ferroviario del San Gottardo
(1° gennaio 1882), offrì il famoso altorilievo Le vittime del lavoro alla memoria dei 133 caduti nei cantieri del tunnel. Allo scultore del "verismo-sociale" Lugano ha dedicato un tratto di lungolago, mentre a Ligornetto nella casa-museo dei Vela è esposta la sua gipsoteca, tra cui il modello in gesso del busto a Lorenzo Mascheroni della Biblioteca, che venne esposto a Milano all'Esposizione delle opere di Belle Arti nell'anno 1863. Esso fu offerto dai milanesi nel 1847 "in segno di fratellanza e di concordia" alla città di Bergamo in merito alla cosiddetta "mozione Nazari".
Il basamento è dello stuccatore e marmorario bergamasco Antonio Galletti (1863), artefice dei lavori di decorazione dell'interno della ex sede dell'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti in Bergamo Alta, e di altari marmorei per il Duomo di Bergamo e chiese parrocchiali nella provincia; nel 1827 fu incaricato di rifare, perchè rovinata, la statua della "Sirena", verso il Palazzo della Ragione, sulla piccola vasca della settecentesca Fontana Contarini in Piazza Vecchia.
- Angelo Mai
Angelo Mai (Schilpario, Bergamo, 1782-Castelgandolfo, Roma, 1854), gesuita, cardinale, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana e poi della Vaticana, conoscitore di letterature orientali e classiche; studioso di palinsesti, trasse alla luce testi di Frontone, Dionigi di Alicarnasso, e il De republica di Cicerone: tale scoperta gli meritò, da parte di Giacomo Leopardi, la canzone Ad Angelo Mai quand'ebbe trovato i libri di Cicerone della Repubblica (1820). Dopo i primissimi studi compiuti nelle scuole di Clusone, entrò nel Seminario di Bergamo, per passare poi nella casa di noviziato dei Gesuiti a Colorno (Parma) e a Napoli, dove insegnò in quel Collegio Mariano; segretario generale della Santa Congregazione di Propaganda Fide, fu creato cardinale nel 1838; è sepolto a Roma nella chiesa di Santa Anastasia, di cui era titolare. La sua produzione letteraria comprende: Scriptorum veterum nova collectio e vaticanis codicibus edita (1825),
Classicorum auctorum e vaticanis codicibus editorum (1828), Spicilegium romanum (1839), Nova patrum bibliotheca (1852). Dopo la morte del cardinale Mai, la sua libreria fu acquistata, per la Biblioteca Vaticana, dal beato Pio IX.
Nel 1954, ricorrendo il I Centenario della morte, gli fu intitolata la Civica Biblioteca di Bergamo.
Marmo firmato e datato "P.TENERANI.FAC.MDCCCXLV.".
Pietro Tenerani (Torano, fraz. di Carrara, Massa Carrara, 1789-Roma 1869), compiute le prime esperienze nello studio dello zio scultore Pietro Marchetti, nel 1813 vinse il pensionato a Roma, dove si stabilì definitivamente, lavorando per quindici anni nell'atelier del danese Bertel Thorwaldsen ed insegnando per molti anni all'Accademia di San Luca; tra le sue opere, vanno menzionati i due monumenti a Simòn Bolívar per Bogotà (1842) e Caracas (1852), la tomba di papa Pio VIII in San Pietro (1856), la statua di San Benedetto nella Basilica di San Paolo in Roma, e, in particolare, il rilievo del monumento funerario a Clelia Severini (1822), che Giacomo Leopardi vide nello studio dell'artista e per il quale scrisse il canto Sopra un basso rilievo antico sepolcrale dove una giovane morta è rappresentata in atto di partire accomiatandosi dai suoi (Roma, Palazzo Braschi).
È singolare il fatto che quest'opera scultorea accomuni due personaggi (Mai e Tenerani), entrambi cantati dal Leopardi.
Il basamento è dello stuccatore e marmorario bergamasco Antonio Galletti (1848).
Sopra gli scaffali delle "colonne" hanno trovato posto
sei busti in gesso bronzato, donati da Bortolo Belotti nel 1928, opera di Nino Galizzi.
Nino Galizzi (Bergamo 1891-1975), scultore; studiò alla Scuola d'Arte "Andrea Fantoni" e alla Scuola dell'Accademia Carrara. Combattè sui fronti della guerra 1915-18. Nel 1923 partecipò alla
Quadriennale di Torino, esponendo accanto alle opere dei maggiori artisti del tempo: Carrà, Casorati, De Chirico, Soffici. Dopo i soggiorni a Roma e a Parigi si stabilì a Milano, dove prese parte attivamente al clima artistico culturale del Novecento. Fra i suoi numerosi lavori vanno ricordati:
Giustizia di Bruto, grande altorilievo per il Palazzo di Giustiza di Milano;
San Benedetto, statua bronzea nel Palazzo della Civiltà del Lavoro all'E.U.R.;
Italia etrusca e
Italia romana, statue in bronzo per il Palazzo delle Poste di Bergamo; due grandi rilievi marmorei sull'ingresso del Palazzo degli Uffici Statali di Bergamo;
Cristo orante, bronzo, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, transetto di sinistra.
- Jacopo Negretti, detto Palma il Vecchio
Jacopo Negretti (Serina, Bergamo, 1480ca.-Venezia 1528), pittore; come altri numerosi artisti bergamaschi si trasferì a Venezia, dove si formò alla scuola di Giovanni Bellini e all'ambiente culturale di Giorgione e Tiziano; importanti esempi della sua arte nella bergamasca sono visibili nelle chiese di Alzano Lombardo, di Peghera in Val Taleggio e di Serina.
- Giuseppe Alessandro Furietti
Giuseppe Alessandro Furietti (Bergamo 1684-Roma 1764), cardinale, erudito, archeologo, iniziatore della Civica Biblioteca di Bergamo; studiò a Milano nel Collegio Elvetico fondato da San Carlo Borromeo; nell'Università di Pavia si laureò in diritto civile e canonico e come esperto giurista lavorò intensamente presso la Santa Sede, dove ebbe la luogotenenza civile dell'Uditore della Camera Apostolica. Fu promotore di importanti scavi archeologici sul complesso di Villa Adriana a Tivoli sulla quale scrisse l'opera De musivis (1752). È sepolto nella chiesa dell'Arciconfraternita dei Bergamaschi a Roma (istituzione fondata nel 1539 dal canonico bergamasco Gian Giacomo Tasso), della quale il Furietti fu protettore dal 1759 al 1764.
- Mario Lupo
Mario Lupo (Bergamo 1720-1789), storico; iniziò gli studi a Bergamo e li continuò a Roma usufruendo del legato Cerasoli (istituito nel 1640 dal teologo Flaminio Cerasoli (Palosco, Bergamo, 1562-Roma 1640) per favorire agli studi, nella città papale, meritevoli giovani bergamaschi); tornato a Bergamo fu nominato archivista della Cattedrale (1746) e primicerio del Capitolo della Cattedrale (1762), dedicandosi allo studio di antiche pergamene e alla stesura del celebre Codex diplomaticus civitatis, et ecclesiae bergomatis, edito in due volumi, il primo apparso nel 1784 e il secondo, postumo, nel 1799. I documenti medievali da lui studiati e raccolti, tra i quali alcuni diplomi imperiali, formano la raccolta pergamenacea più preziosa della Biblioteca. Nel 1762 curò la preparazione delle feste indette da Bergamo per celebrare la beatificazione del cardinale Gregorio Barbarigo e nel 1765 quelle della solenne intronizzazione delle reliquie dei Santi Fermo, Rustico e Procolo all'altare disegnato da
Filippo Juvarra (1731).
- Girolamo Tiraboschi
Girolamo Tiraboschi (Bergamo 1731-Modena 1794), gesuita, storico, erudito; ai primi studi di Bergamo, seguirono quelli presso i Gesuiti di Monza e di Genova; bibliotecario e professore di retorica nel Collegio milanese di Brera, pubblicò una ricca documentazione sulla storia degli Umiliati Vetera humiliatorum monumenta adnotationibus ac dissertationibus prodromis illustrata (1766). Nel 1770 fu invitato dal duca Francesco III a ricoprire la carica di prefetto della Biblioteca Estense, già tenuta da Lodovico Antonio Muratori; a Modena si impegnò in ricerche erudite, raccolte poi in numerosi volumi, tra cui: Biblioteca modenese ovvero notizie della vita e delle opere degli scrittori di Modena (1781), Dell'origine della poesia rimata (1790), Memorie storiche modenesi (1793), ma la sua fama rimane legata alla Storia della letteratura italiana (1772), monumento dell'erudizione settecentesca. Morì a Modena nella parrocchia di San Domenico, ma venne tumulato
nell'antica chiesa dei Santi Faustino e Giovita.
La figura del Tiraboschi è ricordata presso la Biblioteca Estense con un ritratto, un busto in bronzo, un'ala del palazzo a lui intitolata mediante una lapide.
- Giacomo Quarenghi
Giacomo Quarenghi (Capiatone, frazione di Rota Imagna, Bergamo, 1744-San Pietroburgo 1817), pittore, architetto protetto da Caterina II di Russia; frequentò le scuole della Misericordia di Bergamo e prese lezioni di pittura da Giovanni Raggi (1712-1793) e Paolo Maria Bonomini (1703-dopo il 1779); durante il soggiorno a Roma, presso il pittore boemo Anton Raphael Mengs, indirizzò gli studi verso l'architettura e, nel 1770, avviò la sua maggiore opera italiana: il rifacimento dell'interno della chiesa di Santa Scolastica a Subiaco. Dal 1779 fu attivo in Russia sotto i regni di Caterina II, Paolo I, Alessandro I, per i quali si impegnò in un vasto programma di rinnovamento architettonico e urbanistico, soprattutto a Pietroburgo, progettando numerosi palazzi pubblici e privati: il Teatro dell'Ermitage, la Banca Imperiale, l'Istituto Smol'nyj. È sepolto nel cimitero del monastero Alessandro Nevskij, con i personaggi più rappresentativi della cultura russa. Della sua vasta
attività la Biblioteca custodisce la più grande raccolta al mondo di disegni.
- Pietro Ruggeri
Pietro Ruggeri (Stabello, fraz. di Zogno, Bergamo, 1797-Bergamo 1858), ragioniere, poeta dialettale bergamasco; nel 1827 fu tra i fondatori dell'Accademia Filarmonica presso il Teatro della Fenice in Borgo San Leonardo; su richiesta del musicista bavarese Johann Simon Mayr compose la scena comica Oh de la mula - ol Tone meuliner e 'l Bortol meulater (1842), che venne poi musicata e cantata, in duetto, dal tenore Girolamo Forini con il basso Giovanni Giordani.
Pregevole è la raccolta di
26 ritratti alle pareti. In basso, tra i finestroni, ci sono quelli di:
- Pietro Spini
Pietro Spini (Albino, Bergamo, 1513-Bergamo 1585), letterato, poeta; fu tesoriere di Bergamo, riformatore degli statuti della città e tra i fondatori dell'Accademia dei Caspi (1547), sorta per curare l'istruzione dei giovani bergamaschi; biografo di Bartolomeo Colleoni, scrisse l'Historia della vita et fatti dell'eccellentissimo capitano di guerra Bartolomeo Coglione (1569). Apprezzato poeta, le sue opere in versi furono edite nelle Rime raccolte dallo stampatore valentissimo Comino Ventura (Sabbio Chiese, Brescia, 1550ca.-Bergamo 1617).
Dipinto di anonimo bergamasco, ambito di Giovan Battista Moroni.
- Alberico da Rosciate
Alberico da Rosciate (Rosciate, fraz. di Scanzorosciate, Bergamo, 1290ca.-Bergamo 1360), giureconsulto, letterato, ambasciatore al servizio dei Visconti; dopo aver studiato diritto a Padova, esercitò a Bergamo e, per la grande fama cui presto assurse, ebbe importanti incarichi e lavorò alla compilazione degli statuti bergamaschi del 1331. È famosa la sua ambasceria del 1340 fatta a papa Benedetto XII in Avignone per perorare la causa di revoca dell'interdetto che gravava su Bergamo sin dal 1329, anno in cui la città si dichiarò per l'antipapa Nicolò V, anzichè per il papa legittimo Giovanni XXII; Alberico da Rosciate ottenne il proscioglimento delle censure, a patto però che i bergamaschi si obbligassero a edificare nella loro Cattedrale una cappella in onore di San Benedetto: la cappella eretta è la prima di destra e l'episodio dell'ambasceria è ben illustrato nella predella della pala di Andrea Previtali (1524), che fu collaudata da Lorenzo Lotto e Antonio Boselli. In materia giuridica lasciò
scritti importanti come: Dictionarium iuris, Quaestiones statutorum, i grandi Commentaria al Digesto e al Codice; in campo letterario è conosciuto per la versione latina del commento completo di tutta la Divina Commedia, scritto prima del 1330 in volgare dal grammatico bolognese Iacopo della Lana (1290ca.-1365ca.): il manoscritto è noto nella nostra Biblioteca come "Codice Grumelli" perchè donato nell'Ottocento dalla contessa Medea Grumelli.
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Seicento riconducibile all'incisione inserita nella Scena letteraria de gli scrittori bergamaschi aperta alla curiosità de suoi concittadini (1664) di Donato Calvi.
- Angelo Mai
Angelo Mai (Schilpario, Bergamo, 1782-Castelgandolfo, Roma, 1854), gesuita, cardinale, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana e poi della Vaticana, conoscitore di letterature orientali e classiche; studioso di palinsesti, trasse alla luce testi di Frontone, Dionigi di Alicarnasso, e il De republica di Cicerone: tale scoperta gli meritò, da parte di Giacomo Leopardi, la canzone Ad Angelo Mai quand'ebbe trovato i libri di Cicerone della Repubblica (1820). Dopo i primissimi studi compiuti nelle scuole di Clusone, entrò nel Seminario di Bergamo, per passare poi nella casa di noviziato dei Gesuiti a Colorno (Parma) e a Napoli, dove insegnò in quel Collegio Mariano; segretario generale della Santa Congregazione di Propaganda Fide, fu creato cardinale nel 1838; è sepolto a Roma nella chiesa di Santa Anastasia, di cui era titolare. La sua produzione letteraria comprende: Scriptorum veterum nova collectio e vaticanis codicibus edita (1825),
Classicorum auctorum e vaticanis codicibus editorum (1828), Spicilegium romanum (1839), Nova patrum bibliotheca (1852). Dopo la morte del cardinale Mai, la sua libreria fu acquistata, per la Biblioteca Vaticana, dal beato Pio IX.
Nel 1954, ricorrendo il I Centenario della morte, gli fu intitolata la Civica Biblioteca di Bergamo.
Dipinto di Giovanni Moriggia, databile al 1824.
Giovanni Moriggia (Caravaggio, Bergamo, 1796-1878), allievo di Giuseppe Diotti all'Accademia Carrara di Bergamo, ottenne nel 1816 il primo premio nella prova di Accademia del Nudo; passò in seguito all'Accademia di San Luca a Roma, dove vinse il primo premio nel Corso di Scuola di Figura (1822). Ricercato dalla polizia austriaca perchè iscritto alla "Giovine Italia" di Giuseppe Mazzini (1831), riparò a Basilea; in virtù dell'amnistia dell'imperatore Ferdinando I d'Austria, rientrò in Italia stabilendosi a Milano; fu autore di ottimi ritratti e lasciò la sua opera più importante nella vasta decorazione ad affresco all'interno del Santuario di Caravaggio (Bergamo).
Ritratto eseguito su commissione di Giuseppe Diotti e Giovanni Simone Mayr e donato, nel 1825, all'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo.
- Pier Antonio Serassi
Pier Antonio Serassi (Bergamo 1721-Roma 1791), abate, letterato, erudito; studiò retorica e filosofia a Bergamo, e teologia a Milano; esplicò notevole attività come curatore di testi classici per lo stampatore di Bergamo Pietro Lancellotti (pseudonimo dell'abate Jacopo Calisto); scrisse importanti biografie di Dante, Petrarca, Bembo, Bernardo Tasso; insegnò retorica nel Collegio Mariano e rilanciò l'antica Accademia degli Eccitati (ora Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo). Nel 1754 si trasferì a Roma come rettore del Collegio Cerasoli (istituito nel 1640 dal teologo Flaminio Cerasoli (Palosco, Bergamo, 1562-Roma, 1640) per favorire agli studi, nella città papale, meritevoli giovani bergamaschi); fu poi segretario del nostro cardinale Giuseppe Alessandro Furietti, indi del cardinale bresciano Ludovico Calini (o Calino) e tenne fino al 1791 la carica di Minutante della Segreteria di Propaganda Fide; è sepolto a Roma nella chiesa di Santa Maria in Via.
La sua opera maggiore è La vita di Torquato Tasso (1785); il passaggio alla Biblioteca della sua raccolta di preziose edizioni e di manoscritti rari diede origine alla celebre Raccolta Tassiana, che, successivamente arricchitasi di altri lasciti, è oggi il vanto della Biblioteca: custodisce, infatti, il più cospicuo patrimonio bibliografico relativo alla figura e all'opera di Bernardo e Torquato Tasso.
Dipinto di Martino De' Boni.
Erroneamente attribuito a Bartolomeo Nazari (Clusone, Bergamo, 1693-Milano 1758), è invece, come si apprende inconfutabilmente proprio dal "Carteggio Serassi", opera di Martino De' Boni (Venezia 1753-Roma 1831ca.), il quale, dopo aver vinto, nel 1779, il primo premio al concorso dell'Accademia di Belle Arti di Parma, andò a perfezionarsi a Roma dove, nel 1782, ritrasse il Serassi.
Il Comune di Bergamo nel 1882 acquistò il ritratto dalla famiglia Serassi.
- Basilio Zanchi
Basilio Zanchi (Bergamo 1501ca.-Roma 1558), umanista; come i fratelli Gian Crisostomo e Gian Dionigi si formò alla scuola di lettere latine di Giovita Rapicio da Chiari (colto umanista e pubblico insegnate in Bergamo, che tenne lezioni nella Cappella Colleoni) ed entrò nella Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi e, tutti e tre, vestirono l'abito monastico nel convento di Santo Spirito in Bergamo, dove crearono un ammirato centro di cultura e religiosità. Recatosi a Roma, ebbe l'ufficio di Custode della Biblioteca Apostolica Vaticana e tenne amicizia con celebri letterati; vagò poi per l'Italia e, arrestato come "monaco vagante" per disubbidienza al decreto emanato da papa Paolo IV (1558) che imponeva ai monaci di tornare ai loro monasteri, venne rinchuso in Castel Sant'Angelo, dove morì. È autore del poema De horto sophiae (1540), lodato anche dall'amico Bernardo Tasso.
Dipinto attribuito a Giovanni Raggi, stante la sigla a penna sul telaio ligneo: "G.R.F." (Giovanni Raggi Fece).
Giovanni Raggi (Bergamo 1712-1793) si formò alla scuola di Fra' Galgario e si perfezionò a Venezia sotto la guida di Giovan Battista Tiepolo, dal quale acquisì le preziosità cromatiche che personalizzò nelle opere della sua vasta committenza.
Il ritratto è riconducibile all'incisione inserita nella Scena letteraria de gli scrittori bergamaschi aperta alla curiosità de suoi concittadini (1664) di Donato Calvi.
- Giuseppe Ronchetti
Giuseppe Ronchetti (Bergamo 1752-Nembro, Bergamo, 1838), storiografo bergamasco, poeta, oratore, segretario e teologo del vescovo Gianpaolo Dolfin, parroco di Boltiere (1800-05), arciprete capo e vicario foraneo di Nembro (1805-38); fu discepolo di Mario Lupo e del canonico Camillo Agliardi (Bergamo 1749-1795), e delle loro ricerche si valse per scrivere la sua opera più importante Memorie istoriche della città e chiesa di Bergamo (1805).
Dipinto di Francesco Ferrari, databile al 1839.
Francesco Ferrari (Villa d'Ogna, Bergamo, 1811-Pavia dopo il 1853), alunno di Giuseppe Diotti ai corsi dell'Accademia Carrara di Bergamo, si segnalò per numerosi premi e riconoscimenti; ebbe come compagni di studi Enrico Scuri e i fratelli Trécourt. Nel 1842 si trasferì a Pavia per seguire, come aiutante, l'amico Giacomo Trécourt, appena nominato direttore della locale Scuola di Disegno.
In alto, disposti secondo la data di nascita dell'effigiato:
- Dante Alighieri
Dante Alighieri (Firenze 1265-Ravenna 1321), poeta. Sulla sua predilezione per la letteratura ebbero notevole influsso gli insegnamenti di Brunetto Latini e Guido Cavalcanti; combattè nella battaglia di Campaldino (1289) contro la ghibellina città di Arezzo; partecipò attivamente alla vita politica di Firenze, che abbandonerà per l'esilio nel 1303 trovando accoglienza presso vari signori, tra cui i Della Scala a Verona, i Malaspina in Lunigiana, Guido Novello da Polenta a Ravenna, dove morì e venne sepolto nella chiesa di San Francesco. Oltre alla Divina Commedia, la sua attività poetica comprende anche: la Vita nova (1292), il De vulgari eloquentia (1303), il Convivio (1304), la Monarchia (1312).
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Seicento.
- Alberico da Rosciate
Alberico da Rosciate (Rosciate, fraz. di Scanzorosciate, Bergamo, 1290ca.-Bergamo 1360), giureconsulto, letterato, ambasciatore al servizio dei Visconti; dopo aver studiato diritto a Padova, esercitò a Bergamo e, per la grande fama cui presto assurse, ebbe importanti incarichi e lavorò alla compilazione degli statuti bergamaschi del 1331. È famosa la sua ambasceria del 1340 fatta a papa Benedetto XII in Avignone per perorare la causa di revoca dell'interdetto che gravava su Bergamo sin dal 1329, anno in cui la città si dichiarò per l'antipapa Nicolò V, anzichè per il papa legittimo Giovanni XXII; Alberico da Rosciate ottenne il proscioglimento delle censure, a patto però che i bergamaschi si obbligassero a edificare nella loro Cattedrale una cappella in onore di San Benedetto: la cappella eretta è la prima di destra e l'episodio dell'ambasceria è ben illustrato nella predella della pala di Andrea Previtali (1524), che fu collaudata da Lorenzo Lotto e Antonio Boselli. In materia giuridica lasciò
scritti importanti come: Dictionarium iuris, Quaestiones statutorum, i grandi Commentaria al Digesto e al Codice; in campo letterario è conosciuto per la versione latina del commento completo di tutta la Divina Commedia, scritto prima del 1330 in volgare dal grammatico bolognese Iacopo della Lana (1290ca.-1365ca.): il manoscritto è noto nella nostra Biblioteca come "Codice Grumelli" perchè donato nell'Ottocento dalla contessa Medea Grumelli.
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Seicento.
- Francesco Petrarca
Francesco Petrarca (Arezzo 1304-Arquà, Padova, 1374), poeta; mentre il padre esercitava la professione notarile presso la curia pontificia in Avignone, la famiglia alloggiò nella vicina cittadina di Carpentras (1312), e lì il giovane Francesco compì gli studi di grammatica e retorica, sotto la guida del maestro Convenevole da Prato, prima di recarsi a studiare diritto a Montpellier e a Bologna. Rientrato ad Avignone, prese gli ordini minori e iniziò la carriera ecclesiastica al seguito della potente famiglia romana dei Colonna, entrando prima al servizio di Giacomo, vescovo di Lombez in Guascogna, poi del cardinale Giovanni, compiendo numerosi viaggi. Dal 1337 si stabilì a Vaucluse dedicandosi alla stesura di gran parte della sua vasta produzione letteraria, tra cui: l'Africa (1338), il Canzoniere (1342), il Bucolicum carmen (1346), le Invective contra medicum (1352). Nel 1353 lasciò la Provenza e prese dimora presso i Visconti a Milano, che lasciò per Venezia
vivendo in un palazzo concessogli dal Senato a condizione che lasciasse alla Repubblica la propria biblioteca. Soggiornò infine ad Arquà, dove morì.
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Seicento.
- Gasparino Barzizza
Gasparino Barzizza (Bergamo 1360ca.-Milano 1430), umanista, maestro di ciceronianismo; si addottorò in grammatica e retorica a Pavia e in arti a Padova, dove aprì una scuola che annoverò tra i suoi scolari anche il genovese Leon Battista Alberti; per i suoi grandi meriti ebbe la cittadinanza padovana e veneziana; fu al servizio di Gian Galeazzo e Filippo Maria Visconti. Segretario apostolico con l'antipapa Giovanni XXIII e con papa Martino V, presenziò per qualche tempo al Concilio di Costanza (1414-18). La sua fama è legata alla decifrazione del gruppo di opere retoriche di Cicerone, scoperte nel 1421 dal vescovo di Lodi Gherardo Landriani nell'archivio della cattedrale. Tra le opere pubblicate: Vocabolarium breve (1417ca.), che ebbe numerose edizioni (la prima nel 1509), De compositione (1420ca.).
Dipinto di Vincenzo Angelo Orelli.
Vincenzo Angelo Orelli (Locarno 1751-Bergamo 1813) venne istruito alla pittura dal padre e dopo un breve soggiorno a Roma si riunì con i familiari a Bergamo, dando l'avvio ad una prodigiosa attività, che lo portò a operare in molte chiese della nostra provincia; a lui fu richiesto il ciclo di illustrazioni per il Codex diplomaticus di Mario Lupo (1784).
Il ritratto è riconducibile all'incisione inserita nella Scena letteraria de gli scrittori bergamaschi aperta alla curiosità de suoi concittadini (1664) di Donato Calvi.
- Guiniforte Barzizza
Guiniforte Barzizza (Pavia 1406-Milano 1463), figlio di Gasparino, umanista; si laureò in arti a Pavia e vi insegnò filosofia morale; nel 1432 si recò in Catalogna al servizio di Alfonso d'Aragona, che accompagnò nella guerra contro Tunisi; fu vicario generale sotto Filippo Maria Visconti, per il quale commentò in volgare nel 1440 l'Inferno di Dante; successivamente passò presso Francesco Sforza, che gli affidò l'educazione del figlio primogenito Galeazzo Maria.
Dipinto di Vincenzo Angelo Orelli.
Vincenzo Angelo Orelli (Locarno 1751-Bergamo 1813) venne istruito alla pittura dal padre e dopo un breve soggiorno a Roma si riunì con i familiari a Bergamo, dando l'avvio ad una prodigiosa attività, che lo portò a operare in molte chiese della nostra provincia; a lui fu richiesto il ciclo di illustrazioni per il Codex diplomaticus di Mario Lupo (1784).
Il ritratto è riconducibile all'incisione inserita nella Scena letteraria de gli scrittori bergamaschi aperta alla curiosità de suoi concittadini (1664) di Donato Calvi.
- Pietro Bembo
Pietro Bembo (Venezia 1470-Roma 1547), cardinale, umanista; discendente da una delle grandi famiglie dell'aristocrazia veneziana, ebbe una buona educazione sia in ambito letterario che filosofico. Da giovane compì molti viaggi al seguito del padre, che fu podestà di Bergamo nel 1489; molto importanti per la sua formazione furono i soggiorni a Messina, vivo centro dell'ellenismo, dove frequentò le lezioni del grande filosofo greco Costantino Lascaris, e a Ferrara per gli stretti rapporti di amicizia con Ludovico Ariosto. Fu legato all'attività di Aldo Manuzio, il più importante dei tipografi del Rinascimento. Dopo un periodo trascorso alla corte di Urbino, passò a Roma, e da papa Leone X ricevette la carica di "datario dei brevi" (responsabile dei documenti ufficiali pontifici); la sua attività di studioso lo riportò a Padova e a Venezia: entrò nell'ordine dei Gerosolomitani (1522), ebbe l'incarico di bibliotecario e pubblico storiografo della Repubblica di San Marco, iniziò la redazione in latino dei
dodici libri delle Rerum venetarum historiae, ma ricevuta da papa Paolo III la nomina a cardinale, tornò a Roma occupandosi anche della cura dei vescovati di Gubbio e poi di Bergamo, però senza mai venirvi, e inviando come suffraganeo l'allievo Vittore Soranzo (1547-58). Altre sue opere importanti sono: gli Asolani (1505), le Rime (1530).
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Seicento ispirato al modello di Tiziano.
- Giovanni Bressani
Giovanni Bressani (Bergamo 1489-1560), umanista, scrittore di versi latini e volgari, novelliere, poeta dialettale (è ritenuto il primo poeta in dialetto bergamasco); animatore di un cenacolo letterario con Pietro Spini, Isotta Brembati, Lucia Albani; le sue due opere maggiori uscirono postume nel 1574: Valerius maximus in disticha redactus e Tumuli, tum latina, tum etrusca, tum bergomea lingua compositi & temporis ordine collocati (raccolta di epitaffi in latino, italiano e bergamasco).
Dipinto di Giovanni Raggi, stante la scritta a penna sul telaio ligneo: "Jo. Radius F. 1782".
Giovanni Raggi (Bergamo 1712-1793), formatosi alla scuola di Fra' Galgario, si perfezionò a Venezia sotto la guida di Giovan Battista Tiepolo, dal quale acquisì le preziosità cromatiche che personalizzò nelle opere della sua vasta committenza.
Il ritratto è riconducibile al profilo impresso sulla medaglia coniata in onore del Bressani dopo la sua morte.
- Gian Crisostomo Zanchi
Gian Crisostomo Zanchi (Bergamo 1500-1566), canonico lateranense in Santo Spirito, storico, giureconsulto, fratello di Basilio; fu educato alle lettere latine presso la scuola di Giovita Rapicio da Chiari, chiamato ad insegnare a Bergamo nel 1508. L'anno 1524 entrò con i fratelli Basilio e Dionigi nel monastero dei Canonici Lateranensi di Santo Spirito in Bergamo, originando un animato centro di cultura e religiosità. Dopo esser stato priore di Santo Spirito, fu eletto nel 1559 Generale della Congregazione. A lui spetta anche il merito di aver dotato la rinascimentale chiesa di Santo Spirito di un organo prodotto dalla famosa bottega degli Antegnati (1566). Nella sua opera De origine Orobiorum sive Cenomanor. (1531), dedicata al principe degli umanisti Pietro Bembo, illustra la storia di Bergamo attraverso le iscrizioni di antiche lapidi.
Dipinto di Antonio Cifrondi.
Antonio Cifrondi (Clusone, Bergamo, 1656-Brescia 1730), pittore; si applicò nel corso della sua attività pittorica in numerosi generi, usando diverse tecniche; all'inizio del 1700 ottenne di essere ospitato nel convento di Santo Spirito in Bergamo in cambio di una larga produzione di dipinti; morì a Bresca, dove si era trasferito nel 1720 circa.
Il ritratto della Biblioteca è copia dall'originale di Giovan Battista Moroni, esposto all'Accademia Carrara, anch'esso già della Biblioteca.
- Giovanni Girolamo Albani
Giovanni Girolamo Albani (Bergamo 1509-Roma 1591), studioso di diritto civile e canonico, collaterale generale (vicecomandante) delle forze militari di Venezia (1555), sostenitore del grande inquisitore Michele Ghislieri, cardinale, governatore della Marca d'Ancona, amico di Bernardo Tasso e protettore di Torquato Tasso; compì studi di grammatica e di retorica presso il maestro Giovita Rapicio da Chiari (colto umanista e pubblico insegnante in Bergamo, che tenne lezioni nella Cappella Colleoni); addottoratosi a Padova nel 1529, tornato a Bergamo, ricevette dal doge Andrea Gritti la dignità di "cavaliere aurato". Sostenne il domenicano Michele Ghislieri quando questi fu inquisitore a Bergamo (1550). Nel 1563 le inimicizie tra le potenti famiglie Albani e Brembati sfociarono nella sacrilega uccisione, avvenuta in Santa Maria Maggiore, del conte Achille Brembati perpetrata dai figli dell'Albani. Dal processo che ne seguì l'Albani fu condannato dal Consiglio dei Dieci all'esilio per 5 anni sull'isola
di Lesina in Dalmazia. Scontata la pena si portò a Roma dall'amico Ghislieri, divenuto nel frattempo papa col nome di Pio V, dal quale, dopo aver ricevuto gli ordini minori, fu nominato protonotario apostolico e cardinale. È sepolto in Santa Maria del Popolo in Roma, e il suo monumento funerario è opera di Giovanni Antonio Paracca detto Valsolda (Lugano ?- Roma? 1642ca.). L'Albani scrisse: De donatione Constantini Magni (1535), De potestate papae et concilii (1544); Disputationes de immunitate ecclesiarum (1553).
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Settecento riconducibile all'incisione inserita nella Scena letteraria de gli scrittori bergamaschi aperta alla curiosità de suoi concittadini (1664) di Donato Calvi.
- Giovanni Pietro Maffei
Giovanni Pietro Maffei (Bergamo 1538ca.-Tivoli, Roma, 1603), gesuita, latinista, storico della Chiesa; già professore di eloquenza a Genova e segretario della stessa Repubblica dal 1563 al 1564; nel 1565 si trasferì a Roma per entrare nell'Ordine dei Gesuiti, nel cui Collegio Romano insegnò eloquenza; sin da novizio tradusse in latino classico un'opera di Manuel da Costa riguardante le missioni gesuite in Asia, aggiungendo in appendice numerose lettere di missionari gesuiti, che intitolò Rerum a Societate Jesu in oriente gestarum (1571). Fu membro della commissione istituita nel 1571 da papa Pio V per studiare la risposta cattolica da dare alla pubblicazione delle Centurie di Magdeburgo (prima grande storia della Chiesa di ispirazione protestante). Fu invitato dal re di Portogallo Enrico I a recarsi a Lisbona e a Coimbra (1579-84) per raccogliere e riordinare i documenti relativi alla conquista e all'evangelizzazione dell'India, servendosi dei quali scrisse
Historiarum Indicarum (1588), opera assai pregevole per contenuto storico e per forma letteraria; fra le altre sue opere: De vita et moribus Ignatii Loiolae, qui societatem Jesu fundavit (1585); Vite di tredici confessori di Christo (1595).
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Settecento (1785?) riconducibile all'incisione eseguita da Francesco II Zucchi (Venezia 1692-1764) conservata in Biblioteca (segnatura: Bergamo Illustrata 13, 188).
Lascito testamentario del filantropo Francesco Cedrelli (1876).
- Publio Fontana
Publio Fontana (Palosco, Bergamo, 1548-Desenzano del Garda, Brescia, 1609), parroco di Palosco dal 1569 al 1609, erudito; dopo i primi insegnamenti ricevuti dal padre, notaio e sindaco di Palosco, fu mandato a Chiari, dove esisteva una scuola di teologia, greco, latino. Vestito l'abito religioso, venne inviato a reggere proprio la parrocchia natia dal vescovo di Brescia Domenico Bollani, dal quale allora Palosco dipendeva. Appena libero dai doveri del ministero, approfondì gli studi letterari allacciando scambievoli rapporti di amicizia con illustri umanisti del tempo. Si dedicò anche alla medicina, pittura e scultura, musica (diventando abilissimo nel suonare l'organo e il clavicembalo), chiromanzia, fisiognomonia, botanica (ebbe un giardino con trecento speci arboree). Eccelse soprattutto nelle composizioni latine e in volgare, per lo più edite postume: De musa pedestri carmen (1587); Del proprio, & ultimato fine del poeta (1615);Poemata omnia latine scripta (1752).
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Seicento, riconducibile all'incisione realizzata da Cesare Bassano (Milano 1584-1648) per l'antiporta delle opere a stampa di Publio Fontana.
- Ercole Tasso
Ercole Tasso (Bergamo, notizie dal 1556-1613), filosofo, poeta, letterato, politico; visse molti anni a Bologna dove studiò legge e filosofia nella quale si addottorò. Fu consigliere della città di Bergamo e dal 1577 nunzio stabile a Venezia; cavaliere dell'Ordine dello Speron d'Oro. Più volte eletto membro del consiglio del Pio Istituto della Pietà, si interessò dell'epitaffio (1599) che celebra le gesta e i meriti di Bartolomeo Colleoni, ancor oggi leggibile ai lati del sepolcro del condottiero nella Cappella Colleoni; appare tra gli amministratori della Misericordia Maggiore e, nel 1592, tra i quattro cittadini deputati a scegliere il disegno dell'attuale Palazzo della Biblioteca. Pubblicò: Il confortatore (1595); Della realtà, & perfettione delle imprese (1612); Poesie (1613). È cugino di Torquato.
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Seicento.
Ercole Tasso è ritratto all'età di ventinove anni.
- Bartolomeo Carrara
Bartolomeo Carrara (Bergamo 1707-Roma 1778), teatino, biografo di papa Paolo IV cofondatore con San Gaetano da Thiene dell'Ordine dei Teatini (1524); ancora adolescente entrò nella Congregazione dei Chierici Regolari Teatini e, dopo il noviziato, professò a Venezia (1724). Studiò filosofia a Padova e teologia a Firenze e a Roma. Fu molto legato da rapporti di amicizia e da comuni interessi storico-eruditi con il cardinale Angelo Maria Querini. Trasferito a Ravenna, esercitò la carica di preposito del convento dei Teatini e di penitenziere della cattedrale. Nel 1759 partecipò a Roma al Capitolo Generale e fu eletto consultore e poi procuratore generale dell'Ordine; alloggiò nel convento di San Silvestro a Monte Cavallo, dove morì. Oltre alla Storia di Paolo IV pontefice massimo (1748), scrisse Il primato del romano pontefice difeso contro il libro intitolato -Della potestà dei vescovi circa le dispense composto dal p. Antonio Pereira, e tradotto in italiano nel 1767- (1769).
Pubbicò con lo pseudonimo Carlo Bromato da Eramo.
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca, databile al 1772.
- Gaetano Bertolazzi
Gaetano Bertolazzi (Bergamo 1709-1779), sacerdote, teologo, musicologo, poliglotta, poeta d'occasione; studiò e trattò particolarmente la morale, la dogmatica e la polemica teologia; autodidatta, acquisì ampia cognizione di musica imparando anche a suonare quattro diversi strumenti; autodidatta, apprese più lingue: latino, greco, ebraico, caldeo, olandese, francese, spagnolo, inglese, tedesco.
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca, datato "MDCCLXXIX".
- Pietro Maria Gazzaniga
Pietro Maria Gazzaniga (Bergamo 1720-Vicenza 1799), teologo e predicatore domenicano, pubblico professore di sacra teologia nell'università di Vienna; entrò giovanissimo fra i Domenicani e, compiuti gli studi a Bologna, insegnò a Pavia, a Genova, a Bologna e infine a Vienna, dove tenne dal 1759 al 1782 la cattedra di teologia tomista, allora fondata dall'imperatrice Maria Teresa. Godette la stima e l'amicizia di papa Pio VI (che assistette alle sue lezioni a Vienna) e degli imperatori Maria Teresa e Giuseppe II, il quale gli assegnò una pensione annua di 300 fiorini. Tornato in Italia fu eletto Padre Provinciale dei Domenicani di Lombardia (1783-85). Pubblicò: Praelectiones theologicae (1773), Theologia polemica (1778), Theologiae dogmaticae in systema redactae (1790).
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca del Settecento.
- Pier Antonio Serassi
Pier Antonio Serassi (Bergamo 1721-Roma 1791), abate, letterato, erudito; studiò retorica e filosofia a Bergamo, e teologia a Milano; esplicò notevole attività come curatore di testi classici per lo stampatore di Bergamo Pietro Lancellotti (pseudonimo dell'abate Jacopo Calisto); scrisse importanti biografie di Dante, Petrarca, Bembo, Bernardo Tasso; insegnò retorica nel Collegio Mariano e rilanciò l'antica Accademia degli Eccitati (ora Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo). Nel 1754 si trasferì a Roma come rettore del Collegio Cerasoli (istituito nel 1640 dal teologo Flaminio Cerasoli (Palosco, Bergamo, 1562-Roma, 1640) per favorire agli studi, nella città papale, meritevoli giovani bergamaschi); fu poi segretario del nostro cardinale Giuseppe Alessandro Furietti, indi del cardinale bresciano Ludovico Calini (o Calino) e tenne fino al 1791 la carica di Minutante della Segreteria di Propaganda Fide; è sepolto a Roma nella chiesa di Santa Maria in Via.
La sua opera maggiore è La vita di Torquato Tasso (1785); il passaggio alla Biblioteca della sua raccolta di preziose edizioni e di manoscritti rari diede origine alla celebre Raccolta Tassiana, che, successivamente arricchitasi di altri lasciti, è oggi il vanto della Biblioteca: custodisce, infatti, il più cospicuo patrimonio bibliografico relativo alla figura e all'opera di Bernardo e Torquato Tasso.
Dipinto siglato "VAO F.".
Vincenzo Angelo Orelli (Locarno 1751-Bergamo 1813), pittore; dopo un breve soggiorno a Roma si riunì con i familiari a Bergamo, dando l'avvio ad una intensa attività, che lo portò a operare in molte chiese della nostra provincia; a lui fu richiesto il ciclo di illustrazioni per il Codex diplomaticus di Mario Lupo (1784).
- Giuseppe Celestino Astori
Giuseppe Celestino Astori (Bergamo 1728-1777), medico, fisico, poeta; studiò medicina sotto la guida del protofisico Andrea Pasta (Bergamo 1706-1782), introducendo a Bergamo e praticando nell'Ospedale Maggiore l'innesto del vaiolo (1769), per cui preparò anche una relazione per il magistrato della sanità di Venezia.
Dipinto siglato "VAO F.".
Vincenzo Angelo Orelli (Locarno 1751-Bergamo 1813), pittore; dopo un breve soggiorno a Roma si riunì con i familiari a Bergamo, dando l'avvio ad una intensa attività, che lo portò a operare in molte chiese della nostra provincia; a lui fu richiesto il ciclo di illustrazioni per il Codex diplomaticus di Mario Lupo (1784).
- Gianpaolo Dolfin
Gianpaolo Dolfin (Venezia 1736-Bergamo 1819), canonico regolare lateranense, vescovo di Bergamo dal 1777 al 1819; entrato a quindici anni nei Canonici Regolari Lateranensi, studiò a Padova, dove poi insegnò teologia e filosofia. Eletto vescovo di Bergamo (1777-1819), promosse nella diocesi la devozione al Sacro Cuore di Gesù e avviò la costruzione del nuovo Seminario sul colle di San Giovanni.
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca, databile al 1828 (copia da Vincenzo Angelo Orelli?).
Ritratto eseguito su commissione di Antonio Lupini, priore di Santa Maria Maggiore di Bergamo, e donato, nel 1828, all'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo.
- Paolo Vimercati Sozzi
Paolo Vimercati Sozzi (Milano 1801-Bergamo 1883), conte, avvocato, bibliofilo, collezionista d'arte, numismatico; compiuti gli studi in legge, si dedicò all'archeologia, numismatica, storia, arte. I numerosissimi oggetti da lui raccolti e coordinati furono poi donati nel 1869 alla Città di Bergamo e, successivamente, gran parte di essi andò ad arricchire i musei cittadini e la Biblioteca. Presidente per molti anni dell'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo, membro di ben quaranta Accademie italiane e straniere, si spense nel suo palazzo in via Pignolo, già casa della famiglia Tasso nella quale soggiornò anche Torquato. Il Sozzi scrisse: Spicilegio archeologico della provincia di Bergamo (1835-68); Sulla moneta della città di Bergamo nel secolo decimoterzo (1842).
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca della seconda metà dell'Ottocento.
- Giuseppe Bravi
Giuseppe Bravi (Volpera, fraz. di Mapello, Bergamo, 1784-Bergamo 1865), parroco di Cologno al Serio (1817-60), naturalista, matematico: importanti i suoi calcoli in rapporto al taglio del canale di Suez (1869); fin da giovane seminarista dimostrò particolare predisposizione per le scienze esatte, tanto che nel 1806 gli fu affidato l'incarico di verificare la precisione della grande meridiana, costruita sotto il portico di Palazzo vecchio nel 1798 dall'abate bergamasco Giovanni Albricci, rovinata nei disordini del 1799. Consacrato sacerdote, insegnò grammatica, matematica, fisica nel Seminario di Bergamo fino al 1817, quando divenne parroco di Cologno al Serio (Bergamo), ove realizzò diverse opere parrocchiali e utilizzò le sue conoscenze scientifiche a beneficio degli agricoltori della zona. Compì ricerche sui venti e sull'inalveazione dei fiumi (il Serio in particolare); affrontò il problema delle dighe in Olanda e un suo progetto fu realizzato; i suoi studi risultarono fondamentali per il
taglio dell'istmo di Suez. Motivato da sentimenti patriottici, assunse importanti cariche politiche: consigliere comunale di Bergamo, consigliere provinciale per il mandamento di Verdello, deputato al Parlamento di Torino per il collegio di Ponte San Pietro, prima, e per quello di Caprino Bergamasco, poi. Re Vittorio Emanuele II lo nominò cavaliere dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro. Morì a Bergamo, in casa del fratello Carlo (come lui sacerdote, scienziato, letterato, patriota), ma volle essere sepolto a Cologno al Serio. Tra i numerosi testi pubblicati: Teorica e pratica del probabile (1827), Della cagione dei venti irregolari (1831), Analisi delle opere di Antonio Tadini (1835), Di una nuova maniera di ovviare alle corrosioni dei fiumi (1835), Filosofia delle matematiche (1854).
Dipinto di anonimo di Scuola bergamasca dell'Ottocento in cui il Bravi è ritratto con la croce dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro appuntata sul revers.