Atrio di ingresso
Progettato dall'architetto Vincenzo Scamozzi (Vicenza 1552-Venezia 1616), il nobile atrio d'ingresso (metri 15x10) è coronato da opere scultoree diverse e da lapidi commemorative.
Da sinistra incontriamo:
- Leggìo denominato "Colonna Camozzi", scolpito a forma di albero di quercia, reca sul tronco la data "1849", in ricordo dei volontari bergamaschi accorsi in aiuto dei bresciani durante le Dieci Giornate di Brescia, 23 marzo-1 aprile 1849. Il piano inclinato è ornato con gli stemmi della città di Bergamo e di Brescia.
Proviene dall'ex Museo Camozzi-Vertova di Dalmine, che conservava dipinti, busti, mobili, importanti cimeli e documenti del
Risorgimento (successivamente suddivisi tra Biblioteca e Museo Storico), raccolti dai fratelli:
Giovanni Battista Camozzi (Bergamo 1818-1906), conte, storico, patriota, primo sindaco di Bergamo dal 1860 al 1870, senatore del Regno d'Italia.
Gabriele Camozzi (Bergamo 1823-Dalmine, Bergamo, 1869), conte, patriota bergamasco; profuse le sue ricchezze nell'arruolare volontari per la causa garibaldina; esule a Genova, nella sua Villa dello Zerbino, la notte del 31 dicembre 1858 fu declamato, per la prima volta, l'Inno di Garibaldi, scritto dal poeta marchigiano Luigi Mercantini.
- Busto di Giovanni Battista Rubini
Giovanni Battista Rubini (Romano di Lombardia, Bergamo, 1794-1854) fu uno dei più apprezzati tenori dell'epoca; trionfali i suoi concerti europei in collaborazione con Franz Liszt.
Marmo firmato e datato "P.MARCHESI.F.IN.MILANO.I838".
Pompeo Marchesi (Saltrio, Varese, 1783-Milano 1858), professore all'Accademia di Brera a Milano, imperiale regio statuario di corte, cavaliere di vari ordini; partecipò alla ricca decorazione plastica dell'Arco della Pace e nella Fabbrica del Duomo di Milano; è autore di numerosi monumenti, tra cui quello di Cesare Beccaria in Palazzo di Brera, di Alessandro Volta a Como, di Francesco I a Vienna e Graz, di Johann Wolfgang Goethe a Francoforte; scolpì ornamenti per altari e campanili di chiese parrocchiali bergamasche.
- Epigrafe alla memoria di Guiscardo Lanzi
Guiscardo Lanzi (Bergamo ?-1352), podestà di Milano, Genova, Brescia, Cremona, Piacenza. A Milano riedificò il Verziere e fu consigliere dell'arcivescovo Giovanni Visconti.
Marmo databile alla seconda metà del Trecento.
L'iscrizione sepolcrale, scritta in una bella gotica trecentesca maiuscola, è "forse il primo od un de' primi saggi della lingua volgare in Bergamo" (Angelo Mazzi). Originariamente si trovava sul monumento funerario del Lanzi eretto nel convento di S. Agostino in Bergamo.
- Lapide ricordo di Giacomo Costantino Beltrami
Giacomo Costantino Beltrami (Bergamo 1779-Filottrano, Ancona, 1855), esploratore e viaggiatore. Partecipò alla rivoluzione di Bergamo del 1797 e ricoprì incarichi nell'amministrazione napoleonica (vice ispettore delle armate e giudice a Macerata nel Dipartimento del Musone). Con il crollo del regno napoleonico subì le persecuzioni del restaurato governo pontificio e nel 1821 scelse l'esilio volontario viaggiando per l'Europa, finché, verso la fine del 1822, salpò da Liverpool per l'America, sbarcando a Filadelfia, dove pubblicò il resoconto del suo viaggio europeo con il titolo Deux mots sur des promenades de Paris à Liverpool (1823). L'incontro fortuito con il generale ed esploratore William Clark, conoscitore delle regioni del Nord America e delle tribù indiane che vi risiedevano, lo invogliò a risalire con lui un tratto del Mississippi, per proseguire poi, da solo, lungo il corso del grande fiume, fino a scoprirne le sorgenti (28 agosto 1823). Rientrato a New Orleans, pubblicò
La découverte des sources du Mississippi et de la Rivière Sanglante (1824). In seguito effettuò un viaggio in Messico narrato in Le Mexique (1830), visitò Haiti, Santo Domingo, il Canada e le cascate del Niagara, quindi fece ritorno in Europa (1826). I numerosissimi oggetti raccolti (di straordinario valore documentario) sono per la maggior parte esposti nel nostro Museo Civico di Scienze Naturali intitolato al sacerdote e naturalista "Enrico Caffi" (San Pellegrino Terme, Bergamo, 1866-Bergamo, 1948).
Memoria posta nel 1924 dal "Comitato Dante Alighieri di Bergamo".
- Monumento funerario ai nobili fratelli bergamaschi Corsino
Giovanni Battista, Cavaliere dell'Ordine di Santo Stefano, per le sue imprese militari fu insignito dal Duca di Toscana del comando navale; morì nel 1595 a trentasei anni.
Francesco, Cavaliere Gerosolimitano, combattè numerose battaglie navali contro i Turchi Ottomani; morì nel 1584 a ventinove anni.
Il monumento, in marmo rosato di Zandobbio (Bergamo), fu eseguito tra il 1600 e il 1608.
- Busto di Giovanni Zuccala
Giovanni Zuccala (Bergamo 1788-Pavia 1836), poeta, letterato; docente della Facoltà di Lettere e Filosofia per l'insegnamento di estetica (1820-28), di storia universale e degli stati austriaci, di Germania e d'Italia (1822-36), di filologia latina e letteratura classica latina (1829-36) nell'Università di Pavia, cattedra già tenuta da Vincenzo Monti e Ugo Foscolo; tra i suoi scritti: Della solitudine secondo i principii di Petrarca e di Zimmermann (1818), Della vita di Torquato Tasso (1819).
Marmo, databile al 1836, firmato "P.° MARCHESI FECE IN MILANO".
Pompeo Marchesi (Saltrio, Varese, 1783-Milano 1858), professore all'Accademia di Brera a Milano, imperiale regio statuario di corte, cavaliere di vari ordini; partecipò alla ricca decorazione plastica dell'Arco della Pace e nella Fabbrica del Duomo di Milano; è autore di numerosi monumenti, tra cui quello di Cesare Beccaria in Palazzo di Brera, di Alessandro Volta a Como, di Francesco I a Vienna e Graz, di Johann Wolfgang Goethe a Francoforte; scolpì ornamenti per altari e campanili di chiese parrocchiali bergamasche.
- Epitaffio alla memoria di Bernardo Tasso
Bernardo Tasso (Bergamo o Venezia 1493-Ostiglia, Mantova, 1569), politico, letterato, padre del poeta Torquato. Visse in qualità di segretario presso il modenese Guido Rangone, uomo d'armi al servizio anche di papa Leone X; Ferrante Sanseverino principe di Salerno, che accompagnò in diverse imprese militari e missioni diplomatiche fuori d'Italia; Guglielmo Gonzaga duca di Mantova, il quale lo nominò governatore di Ostiglia. Per volere del figlio Torquato venne sepolto nella chiesa di San Paolo in Ferrara. La sua opera più famosa è l'Amadigi (1560).
Sulla lapide marmorea è stato trascritto l'epitaffio dettato dal figlio Torquato; la lapide è stata collocata nel 1969 per iniziativa del "Centro Studi Tassiani di Bergamo".
- Busto di Paolina Secco Suardo Grismondi
Paolina Secco Suardo (Bergamo 1746-1801) poetessa; moglie del conte Luigi Grismondi municipalista della Repubblica Bergamasca (1797); animatrice di un salotto letterario, strinse amicizia con molti intellettuali dell'epoca; nota col nome arcadico di Lesbia Cidonia, a lei Lorenzo Mascheroni dedicò L'invito versi sciolti di Dafni Orobiano a Lesbia Cidonia (1793), poemetto ispirato agli ideali scientifici del tempo, in cui la invita a visitare i laboratori scientifici dell'Università di Pavia, dove insegnava.
Marmo firmato e datato "D.GANDOLFI.F.J838".
Democrito Gandolfi (Bologna 1797-1874), allievo dell'Accademia di Brera a Milano, tenne lo studio in contrada di Brera al n. 1559; contribuì all'ornamento scultoreo di Porta Venezia a Milano e all'Esposizione delle opere degli artisti e dei dilettanti nelle gallerie dell'I.R. Accademia di belle arti per l'anno 1838 in Milano, mise in mostra il busto oggi in Biblioteca: "ritratto in marmo della Contessa Grismondi poetessa d'Arcadia (Lesbia-Cidonia), commissione di Monsignore Conte Mosconi" (canonico Giovanni Mosconi, nipote della poetessa). Lasciò sue opere nella chiesa di Sant'Andrea a Mantova, nella villa Vigoni a Loveno (Como), al cimitero Vantiniano e alla Pinacoteca Civica Tosio Martinengo di Brescia.
- Busto di Ambrogio Calepio, detto Calepino
Ambrogio Calepio (Bergamo 1440ca.-1509ca.), lessicografo, erudito, frate eremitano nel convento di Sant'Agostino in Bergamo della Congregazione agostiniana di Lombardia degli Osservanti; fece la sua professione di monaco nel 1459 nel convento di Santa Maria Incoronata a Milano, e prima del suo ritorno a Bergamo fu presso i conventi di Mantova, Cremona, Brescia. E' l'autore del primo e fortunato Dictionarium latino, famoso come "Calepino" (1502), che ebbe grande diffusione e fu considerato un compendio della scienza universale. L'ultimo rifacimento, ampliato e riveduto (1718), è dovuto ai lessicografi Jacopo Facciolati e Egidio Forcellini: Septem linguarum Calepinus (latino, ebraico, greco, francese, italiano, spagnolo, tedesco).
Marmo, databile al 1839ca., di Gaetano Matteo Monti.
Gaetano Matteo Monti (Ravenna 1776-Milano 1847), stabilitosi a Milano, aprì lo studio in contrada di Sant'Agnese; nel 1806 vinse il primo premio del concorso dell'Accademia di Brera, della quale divenne consigliere ordinario; fu attivo nella Fabbrica del Duomo e nelle principali costruzioni neoclassiche milanesi dell'Arena, di Porta Venezia, dell'Arco della Pace (insieme all'omonimo milanese Gaetano Monti (1750-1827)), in cui rivelò il meglio di sè nei grandi rilievi celebrativi; altre sue opere: i monumenti a Giuseppe Parini e Giuseppe Zanoja in Palazzo di Brera, il sepolcro del grande vescovo riformatore Gabrio Maria Nava nel Duomo di Brescia, la statua del Mosè per la fontana al Sacro Monte di Varese; nella nostra provincia lavorò per diverse chiese parrocchiali. All'Esposizione delle opere degli artisti e dei dilettanti nelle gallerie dell'I.R. Accademia delle belle arti per l'anno 1840 in Milano, portò un "S. Pietro, statua in marmo, di commissione della fabbriceria di S. Alessandro in
Croce di Bergamo" e un "S. Barnaba pure in marmo, di commissione come sopra".
Nel 1886 la "Società Patriottica Operaja di Bergamo" donò il bozzetto in terracotta visibile sul pianerottolo del primo piano.
- Busto di Bortolo Belotti
Bortolo Belotti (Zogno, Bergamo, 1877-Sonvico, fraz. di Lugano, 1944), avvocato, politico, storico; autore della monumentale Storia di Bergamo e dei Bergamaschi (1940) e di importanti biografie in Gli eccellenti bergamaschi (1956). Fu caro amico di Luigi Einaudi (primo presidente della Repubblica Italiana dal 1948 al 1955), che ospitò nella sua villa di Zogno e con il quale condivise l'esilio in Svizzera, dove fondarono il giornale L'Italia e il secondo risorgimento.
Bronzo dei fratelli gemelli Carlo e Luigi Rigola.
Carlo (Milano 1883-1943) e Luigi (Milano 1883-1948) Rigola, furono allievi all'Accademia di Brera di Ludovico Pogliaghi (tipico esponente della cultura artistica post risorgimentale), col quale poi condivisero lo studio milanese e collaborarono alla porta bronzea centrale e all'altare maggiore del Duomo di Milano, e all'altare maggiore del Duomo di Pisa. I Rigola sono noti anche per aver eseguito le statue ai lati dell'ingresso al Tempio Voltiano di Como, e il monumento ai caduti di Zogno nella guerra del 1915-18, ideato da Bortolo Belotti (1921).
Il busto fu donato nel 1960 da Bernardino Belotti, fratello di Bortolo.
- Busto di Antonio Bonsi
Antonio Bonsi (Bergamo 1742ca.-Lione 1802), letterato, giurista; insegnò diritto nelle Scuole pubbliche della Misericordia Maggiore di Bergamo (o Collegio Mariano) e fu giudice del tribunale criminale di Bergamo; morì a Lione dove partecipava ai lavori della Consulta Straordinaria (Comizi di Lione) 1801-1802, voluta da Napoleone per la revisione dell'organizzazione e degli statuti costituzionali della Repubblica Cisalpina. Autore del Saggio intorno alla maniera di tradurre le opere di eloquenza con il volgarizzamento dell'orazione di M.T. Cicerone a difesa di Deiotaro (1782), è ricordato soprattutto per l'Introduzione allo studio del diritto municipale privato della Città di Bergamo (1788).
Marmo, databile al 1880ca., di anonimo bergamasco.
- Busto di Bartolomeo Colleoni
Bartolomeo Colleoni (Solza, Bergamo, 1400-Malpaga, Bergamo, 1475), condottiero, generale delle milizie venete, mecenate; fondatore del Luogo Pio della Pietà a beneficio di fanciulle povere nubende, ideatore delle Rogge colleonesche che ancora oggi irrigano parte della pianura bergamasca.
È sepolto a Bergamo nella Cappella Colleoni, eretta tra il 1472 e il 1475 dall'architetto pavese Giovanni Antonio Amadeo.
Il suo monumento equestre a Venezia fu modellato dal fiorentino Andrea Verrocchio negli anni 1481-88 e fuso dal veneziano Alessandro Leopardi nel 1496.
Bozzetto in gesso, dipinto a finto bronzo, firmato "Somaini fece".
Francesco Somaini (Maroggia, Canton Ticino, 1795-Milano 1855), consigliere ordinario e professore all'Accademia di Brera a Milano, realizzò opere per la Fabbrica del Duomo e per i cantieri neoclassici dell'Arco della Pace e di Porta Venezia; altri suoi lavori: il cenotafio all'architetto milanese Luigi Cagnola per la maestosa "Rotonda" di Inverigo (Como), la bella fontana d'Igea (1843) per la piazza principale di Trescore Balneario (Bergamo), i pregevoli rilievi interni della chiesa parrocchiale di Ghisalba (Bergamo). All'Esposizione delle opere degli artisti e dei dilettanti nelle gallerie dell'I.R. Accademia delle belle arti per l'anno 1840 in Milano, presentò il "Ritratto più del vero in marmo, rappresentante Bartolomeo Colleoni Capitano Generale fondatore del Luogo Pio della Pietà di Bergamo, eseguito per commissione di quel Pio Istituto".
Esiste una copia di questo bozzetto presso il Luogo Pio della Pietà.
Il busto definitivo in marmo (1840ca.) è visibile lungo lo scalone di Palazzo Frizzoni, sede del Comune di Bergamo.
- Busto di Giovanni Maria Benzoni
Giovanni Maria Benzoni (Songavazzo, Bergamo, 1809-Roma 1873), scultore; nel 1828 fu inviato dal conte Luigi Tadini (fondatore dell'Accademia Tadini di Lovere) a Roma presso l'Accademia di San Luca a perfezionare la sua spiccata attitudine per la scultura; superati con lode gli studi, vi avviò uno studio molto frequentato con circa cinquanta sbozzatori al suo servizio per far fronte alle committenze dei personaggi più insigni dell'epoca. Nominato ambasciatore pontificio, compì diversi viaggi artistico-diplomatici in Europa. Suo è il monumento sepolcrale al cardinale Angelo Mai nella chiesa di Santa Anastasia in Roma (1857) e nella parrocchiale di Schilpario, il cui busto in marmo fu esposto a Milano all'Esposizione delle opere di belle arti nell'anno 1863.
Autoritratto, marmo firmato e datato "G.M.BENZONI.F.ROMA.A.1861".
- Busto di Giuseppe Mangili
Giuseppe Mangili (Molini della Sonna, fraz. di Caprino Bergamasco, Bergamo, 1767-1829), abate, naturalista; ricevette la prima educazione nel Seminario di Bergamo; discepolo a Firenze del fisiologo e naturalista trentino Felice Fontana; titolare della cattedra di storia naturale, quale successore di Lazzaro Spallanzani, nell'Università di Pavia (nonché rettore per l'anno accademico 1800-01); membro del corpo legislativo della Repubblica Cisalpina, partecipò ai lavori della Consulta Straordinaria (o Comizi di Lione, 1801-02), voluta da Napoleone per la revisione dell'organizzazione e degli statuti costituzionali della Repubblica Cisalpina. Carissimo amico di Lorenzo Mascheroni, col quale compì alcuni viaggi in Italia; autore del trattato scientifico De systemate nerveo ac hirudinis, lumbrici terrestris, aliorumque vermium (1795), dedicato all'anatomista e chirurgo trevigiano Antonio Scarpa, e del saggio Dei mammiferi soggetti a periodico letargo (1818).
Marmo, databile al 1866ca., di anonimo bergamasco.
Il busto fu esposto alla "Prima Esposizione Nazionale di Storia della Scienza", Firenze 1929, nella sala dedicata a Bergamo.
- Busto di Bartolomeo Colleoni
Bartolomeo Colleoni (Solza, Bergamo, 1400-Malpaga, Bergamo, 1475), condottiero, generale delle milizie venete, mecenate; fondatore del Luogo Pio della Pietà a beneficio di fanciulle povere nubende, ideatore delle Rogge colleonesche che ancora oggi irrigano parte della pianura bergamasca.
È sepolto a Bergamo nella Cappella Colleoni, eretta tra il 1472 e il 1475 dall'architetto pavese Giovanni Antonio Amadeo.
Il suo monumento equestre a Venezia fu modellato dal fiorentino Andrea Verrocchio negli anni 1481-88 e fuso dal veneziano Alessandro Leopardi nel 1496.
Decorazione scultorea del 1702 di Carlo Antonio Pagano (Valsolda, Como).
- Monumento funerario ai nobili fratelli bergamaschi Agosti
Giovanni Battista, comandante delle truppe venete; dopo la guerra di Creta, combattendo in Dalmazia, morì di febbre nel 1652 all'età di trentatre anni.
Luca, combattè contro i Turchi Ottomani, dapprima gravemente ferito a Creta nel 1648, ritornato in battaglia venne colto da febbre e ne morì nel 1650.
Il monumento, databile alla seconda metà del Seicento, è in marmo di Zandobbio (Bergamo).
- Serie di 3 lapidi marmoree (secc. XIX-XX) sulle vicende riguardanti la Biblioteca.
- Serie di 20 medaglioni in gesso (1859ca.) realizzata nella bottega dello stuccatore e marmorario bergamasco Antonio Galletti, autore di altari marmorei per il Duomo di Bergamo e chiese parrocchiali nella provincia; nel 1827 fu incaricato di rifare, perchè rovinata, la statua della Sirena, verso il Palazzo della Ragione, sulla piccola vasca della settecentesca Fontana Contarini in Piazza Vecchia.
I medaglioni, originariamente, decoravano l'interno della sede dell'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti in Bergamo Alta.
Nel 1935, anno in cui la serie venne trasportata in Biblioteca, fu fatto scrivere al "decoratore Carrara" il nome dei singoli personaggi, commettendo però alcune errate identificazioni iconografiche.
- Guglielmo Longo
Guglielmo Longo (Adrara San Martino, Bergamo, 1240ca.-Avignone 1319), dottore in diritto canonico e civile; cancelliere di Carlo II d'Angiò di Sicilia; cardinale di curia, difese papa Bonifacio VIII contro Filippo il Bello nel secondo Concilio di Vienne (1311-12). Fu il primo commendatario del monastero benedettino di Pontida ricostruendone la chiesa abbaziale; fondò a Bergamo i conventi dei Celestini di San Nicolò di Plorzano e di Santo Spirito (al quale era annesso un ospedale); il suo monumento sepolcrale, attribuito a Ugo da Campione (1330), si trova nella basilica di Santa Maria Maggiore in Bergamo.
- Gasparino Barzizza
Gasparino Barzizza (Bergamo 1360ca.-Milano 1430), umanista, maestro di ciceronianismo; si addottorò in grammatica e retorica a Pavia e in arti a Padova, dove aprì una scuola che annoverò tra i suoi scolari anche il genovese Leon Battista Alberti; per i suoi grandi meriti ebbe la cittadinanza padovana e veneziana; fu al servizio di Gian Galeazzo e Filippo Maria Visconti. Segretario apostolico con l'antipapa Giovanni XXIII e con papa Martino V, presenziò per qualche tempo al Concilio di Costanza (1414-18). La sua fama è legata alla decifrazione del gruppo di opere retoriche di Cicerone, scoperte nel 1421 dal vescovo di Lodi Gherardo Landriani nell'archivio della cattedrale lodigiana. Tra le opere pubblicate: Vocabolarium breve (1417ca.), che ebbe numerose edizioni (la prima nel 1509), De compositione (1420ca.).
- Guiniforte (non Guininforte) Barzizza
Guiniforte Barzizza (Pavia 1406-Milano 1463), figlio di Gasparino, umanista; si laureò in arti a Pavia e vi insegnò filosofia morale; nel 1432 si recò in Catalogna al servizio di Alfonso d'Aragona, che accompagnò nella guerra contro Tunisi; fu vicario generale sotto Filippo Maria Visconti, per il quale commentò in volgare, nel 1440, l'Inferno di Dante; successivamente passò presso Francesco Sforza, che gli affidò l'educazione del figlio primogenito Galeazzo Maria.
- Damiano Zambelli
Damiano Zambelli (Bergamo 1480ca.-? 1549), frate domenicano, intarsiatore e intagliatore; dimostrò la sua abilità nella lavorazione del legno sin da novizio, e venne perciò inviato dai superiori a Venezia presso la bottega del monaco olivetano Sebastiano Schiavone per specializzarsi nell'arte della tarsia. Eseguì la sua prima grande opera per il coro della chiesa del proprio convento di Santo Stefano in Bergamo alta (demolito dai veneziani nel 1561 per la costruzione delle Mura); 31 di quelle tarsie, per lo più disegnate da Bernardo Butinone (Treviglio, Bergamo, 1450ca.-Milano 1526), oggi impreziosiscono il coro della chiesa dei Domenicani di San Bartolomeo in Bergamo bassa. Nel 1526 fu inviato a Bologna per realizzare l'apparato ligneo della chiesa di San Domenico.
- Lorenzo Lotto
Lorenzo Lotto (Venezia 1480ca.-Loreto, Ancona, 1556), pittore; la Biblioteca custodisce le sue lettere autografe scritte dal 1524 al 1532 al Consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo (MIA) in merito all'incarico ricevuto di eseguire i disegni per le tarsie del coro ligneo della basilica cittadina di Santa Maria Maggiore.
- Bernardo Tasso
Bernardo Tasso (Bergamo o Venezia 1493-Ostiglia, Mantova, 1569), politico, letterato, padre del poeta Torquato. Visse in qualità di segretario presso il modenese Guido Rangone, uomo d'armi al servizio anche di papa Leone X; Ferrante Sanseverino principe di Salerno, che accompagnò in diverse imprese militari e missioni diplomatiche fuori d'Italia; Guglielmo Gonzaga duca di Mantova, il quale lo nominò governatore di Ostiglia. Per volere del figlio Torquato venne sepolto nella chiesa di San Paolo in Ferrara. La sua opera più famosa è l'Amadigi (1560).
- Basilio (non Crisostomo) Zanchi
Basilio Zanchi (Bergamo 1501ca.-Roma 1558), umanista; come i fratelli Gian Crisostomo e Gian Dionigi si formò alla scuola di lettere latine di Giovita Rapicio da Chiari (colto umanista e pubblico insegnante in Bergamo, che tenne lezioni nella Cappella Colleoni) ed entrò nella Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi e, tutti e tre, vestirono l'abito monastico nel convento di Santo Spirito in Bergamo, dove crearono un ammirato centro di cultura e religiosità. Recatosi a Roma, ebbe l'ufficio di Custode della Biblioteca Apostolica Vaticana e tenne amicizia con celebri letterati; vagò poi per l'Italia e, arrestato come "monaco vagante" per disubbidienza al decreto emanato da papa Paolo IV (1558) che imponeva ai monaci di tornare ai loro monasteri, venne rinchuso in Castel Sant'Angelo, dove morì. È autore del poema De horto sophiae (1540), lodato anche dall'amico Bernardo Tasso.
- Girolamo (non Basilio) Zanchi
Girolamo Zanchi (Alzano Lombardo, Bergamo, 1516-Neustadt, Germania, 1590), umanista, protestante italiano; compì studi umanistici e teologici presso il convento di Santo Spirito in Bergamo; nominato predicatore della Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi, nel 1541 si recò a Lucca dove aderì alle idee riformatrici di Pier Martire Vermigli, seguendolo nell'apostasia insieme all'amico bresciano Celso Martinengo. Fuggito dall'Italia nel 1551, sposò a Basilea la figlia dell'umanista e riformatore Celio Secondo Curione, accettando poi di insegnare Sacra Scrittura nell'Alta Scuola di Strasburgo e nell'Università di Heidelberg, affermandosi come uno dei maggiori teologi calvinisti. È sepolto a Heidelberg, nella chiesa di San Pietro. Tra le sue opere, importanti sono: De tribus Elohim sive de uno vero Deo aeterno, Patre, Filio et Spiritu Sancto (1572), De natura Dei seu de divinis attributis (1577).
- Giovan Battista Moroni
Giovan Battista Moroni (Albino, Bergamo, 1520/1524-Bergamo 1578), pittore; noto soprattutto per i ritratti di aristocratici, borghesi e artigiani rappresentati con vivace senso della realtà e sottile capacità psicologica che ne mette in luce il carattere. Presso l'Accademia Carrara (fondata nel 1795 dal conte Giacomo Carrara (Bergamo 1714-1796)), è esposta la più ampia rassegna della sua ritrattistica.
- Giovanni Pietro Maffei
Giovanni Pietro Maffei (Bergamo 1538ca.-Tivoli, Roma, 1603), gesuita, latinista, storico della Chiesa; già professore di eloquenza a Genova e segretario della stessa Repubblica dal 1563 al 1564; nel 1565 si trasferì a Roma per entrare nell'Ordine dei Gesuiti, nel cui Collegio Romano insegnò eloquenza; sin da novizio tradusse in latino classico un'opera di Manuel da Costa riguardante le missioni gesuite in Asia, aggiungendo in appendice numerose lettere di missionari gesuiti, che intitolò Rerum a Societate Jesu in oriente gestarum (1571). Fu membro della commissione istituita nel 1571 da papa Pio V per studiare la risposta cattolica da dare alla pubblicazione delle Centurie di Magdeburgo (prima grande storia della Chiesa di ispirazione protestante). Fu invitato dal re di Portogallo Enrico I a recarsi a Lisbona e a Coimbra (1579-84) per raccogliere e riordinare i documenti relativi alla conquista e all'evangelizzazione dell'India, servendosi dei quali scrisse
Historiarum Indicarum (1588), opera assai pregevole per contenuto storico e per forma letteraria; fra le altre sue opere: De vita et moribus Ignatii Loiolae, qui societatem Jesu fundavit (1585); Vite di tredici confessori di Christo (1595).
- Celestino Colleoni
Celestino Colleoni (Martinengo, Bergamo, 1568ca.-Bergamo 1635), frate cappuccino, storiografo bergamasco; autore della prima vera storia di Bergamo dal titolo Historia quadripartita di Bergomo et suo territorio nato gentile, & rinato christiano (1617); morì nel convento dei cappuccini in Bergamo.
- Donato (non Damiano) Calvi
Donato Calvi (Bergamo 1613-1678), frate eremitano nel convento di Sant'Agostino in Bergamo della Congregazione agostiniana di Lombardia degli Osservanti (della quale fu anche vicario generale), teologo, storiografo bergamasco; patrocinatore e organizzatore della celebre biblioteca del monastero di Sant'Agostino, cofondatore dell'Accademia degli Eccitati (1642) in Sant'Agostino, poi confluita nell'odierno Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo (1810). Tra le sue opere: Scena letteraria de gli scrittori bergamaschi aperta alla curiosità de suoi concittadini (1664) e Effemeride sagro profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo sua diocese, et territorio da suoi principij fin' al corrente anno (1676).
- Giuseppe Alessandro Furietti
Giuseppe Alessandro Furietti (Bergamo 1684-Roma 1764), cardinale, erudito, archeologo, iniziatore della Civica Biblioteca di Bergamo; studiò a Milano nel Collegio Elvetico fondato da San Carlo Borromeo; nell'Università di Pavia si laureò in diritto civile e canonico e come esperto giurista lavorò intensamente presso la Santa Sede, dove ebbe la luogotenenza civile dell'Uditore della Camera Apostolica. Fu promotore di importanti scavi archeologici sul complesso di Villa Adriana a Tivoli sulla quale scrisse l'opera De musivis (1752). È sepolto nella chiesa dell'Arciconfraternita dei Bergamaschi a Roma (istituzione fondata nel 1539 dal canonico bergamasco Gian Giacomo Tasso), della quale il Furietti fu protettore dal 1759 al 1764.
- Francesco Maria Tassi
Francesco Maria Tassi (Bergamo 1710-1782), scrittore d'arte; autore delle Vite de' pittori, scultori e architetti bergamaschi (edita postuma nel 1793), frutto di un lungo lavoro di ricerca a Bergamo e provincia, condotto in collaborazione con l'amico conte Giacomo Carrara (fondatore dell'omonima Accademia).
- Mario Lupo
Mario Lupo (Bergamo 1720-1789), storico; iniziò gli studi a Bergamo e li continuò a Roma usufruendo del legato Cerasoli (istituito nel 1640 dal teologo Flaminio Cerasoli (Palosco, Bergamo, 1562-Roma 1640) per favorire agli studi, nella città papale, meritevoli giovani bergamaschi); tornato a Bergamo fu nominato archivista della Cattedrale (1746) e primicerio del Capitolo della Cattedrale (1762), dedicandosi allo studio di antiche pergamene e alla stesura del celebre Codex diplomaticus civitatis, et ecclesiae bergomatis, edito in due volumi, il primo apparso nel 1784 e il secondo, postumo, nel 1799. I documenti medievali da lui studiati e raccolti, tra i quali alcuni diplomi imperiali, formano la raccolta pergamenacea più preziosa della Biblioteca. Nel 1762 curò la preparazione delle feste indette da Bergamo per celebrare
la beatificazione del cardinale Gregorio Barbarigo e nel 1765 quelle della solenne intronizzazione delle reliquie dei Santi Fermo, Rustico e Procolo all'altare disegnato da Filippo Juvarra (1731).
- Pier Antonio Serassi
Pier Antonio Serassi (Bergamo 1721-Roma 1791), abate, letterato, erudito; studiò retorica e filosofia a Bergamo, e teologia a Milano; esplicò notevole attività come curatore di testi classici per lo stampatore di Bergamo Pietro Lancellotti (pseudonimo dell'abate Jacopo Calisto); scrisse importanti biografie di Dante, Petrarca, Bembo, Bernardo Tasso; insegnò retorica nel Collegio Mariano e rilanciò l'antica Accademia degli Eccitati (ora Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo). Nel 1754 si trasferì a Roma come rettore del Collegio Cerasoli (istituito nel 1640 dal teologo Flaminio Cerasoli (Palosco, Bergamo, 1562-Roma, 1640) per favorire agli studi, nella città papale, meritevoli giovani bergamaschi); fu poi segretario del nostro cardinale Giuseppe Alessandro Furietti, indi del cardinale bresciano Ludovico Calini (o Calino) e tenne fino al 1791 la carica di Minutante della Segreteria di Propaganda Fide; è sepolto a Roma nella chiesa di Santa Maria in Via.
La sua opera maggiore è La vita di Torquato Tasso (1785); il passaggio alla Biblioteca della sua raccolta di preziose edizioni e di manoscritti rari diede origine alla celebre Raccolta Tassiana, che, successivamente arricchitasi di altri lasciti, è oggi il vanto della Biblioteca: custodisce, infatti, il più cospicuo patrimonio bibliografico relativo alla figura e all'opera di Bernardo e Torquato Tasso.
- Girolamo Tiraboschi
Girolamo Tiraboschi (Bergamo 1731-Modena 1794), gesuita, storico, erudito; ai primi studi di Bergamo, seguirono quelli presso i Gesuiti di Monza e di Genova; bibliotecario e professore di retorica nel Collegio milanese di Brera, pubblicò una ricca documentazione sulla storia degli Umiliati Vetera humiliatorum monumenta adnotationibus ac dissertationibus prodromis illustrata (1766). Nel 1770 fu invitato dal duca Francesco III a ricoprire la carica di prefetto della Biblioteca Estense, già tenuta da Lodovico Antonio Muratori; a Modena si impegnò in ricerche erudite, raccolte poi in numerosi volumi, tra cui: Biblioteca modenese ovvero notizie della vita e delle opere degli scrittori di Modena (1781), Dell'origine della poesia rimata (1790), Memorie storiche modenesi (1793), ma la sua fama rimane legata alla Storia della letteratura italiana (1772), monumento dell'erudizione settecentesca. Morì a Modena nella parrocchia di San Domenico, ma venne tumulato
nell'antica chiesa dei Santi Faustino e Giovita.
La figura del Tiraboschi è ricordata presso la Biblioteca Estense con un ritratto, un busto in bronzo, un'ala del palazzo a lui intitolata mediante una lapide.
- Giacomo Quarenghi
Giacomo Quarenghi (Capiatone, frazione di Rota Imagna, Bergamo, 1744-San Pietroburgo 1817), pittore, architetto protetto da Caterina II di Russia; frequentò le scuole della Misericordia di Bergamo e prese lezioni di pittura presso i nostri validi pittori Giovanni Raggi (1712-1793) e Paolo Maria Bonomini (1703-dopo il 1779); durante il soggiorno a Roma, presso il pittore boemo Anton Raphael Mengs, indirizzò gli studi verso l'architettura e, nel 1770, avviò la sua maggiore opera italiana: il rifacimento dell'interno della chiesa di Santa Scolastica a Subiaco. Dal 1779 fu attivo in Russia sotto i regni di Caterina II, Paolo I, Alessandro I, per i quali si impegnò in un vasto programma di rinnovamento architettonico e urbanistico, soprattutto a Pietroburgo, progettando numerosi palazzi pubblici e privati: il Teatro dell'Ermitage, la Banca Imperiale, l'Istituto Smol'nyj. È sepolto nel cimitero del monastero Alessandro Nevskij, con i personaggi più rappresentativi della cultura russa.
Della sua vasta attività la Biblioteca custodisce la più grande raccolta al mondo di disegni.
- Antonio Tadini
Antonio Tadini (Romano di Lombardia, Bergamo, 1754-1830), abate, ingegnere idraulico; dopo aver studiato nel Seminario di Bergamo, insegnò grammatica e filosofia nel Collegio Mariano; si applicò fondamentalmente agli studi di fisica, matematica, scienze naturali. Nel governo della Cisalpina ricoprì l'incarico di Commissario Generale del Potere Esecutivo alle Acque, Idraulico Nazionale, Ispettore Generale del Corpo di Acque e Strade. Partecipò ai lavori della Consulta Straordinaria (o Comizi di Lione, 1801-02), voluta da Napoleone per la revisione dell'organizzazione e degli statuti costituzionali della Repubblica Cisalpina. Pubblicò numerosi testi, tra cui: l'Esatto sviluppamento delle funzioni analitiche (1810), Del movimento e della misura delle acque correnti (1816), Tavole idrometriche per la dispensa delle acque correnti per uso della regia città di Bergamo (1825), Di varie cose alla idraulica scienza appartenenti (1830), pubblicato postumo
a cura dell'amico matematico Giuseppe Bravi (Volpera, fraz. di Mapello, Bergamo, 1784-Cologno al Serio, Bergamo, 1865).
- Angelo Mai
Angelo Mai (Schilpario, Bergamo, 1782-Castelgandolfo, Roma, 1854), gesuita, cardinale, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana e poi della Vaticana, conoscitore di letterature orientali e classiche; studioso di palinsesti, trasse alla luce testi di Frontone, Dionigi di Alicarnasso, e il De republica di Cicerone: tale scoperta gli meritò, da parte di Giacomo Leopardi, la canzone Ad Angelo Mai quand'ebbe trovato i libri di Cicerone della Repubblica (1820). Dopo i primissimi studi compiuti nelle scuole di Clusone, entrò nel Seminario di Bergamo, per passare poi nella casa di noviziato dei Gesuiti a Colorno (Parma) e a Napoli, dove insegnò in quel Collegio Mariano; segretario generale della Santa Congregazione di Propaganda Fide, fu creato cardinale nel 1838; è sepolto a Roma nella chiesa di Santa Anastasia, di cui era titolare. La sua produzione letteraria comprende: Scriptorum veterum nova collectio e vaticanis codicibus edita (1825),
Classicorum auctorum e vaticanis codicibus editorum (1828), Spicilegium romanum (1839), Nova patrum bibliotheca (1852). Dopo la morte del cardinale Mai, la sua libreria fu acquistata, per la Biblioteca Vaticana, dal beato Pio IX.
Nel 1954, ricorrendo il I Centenario della morte, gli fu intitolata la Civica Biblioteca di Bergamo.