La pace di Ferrara assegna il territorio bergamasco alla Repubblica veneta, ma il rafforzamento del nuovo regime avviene con grande lentezza, perché la situazione é resa molto fluida da una molteplicità di interessi; essi, pur avendo la loro origine nel passato, prendono nuova occasione di manifestarsi con l'avvento di Venezia. Tra questi, il più importante è certamente rappresentato dalla conflittualità tra la città di Bergamo e l'intero distretto, la valli in particolare. L'analisi dei documenti rende evidente che il capoluogo intende sfruttare la nuova situazione per imporre il suo primato politico, amministrativo ed economico sul resto del territorio, chiedendo che questo sia presidiato da vicari cittadini e che alla sola città siano riservate le lucrose attività del lanificio, confinando la pianura e le valli in un'economia agricola e pastorale.
Venezia, tuttavia, non immemore del fatto che la sua penetrazione nelle plaghe lombarde era stata propiziata da un atteggiamento favorevole della periferia - laddove la città aveva ceduto soltanto alla conquista militare - tende a schierarsi in favore del territorio, ostacolando le smodate pretese di Bergamo e dando spazio alle autonomie esistenti, anche se ricomposte nell'ambito del nuovo ordinamento statuale.
Lo studio dei documenti di privilegio abbondantemente concessi dalla Serenissima in prima dedizione - non soltanto ai grossi centri o alle zone territoriali aggregate ma anche ad un grande numero di piccole comunità - è molto illuminante al fine di ricostruire gli orientamenti e le politiche delle parti in causa. La caratteristica più evidente della organizzazione istituzionale ed amministrativa del distretto all'avvento della Repubblica pare essere la grande disomogeneità delle varie realtà territoriali. Venezia tenta fin dall'inizio di impartire un qualche coordinamento amministrativo, e ciò è reso evidente in particolare dall'uniformità dei privilegi concessi alle valli esenti. Non si insisterà mai abbastanza sull'importanza dei documenti di priA?vilegio in prima accessione, non soltanto per predisporre fin dall'inizio le basi politico-economiche del potere di Venezia sulla Terraferma bergamasca, ma come elementi fondanti del diritto lungo tutta la durata del dominio di Venezia: ad essi infatti si farà
costante riferimento in futuro per tutte le questioni che insorgeranno tra le tre parti in causa, e cioè Venezia, Bergamo ed il territorio.
Ecco un elenco il più possibile completo, in ordine cronologico, dei privilegi concessi a Bergamo e distretto in prima dedizione.
DATA |
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LUOGHI PRIVILEGIATI |
RIFERIMENTO |
21.05.1428 |
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Martinengo |
ASCM, Cart.113,vol.1 |
05.06.1428 |
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Val Seriana superiore |
BCBG, AB 282, 2 |
11.06.1428 |
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Valli Seriana superiore, inferiore e Brembana |
ASVE, Senato Misti 57, 7 |
11.06.1428 |
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Val Seriana superiore |
ASVE, Senato Misti 57, 7 |
11.06.1428 |
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Valle di Scalve |
ASVE, Commemoriali XII, 33v |
17.06.1428 |
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Val Brembana |
ASVE, Commemoriali XII, 34 |
18.06.1428 |
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Val Seriana superiore |
ASVE, Commemoriali XII, 35v |
18.06.1428 |
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Val Seriana inferiore |
ASVE, Commemoriali XII, 35v |
23.06.1428 |
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Parrocchie di Sorisole e Ponteranica |
ASVE, Commemoriali XII, 28 |
25.06.1428 |
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Sovere, Sellere e Bossico |
ASVE, Commemoriali XII, 57r |
26.06.1428 |
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Val Gandino |
ASVE, Senato Misti 57, 23v |
26.06.1428 |
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Mezzate e Bagnatica |
ASVE, Commemoriali XII, 42v |
26.06.1428 |
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Scanzo, Rosciate e Villa di Serio |
ASVE, Commemoriali XII, 46 |
26.06.1428 |
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Romano di Lombardia |
ASVE, Commemoriali XII, 45 |
26.06.1428 |
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Costa e Volpino |
ASVE, Commemoriali XII, 39r |
28.06.1428 |
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Solto e Riva di Solto |
BCBG, Sigma 8.30, 7r |
28.06.1428 |
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Tavernola |
ASVE, Commemoriali XII, 66 |
28.06.1428 |
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Lovere |
ASVE, Commemoriali XII, 38v |
28.06.1428 |
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Famiglia Terzi, Terzo e Borgo |
ASVE, Commemoriali XII, 45v |
30.06.1428 |
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Val Gandino |
ASVE, Commemoriali XII, 35v |
01.07.1428 |
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Valcamonica |
ASVE, Commemoriali XII, 17v |
09.07.1428 |
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Bergamo |
ASVE, Commemoriali XII, 51 |
11.07.1428 |
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Val Calepio, Adrara, Credaro, Foresto, Villongo, Predore, Parzanica |
ASVE, Commemoriali XII, 53v |
11.07.1428 |
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Cologno |
ASVE, Commemoriali XII, 54 |
07.12.1428 |
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Valle Brembana |
ASVE, Commemoriali XII, 58v |
10.12.1428 |
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Valli ed altri luoghi bergamaschi |
BCBG, Registro Ducali A, 6v |
17.12.1428 |
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Palazzago, Pontida, Gromfaleggio, Valmora, Almenno superiore, valle Imagna |
ASVE, Commemoriali XII, 59 |
20.12.1428 |
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Lemine inferiore |
ASVE, Commemoriali XII, 60v |
20.12.1428 |
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Bergamo |
BCBG, Registro Ducali A, 5r |
20.12.1428 |
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Bergamo |
BCBG, Registro Ducali A, 6v |
24.12.1428 |
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Valle di Scalve |
CALVI, II, 296 |
10.02.1429 |
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Pizzino e val Taleggio |
ASVE, Commemoriali XII, 63v |
04.03.1429 |
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Calepio, Credaro, Villongo, Foresto, Adrara, Predore, Parzanica |
BCBG, AB 287, 8r |
13.04.1429 |
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Valli Brembilla ed Imagna bassa |
BCBG, AB 287,121 |
13.04.1429 |
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Oltre la Gocchia |
ASVE, Commemoriali XII, 70r |
13.04.1428 |
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Sedrina |
ASVE, Commemoriali XII, 70v |
Questi documenti trattano numerosi aspetti della vita delle comunità periferiche: accanto a quelli più squisitamente politici, vi sono motivi di carattere giurisdizionale, fiscale, amministrativo, giudiziario e, soprattutto, economico. Essi contengono molte disposizioni comuni. La prima e più importante è di solito una dichiarazione del formale accoglimento delle comunità nell'ambito del Dominio, alla quale fa subito seguito il riconoscimento di tutti o di gran parte dei diritti concessi dai domini precedenti. Venezia garantisce anche alle valli l'esonero da oneri e fazioni, il diritto ad avere vicari propri, con diverse competenze territoriali e di giudicatura (informazioni più precise sulle competenze dei vicari e podestà sono all'
Allegato A). Di questi vicari si stabiliscono doveri e diritti, ivi compresi i salari e la composizione dei relativi uffici; l'obbligo di sottoporre le cause di loro competenza ad una procedura di arbitrato prima del giudizio formale; l'obbligo di
sottoporsi a sindacato alla fine del mandato; l'obbligo di accettazione e l'impegno all'applicazione degli statuti locali; l'obbligo di deferire ai rettori di Bergamo le cause di appello contro le sentenze da loro pronunciate. Il regime di "esenzione" delle valli si concreta in una dichiarazione di totale separazione da Bergamo (fuori dai confini delle stesse valli) in materie che riguardano le spese per fortificazioni ed i compensi dei rettori o ufficiali nominati da Venezia nella città e nel distretto, e più generalmente per ogni altra causa ed occasione. Vi è anche nei privilegi l'affermazione della reciproca indipendenza delle valli.
Per quanto riguarda il regime dei dazi, i documenti in parola fissano minutamente le somme da pagare per le materie prime ed i prodotti delle manifatture locali, limitando invece spesso i dazi per i prodotti di consumo a cifre fisse (limitazioni) o garantendo esenzioni da oneri e fazioni per periodi di varia durata. Altre regole comuni riguardano il regime di acquisto del sale che (tranne casi particolari) viene riservato al monopolio del Dominio. Un'altra concessione generale, che sottolinea il regime di indipendenza da Bergamo in fatto di dazi, riguarda il divieto che daziari o altri ufficiali della città possano accedere alle valli per farvi inquisizioni o sequestri, contro il volere degli abitanti o dei loro rappresentanti.
Questi capitolati comuni lasciano spesso luogo a patti speciali che si adattano alle esigenze o richieste delle singole comunità locali, quali, per esempio, l'enfasi sulle miniere e la lavorazione del ferro per la valle di Scalve; l'aggregazione di certi luoghi o contrade agli accorpamenti territoriali principali; le precisazioni circa l'ammontare delle giurisdizioni nelle podestarie e vicariati; il regime di pagamento delle imposte da parte dei cittadini abitanti nelle valli; il monopolio del sale; e così via.
La città, per parte sua, chiede - ma solo di rado ottiene - diritti di esenzione; riconoscimenti di speciali trattamenti in tema di cittadinanza; la sottomissione dei vicariati del territorio; la revoca di privilegi già in vigore che si ritengono lesivi degli interessi cittadini; esenzioni daziarie. Per molte delle pretese avanzate dalla città le risposte di Venezia appaiono evasive, dilatorie o riservate, il che dimostra, se non altro, che la Repubblica desidera procedere con grande cautela, non è affatto disposta a delegare interamente al capoluogo il controllo del territorio e desidera rendersi ben conto delle situazioni di fatto esistenti, per non pregiudicare decisioni future. Spesso si ha anche l'impressione che la Repubblica intenda giocare il territorio contro la città, e viceversa, al fine di garantirsi un miglior controllo dell'intero distretto, in un momento ancora non completamente assestato sul piano politico e militare.
Accanto ai privilegi concessi alle comunità vi sono in buon numero (ma non sono qui esaminate) concessioni largite a persone singole che avevano favorito l'accesso di Venezia alla Terraferma lombarda o a famiglie influenti di certi luoghi che intercedono presso Venezia a favore dei loro abitanti.
Circa l'assetto istituzionale del territorio, in questa prima fase Venezia tende a confermare le situazioni preesistenti. In qualche caso tuttavia, come in val Brembana, istituisce nuovi vicariati; in altri casi promette futuri assetti territoriali per venire incontro alle aspirazioni dei nuovi sudditi o per razionalizzare la distribuzione degli uffici amministrativi. Probabilmente al fine di assicurarsi un miglior controllo della situazione strategica e militare, oppure per una non completa fiducia nei confronti di Bergamo - non va dimenticato che si trattava di una zona di confine con uno stato che fino a poco tempo prima era stato un nemico e che Venezia presentiva non completamente sconfitto - la Repubblica preferisce inviare alla podestarie e vicarie più importanti uomini di sua fiducia, spesso nobili veneti. Ciò crea in quei luoghi situazioni di fatto che incoraggiano i sentimenti di indipendenza di alcune parti del territorio, ai quali Bergamo tende naturalmente ad opporsi, sentendoli come
menomazione della sua propria autorità.
Quel che colpisce in una visione retrospettiva delle autonomie locali concesse da Venezia, è la loro variabilità e graduazione, che appare diversa da zona a zona per tenere conto della stratificazione degli ordinamenti e dei costumi precedenti e per incoraggiare le aspettative che il governo veneto nutriva circa i diversi luoghi. Si va così dalle forme di separazione giurisdizionale da Bergamo per le valli Averara e Taleggio, cui si concede completa autonomia nell'elezione dei giusdicenti; alla esenzione e separazione delle valli dal capoluogo per propiziarsi la fedeltà di quei territori contro eventuali ritorni viscontei; alle differenze tra le stesse valli esenti, con un oculato adattamento dei rispettivi privilegi in funzione della loro importanza; alle ampie separazioni della valle di Scalve, che ottiene una maggiore indipendenza del suo podestà, anche rispetto alle già generose concessioni delle altre valli; alle promesse di autonomia di certi luoghi importanti della pianura, come Lovere
e Cologno, sganciate dai comuni aderenti; alla concessione di una dipendenza diretta da Venezia dei borghi di Martinengo e Romano, che ambivano a marcare la loro separatezza da Bergamo.
Nel complesso, quindi, grande realismo e grande duttilità nei confronti del territorio, insieme con una certa riservatezza e quasi diffidenza nei confronti di Bergamo, anche se alla città viene comunque garantito un forte controllo sui centri periferici. Esso si materializza nei seguenti fatti: innanzitutto dall'essere i giusdicenti delle magistrature periferiche dei cittadini; poi dal fatto che le cause eccedenti le giudicature locali erano lasciate ai tribunali del capoluogo; in terzo luogo, dalla riserva dei giudizi di appello ai rettori della città; e ancora dalla concessione ai tribunali cittadini delle cause criminali più importanti; ed infine dal fatto che il controllo politico del territorio era delegato ai vicari e podestà, che dipendevano per questi aspetti dai rettori di Bergamo. Quindi, la città conservava pur sempre un predominio ed un potere condizionante sulla periferia.
Non vi è dubbio, tuttavia, che le autonomie date al territorio sono talmente ampie che già intorno alla fine del 1428 Venezia si vede costretta a temperare un poco le concessioni originarie, concedendo invece margini più estesi di autorità a Bergamo ed ai suoi cittadini.
Il controllo di fatto del territorio bergamasco datava già dal 1427, con la spontanea dedizione di molte zone, prima ancora della vittoria campale di Maclodio. Il controllo formale viene assunto invece gradualmente, dopo la vittoria militare. Dapprima (maggio 1428) sono le zone della pianura (Cologno, Martinengo) ad essere accolte dal Dominio; poi (maggio-giugno) le valli; poi (giugno-luglio) la riviera del Sebino e (verso la fine del 1428) le zone occidentali della valle Imagna e di Almenno; infine (all'inizio del 1429) le valli Taleggio e Averara, che erano zone di tradizionale influenza milanese. La penetrazione nei luoghi meno accessibili è anche resa difficile dalle più radicate tradizioni di separazione ed indipendenza dalla città delle zone più periferiche. Tuttavia, verso la fine del 1430 si può considerare che il governo di Venezia abbia raggiunto un grado di assestamento ragionevole, ottenuto in qualche parte con la forza, ma anche e soprattutto con la convinzione e le concessioni. Ed in
particolar modo con la presa d'atto da parte di tutti che il nuovo Dominio era destinato a durare a lungo, nonostante i momenti di incertezza che saranno nel seguito descritti.