Officium beatae Mariae Virginis
latino, ms. membranaceo seconda metà sec. XV (prima del 1482), Ferrara, cc. nn., scrittura gotica liturgica, 207x145x30 mm
segnatura
MA 414 (già Sigma 2 46)
Provenienza: Antonio Sandei.
Riutilizzo di una legatura della prima metà del secolo XVI, eseguita nell'Italia settentrionale
Legatura su cui sono stati incollati i piatti di una legatura rinascimentale italiana in marocchino bruno con perdita di sostanza, decorato a secco ed in oro. Tre cornici concentriche. La cornice ornata a piastrella, raffigura volute fogliate. Al centro dello specchio, il cartiglio circolare dorato entro quattro foglie piene dorate, ripetute singolarmente negli angoli, recita "yhs". Due fermagli costituiti da bindelle rifatte con un puntale che si aggancia sul piatto anteriore, ad una coppia di contrograffe pentalobate provviste di una rosetta a cinque lobi. Dorso a cinque nervi rilevati. Capitelli azzurri. Taglio dorato. Carte di guardia bianche, rifatte.
Il codice fu eseguito per quell'Antonio della famiglia Sandei o Sandali -è detta originaria di Lucca, passata a Venezia nel secolo XIV e stabilita a Ferrara nel secolo seguente
1 - che nel 1456 fu podestà di Sassuolo, poi collaterale di corte sotto il duca Borso d'Este e dal 1463 al 1472 Giudice dei XII Savi presso gli Estensi. Nato in quella città, Sandei vi morì di peste nel 1482, insieme a tutti i membri del suo casato che si trovavano allora in quel luogo. Una ulteriore conferma dell'origine ferrarese del codice è data dalla presenza fra i santi invocati nelle litanie, di S. Maurelio, patrono della città estense. Lo stile della decorazione è particolarmente accurato nelle iniziali, operate con gusto analitico e calligrafico. L'anonimo miniatore si richiama all'illustre esempio della
Bibbia di Borso d'Este, come testimonia la caratteristica ornamentazione di f. 13. L'esecuzione sembra riferibile al 1480 ca., in quanto la preghiera a f. 73r attesta
che quando il codice fu eseguito, Antonio Spandei era ancora vivente
2.
Il decoro pienamente rinascimentale della coperta, indica un'esecuzione non strettamente coeva della legatura; l'assenza di fregi caratterizzanti – tali non sono nè le volute fogliate
3 nè il trigramma di Gesù
4– non suggeriscono una particolare località di esecuzione. Il luogo di produzione del manoscritto, può tuttavia situare nell'Italia settentrionale l'origine del manufatto. In occasione del restauro, le contrograffe sono state applicate sul piatto anteriore
5, per evidenti motivi di praticità, contrariamente tuttavia alle usanze italiane del tempo secondo cui l'aggancio del volume avveniva sul piatto posteriore.