Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - MA 377
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MA 377


Turina, Francesca Bvfalina, Il filocopo del Boccaccio ridotto dalla signora in ottava rima
ms. sec. XVI (1596), cc. non indicate, 230x165x21 mm
segnatura MA 377 (già Sigma 1 19)
Volume dedicato al cardinal Cinthio Aldobrandini: il manoscritto reca la firma autografa dell'autrice e la data del 29 data 1596.

MA 377 piatto anteriore MA 377 piatto posteriore
Legatura della fine del secolo XVI, eseguita a Roma, "alle armi" di un membro della famiglia Aldobrandini

Marocchino rosso con spellature marginali, decorato a secco ed in oro. Coppie di filetti concentrici. Cornice dorata a due filetti provvista di motivi ondivaghi e di stelline a sei punte. Al centro dei piatti, uno stemma (80x75 mm) costituito da uno scudo affiancato da due cariatidi con una barra trasversale interna, circondato da tre stelline per parte, sormontato da un cappello prelatizio a sei fiocchi penduli. Tracce di due bindelle in tessuto rosa. Stella a sei punte accantonata esterna ed interna, ripetuta nei compartimenti del dorso a cinque nervi rilevati, tranne nel secondo, provvisto di un tassello in cuoio rosso, caratterizzato dall'iscrizione "TVRINA/ORIG./MSS.". Alette orizzontali di rinforzo in carta bianca. Capitelli grezzi e marroni. Taglio dorato. Labbro ornato con filetti singoli obliqui e contrapposti. Rimbocchi rifilati ed al naturale, realizzati senza cura particolare. Sui contropiatti, i rimbocchi laterali sono posti sopra quelli di testa, ma sotto quelli di piede. Carte di guardia bianche provviste di una filigrana, parzialmente visibile, entro un arco, sovrastata da una corona a tre punte.

La stella a sei punte1 ed il motivo ondivago2 accantonati, ed il tipo di scudo3 orientano verso un'origine romana della legatura. Lo stemma sembra riferibile ad un membro della famiglia Aldobrandini4. Questa Biblioteca custodisce un'altra coperta romana tardo rinascimentale provvista del medesimo scudo5.


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segnatura MA 377, dettaglio
Segnatura MA 377, dettaglio
Cfr. VIANINI TOLOMEI 1991, tav. I, sesta serie, 7-9 ferro.
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segnatura MA 377, dettaglio
Segnatura MA 377, dettaglio
Cfr. LEGATURA ROMANA BAROCCA 1991, n. 10, p. 74, Diogenes Laertius, De vitis… eorum qui philosophia claruerunt (graece et latine) Thoma Aldobrandino interprete, Romae, Apud Aloysium Zanettum, 1594, Roma collezione privata; MALAGUZZI 1993 A, fig. 12, Biblia sacra, Roma, 1590, Biblioteca dei Cappuccini, Trento, segnatura A.I. 329.
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3
segnatura MA 377, dettaglio
Segnatura MA 377, dettaglio

LEGATURA ROMANA BAROCCA 1991, n. 10, p. 74
LEGATURA ROMANA BAROCCA 1991, n. 10, p. 74. Cfr. anche BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA 1977, n. 157, tav.CXXI.
Rappresentazione simbolica di dignità nobiliare o ecclesiastica di individui, famiglie, Ordini, Associazioni, Corporazioni, città o nazioni che in legatoria è costituito da uno scudo recante le pezze araldiche, e generalmente circondato da una struttura decorativa a forma di cartiglio più o meno elaborato: a questo proposito va citato lo scudo "a cartocci", cioè contornato da un fregio a forma di fogli accartocciati frequentemente attestato su legature italiane del tardo Cinquecento e del Seicento. Lo stemma posto sulle legature, pur obbedendo alle regole classiche dell'araldica, presenta alcune particolarità imposte dalle tecniche di impressione a secco o in oro, che risultano prive di colori. Per ottenere questi elementi di importanza capitale in araldica, sono state tentate due tecniche: la coloritura diretta del cuoio all'interno dello scudo o l'inserimento a intarsio in una finestra ritagliata nel cuoio stesso, di un supporto con le armi dipinte. La rapida alterazione tuttavia dei colori nell'una e la difficoltà dell'inserzione nell'altra hanno convinto i legatori ad adottare la classica placca da doratura, anche se con questa è possibile utilizzare solamente due colori, quello stesso della legatura e quello dell'oro. Lo stemma costruito solo su questo bicromatismo, è in genere valido sul piano estetico: tuttavia, tranne le armi universalmente e da sempre note di personaggi storici, molte altre risultano riprodotte in modo incompleto, non corretto o con elementi in contraddizione con quelli dell'autentico scudo a colori. Situazione, questa, favorita dalla completa assenza di regole, che ha permesso agli artisti di modificare a loro piacimento scudi e ornamenti esterni, corone, supporti, insegne di funzioni e ai committenti di dar corso alle loro ambizioni. Ne è derivata una inflazione di indebite corone marchionali o di nappe ecclesiastiche in sovrannumero, dietro alle quali si è spesso camuffata la vanità di modesti abati o di personaggi della piccola nobiltà. Stemmi nobiliari furono aggiunti anche dopo due o tre secoli su legature più antiche: di solito si tratta non di falsi, ma di segni di possesso di nuovi proprietari. Questi stemmi possono essere riconosciuti per il non perfetto inserimento o addirittura per la parziale sovrapposizione alla decorazione, il differente tono della doratura e il diverso stile decorativo.
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4
LEGATURA ROMANA BAROCCA 1991, n. 16, p. 80, Domenico Toschi, Practicarum conclusionum juris … frequentiorum, Romae, ex typographia Stephani Paulini, 1605, Roma, collezione privata. Il catalogo raffigura una legatura con scudo identico a quello proposto, verosimilmente riferibile al cardinale Pietro Aldobrandini (1572, cardinale 1593-1621), figlio di un fratello di Clemente VIII: avvocato concistoriale, mondano, diplomaticamente e uomo d'arme, seppe devolvere Ferrara allo Stato della Chiesa.
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5
Segnatura Cinq. 7 218.
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