Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - INCUNABOLO 4 230
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Incunabolo 4 230


Stabilimenta Rhodiorum Militum Sancti Johannis Hierosolymitani, cur. Guillelmus Caoursin. [Con:] Petrus d'Aubusson, Epistolae; Innocentius PP. VIII, Bulla "Dum praeclara religionis", Ulma, Johann Reger, 1496, 302x203x32 mm
segnatura Inc. 4 230 (già O 4 35)
Provenienza: Antonio Guerrino, Bergamo.
INDICE DEGLI INCUNABOLI 1966, n. 1135, pp. 314-315.

Inc. 4 230 piatto anteriore Inc. 4 230 piatto posteriore

Legatura della fine del secolo XV/inizio XVI, verosimilmente eseguita a Napoli

Marocchino nocciola dal fiore diffusamente scomparso, su assi, decorato a secco. Quattro fasci di filetti concentrici. La cornice esterna provvista di rosette, interna a piastrella, raffigura crocette entro quattro barrette ricurve. Nello specchio, tre doppie rosette gotiche disposte verticalmente entro un nastro ondivago puntinato lungo il margine interno dello specchio. Tracce di quattro fermagli: bindelle in tessuto marrone e contrograffe lanceolate, un tempo. Dorso a tre nervi rilevati. Capitelli grezzi e azzurri. Compartimenti delimitati da bande orizzontali di filetti. Taglio grezzo e verde. Carte di guardia bianche. Rimbocchi del cuoio sui contropiatti, rifilati senza cura particolare, giustapposti e vuoti negli angoli.

Se le rosette1 nella cornice esterna sono correnti, le crocette entro quattro barrette2 che ricordano l'occhio delle penne caudali del pavone, suggeriscono un'origine aragonese, ipotesi avvalorata da una coperta3 rinascimentale di origine partenopea della Biblioteca "A. Mai". Inusuale la serie di doppie rosette gotiche4 caratteristiche delle legature di area tedesca5, inglese6 e francese7, generalmente presenti nelle legature dell'Italia settentrionale8. Conforme alla tradizione, le contrograffe lanceolate9. Volume ritenuto toscano da T. De Marinis10.


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segnatura Inc. 4 230, dettaglio
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segnatura Inc. 4 230, dettaglio
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3
segnatura Inc. 2 256, dettaglio
Segnatura Inc. 2 256, dettaglio
Per la nozione, cfr. la segnatura Inc. 2 256.
Il decoro della cornice dell'esemplare proposto, si manifesta anche in legature rinascimentali napoletane raffigurate da: 1) DE MARINIS 1960, I, n. 82, tav. IV, Miscellanea che finisce con una "Regola de li frati" datata 1458, Napoli Biblioteca nazionale, segnatura VII.G.61; n. 140, tav. XIV, XV, A. Gellius, Valencia, Biblioteca Universitaria, segnatura cod. 817; n. 141, tav. XVIII, Horatius Flaccus, Opera, 1484, El Escorial, Convento de S. Lorenço, segnatura T.II.5; n. 205, tav, XXX, M. T. Cicero, Orationes, Valladolid, Biblioteca universitaria, segnatura cod. 389; n. 224, tav. XXXVII, Fl. Vegetius, De re militari, Paris, vendita Barbet (Giraud-Badin, giugno 1932); 2) PINTO 2001, p. 265, fig. 14, Roberto Caracciolo, Sermones de laudibus Sanctorum, Moravo, 1489, segnatura S.Q.XVI*.L.45. L'Autrice precisa che nell'ultimo ventennio del Quattrocento si assiste alla trasformazione della piastrella nella più nota impressione definita "ad occhio di pavone" per l'effetto derivato dall'accostamento di piastrelle quadrangolari dai lati concavi e sfrangiati che ricordano fortemente quelle originarie.
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segnatura Inc. 4 230, dettaglio
Segnatura Inc. 4 230, dettaglio
Motivo di dimensioni variabili da pochi mm a 5 cm, molto frequente nel periodo gotico: è formato da una corona, semplice o multipla, di cinque o più petali, di solito ben delineati tra loro. Incisa in cavo e posta su una base geometrica rotonda, meno frequentemente romboidale o quadrata, era impressa a secco negli angoli, qua e là come elemento decorativo, ripetuta a distanza regolare nelle cornici oppure inserita nelle grandi losanghe formate da filetti.
Piuttosto rara in Italia, compare con maggior frequenza nelle legature francesi in quelle inglesi (tipica la rosa dei Tudor: doppia corona di cinque petali con accenno a bilobatura, tra loro ben distinti, talvolta separati da un sottile pistillo e circondata dall'iscrizione "hec rosa virtutis de celo missa sereno eternu florens regia sceptra ferens") e soprattutto nelle legature di area germanica. A conferma dell'uso tedesco della rosetta, ricordiamo che Ilse Schunke presenta ben 703 varianti, impresse a secco, su incunaboli tedeschi. La rosa era simbolo della primavera e ornamento del paradiso; le rose rosse erano il simbolo dei martiri. Sotto forma di rosa caritatis, la rosa era il fiore più frequentemente associato a Maria. La pluralità di allegorie, anche con significato profano, spiega il frequente uso di questo fregio.
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5
SCHUNKE 1979, pp. 254-260.
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6
NIXON 1978 n. 8, p. 28-29, Erasmus, Moriae encomium, Basel, Froben, 1522, legatore Garrett Godfrey, Cambridge.
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7
BIBLIOTHÈQUE SAINTE GENEVIÈVE PARIS, segnatura FOLR61INV61.
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8
KAISER ANTIQUARIAT 1995, n. 2, pp. 6-7, 37
KAISER ANTIQUARIAT 1995, n. 2, pp. 6-7, 37. Marco Tullius Cicero, Rhetoricorum ad Herennium rhetoricorum novarum, ars rhetorica, Venezia, Giovanni e Gregorio de Gregoriis, 1502; HOBSON A. – QUAQUARELLI L. 1998, n. 55, Libro di conclavi all'illustrissimo…Cardinale Bolognetti, ms. sec. XVI (1584), Bologna, Biblioteca universitaria, segnatura ms. 1856; MALAGUZZI 2002, tav. 23, p. 32, Xenophon, Pedia Cyri, De venatione. De re publica et De legibus Lacedemoniorum. De regis Egesilai, Lacedemoniorum laudibus. Apologia pro Socrate. Opusculum De tyrannide, Bologna, Filippo Beroaldo, dopo il 1502, Casale Monferrato, Biblioteca civile, segnatura 0941.R.330.
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9
segnatura Inc. 4 230, dettaglio
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10
DE MARINIS 1960, I, n. 1139 B.
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