Lactantius, Lucius Coelius Firmianus, De divinis institutionibus; De ira Dei; De opificio Dei, vel De formatione hominis; De Phoenice carmen; Epitome divinarum institutionum. [Seguono:] Ovidius, De Phoenice; Dante Alighieri, Della Fenice; Venantius Fortunatus, Carmen de Pascha; Disticha, Venezia, Teodoro Regazzoni, 1490, 316x210x64 mm
segnatura Inc. 3 152 (già A 5 32)
Provenienza: frate Plarudi (?), Albino.
INDICE DEGLI INCUNABOLI 1966, n. 709, p. 192.



Legatura della fine del secolo XV, eseguita in Italia

Marocchino nocciola dal fiore parzialmente scomparso e con parziale perdita di sostanza, su assi, decorato a secco. Filetti concentrici. Cornici esterna a nodi di genere moresco – sei quelli ripetuti verticalmente al centro dello specchio-, interna a piastrella raffigurante cordami. Tracce di quattro fermagli: tre bindelle un tempo, e contrograffe zigrinate, di cui due di foggia a trapezio ed una lanceolata di recupero. Capitelli rossi e bianchi. Compartimenti provvisti di una coppia di fasci di filetti incrociati, centrati da un fascio orizzontale: nei compartimenti così creati, un cerchiello. Taglio grezzo. Carte di guardia bianche con una filigrana a forma di doppi cerchi collegati da una coppia di filetti singoli e da un cerchiello. Contropiatti sprovvisti di carta di rivestimento. Rimbocchi rifilati senza particolare cura; negli angoli, linguette vuote ed in cuoio.

I nodi¹ e i motivi a cordami², correnti per le legature italiane del periodo, non informano sull'origine del manufatto. È da segnalare la presenza di una contrograffa di recupero, di foggia lanceolata³, oltre a quelle originali a trapezio⁴, circostanza testimoniata dalla relativa impronta⁵. L'impressione circolare⁶ evidenzia la passata presenza di un ferramenta quale base di aggancio della catena fissata al pluteo.