Considerazioni generali
sulle legature dei secoli XV-XX

a cura di Federico Macchi

Legature del XV secolo
Legature del XVI secolo
Legature del XVII secolo
Legature del XVIII secolo
Legature del XIX secolo
Legature del XX secolo

Rassegna analitica in ordine latamente cronologico dei tipi di legatura, di decorazione e di fregi presenti nei singoli gruppi delle coperte realizzate nei secoli XV-XVIII su manoscritti


Legature del XV secolo

Le legature più antiche risalgono in genere al XV secolo, periodo in cui venivano realizzate nei monasteri e nelle botteghe della città universitarie, su pelli in genere di provenienza locale: la capra in Italia e Spagna, il vitello (talvolta pure in Spagna) ed il porco in area nordica. La decorazione è in genere a secco, priva di doratura. Anticamente l'impressione sulla pelle avveniva mediante una forte e prolungata pressione manuale di piccoli punzoni lignei o eburnei, non riscaldati, sul cuoio inumidito. Successivamente l'impiego a caldo di punzoni, di matrici (placche) e di rotelle in ferro od in bronzo, consentì di decorare il cuoio asciutto, dunque a secco. I punzoni nel XV secolo presentano molti soggetti tratti dal regno animale: i più comuni sono il leone e l'aquila, soggetti araldici per eccellenza, ma non poche sono le creature fantastiche (segnatura Inc. 3 309 - in preparazione). Piante e fiori vengono resi al naturale o stilizzati: i viticci, il giglio, il trifoglio, le ghiande, le margherite e soprattutto le rosette, in varie forme e dimensioni. Frequenti sono anche, in questo periodo, i riferimenti alla liturgia sacra (Cristo, la Madonna, i Santi, l'agnello crucifero (MA 65), il pellicano) ed alle scritte quali "Maria" (MA 140), "Ave Maria, Laus", "Deo".
La decorazione a secco richiede mano ferma e sicura: se il ferro è troppo caldo rischia di bruciare il cuoio, se non lo è abbastanza, non imprimerà con il necessario risalto la decorazione sulla pelle. Essa è qui bene apprezzabile nelle legature italiane, decorate qui in stile moresco o "mudejar": decorazione fiorita in Spagna dal XIII secolo agli inizi del XVI, caratterizzata, nelle legature, da una o più cornici concentriche con piccoli ferri che imprimono linee dritte e curve a imitazione di cordonetto, cordoncino a rigatura diagonale, riunite in una miriade di combinazioni a formare nodi, anelli, lacci, rombi, circoli, croci decussate; impressi a secco e disposti secondo vari schemi, questi ferri possono ricoprire tutta la coperta. Pertanto, il termine "mudejar" può riferirsi, nel contesto di una descrizione, tanto alla decorazione quanto ai ferri o allo stile nel suo insieme.
Nato e sviluppatosi nel periodo della "reconquista" (dall'XI al XV secolo), questo stile, che deriva dalla fusione di elementi gotici con altri di derivazione islamica, è il più importante e originale prodotto della legatura spagnola. Veniva eseguito da artisti detti "mudejares" (letteralmente, "coloro che sono rimasti"), perlopiù mori o ebrei islamizzati, rimasti in Castiglia dopo la riconquista cristiana. Nelle città conquistate si erano stabiliti artigiani arabi i quali erano in grado di impiegare tecniche che avevano raggiunto un grado di perfezione sconosciuto in Europa. Una delle attività maggiormente sviluppate fu quella della concia delle pelli; la tecnica ispano-musulmana riusciva a ottenere, con i cordovani e le bazzane (pelli di capra e di montone), cuoi fini, lisci e brillanti, adatti a ricevere la l'impressione di decorazioni assai più delle rozze pelli di capra, porco, vacca, vitello o cervo che venivano normalmente impiegate nel resto d'Europa.
Lo stile "mudejar" (MA 10) venne introdotto in Italia attraverso Alfonso V d'Aragona, detto il Magnanimo, che nel 1443 conquistò il regno di Napoli e poi lo resse con il nome di Alfonso I. Il sovrano portò infatti al proprio seguito legatori catalani, fra i quali Baldassarre Scariglia, che diffusero la conoscenza della decorazione a imitazione di nodi e l'uso di riempire gli spazi liberi della coperta con singoli, piccoli ferri "mudejar". Nel XVI secolo questo stile influenzò non poco la decorazione delle legature a Firenze, Milano, Venezia: anche gli esemplari nostrani sono provvisti di cornici concentriche con barrette diritte e ricurve, cordami intrecciati, nodi, cerchielli dorati "modo florentino", questi ultimi particolarmente diffusi a Firenze nella prima metà del XV. Più tardivamente, in Francia, dove le caratteristiche composizioni a nodi e barrette ebbero grande diffusione. Le legature italiane come quelle spagnole difettano, a differenza delle legature di area nordica, di figure. Sulle legature francesi coeve, eseguite prevalentemente in vitello bruno, compaiono gigli, api, candelabre e losanghe fiorite.
Un altro attrezzo ornamentale di questo periodo è la placca, dalle dimensioni variabili, nota sino dal XIII secolo nelle Fiandre: essa non poteva essere impressa a mano, ma richiedeva l'ausilio di un torchio. Incisa in cavo od in rilievo su ferro e su bronzo, fissata su basi di legno o di metallo, la placca permette di decorare rapidamente tutto il piatto di un volume in-ottavo od in-dodicesimo, e gran parte del piatto di volumi in-quarto od in-folio. I soggetti rappresentati sono quanto mai vari: prevalgono quelli religiosi con scene tratte dall'Antico e dal Nuovo Testamento, ritratti di santi, specie in Francia e nei Paesi Bassi, e nel XVI secolo personaggi della Riforma in Germania. Sempre in area nordica, si sviluppò sino dal XIII secolo, l'uso della rotella, qui visibile su numerosi esemplari del XVI secolo: è costituita da un cilindro metallico di vario spessore sulla cui superficie curva è incisa in cavo od in rilievo la matrice di sottili filetti o quella di motivi decorativi. Riscaldata e fatta scorrere sul cuoio, essa permette di eseguire una decorazione all'infinito e di applicarla lungo l'intera cornice, molto più velocemente rispetto ai piccoli ferri, impressi singolarmente: è munita di un lungo manico che ne facilita l'impiego mediante l'appoggio sulla spalla, in modo da ottenere un movimento continuo di scorrimento sulla legatura. Le rotelle per imprimere a secco, sono incise in cavo secondo la tecnica dei sigilli medievali, per cui si ottiene sulla pelle un disegno in rilievo rispetto al fondo circostante; nella decorazione su foglia d'oro invece, il disegno sui rulli è inciso in rilievo, così da imprimere la pelle in profondità. Strette all'origine, le rotelle divennero con il tempo più larghe, richiedendo all'artigiano una sempre maggiore abilità manuale. In area nordica ove si fondono pura ornamentazione e simbolismo cristiano, nelle rotelle sono particolarmente diffusi i soggetti derivati dal Vecchio e, soprattutto, dal Nuovo Testamento: Cristo nell'Orto del Getsemani, Cristo con la croce, la Madonna, i santi, l'agnello crucifero, il pellicano, la fenice. La cucitura dei fascicoli è su nervi in pelle o realizzati con sostanze vegetali. In area nordica il dorso è arrotondato, i nervi sono pure in pelle e rilevati, spesso doppi. Il cuoio del dorso sovrasta lievemente i capitelli, realizzati con spaghi oppure fettucce in pelle intrecciata. I fogli di guardia mancano oppure sono in pergamena od in carta. Le assi sono in legno spesso, più sottili in presenza di unghiatura. I cantonali, l'umbone ed i fermagli metallici fanno spesso parte del decoro.

Apresso, la lista sinottica delle caratteristiche riferite alle legature del secolo XV, necessariamente semplificate, cui fanno seguito nelle rispettive sezioni, quelle proprie dei secoli successivi.

Caratteristiche generali delle legature del secolo XV
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Legature del XVI secolo

L'Italia, specie nella prima metà del secolo XVI, influenzò l'arte della legatura con circa mezzo secolo di anticipo rispetto agli altri Paesi europei. In questo periodo, avviene la progressiva sostituzione delle assi in legno e dei fermagli metallici, in favore dei piatti in cartone e delle bindelle in tessuto: soprattutto si diffonde l'uso della decorazione in oro. La tecnica di decorazione in oro sui piatti e sul dorso del libro, viene attuata mediante impressione di ferri a caldo (punzoni, placche, rotelle) su una foglia d'oro. La superficie della pelle su cui è stato precedentemente riportata a secco il decoro, viene cosparsa di una miscela di bianco d'uovo e di aceto che serve da appretto: su quest'ultima viene posta una sottilissima foglia d'oro che subirà l'impressione del ferro riscaldato. Il calore provoca la coagulazione del bianco d'uovo che così fissa l'oro alla pelle. Questa tecnica, richiede grande abilità ed esperienza da parte dell'artigiano, perché ogni pelle ha caratteristiche particolari e reagisce in modo diverso alla doratura. Infine, se i ferri sono troppo riscaldati, possono bruciare la pelle; se non lo sono abbastanza, l'oro non aderisce bene perché solo con una giusta quantità di calore si riesce a far coagulare l'albume ed a farlo reagire da fissante. Occorre anche una certa abilità per imprimere i ferri due volte, facendo combaciare perfettamente le due impressioni senza sdoppiare l'impronta. Questa tecnica era conosciuta in varie parti d'Italia già nel primo quarto del secolo XV, ma i primi a comprendere ed a sfruttarne le potenzialità furono verso il 1460, gli umanisti padovani: questi ultimi, impegnati nella scoperta e nella rivalutazione dell'antichità classica, ricavarono tecnica e modelli dalla tradizione islamica, grazie agli stretti rapporti commerciali di Venezia con l'Oriente. La decorazione in oro si diffuse poi in Italia nei primi decenni del XVI secolo. Comparve timidamente verso il 1510-1515 ca., nel corso delle guerre d'Italia (1494-1525), presso il libraio legatore parigino Simon Vostre e fu poi impiegata regolarmente in Francia dal 1520-1525 ca.: in Germania ed in Inghilterra venne di uso abituale verso il 1570 ca.. Il successo della decorazione in oro determinò lo sviluppo delle legature di lusso in cuoio e la scomparsa progressiva di quelle con copertura in tessuto, fino ad allora prevalenti nelle legature preziose.
L'adozione di oro a bassa lega, a base di argento o di piombo ed oro, specie nelle legature di area tedesca dei secoli XVII-XVII sottoposte al rischio di ossidazione ed annerimento, consentì significativi risparmi nel costo della decorazione.
Tra i fattori che maggiormente determinarono il notevole incremento della legatoria di pregio nel XVI secolo, figurano l'aumento della produzione libraria, originato dallo sviluppo della stampa a caratteri mobili ed il sorgere di una nuova classe di facoltosi committenti, di destinatari e di bibliofili. In questo contesto nascono le preziose legature fatte eseguire da sovrani illuminati quali Francesco I ed Enrico II di Francia, e da facoltosi bibliofili quali Jean Grolier e Tommaso Maioli. In particolare, in Francia la decorazione in oro, dopo aver assorbito ed elaborato nei primi decenni del secolo, i motivi provenienti dall'Italia sia per quanto riguarda i ferri che lo schema a cornici rettangolari concentriche, darà vita dalla metà del secolo, ad una serie di prestigiose invenzioni stilistiche, spesso caratterizzate da nastri intrecciati (Cinq. 1 827), ed influenzerà, di ritorno, la legatura italiana di quel periodo e dei secoli successivi. In Germania nel XVI secolo, continua la produzione delle tipiche legature in pelle di porco od in vitello, contraddistinte da cornici eseguite a rotella, decorate con personaggi, motivi floreali e con la tipica palmetta: al centro dei piatti, compaiono frequentemente le placche con motivi ispirati alle Sacre Scritture, alla Storia o con i ritratti di Lutero e di Melantone. In molte di queste legature, permangono fino alla fine del secolo ed oltre, elementi di tipo medievale come le assi di legno, le borchie, i fermagli in metallo, il dorso arrotondato, i nervi rilevati ed i tagli tinti in colori vivaci.
In Spagna, dopo la decorazione di tipo "mudejar" dei primi decenni del secolo (cfr. il precedente capitolo sulle legature del XV secolo), si afferma lo schema decorativo detto "plateresco" (Cinq. 2 62-63), caratterizzato da una relativa uniformità, determinata dalla costante presenza di cornici concentriche, realizzate con una, due, tre, raramente più rotelle: queste separate fra loro da filetti bruniti per creare una impressione di rilievo, presentano una straordinaria varietà di tipici motivi spagnoli: trofei militari, corazze, frecce, faretre, aquile, leoni, lepri, tartarughe, quadrupedi, viticci, teste di guerrieri, cavalieri entro medaglioni.
Nello spazio rettangolare centrale della coperta, sono impressi secondo la libera inventiva del legatore, numerosi, singoli piccoli ferri quali l'Agnello crucifero, la Madonna ed il Bambino, i cherubini e la Croce, il monogramma "IHS" (Cinq. 5 659), il grifone, l'unicorno, il pellicano, la fenice, la civetta, la conchiglia, il cuore aldino. Alla fine del Cinquecento compaiono, al centro della coperta, grandi composizioni romboidali, quadrate ed esagonali formate da rotelle, decorate in oro, che segnano il passaggio dallo stile rinascimentale a quello barocco.
Per quanto riguarda la struttura, le coperte iberiche sono, di solito, eseguite in marocchino od in vitello, con supporto in cartone. I fermagli presentano un aggancio sul piatto posteriore, il dorso arrotondato, i nervi veri alternati a mezzi nervi, i tagli concavi talvolta decorati con il titolo del libro o con artistici disegni a penna.
Le legature fin qui considerate hanno riguardato il cuoio quale materiale di copertura; si manifestano ancora in Italia in questo periodo, anche quelle in tessuto, in velluto ed in seta ricamata con fili d'oro e fili d'argento, lavori di abilità e pazienza, eseguiti, in Italia ed all‘estero, in comunità religiose femminili. Altri materiali di supporto, apparentemente meno nobili, quali il cartone (Cinq. 1 560) trova espressione in questo periodo.

Caratteristiche generali delle legature del secolo XVI
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Legature del XVII secolo

Il periodo barocco, per quanto riguarda la decorazione delle legature, ha inizio negli ultimi decenni del Cinquecento e si protrae fino agli albori del Settecento. In Francia, nell'ultimo quarto del Cinquecento, vengono man mano sostituite le classiche cornici rinascimentali e gli spazi vuoti delle coperte sono riempiti con una ridondante decorazione che ne ricopre tutta la superficie.
Nasce uno stile a scomparti simmetrici, quadrilobati, uniti tra loro da filetti e contenenti inizialmente rami ricurvi, in seguito una miriade di piccoli ferri: in voga a Parigi dal 1570 al 1620-30 circa, questo stile venne più tardi, nel XIX secolo, denominato, del tutto casualmente, "à la fanfare".
La nuova maniera è caratterizzata da un certo "horror vacui": l'intero spazio disponibile, delimitato da sottili contorni a nastro, viene decorato con una miriade di ferri che hanno una funzione esclusivamente riempitiva, legata alla fantasia dell'artista: spiralette, puntini, fiammelle, rosette, stelline. A Roma, in particolare, questo tipo di decorazione fu realizzata nella bottega dei Soresini, soprattutto da Baldassarre Soresini ("Borghese Binder"), attivo dal 1590 al 1634 circa. Egli realizzò molte tra le più belle legature del primo barocco romano, utilizzando numerosi ferri di insuperabile perfezione, sia per la bellezza del disegno sia per l'accuratezza dell'incisione: tritoni che suonano conchiglie, spirali che terminano con teste di delfino affrontate, cornucopie intrecciate, nonché la cosiddetta "gamma egizia" con sfingi, erme, cariatidi, baldacchini di protezione.
Questo secolo evidenzia un aspetto apparentemente contrastante in cui le fastose legature romane a piatto campìto di tipo "postfanfare", si contrappongono ai manufatti "à la Du Seuil" (Cinq. 1 237-in preparazione), nei quali si manifesta la ricerca della eleganza e della semplicità, ottenuta con una doratura abilmente realizzata e con l'utilizzo di marocchini di prima qualità. Si affermano le legature stemmate (MM 37), presenti sin dal XV secolo. Pure diffuso è utilizzo della pergamena (A 25), frequentemente decorata con foglia d'oro di elevata caratura.
Sempre a Roma in pieno periodo barocco, dal 1650 al 1680 circa, questo tipo di decorazione assume una particolare connotazione e si presenta sotto forma di manufatti di monumentale solennità, specie sui grandi libri liturgici, caratterizzati da piatti divisi in numerosi compartimenti di varia forma, occupati da reticolati, da seminati, da ventagli e da tipici putti alati accollati agli stemmi, talvolta arricchiti da una decorazione a mosaico. Queste legature romane "post-fanfare" raggiungono la loro più completa espressione verso il 1670 nella produzione dei fratelli Andreoli o "Rospigliosi Binders". Molto diffusa inoltre in Italia e caratteristica del periodo barocco, è la decorazione con ventagli e rosoni, utilizzati soprattutto sui diplomi di laurea delle Università di Bologna, Padova e Pavia.
Per quanto riguarda la struttura delle legature italiane del XVII secolo, va rilevato l'uso del cuoio di capra e bazzana e del cartone come supporto dei piatti. I fermagli, quattro nel secolo precedente, sono sostituiti da bindelle; il dorso ed il taglio anteriore di solito sono poco arrotondati. Scompaiono i nervi veri alternati a quelli simulati.
Agli inizi del secolo XVIII, a Parigi e più tardi altrove, ha notevole successo un tipo di ornamentazione a ripetizione detta "a seminato", costituita da uno o due ferri alternati, disposti in serie su tutto il piatto, a distanza regolare tra loro: i singoli ferri, generalmente ben incisi e ben allineati, creano di solito una decorazione di piacevole aspetto, che per la varietà e per la finezza dei ferri e per l'accuratezza dell'esecuzione, fa dimenticare l'uniformità del modulo stilistico.
Avanzando nel Seicento, la decorazione si arricchisce di nuovi, eleganti motivi, realizzati mediante ferri formati da numerosi, piccoli punti disposti in serie a costituire un disegno che richiama i lavori di oreficeria in filigrana: sono detti motivi "en pointillé" (a filigrana) oppure "à la Gascon", dal nome del legatore francese che sembra, per primo, li utilizzò.
Particolare rilievo assumono le legature alle armi sin dal Cinquecento: una classe di bibliofili colti e dotati di grandi mezzi, ha voluto imprimere questo contrassegno personale di proprietà sui volumi nuovi, ma anche antichi, che sono entrati via via a far parte delle loro eleganti biblioteche. Le armi sono impresse di solito in oro su marocchini, vitelli di qualità o su pergamena, a secco su pelle di porco in libri di area nordica: più raramente, sono ricamate su velluto.
Verso la metà del Seicento, compare sempre in Spagna un motivo decorativo che avrà molta fortuna in Italia: il ventaglio. Questo è costituito da un ferro a forma di lancetta, simile alla stecca di un ventaglio, spesso lavorato a filigrana, ripetuto per un quarto di cerchio agli angoli: se replicato per un intero cerchio, forma un rosone che è collocato di solito, al centro dei piatti. Sotto forma di un mezzo cerchio, compare anche nelle parti mediane della cornice.
In alternativa alle lussuose ed elaborate decorazioni a "pieno campo" del tipo "postfanfare", "a seminato" ed "a ventaglio", concepite e realizzate come elemento di prestigio del committente, si contrappongono dal 1630 circa, un tipo di legatura, semplice ed elegante: è noto con il nome di legatura "à la Du Seuil", dal nome di un legatore parigino attivo in realtà nella prima metà del Settecento, allorquando questa decorazione era già da tempo in uso. È contraddistinta da un inquadramento con due cornici concentriche, costituite da tre filetti, due dei quali ravvicinati, il terzo lievemente scostato. La prima, forma un inquadramento che delimita all'esterno i piatti, la seconda è posta al suo interno, a metà circa dal centro, ove figurano spesso degli stemmi. Agli angoli esterni od interni oppure in entrambi, sono frequentemente accantonati piccoli fregi triangolari o romboidali, finemente disegnati, talvolta "en pointillé" (filigranati).
Dopo la metà e verso la fine del secolo, compare il "merletto" di tipo regolare, motivo derivato dall'uso dei pizzi tipici della moda del tempo. Nel Seicento, questo motivo impresso generalmente a rotella nelle cornici dei piatti e dei contropiatti, presenta un cuoio, riccamente decorate in oro.
Nei primi decenni del Seicento, inizia l'impiego delle "carte decorate" nelle carte di guardia, ad opera pare, del legatore francese Macé-Ruette attivo nella prima metà del Seicento: ciò avviene anche nei Paese Bassi ed in Italia. Gli effetti cromatici sulla carta, sono ottenuti con una semplice spugna intrisa di tinte a tempera oppure mediante inchiostri colorati deposti su una preparazione liquida, successivamente agitati con una specie di pettine; sul foglio posto su questa superficie rimangono impressi i colori nelle più svariate combinazioni ad imitazione del marmo (carte marmorizzate).
Questi ultimi vengono pure rivestiti specie in Francia, Olanda ma anche in Italia, da carte policrome decorate. Tale innovazione non era intesa a fini decorativi ma dettata da ragioni tecniche, per mascherare le macchie brune che apparivano sulle controguardie in corrispondenza di rimbocchi, incollature e altro. Inizialmente, soltanto le controguardie furono eseguite in carta decorata ma per eliminare l'eccessivo contrasto tra controguardia colorata e guardia bianca si passò in breve alla posa di ambedue le guardie in carta decorata. Questo per le legature di maggior pregio, mentre per le legature economiche continuava l'uso di fogli bianchi.
Tra gli aspetti strutturali delle coperte francesi del XVII secolo, sono da rilevare l'uso prevalente del cuoio di capra e di vitello, i supporti in cartone, il dorso arrotondato, le alette a forma di trapezio, i nervi rilevati e numerosi, i capitelli ad altezza dei piatti, i tagli concavi e provvisti di una brillante doratura.
In Germania prosegue la produzione delle legature a cornici concentriche decorate a secco su pelle di porco, generalmente ornato con motivi fioriti e fogliati, pure provvisti di palmette e talvolta, di motivi religiosi tratti dal vecchio e dal nuovo Testamento e da allegorie e Virtù, caratteristiche del secolo precedente; questo modulo viene tuttavia affiancato da una decorazione a fogliami che tende ad invadere l‘intero piatto.
Nella seconda metà del Seicento, dopo il ritorno di Carlo II dall'esilio olandese nel 1660, e fino al 1700 ca., durante il periodo della Restaurazione, ebbe inizio il periodo d'oro "(the great age)" della legatura inglese. Questo cambiamento fu favorito da due fattori: l'introduzione in Inghilterra di marocchini dai nuovi e vivaci colori, specialmente di un marocchino rosso vivo detto "red Turkey" e l'impiego di motivi "en pointillé" (a filigrana), di derivazione francese. Molte legature del periodo della Restaurazione sono legate al nome di Samuel Mearne (1624-1683) ed al "cottage style" (stile a villino), tipo di decorazione a carattere nazionale che persistette fino alla metà del Settecento, specie su almanacchi e libri di preghiera. Nello stesso periodo furono molto impiegate per effetto dell'influsso francese, i decori a piatto pieno con motivi a filigrana ed il "rectangular style" che conferisce un particolare risalto ad una cornice rettangolare al centro dei piatti - costituita da una coppia di filetti- alle cui estremità spiccano motivi floreali oppure un monogramma coronato. La cornice esterna è caratterizzata da una decorazione rettilinea del tipo "à la dentelle", che imita il pizzo diritto francese del tardo Seicento. Il dorso è di solito riccamente ornato con un nutrita serie di ferri di delicata fattura.
L'impiego di carte decorate nelle legature rimase limitato alle guardie fino verso la fine del secolo XVIII. Solo dopo la Rivoluzione Francese si iniziò ad usare carte decorate anche per l'esterno delle legature (legature in mezza pelle), soluzione dettata da ragioni economiche e non estetiche in quanto questo consentiva di fare economia, essendo il cuoio diventato troppo costoso. Fanno eccezione le legature provvisorie alla rustica, o brossure, realizzate talvolta già a partire dal secolo XVI con carte decorate.
Con le legature d‘archivio eseguite per ricoprire registri, atti notarili, giudiziari e documenti d'archivio, risalta la funzione utilitaristica della coperta. Questi manufatti possono essere in cuoio naturale, ma anche in pergamena. Ne esistono di differenti tipi: con piatti rigidi o flosci, generalmente muniti di lacci, con prolungamento del labbro anteriore, a copertura del taglio.
In questo secolo, non avvengono sostanziali cambiamenti nei materiali e nella tecnica di esecuzione della legatura rispetto al secolo precedente. Continua l'uso del marocchino, pelle di capra conciata, specie per le legature di lusso ed inizia a diffondersi la marmorizzazione sulle coperte di bazzana e di vitello. Il supporto di copertura è il cartone. Sul labbro e sull'unghiatura compare spesso una decorazione di filetti e fregi a rotella, in oro. Il dorso è a nervi oppure liscio: nei suoi compartimenti, delineati da uno o due filetti in oro, compaiono al centro, tipici fregi romboidali ad arabeschi e piccoli fregi negli angoli. Un particolare tipo di decorazione detto "alla grottesca" caratterizza il dorso seicentesco: è costituito da una serie di piccoli spirali, giustapposte, impresse lungo l'intero dorso, così da formare una specie di reticolato.
Scompare poco a poco, nel Seicento, il taglio cesellato, tipico del XVI secolo, sostituito dal taglio liscio, dorato o semplicemente colorato nelle legature correnti.
La grande fantasia delle coperte del Seicento in cui si manifesta il periodo barocco, si esaurirà agli inizi del Settecento per cedere il passo ad una sobria, poco invasiva decorazione limitata al bordo dei piatti. L'abbandono della parte centrale della coperta ed il recupero della cornice, segna il passaggio dallo stile barocco a quello rococò.
Si affermano le legature persiane, posteriori alla conquista mongola del XIII secolo, databili dal 1400 in poi. Esse sono molto importanti per l'influsso esercitato sulla legatura veneziana del Rinascimento. Eseguite in pelle di capretto di colore bruno, sono decorate in oro con tecnica esperta e gusto raffinato; il motivo più comune è la mandorla caudata, posta al centro della coperta, ornata come negli angoli, con arabeschi e viticci, motivo dovuto all'influsso arabo. Spesso le legature persiane sono a busta e la decorazione del piatto anteriore si ripete sulla ribalta.
Col tempo, questa decorazione divenne sempre più raffinata: si fece ricorso alla punteggiatura, alla spruzzatura dorata, alla pelle ritagliata a filigrana su un fondo in pelle, in carta o in seta dorato o colorato, ai compartimenti a cassoni dorati e laccati, alle fodere decorate. Dal XVI al XVIII secolo, le legature persiane, per influenza delle civiltà dell'Estremo Oriente, vengono impreziosite con lacche brillanti, e recano dipinte sui piatti immagini ispirate alla tradizione locale miniaturistica con scene di caccia o della vita di corte.
Dalle legature persiane e, più in generale, dall'artigianato islamico, la cultura occidentale ha mutuato l'uso del marocchino, dei piatti di cartone, la decorazione in oro e tutta la gamma di motivi orientaleggianti ad arabeschi.

Caratteristiche delle legature del secolo XVII
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Legature del XVIII secolo

Il principale parametro per giudicare il pregio della legatura di un volume del Seicento, è la ricchezza, spesso, la ridondanza della decorazione che occupa gran parte o tutta la superficie della coperta. Nel Settecento, è la cornice ad acquistare importanza ed ad costituire spesso l'unica decorazione: non mancano peraltro, in questo secolo, lussuose decorazioni in cui lo specchio suddiviso in vari compartimenti è riccamente ornato con motivi a squama di pesce, reticolati e fogliami rococò, tipici di questo periodo. Il nuovo orientamento decorativo , sottoposto come per il Seicento all'influenza francese, tende a creare uno spazio libero attorno al motivo centrale o addirittura a fare a meno di esso, per valorizzare la cornice: questa diventa l'elemento decorativo più importante della coperta. La cornice è costituita, di solito, da un motivo a pizzo ("dentelle") o floreale, associato o meno a fasce con fregi vegetali naturali o stilizzati, impressi a rotelle. Talvolta lo specchio delle coperte non è completamente vuoto, ma può presentare al centro un fregio, di solito rococò, associato o meno, ad elementi tipici dall'epoca: cartelle a reticolato, volute, fogliami, a monogrammi, a stemmi araldici. La decorazione alle armi, assai spesso presente nelle legature di lusso del Seicento e del Settecento, è in genere più importante sul piano storico che su quello stilistico.

Come per il secolo precedente, tranne rare eccezioni, scarne informazioni sono disponibili sulle botteghe italiane: assumono pertanto interesse i manufatti di verosimile origine bergamasca, i più numerosi di questo periodo emersi durante la presente ricerca, prodotti da botteghe i cui artigiani rimangono tuttavia ignoti. È possibile esprimere alcune considerazioni in merito ai manufatti da loro confezionati, come emerge in particolare dallo studio dei manufatti eseguiti per la basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo.
Se il decoro quattro e cinquecentesco è improntati ad archetipi di gusto veneziano, circostanza ricollegabile all'appartenenza del capoluogo orobico ai dominii veneziani, a partire dal Seicento esso se ne affranca via via per sviluppare propri motivi (Salone R 6 26). Frequente l'utilizzo di testi a stampa ad opera di Francesco Locatelli (Sala 1, Cassapanca C 2 25[1]).
I legatori tedeschi si ispirano agli stilemi in uso in Europa, privilegiando, specie nel periodo barocco e in quello rococò, una decorazione a piatto gremito, costituita in genere da larghe cornici riccamente ornate e da fiori e fogliami posti attorno a un grande fregio al centro dei piatti. Da segnalare in particolare, le legature eseguite con queste caratteristiche, nel XVIII secolo, nel monastero di Ettal, in Baviera, da Gregorio Kühn.

Dopo la Restaurazione, periodo d'oro della legatura inglese, caratterizzato dal ritorno di Carlo II dall'esilio olandese nel 1660, e fino al 1700 circa, si afferma il "rectangular style", decoro che conferisce un particolare risalto ad una cornice rettangolare al centro dei piatti.

L'ornamentazione della coperta si manifesta anche con pellami e carte di guardie marmorizzati: i primi sono volti ad ottenere sul cuoio particolari effetti cromatici che richiamano le venature del marmo o le macchiettature del granito, ottenuti con l'applicazione a spugna, a tampone o a spruzzo di colori o di acidi mordenti, come potassa, solfato di ferro, acido acetico e acido nitrico. Il pellame usato più di frequente è il vitello nei colori nocciola e marrone scuro, in quanto più adatto alla maculatura. La marmorizzazione può essere eseguita direttamente dalla conceria al momento della tintura ma anche dai legatori stessi, sia prima di eseguire la legatura sia su legature già eseguite, quando la marmorizzazione deve essere limitata a riquadri o cornici. La marmorizzazione, che si presta a rendere meno visibili eventuali imperfezioni della pelle, può assumere molteplici aspetti. Se è caratterizzata da numerose macchie scure, piccole e irregolari viene detta "granité"; se le piccole macchie sono molto fini, di colore vivo, viene detta "jaspé"; e se sono un po' più grandi, "moucheté". Se la venatura più scura imita l'aspetto dei nodi del legno, si chiama "radica" o "raciné"; se ricorda il carapace di una testuggine, "écaille"; se imita i cerchi concentrici di un tronco sezionato, "tree-calf".
Le seconde, eseguite con colori in sospensione su acqua, sono note sin dal VI secolo in Cina; il più antico frammento del genere giunto sino a noi è però giapponese (risale al 1118) ed è conservato a Kyoto. Il procedimento tecnico, chiamato in giapponese "suminagashi" ("inchiostro su acqua corrente"), è tanto semplice ed efficace da essere rimasto pressoché invariato sino ad oggi. Versando goccia a goccia inchiostro calligrafico (con peso specifico inferiore a quello dell'acqua) in una bacinella d'acqua, si ottengono tenui cerchi concentrici di colore che, al più lieve incresparsi della superficie dell'acqua, disegnano irregolari e seducenti venature. Basta allora appoggiare il foglio di carta sull'acqua perché il colore aderisca al disegno. Questa tecnica si basa sul principio fisico per cui l'incompatibilità fra due sostanze consente loro di restare separate e galleggiare senza mischiarsi.

Legature molto curate possono essere provviste di guardie foderate in seta. Un altro tipo di decorazione impiegata nel Settecento mai caduta in disuso dal secolo XVI, è il decoro ad intarsio ed a cera. Il dorso a più nervi rilevati, o liscio , spesso con tassello di pelle e titolo in oro, suddiviso in scomparti, è riccamente decorato come nel secolo precedente. Vi compaiono il tipico melograno, il tulipano, o altri fiori, monogrammi, disegni geometrici o simboli religiosi. Si generalizza l'uso delle palette ornate in testa ed in coda come decorazione sui falsi nervi e dei titoli su tasselli di colori vivaci, generalmente rosso e verde. I tagli oltre che dorati, come nella gran parte di queste legature, possono essere marmorizzati più o meno minutamente ad uno o più colori, essere tinti in rosso o in altro colore oppure dipinti con motivi floreali. La tendenza dei legatori del Settecento è quella di associare la leggerezza e l'eleganza dei fregi della cornice alla rarefatta decorazione dello specchio: ne deriva uno stile decorativo più semplice, molto spesso più raffinato. Non accenna a diminuire l'uso del tessuto e del velluto per la copertura dei piatti.

Caratteristiche delle legature del secolo XVIII
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Legature del XIX secolo

Nel corso di questo secolo sopravvengono alcune importanti modifiche nella struttura del libro: compare il dorso liscio, senza nervi, staccato dal corpo del volume, il capitello eseguito a macchina, incollato direttamente e non più cucito sulla cuffia. Vengono di moda il dorso con nervi veri e falsi, l'uso dello zigrino, delle pelli e tele zigrinate e del marocchino a grana lunga ed a grana rilevata.

Caratteristiche di questo periodo, le legature editoriali o industriali, rilegate direttamente dall'editore o dallo stampatore. la produzione di coperte avviene su cartone o su tela in serie ed in sempre più alte tirature. La volontà di fornire un prodotto, se non di pregio, gradevole e ben decorato, a costi relativamente bassi ed accessibili ad un pubblico sempre più vasto, portò, soprattutto per i volumi strenna, ad ornare piatti e dorsi con placche dorate o policrome, con motivi floreali od architettonici o figurativi. Tutti questi generi, si diffusero secondo numerose varianti locali, in tutta Europa, specie in Inghilterra. In Italia si affermò una pregevole produzione, soprattutto su Almanacchi e Strenne a Torino e Napoli e Milano.
Si consolida l'usanza di firmare le legature (MMB 704). Persistono le legature stemmate. Nel complesso, tutte queste legature, eseguite di solito su cuoi in una illimitata varietà di colori, dimostrano con la loro solidità strutturale, la decorazione di alta qualità e l'accurata finitura, la grande professionalità dei legatori del XIX secolo.

Nella decorazione interna del libro, compare la carta lucida ("papier glacé"), quella dai riflessi cangianti (moerro) e sul taglio dei libri la decorazione in oro all'orientale (marmorizzata e dorata ). La decorazione è caratterizzata da numerosi tipi, alcuni influenzati da motivi antichi, altri da fregi di nuova concezione: Nel complesso, tutte queste legature, eseguite di solito su eccellenti marocchini, in una illimitata varietà di colori , dimostrano con la loro solidità strutturale, la decorazione di alta qualità e l'accurata finitura, la grande abilità dei legatori del XIX secolo.

Tuttora presente in questo periodo, non solo velluto ed il tessuto quali materiali di copertura ma anche il tessuto adottato per le carte di guardia.

Caratteristiche delle legature del secolo XIX
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Legature del XX secolo

Pone fine allo stile "emblematico" ed a quello "floreale" di Marius Michel, ancora in voga agli inizi del secolo (dureranno fino al 1920 ca.), il sorgere di un nuovo tipo di decorazione l'"Art Déco"”, consacrata dalla "Exposition des Arts Décoratifs" di Parigi del 1925. Questa, portata alla perfezione da Pierre Legrain (1888-1929) è caratterizzata da motivi geometrici eseguiti con l'aiuto di un tiralinee, di una squadra ed un compasso, e dall'impiego di nuovi materiali come metalli laminabili, madreperla, legni preziosi, avorio, galalite. La coperta divenne una sorta di frontespizio sul quale doveva figurare il titolo, il nome dell'Autore. La decorazione del libro doveva costituire una composizione continua piuttosto che la somma della decorazione delle due coperte e del dorso.
In questo periodo (1935 ca.), ricordiamo il legatore francese Paul Bonet che, realizzò un genere di decorazione astratta, di tipo "surrealista": tra queste, quelle note sotto il nome di legature "irradianti" in cui fasci di filetti curvi giocano a creare l'illusione del rilievo.
Come Pierre Legrain, Paul Bonet inserisce sovente le lettere dell'alfabeto nelle sue decorazioni: la serie di legature che concepirà per "Calligrammes" raggiungerà il massimo livello in questo genere.
In Italia, durante gli anni Venti e Trenta nell'ambito del Movimento Futurista, si realizzano i libri oggetto, rilegati in pelle o con materiali metallici: ricordiamo il noto libro imbullonato di Depero ed i due libri metallici di D'Albisola e di Munari. A questi legatori vanno aggiunti in Italia, i seguenti legatori che eseguono pregevoli manufatti secondo i canoni tradizionali del "pastiche" o seguendo gli orientamenti della libera interpretazione: Ceresa, G. Codina, P. Colombo, G. de Stefanis, M. Santagostino (Milano), Degli Esposti (Bologna), V. de Toldo e Nozza (Venezia), Cecchi e G. Giannini (Firenze), D. Gozzi (Modena), G. Pacchiotti (Torino), G. Glinger (Roma).
A Parigi, verso la metà del secolo (1945), fondata dal legatore P. Bonet e da J. Cain, amministratore generale della Bibliothèque Nationale, nasce la "Sociétè de la Reliure Originale" con lo scopo di "… … consolidare l'orientamento della legatura francese verso una decorazione creativa mediante l'interpretazione nei disegni delle legature dei motivi d'avanguardia dell'arte grafica e pittorica e per servire di fermento e di emulazione per i legatori della nuova generazione incitati a creare legature originali".
Alla fine del secolo XX, la legatura d'arte moderna che negli ultimi decenni si è arricchita di un importante apporto femminile con Rose Adler, Germaine de Coster, Madeleine Gars, Jeanne Langrand, G Schroeder è in costante evoluzione, aperta a nuove forme d'arte ed a nuove tecniche: da oggetto preminentemente funzionale, è diventata anche un mezzo di espressione artistica.
La fanno oggi conoscere e la mantengono viva le Associazioni Nazionali ed Internazionali di legatori e di Amici della legatura, le sempre più numerose Esposizioni ed i Concorsi di legature moderne.
In Italia, ancora vivo è il ricordo del "Concorso internazionale di legatura: Maestri rilegatori per l'"Infinito" tenutosi a Macerata nel 1998 e quello della recente "Esposizione di legature moderne" svoltosi a Venezia nel 1999, in occasione del VI Forum Internazionale della Rilegatura d'arte.

Come ipotizzato, sono state individuate poche legature novecentesche storiche (Inc. 2 376, Inc. 3 96): tranne poche eccezioni, quali il lascito di Giuseppe Weil Weiss (1863-1939) della Biblioteca Trivulziana di Milano ricco di ca. 700 legature di questo periodo eseguite da Casciani e Glinger, Colombo, Giannini e Gozzi, Kieffer, Durvand, Magnier, Gruel, Lortic, Champs, la Langrand, Levitzky, Blanchetière, le biblioteche italiane non possiedono in genere, collezioni di legature prodotte in questo secolo. Il loro costo, spesso proibitivo, e la continuità richiesta negli acquisti per la creazione di una collezione, paiono presupposti incompatibili con la cronica, sfavorevole congiuntura economica in cui versano le istituzioni italiane.

Caratteristiche generali delle legature del XX secolo
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Rassegna analitica in ordine latamente cronologico dei tipi di legatura, di decorazione e di fregi presenti nei singoli gruppi delle coperte realizzate nei secoli XV-XVIII su manoscritti

Viene appresso indicata in parentesi, una segnatura riferita ad un solo manufatto: per maggiori dettagli, si rinvia gli indici analitici.

Secolo XV

Secolo XVI

Secolo XVII

Secolo XVIII
La ricerca delle legature storiche nella Biblioteca "A. Mai" costituisce il proseguimento di una sistematica indagine iniziata con quelle presenti nelle biblioteche milanesi, ora estese alla Lombardia. Inedite, vengono ora presentate al pubblico come un invito alla conoscenza di una disciplina che ha aiutato il libro ad attraversare il tempo ed arrivare fino a noi, ricca di fascino e di storia, ma pressoché sconosciuta.
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