Cicero, Marcus Tullius,
Orationes, cur. Nic. Angelio, Firenze, Fil. Giunta, 1515, 166x100x50 mm
segnatura
Cinq. 2 903
LE CINQUECENTINE 1973, p. 95.
Legatura del secondo (?) quarto del secolo XVI, eseguita a Bologna?
Marocchino nero dalle spellature marginali, decorato a secco ed in oro. Tre filetti concentrici. La cornice decorata a piastrella raffigura un motivo a cordami. Nello specchio, al centro, un cartiglio costituito da due fregi di tipo orientaleggiante contrapposti; circostante coppia di fregi aldini pieni ripetuti negli angoli. Tracce di due fermagli. Dorso a tre nervi rilevati. Alette cartacee orizzontali di rinforzo. Capitelli nocciola e grezzi. Nel primo compartimento, un tassello in cuoio rosso recita "M.T.CICER:/ORAT:". Secondo e terzo compartimento decorati con una coppia di filetti obliqui incrociati. Al piede, un seminato di losanghe. Il taglio dorato e cesellato, raffigura motivi ondivaghi e barrette incrociate. Carta di guardia posteriore bianca. Rimbocchi rifilati senza particolare cura; quelli laterali sono collocati sopra i rimbocchi di testa e di piede.
Il fregio di tipo orientaleggiante al centro dello specchio, caratteristico delle legature rinascimentali veneziane
1, è pure presente su legature del tempo eseguite a Bologna
2, Milano
3, Roma
4, Parigi
5 ed in Inghilterra
6. Il tipo di fregio aldino accantonato
7 ricorda quello utilizzato dalla bottega bolognese di "Pflug e Ebeleben". Caratteristico per il periodo, il taglio dorato e cesellato a raffigurare nodi di tipo moresco
8. Per una coppia di manufatti, apparentemente opera di questa bottega, cfr. le segnature
Cinq. 2 1108 e
Cinq. 2 1109.
1
Segnatura Cinq. 2 903, dettaglio
Cfr.
HOBSON A. 1989, fig. 48.
2
ÖSTERREICHISCHE NATIONALBIBLIOTHEK WIEN 1990, n.105, Ptolomaeus,
Geografia, ital. V. Pietro Andrea Mattiolo, Venezia, Giovanni Battista Pedrazano, 1548, segnatura 47.K.10 (ES 106).
3
DE MARINIS 1960, III, n. 2617, tav. CCCCXXXVIII,
Epistole di S. Caterina, Venezia, Parigi, Bibliothèque nazionale, segnatura réserve, D.799;
BIBLIOTHÈQUE NATIONALE DE FRANCE 1999, p. 64, n. 21, Dante Alighieri,
L'inferno, Milano, ms. del secondo quarto dl XV secolo, Parigi, Bibliothèque nationale, segnatura Mss. italien 1469.
4
DE MARINIS 1960, I, n. 553, tav. XCIV,
Quintilianus, Venezia, 1514, Montecassino, Biblioteca dell'Abbazia.
5
HOBSON A. 1989, fig. 140, Cicero,
Epistolae familiares, Venezia, Aldus Manutius, 1512, Chicago, T. Kimball Broker.
6
MINER 1957, n. 345,
The Wingfield Horae, ms. del 1450 ca.
7
Segnatura Cinq. 2 903, dettaglio
Cfr. la segnatura
Cassaforte 2 20.
8
Segnatura Cinq. 2 903, dettaglio
Fu con l'introduzione della decorazione in oro sulle coperte, verso la fine del XV secolo, che l'impiego della doratura si estese anche ai tagli: sembra che in Italia questa tecnica abbia avuto inizio verso il 1470, protraendosi sino a noi nei libri di pregio. Oltre al piacevole aspetto che dona al libro, la doratura, specie quella del taglio superiore, ha la funzione di proteggere le pagine dalla polvere. La doratura viene eseguita deponendo sul taglio, precedentemente rifilato, raschiato e reso perfettamente liscio, uno strato adesivo o mordente, costituito da un preparato a base di bianco d'uovo sbattuto e bolo d'Armenia. Su questo preparato ancora umido viene deposta la sottilissima foglia d'oro che aderisce senza bisogno di calore. Approntata dal battiloro, nei secoli passati la foglia d'oro destinata a questo impiego era composta per il 70-80% da una lega di oro e per il resto d'argento, lega detta per la sua relativa economicità, "oro comune" o "dei librai". La composizione della lega spiega
perché le dorature antiche, quelle del XVI secolo ad esempio, siano più pallide di quelle dei secoli successivi: a queste, oltretutto, conferisce maggior brillantezza il più diffuso impiego del brunitoio di pietra d'agata che esalta la lucentezza dell'oro. Le legature più semplici, quali quelle in bazzana, in genere non avevano tagli dorati riservati soprattutto alle legature in marocchino o altri cuoi pregiati. Sulla funzione protettiva della coloritura e, più tardi, della doratura dei tagli, René Martin Dudin (
DUDIN 1772, p. 272) reputa utili questi abbellimenti, sia perché evitano ai fogli di consumarsi troppo rapidamente, sia perché celano eventuali macchie; egli aggiunge che i libri devozionali e religiosi con i tagli dorati si conservano puliti più a lungo di quelli con i tagli rossi o marmorizzati. Nel XVI e XVII si affermò la tendenza, per i volumi con legature di maggior pregio, ad arricchire la doratura con decorazioni a motivi
cesellati e dipinti o impressi con ferri da doratura. La cesellatura veniva eseguita manualmente mediante una specie di bulino recante all'estremità un motivo in rilievo: terminata l'operazione il disegno dello strumento restava impresso in cavo sul taglio del libro. La moda dei tagli cesellati si protrasse fino alla fine del XVII secolo e, in modo sporadico, nei due secoli successivi. La decorazione invece eseguita con ferri da doratura, era effettuata con l'impressione di ferri caldi su foglia d'oro posata su tagli bianchi o su tagli già dorati, utilizzando in questo secondo caso un oro di colore diverso dal primo.