Le dodici lettere che Benzoni scrive al conte Filippo Salimbeni di Modena, suo protettore nonché mecenate
(1) , coprono il periodo che va dal 1831 al 1844 (con un'insistenza particolare nell'anno 1844) e toccano vari aspetti della vita dello scultore bergamasco a Roma: l'attività del suo studio, le difficoltà economiche nel gestirlo e le molteplici commissioni, in particolare provenienti da nobili mecenati.
Il particolare affetto che Benzoni prova nei confronti del conte, non si può giustificare soltanto con il prestito a lui fatto (poi restituito dopo vari anni), poiché esso si manifesta anche con la fiducia dello scultore nel gusto del mecenate e col desiderio di farlo partecipe della sua vita familiare.
1
1831 gennaio 10, Roma
Lettera.
Benzoni, avendo ricevuto la lettera del conte Filippo Salimbeni del 19 ottobre, si felicita con lui per l'ottimo stato di salute suo e della sua famiglia, e ringrazia il cielo per la loro felicità.
Gli spiega, inoltre, di avergli comunicato la notizia dei premi
(1) non per vanagloria ma per fargli conoscere la sua "debole fatica".
Rivela al conte di aver ricevuto da Adeodato Malatesta
(2) sue notizie, e si mette a sua disposizione, se egli lo vorrà, considerato che è "fornito di altri buoni, ed altre qualità".
Infine, gli comunica che sta eseguendo un "Amorino"
(3) per il conte Faustino Sanseverini, che sarà pronto in creta per Pasqua, e gli assicura che ha nell'animo il desiderio di servirlo devotamente.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Si tratta, probabilmente, dei premi vinti da Benzoni ai concorsi del 1829.
2. Adeodato Malatesta, giovane artista.
3. La scultura è "Amore che impone il silenzio", commissionata dal conte Faustino Sanseverini e consegnata nel 1832. Il conte Sanseverini, amico del conte Tadini, sostenne economicamente il Benzoni dopo la morte del mecenate loverese.
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 1
2
1836 dicembre 6, Roma
Lettera.
Benzoni manifesta al conte Filippo Salimbeni il suo piacere per le visite di Giovanni Vitali e la sua gioia sapendo che era lui che lo inviava.
Gli spiega che, anche se è da un anno che non gli scrive poiché non sapeva dove trovarlo, la stima e la gratitudine nei suoi confronti sono rimaste immutate.
Gli racconta il duro colpo subìto per la morte del suo benefattore Francesco Agliardi.
Infine, incapace di manifestare con la scrittura i suoi sentimenti, gli porge gli auguri di buone feste natalizie e di un buon anno nuovo.
Nel post scriptum, Benzoni avvisa il conte che la lettera doveva essergli recapitata da Giovanni Vitali e, non avendolo visto prima della sua partenza, lo prega di riferirgli i suoi rispetti.
ms., originale, cc. 2
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 2
3
1841 marzo 9, Roma
Lettera.
Benzoni si scusa col conte Filippo Salimbeni per il ritardo nella spedizione dei busti
(1), dovuto alla cura nelle ultime operazioni di finitura degli stessi, e lo avvisa che il bollettino per il pagamento arriverà a suo fratello, come prestabilito.
Lo informa dell'arrivo a Bergamo delle sue opere
(2) e gli trascrive una delle lettere con cui da Bergamo gli hanno comunicato il loro arrivo e il giudizio su di esse
(3).
Benzoni avvisa il conte che, ora che è stato pagato, gli potrà restituire la somma di Scudi 300 da lui prestata tempo fa per salvarlo da una difficile situazione economica.
Lo informa della buona salute della famiglia, della gravidanza della moglie Lucia e della sua situazione lavorativa
(4).
Si dispiace per la mancanza, nel suo studio, di oggetti in marmo da poter vendere, e ripromette di ripensarci per il prossimo anno.
Infine, esprime al conte i cordiali ossequi da parte della sua famiglia e degli apprendisti del suo studio, e gli chiede di porgere i suoi rispetti al cavalier Fracavalli e a tutta la famiglia Vitali
(5).
ms., originale, cc. 2
Note:
1. I busti sono tre e rappresentano gli antenati del conte Salimbeni. Essi dovevano essere spediti da Roma verso la fine di gennaio del 1841.
2. Le opere realizzate per Bergamo sono: le statue degli "Evangelisti Marco e Giovanni" per la chiesa di S. Alessandro della Croce, e il "Busto di Alberico da Rosciate" per l'Ateneo.
3. Ecco il giudizio dei professori Giuseppe Diotti e Giacomo Bianconi dell'Accademia Carrara riguardo le opere sopraccitate: "[...] giudicate di stile grandioso di belle forme, e di eguali proporzioni, di merito superiori a quelle di Monti, e Sangiorgi [forse è Abbondio Sangiorgio, scultore, Milano 1798-1879]: Esse in una parola anno superato ogni prevenzione". La valutazione è stata trascritta da Benzoni nella lettera.
4. Per quel che riguarda la florida situazione lavorativa, nella lettera sono citati: l'invio del busto (ritratto) per il conte Paolo Vitalba di Bergamo; l'ultimazione di un "Amorino" per Aurelio Carrara; lo stato avanzato in cui si trovano la statua per la contessa Flaminia Carrara Beroa (la "Riconoscenza"), il busto di Gaetano Donizetti, per l'Ateneo di Bergamo, la statua per il conte Giovan Battista Monticelli ("S. Giovanni che predica", consegnato nel 1842) e il busto (ritratto) del conte Guglielmo Lochis (consegnato nel 1837).
5. La famiglia di Giovanni Vitali, già trovato nel doc. 2.
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 3
4
1842 dicembre 27, Roma
Lettera.
Benzoni confida al conte Filippo Salimbeni di non avergli scritto prima per non volerlo annoiare con le sue lettere.
Gli rivela di aver ricevuto sue notizie dal conte Giovan Battista Forni – che egli ha ospitato presso il suo studio mentre era diretto a Napoli – che gli ha lasciato la lista di libri da reperire per Bastiano Salimbeni
(1). Benzoni assicura che, non appena un suo amico li avrà trovati, egli lo avviserà.
In considerazione dell'amore filiale che lo lega al conte, Benzoni gli racconta dettagliatamente la sua vita: la crescita delle sue due figlie, la gravidanza della moglie Lucia e il suo desiderio per la nascita di un figlio maschio.
Inoltre, lo informa sul suo lavoro: lo stato avanzato di esecuzione del "Monumento all'imperatore Francesco I"
(2) e il gruppo di "Amore e Psiche", per il sig. Antonio Bisleri di Crema
(3), in fase di modellazione.
Inoltre, gli comunica di aver esposto, a Palazzo Venezia, una serie di opere
(4) che gli hanno procurato nuove commissioni, in particolar modo d'Oltralpe
(5).
Infine, Benzoni e la sua famiglia esprimono al conte la loro gratitudine, augurandogli felicità per il nuovo anno.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Sebastiano Salimbeni, fratello del conte Filippo.
2. Realizzato per la Biblioteca Civica di Bergamo e consegnato nel 1844. Si legga l'introduzione a pag. 24.
3. Nel catalogo AB 90, il sig. Antonio Bisleri non risulta di Crema ma di Milano.
4. Le opere esposte a Palazzo Venezia sono: una copia della "Riconoscenza" (eseguita per la contessa Flaminia Beroa); i busti dei ritratti di papa Pio V, della principessa russa Gagarin e di S. Giovanni.
5. Benzoni rivela di aver firmato il giorno prima un contratto col conte di Kilmorey per una copia del "S. Girolamo che medita la morte", a cui aggiunge anche la commissione di un "Busto del card. Ferretti", richiesto dai Gesuiti. Infine, rivela di essere in trattativa con dei principi russi per il compenso per la copia del gruppo di "Amore e Psiche". I principi russi sono, forse, da identificare con l'imperatore Nicola I Romanov e suo fratello Michele, indicati come granduchi sul catalogo AB 90. Qui l'opera è datata 1852.
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 4
5
[Roma, 1841-42]
Lettera.
Benzoni chiede al conte di mantenere la sua promessa, ovvero di venire a Roma a trovare lui e la famiglia in ottobre.
Gli comunica le sue condizioni di salute, in particolare di essere stato colpito da una febbre reumatica per quindici giorni, che l'ha costretto ad assentarsi dal suo studio ove ora, però, "va tutto egregiamente".
In particolare, gli racconta del successo di un "Amorino" inviato a Bergamo
(1), di non aver ancora spedito il gruppetto per la contessa Beroa
(2), poiché è stato molto impegnato nell'esecuzione del modello per il "Monumento all'imperatore Francesco I", e manifesta il desiderio che il conte possa vedere il gruppo prima di esporlo al pubblico in ottobre.
Lo informa dell'arrivo a Roma del "Comendator Thorwaldsen"
(3) e del pranzo conviviale della scorsa domenica, a cui parteciparono una trentina di artisti.
Gli manifesta i suoi saluti e i suoi rispetti, insieme a quelli della moglie, delle figlie Virginia e Vittoria e del suo studio.
Infine, gli trascrive l'iscrizione
(4) che il governo di Milano gli ha inviato per il "Monumento all'imperatore Francesco I"
(5).
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Si tratta, molto probabilmente, dello "Amorino" eseguito per il conte Aurelio Carrara di Bergamo, e consegnato nel 1841 (vedi doc. 26).
2. Il gruppo rappresentante la "Riconoscenza" venne realizzato per la contessa Flaminia Beroa e consegnato, come dal catalogo AB 90, nel 1842.
3. E' improbabile, anche se non impossibile, che sia Bertel Thorwaldsen, scultore neoclassico danese (1770-1844) in quanto le fonti biografiche attestano che egli ritornò in patria nel 1838, dopo un soggiorno a Roma di circa 42 anni; ciò non concorda con gli anni in cui è ipoteticamente datata la lettera e col titolo di "Comendator" dato a Thorwaldsen.
4. L'iscrizione è la seguente: "Pacta conventa Vindobone/ Iustitia fundamentum Pacis/ Pax alit Artes".
5. Gli avvenimenti e i personaggi citati nella lettera fanno propendere per una datazione della stessa tra 1841 e 1842 (vedi docc. 3 e 4).
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 12
6
1843 luglio 21, Roma
Lettera.
Benzoni si scusa col conte Filippo Salimbeni per non aver risposto prima alla sua lettera a causa della mancanza dei Napoleoni 100 che gli deve restituire. Per questo motivo, lo avvisa che, dalla metà di agosto, non appena rimpatrierà e verrà pagato per le sue commissioni, egli passerà per Modena per consegnargli personalmente la somma dovuta.
Benzoni rivela al conte i motivi del suo viaggio a Bergamo: l'incarico di erigere il monumento a Torquato Tasso
(1), vicino a quello per l'imperatore Francesco I nella Biblioteca Civica, e il desiderio di riuscire ad esporre alcune opere a Brera. Egli descrive poi il suo progetto per il monumento tassiano
(2) e chiede un parere al conte su questa soluzione formale.
Benzoni elenca, poi, alcune commissioni avute in quest'anno
(3).
Inoltre, gli comunica che sta lavorando incessantemente per il "Monumento all'imperatore Francesco I" che spera di consegnare nell'aprile 1844; compiacendosi per la bellezza del marmo, rivela che il Comune ha corrisposto all'aumento delle dimensioni dell'opera un aumento del compenso. Siccome il monumento gli occupa molto tempo e siccome sta trascurando le altre commissioni, Benzoni confida al conte la decisione di ingrandire lo studio e di affidarsi all'aiuto di una quindicina di giovani.
Infine, invia al conte e alla sua consorte i suoi rispetti.
Nel post scriptum lo scultore porge al conte i saluti da parte del cavalier Fracavalli e lo avvisa che non ha potuto riferire nulla al conte Terni (4)(4) di ciò che gli aveva scritto poiché, quando ricevette la sua lettera, egli era già partito.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Difficile stabilire quale fosse il "Monumento a Torquato Tasso" destinato alla Biblioteca Civica di Bergamo, a causa della mancanza di testimonianze iconografiche e del luogo di collocazione. Nel catalogo fotografico è presente un statua a figura intera del Tasso, datata 1856, senza che vi sia il basamento poi citato nella lettera. Oltre a questo monumento, Benzoni eseguì l'effigie raffigurante la "Apoteosi di T. Tasso" nel bassorilievo centrale sulla facciata del palazzo Medolago Albani a Bergamo (1848), una piccola statua di "T. Tasso" per Agostino Caffi (1856) e un "Busto di T. Tasso" per l'Ateneo di Bergamo (1858).
2. Il progetto prevedeva la creazione di un basamento ottangolare sui cui lati venivano scolpiti gli episodi più rilevanti della "Gerusalemme liberata" e i nomi dei committenti.
3. Le commissioni avute nel 1843 sono: una copia della "Riconoscenza"; una copia di "S. Gerolamo che medita la morte" per il conte di Kilmorey; l'esecuzione di un'altra copia di "Amore e Psiche" per un amico; la realizzazione del gruppetto dei "Due pifferari" per la principessa russa Solticoff di S. Pietroburgo; la commissione, da parte del francese De Castellan, di quattro statue per la "Fontana delle Tartarughe" a Parigi [pare che non esista a Parigi una fontana omonima..]; la partenza, per l'India, di una copia di un "Amorino" ("Amore che impone il silenzio") eseguito per il conte Sanseverini (vedi doc. 1) e richiesto dal "sig. Coleman di Lingascore nell'India"; la commissione, avuta dal sig. Henri Parish di New York, per l'esecuzione del gruppo "Pentasilea che spira fra le braccia di Achille".
4. Il conte Terni (ma si legge anche Ferni); forse è il Forni del doc. 4.
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 5
7
1844 aprile 8, Roma
Lettera.
Benzoni si scusa col conte Filippo Salimbeni per non aver risposto prima alla sua lettera a causa della mancata riscossione del denaro, che il marchese De Castellan gli deve per le quattro statue
(1), col quale avrebbe estinto il debito.
Gli comunica che a fine giugno egli partirà per la Lombardia per la consegna di alcune opere: il "Monumento all'imperatore Francesco I"
(2); il gruppo di "Amore e Psiche", per Antonio Bisleri; il bassorilievo di "S. Antonio da Padova e il Divino Infante", per il conte Leonino Secco Suardo; un gruppetto raffigurante la "Riconoscenza"; un altro rappresentante "S. Giovanni con l'agnello", per il duca Scotti di Milano; qualche busto. Inoltre, gli rivela che tutte queste opere le esporrà "facilmente" a Brera.
Lo informa anche che a giugno consegnerà le quattro statue per il marchese De Castellan e il gruppo "Pentasilea che spira fra le braccia d Achille"
(3), tutti lavori che ha già ultimato e per i quali egli ha ricevuto solo la metà del compenso. Per questo, Benzoni ringrazia ancora più accoratamente il conte per il suo aiuto, senza il quale non sa come avrebbe potuto fare.
Chiede al conte di pazientare ancora qualche giorno per la restituzione del prestito, giacché è "senza danaro, che questi gran lavori mi han surbìto tutto"
(4).
Infine, Benzoni promette al conte di andarlo a trovare e augura alla famiglia buone feste pasquali, porgendogli i suoi rispetti e quelli del "R. P. Lonini"
(5); ribadisce inoltre che l'impossibilità del pagamento non dipende tanto da lui quanto dalle circostanze.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Vedi doc. 6, nota 3.
2. Inaugurato proprio nel 1844, in agosto.
3. Realizzato per Henry Parish di New York.
4. Il prestito fatto dal conte a Benzoni ammonta a Napoleoni 100, così come citato nel doc. 6.
5. Può essere "Reverendo Padre Lonini" oppure Zonini.
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 6
8
1844 maggio 11, Roma
Lettera.
Benzoni informa il conte Filippo Salimbeni che il "Conte Antonio Falcò de Principi Pio di Savoja" gli ha fatto una visita e gli ha consegnato una sua lettera, e si dispiace che non abbia approfittato dell'occasione per restituirgli, per mezzo di Falcò, i Napoleoni 100 a lui prestati; infatti, il marchese De Castellan non l'ha ancora pagato delle quattro statue
(1) ed egli non ha i soldi necessari per annullare il debito nei suoi confronti.
Benzoni racconta al conte la sua situazione economica: la partenza per la Lombardia
(2) lo costringe ad investire del denaro; al contempo, deve pensare al mantenimento della sua famiglia e del suo studio. Pertanto, egli gli chiede di attendere ancora per quattro mesi la restituzione dei Napoleoni 100 prestati quattro anni fa, giacché egli non riceverà denaro prima della consegna delle opere, e aggiunge che la restituzione immediata di quel denaro lo renderebbe "isprovisto del necessario, per far fronte a queste ultime spese".
Infine, Benzoni promette al conte che prima di partire lo avviserà e che al ritorno dalla Lombardia passerà per Modena per poterlo personalmente ringraziare; inoltre, conoscendo la generosità del conte "e quanto ama che io non abbia a far triste figure presso ad altri", lo assicura del suo amore corrisposto.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Le quattro statue della "Fontana delle Tartarughe" a Parigi (vedi doc. 6, nota 3, e doc. 7).
2. Vedi doc. 7.
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 7
9
1844 maggio 24, Roma
Lettera.
Benzoni risponde alla lettera del conte del 14 maggio, gli assicura che mai e poi mai
(1) gli darà motivo per pentirsi dell'aiuto e dell'appoggio che gli procura, e riconosce che nemmeno dei parenti gli avrebbero concesso le numerose dilazioni sulla restituzione del prestito
(2).
Informa il conte che provvederà a trovare, anche chiedendo un prestito, l'intera somma e ad inviargliela "per mezzo di un Banco"; comunque, gli confida che ciò gli risulterà difficile poiché, nonostante i molti lavori, non può "ricevere denaro che alla consegna".
Dopo avergli promesso una visita a Modena per settembre, al suo rientro dalla Lombardia, Benzoni chiede al conte di perdonargli le sue inadempienze, dettate non da "animo cattivo ma solo costreto da circostanze bisognose, e mi creda, per la vita".
ms., originale, cc. 2.
Note:
1. "Piuttosto mi venderei tutto, fin la camicia".
2. Il prestito riguarda ancora i Napoleoni 100, così come testimoniato dai docc. 6-8. La restituzione del denaro avverrà solo dopo il ritorno di Benzoni a Roma (vedi docc. 10 e 11).
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 8
10
1844 luglio 11, Roma
Lettera.
Benzoni giustifica al conte Filippo Salimbeni la mancata restituzione dei Napoleoni 100 a causa del sopraggiungere della malattia di un amico che gli aveva messo a disposizione la somma.
Per risolvere definitivamente la questione, Benzoni comunica al conte che, dopo la partenza per Bergamo il 20 luglio, si farà consegnare dal Comune il denaro che, poi, egli spedirà a Modena per mezzo di un banco, a meno che incontri a Milano una persona fidata che si renda disponibile per consegnarglieli personalmente
(1).
Benzoni lo informa poi del suo lavoro, in particolare dell'esposizione, nel suo studio a Roma, del "Monumento all'imperatore Francesco I" e di altre opere, e racconta di aver avuto l'onore di essere visitato da persone ragguardevoli quali il re di Baviera
(2) e il fratello del re di Napoli
(3). Constata, poi, che l'esposizione è stata per lui un bene, in quanto l'ha relazionato con molte persone che sono diventate suoi committenti. Ora che tutte le opere sono state imballate, egli può seguire con maggiore attenzione le fasi di consegna del "Monumento all'imperatore Francesco I", in modo che possa sollecitare la sua collocazione, poiché gli impegni lo richiamano a Roma. A causa di ciò, egli non riesce ad esporre il monumento a Milano dove, comunque, porterà "altre cosette".
Infine, egli porge al conte e alla sua famiglia i suoi saluti e rispetti.
ms., originale, cc. 2.
Note:
1. In questo caso, Benzoni prega il conte di avvisarlo con una lettera spedita a Bergamo.
2. Luigi I, re di Baviera (1825-1848).
3. Ferdinando II di Borbone (1830-1859), re di Napoli.
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 9
11
1844 dicembre 27, Roma
Lettera.
Benzoni ricapitola al conte il suo viaggio in Lombardia: l'arrivo a Bergamo per i primi di agosto; l'attesa, per due settimane, delle opere spedite da Roma; l'impegno e la fatica fisica nell'innalzamento del "Monumento all'imperatore Francesco I"
(1); l'esposizione, nella sala attigua a quella del monumento, di alcune sue opere, su richiesta del Comune. Gli riferisce, inoltre, che l'inaugurazione del monumento avvenne il giorno di S. Alessandro, cioè il 26 agosto
(2), con un discorso del bibliotecario Agostino Salvioni. Gli comunica, poi, le opere esposte in Lombardia, sia a Bergamo che a Milano
(3), e lo aggiorna delle nuove commissioni
(4). Gli rivela anche che il Comune di Bergamo ha deciso di aumentare il compenso per il monumento di Bavare 1000, e ha sottoposto la richiesta al Governo [Austriaco] di Milano che l'ha accettata e gli ha dato conferma con una lettera di O. Monticelli.
Benzoni racconta al conte che, al suo rientro a Roma, ha ritrovato "benissimo la mia piccola famiglia", ma si dispiace per non aver soddisfatto il desiderio di rivedere il conte e sua moglie, consolandosi che presto ritornerà in Lombardia. Nel frattempo, si augura che al conte e alla sua consorte il nuovo anno apra una serie di anni sempre più gioiosi.
Infine, trascrive due recensioni di giornale: la prima di Paolo Mazio, riguardante il "Monumento all'imperatore Francesco I", e la seconda inerente l'esposizione delle sue opere a Milano
(5).
Scusandosi del tedio che può aver procurato al conte raccontandogli le sue vicende, Benzoni giustifica questo atteggiamento con la devozione paterna che prova nei suoi confronti
(6).
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Riguardo l'innalzamento del monumento, Benzoni scrive: "[...] mi diede molto da fare, non essendoci persone in Bergamo abili a maneggiare oggetti di Scultura maggiormente così colossale come questo, che il solo gruppo pesava 17 mila libre".
2. In realtà, l'inaugurazione del monumento avvenne il 25 agosto 1844, così come testimoniato dal doc. 12.
3. Nell'estate 1844, Benzoni espone a Bergamo il bassorilievo raffigurante "S. Antonio da Padova e il Divino Infante" (realizzato per il conte Leonino Secco Suardo) e a Milano le seguenti opere: "S. Giovannino" (è il "S. Giovannino che scherza con l'agnello", per il duca Scotti), "Riconoscenza" (copia destinata a Francoforte sul Meno), "S. Gerolamo che medita la morte", i busti del "Ritratto di P Pio V" (per il conte Venceslao Albani di Bergamo) e del "Ritratto di Flora" (quest'ultimo è una copia per il marchese Pallavicini).
4. Le nuove commissioni avute a Bergamo sono: i cinque grandi altorilievi con quattro episodi della "Gerusalemme liberata" e la "Apoteosi del Tasso" (per il conte Giacomo Medolago Albani), due Angeli" per la chiesa di S. Bernardino, un "Amorino" (sarà "Amore insidioso sotto la pelle di agnello" per la contessa Elisabetta Camozzi Vertova) e qualche busto; a Milano le commissioni sono: "Ritratto di P. Pio V" (copia per il duca Scotti) e il gruppo della "S. Anna e la Vergine" (per i nobili Monticelli).
5. Il primo articolo apparve su "Il Saggiatore" di Roma il 15 luglio 1844, mentre il secondo fu pubblicato su "Figaro" di Milano il 5 ottobre 1844.
6. Così scrive Benzoni: "[...] perché mi pare sempre di scrivere a mio padre".
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 10
12
[Bergamo, 1844 agosto 25]
Lettera.
Benzoni comunica al conte Filippo Salimbeni che in questa lettera troverà il nome dell'intermediario
(1) per mezzo del quale egli restituisce al conte la somma di Napoleoni 100, in modo che egli possa ritirare il denaro. Riconosce la prontezza del conte nell'aiutarlo e la sua lentezza nella restituzione del credito, dovuta non ad ingratitudine ma causata dalle circostanze. Non conoscendo altro mezzo per corrispondere a tanta amicizia, Benzoni confida al conte che non può far altro che pregare Dio affinché dispensi su di lui e sulla sua famiglia ogni bene.
Infine, lo informa che l'inaugurazione del "Monumento all'imperatore Francesco I" è prevista per quel giorno
(2) e gli promette che gli scriverà presto per aggiornarlo sugli eventi.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Forse citato su un foglio a parte non allegato.
2. Il timbro postale e altri documenti nel faldone accertano che l'inaugurazione del "Monumento all'imperatore Francesco I" avvenne il giorno 25 agosto 1844. La lettera è, quindi, da far risalire a quella data.
Segnatura: Cassaforte 6 13, c. 11
Note:
- Il conte Filippo Salimbeni commissionò a Benzoni tre busti dei suoi antenati, segnalati al 1841 nel catalogo AB 90.