Le lettere indirizzate da Benzoni al conte Aurelio Carrara (1804-54) di Bergamo sono presenti in due diversi faldoni: MMB 594 ("Corrispondenza Aurelio Carrara") e MMB 718 ("Carrara Aurelio, corrispondenza"). Il rapporto che unì lo scultore e il conte Carrara si può spiegare nei termini di un mecenatismo
(1) fondato sulla stima reciproca e manifestato apertamente nelle lettere, che denotano la fiducia e la riconoscenza dello scultore nei confronti delle raccomandazioni che il conte gli procurava nell'ambiente culturale bergamasco.
A testimonianza dell'interesse collezionistico di Aurelio Carrara, c'è da segnalare la donazione alla Biblioteca Civica di Bergamo, nel 1855, della sua raccolta di novellieri italiani.
In queste pagine si presentano le lettere indirizzate al conte Aurelio Carrara in ordine cronologico, diversamente da come sono presenti nei due faldoni.
13
1837 maggio 25, Roma
Lettera.
Benzoni manifesta al conte Aurelio Carrara la sua gioia per aver ricevuto la sua lettera nella quale parla "della bella Partenope"
(1). Egli rivela che il suo racconto l'ha invogliato a distogliersi da qualche tempo dalle occupazioni e di andare a trovarlo ma, non potendo liberarsi nemmeno "per una settimana", egli soddisferà tale desiderio "a tempo più opportuno".
Lo scultore rivela al Carrara di essergli grato della sua buona opinione su di lui, nonostante la sua piccolezza; in futuro, egli cercherà, quindi, di meritarsela.
Benzoni lo assicura che tutte le sue "incombenze"
(2) saranno da lui eseguite con quella sollecitudine propria di chi è riconoscente a un grande mecenate.
Lo scultore gli confida che sono molte le idee che si avvicendano nella sua mente per il lavoro a lui commesso
(3): ora una danzatrice, ora una Ebe con la patera, ecc.
Gli comunica, poi, che il "Puttino" presente a sue spese all'Esposizione "è toccato in sorte al Principe Borghese"
(4).
Benzoni aggiorna il Carrara riferendogli varie notizie: il sig. Appiani e sua madre partono il sabato seguente alla volta di Napoli, dopo aver ricevuto la sua lettera; il sig. Moletti gli ha detto che il quadro di Vouzel "progredisce con ottimo riuscimento"; il sig. Capranesi ha saputo che il quadro di Vernetd
(5) non è più acquistabile in quanto il proprietario ha cambiato idea e ha deciso di non privarsene; il sig. Finelli
(6) ha gradito i suoi saluti e quelli del cavalier Bianchi, e ricambia.
Infine, lo scultore si scusa con Carrara per la prolissità della lettera, assicurandogli che saprà regolarsi meglio dopo che egli "avrà indicato in dove e per dove dirigergliele".
In ultimo, gli augura ogni felicità e diletto per i suoi viaggi e, specialmente, che il colera "non abbia ad atterirlo" a Napoli, dove ancora miete qualche vittima. Confessandosi suo servitore, spera di rimanere sotto la sua protezione e nel suo affetto.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Aurelio Carrara si trova a Napoli.
2. Per "incombenze" intende incarichi.
3. Probabilmente, il lavoro commissionato in questi anni al Benzoni si concretizzerà nello "Amorino" (1838-40).
4. Si tratta, forse, del ritratto in busto di "S. Giovanni fanciullo", segnalato sul catalogo AB 90 come commissione del principe Camillo Borghese nel 1837.
5. Horace Vernet (Parigi 1789-1863), pittore nonché direttore dell'Accademia di Francia a Roma dal 1828 al 1835.
6. Si tratta, forse, dello scultore Pietro Finelli, citato anche nei docc. 25 e seguenti, oppure del più noto fratello Carlo Finelli (1785-1853), scultore neoclassicista di origini toscane trasferitosi a Roma.
Segnatura: MMB 594, fasc. 3, [c. 5]
14
1837 giugno 26, Roma
Lettera.
Benzoni comunica ad Aurelio Carrara di aver ricevuto le due lettere da Napoli e da Firenze e gli conferma la spedizione del "David" da Roma per "la patria"
(1), insieme con un fascio di stampe, da Carrara a lui inviate. Inoltre, lo scultore afferma di aver aggiunto anche un disegno raffigurante il "Diluvio" di Keilsek, insieme col disegno sepolcrale di un velo a lui commissionato.
Lo informa, poi, che il quadro di Vernet non potrà averlo, poiché il proprietario non se ne vuole privare, e che il quadro a lui lasciato in consegna è già stato spedito e arriverà a breve.
Benzoni porge poi gli ossequi di tutti coloro che il conte gli incaricò di riverire.
Nel post scriptum, Benzoni informa il conte di accludere alla lettera il conto (non allegato) delle spese di spedizione a Bergamo di un "suo quadretto moderno".
Sulla lettera è riportato anche il messaggio di un certo sig. Motelli
(2) che comunica a Carrara la spedizione del "quadro di Voght. [...] col mezzo del com. Austriaco, come d'intelligenza coll'amico Appiani". Costui lo informa anche della presenza del colera a Roma e gli augura di gustare a Firenze le sculture di Bartolini "che son certo vi devono piacere".
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Non si sa a quale opera si riferisca. Per patria intende, probabilmente, Bergamo.
2. Probabilmente è il sig. Moletti già citato nel doc. 13. Benzoni molto spesso invertiva le lettere di parole.
Segnatura: MMB 718, c. 3
15
1837 settembre 16, Roma
Lettera.
Benzoni comunica al conte Aurelio Carrara di aver ricevuto la sua lettera dell'11 settembre dalla quale ha saputo del suo rientro in patria
(1).
Egli si discolpa del ritardo del riscontro
(2): infatti, solo dopo ripetuti viaggi ha potuto "entrare in casa del cavalier Valentini [che..] tenevasi, e tiensi rintannato in casa a motivo dell'imperversante Colera, che per altro al giorno d'oggi cessa d'infierire". Lo scultore lo avvisa che Valentini pagò i Luigi 17/2 al pittore Vogd inviandoli il 3 giugno 1837 al sig. Gaetano Taccioli, suo corrispondente a Milano.
Benzoni, inoltre, lo informa che si è recato anche presso il sig. Vogd, consegnandogli la lettera a lui inviata e ottenendone la dichiarazione che acclude alla lettera (non allegata).
Egli, poi, esprime al conte l'incapacità di esternargli la sua gratitudine per l'interesse che gli dimostra parlando di lui oltre ogni suo merito e insistendo presso alcuni personaggi affinché "all'occazione non lascino inoperoso il mio scalpello". Per questo, gli promette che s'impegnerà sommamente per non deluderlo.
Lo scultore gli confida anche che è più incline a realizzare "qualche lavoro sentimentale anziché al mitologico"; egli spera che sia Carrara a richiederne uno
(3), anche di "soggetto qualunque", affinché egli possa dar prova che "il marmo sia più parlante in sé che nella Favola".
Benzoni incarica, poi, Aurelio Carrara di riportare i suoi auguri al sig. avv. Fontana
(4) e, specialmente, al sig. conte Moroni
(5), al quale sa di essere da lui raccomandato oltre i suoi desideri.
Infine, egli lo aggiorna sulla situazione del colera a Roma: il morbo sta cessando d'infierire sulla città, spostandosi verso le località vicine alla capitale, dove si sono rifugiati i "paorosi romani" all'inizio della malattia. Nonostante ciò, i morti sono stati molti: egli racconta che "dai dieci Agosto ai dieci del corrente [mese], entrarono al cimitero da quatordici in quindici mila cadaveri" e che gli effetti del colera perdurano con le "pericolosissime Febbre, che Fanno pur esse strazio dell'umanità" e con altre malattie insolite "prodotte dai grandi Soffomigi, e aque d'odore, spiriti canforati etc. stemperatamente usati a preserva del Colera". Nonostante ciò, egli rassicura il Carrara della sua "più perfetta salute" e si dichiara pieno della più viva riconoscenza.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Carrara ritorna a Bergamo da Firenze, dove probabilmente si trovava (vedi doc. 14).
2. Per "riscontro" si intende una notizia relativa al ricevimento di una missiva, un pacco, ecc., ma anche l'attestazione del diritto di una riscossione o dell'avvenuto versamento di una somma.
3. Carrara ha manifestato un tale trasporto di sentimenti di apprezzamento verso i lavori di Benzoni che lo scultore è stimolato a contraccambiare con un'opera eseguita con la massima devozione.
4. Si tratta dell'amico avv. Giuseppe Fontana.
5. Si tratta, forse, del conte Pietro Moroni, podestà di Bergamo (vedi doc. 29).
Segnatura: MMB 594, fasc. 3, [c. 3]
16
1837 dicembre 20, Roma
Lettera.
Benzoni, in mancanza delle lettere del conte Aurelio Carrara, si permette di inviargli questa lettera.
Lo scultore si dimostra ansiosissimo di conoscere al più presto il soggetto che il conte gli vuole commissionare, per poter iniziare a concepirne l'idea e per poi eseguirla, impegnando tutte le sue capacità, affinché si rifletta meritevolmente su entrambi.
Lo prega, dunque, di accrescere la riconoscenza nei suoi confronti comunicandogli presto il "desiderato soggetto".
Infine, Benzoni manifesta a Carrara e alla sua famiglia i suoi ossequi, e gli chiede di estenderli anche agli "ottimi signori" che egli ha conosciuto a Roma in sua compagnia.
ms., originale, cc. 2.
Segnatura: MMB 594, fasc. 3, [c. 4]
17
1838 marzo 22, Roma
Lettera.
Benzoni manifesta al nobile Aurelio Carrara la propria gioia per aver ricevuto "l'ultimo gentilissimo Suo Foglio".
Gli rivela che la sua mente non ha ancora scelto una delle tante idee che gli si presentano per la realizzazione della fanciulla che deve nascere dal suo scalpello.
Infine, gli porge le sue scuse per la brevità della lettera.
Nel post scriptum, Benzoni ricambia al nobile i saluti da parte di alcuni amici e porge i suoi distinti ossequi al sig. Giuseppe Fontana, che ha già ricevuto una sua lettera nella quale gli parlava delle commissioni avute dai conti Sozzi e Vimercati
(1) e del lavoro di modellazione in plastica del busto del card. A. Mai
(2).
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Probabilmente sono i conti Sozzi Vimercati. Il conte Giovanni Sozzi Vimercati commissionò a Benzoni le seguenti opere (citate nel catalogo AB 90): "S. Girolamo che medita la morte" (1838), "Il bambino Gesù che fabbrica la croce" (1843) e "S. Giuseppe" (1861). Ipoteticamente, una delle opere in questione potrebbe essere il "S. Girolamo".
2. Si tratta, probabilmente, del busto del "Ritratto del card. A. Mai", commissionato dall'Ateneo di Bergamo (e presente sul catalogo AB 90 alla data 1838).
Segnatura: MMB 718, c. 2
18
1838 luglio 7, Roma
Lettera.
Benzoni comunica
(1) al sig. Giuseppe Fontana che egli potrà ricevere il desiderato reintegro per la "fatta inutile spesa di matrimoniale dispenza", grazie all'intervento dell'Ambasciata Austriaca e del barone Debinoler [o Debineler], segretario dell'ambasciata.
Egli esprime il desiderio che, al ritorno da Vienna, il nobile Aurelio Carrara possa conoscere la descrizione del lavoro da lui commesso, raffigurante la "Innocenza"
(2), affinché egli conosca il suo parere riguardo l'iconografia del tema.
Gli riferisce che ha quasi ultimato il busto del "Ritratto del card. Mai"
(3) e gli chiede se deve dedicarlo alla città o all'Ateneo di Bergamo.
Gli rivela che il progetto per la statua di S. Alessandro è sfumato a causa di un equivoco riguardante la trasformazione delle unità di misura (dal braccio milanese al palmo romano).
Gli comunica che non ha avuto alcuna notizia da parte dei conti Sozzi e Vimercati "se siano rivati ho nò in patria", e nemmeno nessuna conferma dell'acquisto, da parte del conte Leonini, di un "S. Giovanni Battista". Per questo, lo scultore chiede a Fontana che gli possa dare un chiarimento. Infine, scusandosi per il disturbo, Benzoni gli porge i suoi rispetti.
ms., originale, cc. 2.
Note:
1. Questa notizia è comunicata entro un paragrafo di lettera cancellato presumibilmente da Benzoni.
2. La "Innocenza", rappresentata come una fanciullina di nove anni che, mentre tiene con la mano sinistra la camicetta piena di fiori, con la mano destra toglie, con tutta naturalezza, la serpe che le si era insinuata nel mazzo. Nel catalogo AB 90 tale scultura, denominata "L'Innocenza difesa dalla fedeltà", viene datata 1847 e realizzata per il conte Attendolo Bolognini di Milano.
3. Vedi doc. 17, nota 2.
Segnatura: MMB 718, c. 1
19
1838 agosto 5, Roma
Lettera.
Benzoni si sente in dovere di annunciare al conte Aurelio Carrara l'arrivo a Bergamo del pittore Foltz
(1), che si recherà prima a Milano per esporre un quadro a Brera.
Benzoni afferma di non voler presentare i meriti di questo artista, poiché il suo quadro, "le sue cognizioni e gli amabili suoi tratti, lo renderanno sicuramente caro a chi lo avvicina".
Infine, lo scultore gli assicura che le gentilezze compiute verso questo artista le considererà come a lui fatte.
Nell'attesa dei suoi comandi, Benzoni si manifesta pieno di gratitudine.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Il pittore Philipp Foltz (1805-77), indicato come "loggetto degno di non essere tenuto celato ai veri Mecenati, dell'Arti belle".
Segnatura: MMB 594, fasc. 3, [c. 1]
20
1838 dicembre 31, Roma
Lettera.
Benzoni comunica al conte Aurelio Carrara di aver ricevuto il suo foglio del 10 novembre e lo ringrazia per avergli fatto conoscere i conti Regazzoni
(1) e per averlo a loro raccomandato, anche se ammette che non c'era la necessità visto il loro interessamento nei suoi confronti. Per questo, egli si compiace di offrir loro ogni servizio.
Lo scultore lascia a Carrara la scelta di preferire tra un amore [poi "Amorino"] o una danzatrice, anche se rivela di essere più incline a realizzare il primo, poiché introdurrebbe delle varianti e lo eseguirebbe con maggior perfezione rispetto a quello creato per il conte Faustino Sanseverino
(2).
Infine, Benzoni si confessa sempre più obbligato verso il Carrara e augura a lui e ai suoi figlioletti "ogni spirituale e terrena benedizione di Dio", nella speranza che il nuovo anno apra una lunga serie di anni sempre più belli per la sua carriera, per la sua famiglia e per le sue amicizie.
Nel post scriptum, Benzoni lo informa che ha spostato lo studio alla "Locanda dei Russi" in Piazza del Popolo.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. I conti Regazzoni a cui si riferisce sono, probabilmente, i suoceri del conte Aurelio Carrara, in quanto egli sposò Angela Teresa Regazzoni. Talvolta nelle lettere sono chiamati anche "Ragazzoni".
2. Per il conte Faustino Sanseverino, Benzoni eseguì "Amore che impone il silenzio" del 1832.
Segnatura: MMB 594, fasc. 4, [c. 1]
21
1839 maggio 7, Roma
Lettera.
Benzoni dichiara al conte Aurelio Carrara di aver ricevuto la sua lettera, avuta dai coniugi Regazzoni, e giustifica il ritardo nella risposta col desiderio di aggiornarlo sulla riuscita del marmo, già quasi completamente abbozzato, che servirà per la realizzazione dello "Amorino", da lui commissionato. Lo scultore lo informa che la statua sarà in altezza uguale a quella del conte Faustino Sanseverino
(1) ma, spera, risulti migliore, grazie a "non poche studiate variazioni intese a renderlo più animato ancora e più caratteristico".
Benzoni si reputa "fortunato nella riuscita del marmo" poiché esso è bianco e privo di qualsiasi difetto e ciò lo "anima a far un'opera che possa essere di universale soddisfazione".
Lo scultore informa il Carrara che, se non avesse tante altre commissioni, egli finirebbe lo "Amorino" entro pochi mesi; ma, poiché si trova "in somma penuria di tempo", lo avverte che egli riceverà la statua non prima di marzo 1840
(2).
Benzoni lo avvisa, poi, del rientro da Napoli dei conti Regazzoni e gli racconta che, dopo aver sentito la loro descrizione della città, gli è venuta "voglia di andarci"; per quest'anno, però, spera di fare un viaggio "più interessante; coè [sic] di venire alla patria".
Lo scultore gli comunica anche che, "crescendo i lavori", ha dovuto procurarsi "uno studio più grandioso più comodo e più vicino al concorso dei Forestieri" spostandolo allo "Albergo delle Russie" in Piazza del Popolo
(3).
Infine, Benzoni augura al Carrara "mille cose" da parte dei conti Regazzoni; lo prega di salutargli il sig. Giuseppe Fontana e gli invia i suoi "più vivi affetti di riconoscenza e di gratitudine".
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Vedi doc. 20, nota 2.
2. In realtà, Carrara riceverà l'opera nel maggio 1841 (vedi doc. 26).
3. "Albergo delle Russie" o "Locanda dei Russi" come citato nel doc. 20.
Segnatura: MMB 594, fasc. 3, [c. 2]
22
1840 marzo 3, Roma
Lettera.
Benzoni si scusa col conte Aurelio Carrara per il prolungato silenzio attribuibile "a tutt'altro che ingrata speranza".
Lo scultore gli comunica che lo "Amorino" sta prendendo le forme di Cupido e che il marmo si trasformerà in pelle d'agnello, poiché egli sta eseguendo il lavoro, che presto sarà ultimato, "con tutta quella precisione" degna per un "Mecenate generosissimo" come il conte si è dimostrato.
Lo informa, poi, che verso fine giugno–inizi luglio egli invierà a Bergamo le due statue degli Evangelisti
(1) e insieme spedirà lo "Amorino" ben occultato dalla loro presenza
(2).
Benzoni lo informa, poi, di aver ricevuto Scudi romani 100 dal gesuita padre Antonio Grassi, che desidera che sia Carrara a pagare Scudi 100 a suo fratello Fiorini Grassi di Schilpario, "senza tanto giro di cambiale"
(3).
Benzoni informa dell'arrivo a Bergamo, per via diplomatica, di un suo "disegno assai migliorato"
(4) accompagnato da una "sua speciale Commendatizia".
Infine, lo prega di porgere i suoi saluti ai conti Regazzoni, alla contessa Angelina e a suo figlio.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Le due statue degli Evangelisti Marco e Giovanni per la chiesa di S. Alessandro della Croce in Bergamo.
2. Vedi doc. 11, nota 4.
3. In pratica, Antonio Grassi e Carrara avevano un debito di Scudi 100 rispettivamente con Fiorini Grassi e Benzoni. Se Carrara versava la somma a Fiorini Grassi e Antonio Grassi la versava a Benzoni, si evitava lo scambio di soldi per via bancaria o postale.
4. Si tratta del disegno per il "Monumento all'imperatore Francesco I" (vedi doc. 29).
Segnatura: MMB 594, fasc. 4, [c. 2]
23
1840 luglio 16, Roma
Lettera.
Benzoni confessa al conte Aurelio Carrara di essergli debitore della risposta alla sua lettera del 6 maggio; egli giustifica questa mancanza col "travaglio forzato" per riuscire a portare a termine il lavoro dello "Amorino"; purtroppo, però, "la fatica non interrotta e il non picciol strapazzo" l'hanno costretto a letto con febbre alta. Nonostante ciò, Benzoni assicura Carrara che l'opera è quasi finita e che non appena si sarà ristabilito dalla malattia la porterà a termine.
Riguardo, poi, l'iconografia della statua
(1), lo scultore rivela al conte di aver consultato un letterato che gli ha assicurato la validità di rappresentare sia "Amore con la pelle che finge esser pastore onde sorprendere l'innocenza nei campi", sia la "Innocenza pastorale".
Infine, Benzoni porge i suoi ossequi al conte e alle persone che egli ricorda.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Probabilmente il conte Carrara dubitava della legittimità della pelle d'agnello (vedi doc. 21) nella rappresentazione di Amore, poiché si poteva confondere con un S. Giovanni Battista.
Segnatura: MMB 594, fasc. 4, [c. 3]
24
1841 febbraio 13, Roma
Lettera.
Avendo quasi ultimato il lavoro dello "Amorino", Benzoni comunica al conte Aurelio Carrara la rinuncia ad accondiscendere al suo desiderio di inserire la pelle di agnello alla statua.
Infatti, dopo aver inteso dal conte Paolo Sozzi [Vimercati] che ciò "avrebbe potuto andar contro delle critiche", Benzoni informa il conte di aver scelto, invece della pelle, "un legerissimo drappo nel quale [Amore] nasconde le sue arme"; la decisione è stata presa per poter apportare "sempre maggior miglioramenti dell'opera" e "appagare un tanto generoso posseditore qual [Carrara] è".
Proprio per questo motivo, lo scultore gli confida di aver tardato nell'ultimazione della scultura, ma tiene a precisare che il lavoro è al suo termine, e dichiara di sottomettersi ai suoi comandi circa la spedizione; gli esprime in anticipo la sua gratitudine se egli vorrà attendere fino al periodo dell'Esposizione di Milano per la consegna, poiché vorrebbe esporre delle opere. In questo modo, egli consegnerebbe e collocherebbe personalmente la scultura.
Infine, Benzoni prega il conte di perdonarlo per il suo ritardo e di augurare tante cose ai nobili Regazzoni e alla contessa Angelina.
ms., originale, cc. 2.
Segnatura: MMB 594, fasc. 4, [c. 4]
25
1841 aprile 19, Roma
Lettera.
Benzoni giustifica il ritardo nella risposta alla lettera del conte Aurelio Carrara a causa delle molte occupazioni e del dispiacere di privarsi dello "Amorino", proprio ora che ha avuto commissioni, da parte di "Signori oltremontani", per farne delle repliche.
Informa Carrara che la statua partirà agli inizi della prossima settimana per Milano, insieme al busto del "Ritratto del conte Lochis"
(1) e ad altri lavori. Egli, però, non potrà inviare tali opere all'Esposizione milanese, e spera che il Carrara lo voglia compiacere per il prossimo anno
(2).
Lo avvisa, poi, che egli non intraprenderà il viaggio in Lombardia poiché il soggiorno, anche solo di un mese, e le nuove commissioni lo porrebbero "in pericolo di non mantenere pienamente le date promesse ai committenti [per la consegna]"
(3).
Senza voler anticipare il sig. Fontana, Benzoni comunica a Carrara di avergli ridotto il costo dello "Amorino" a Scudi 480, nella speranza che il modico prezzo e l'opera faccian parlare di lui in patria.
Lo scultore informa poi il conte di essere stato visitato dal sig. Finelli
(4), che l'ha incaricato di riferirgli che la "Testa" in busto che voleva da lui è pronta; Benzoni anticipa che, riguardo alla qualità dell'opera, sarebbe bene che egli chiedesse al sig. Ferrari di andare a vederla, in quanto a lui "non conviene per ogni riguardo".
Lo scultore prega Carrara di porgere le sue sentite congratulazioni al sig. Fontana per la sua guarigione, e di riverire i conti Regazzoni.
Infine, rinnova al conte e a suo figlio i suoi sentimenti di venerazioni e di gratitudine, nella speranza che sempre gli dimostri la sua benevolenza.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Sul catalogo AB 90, è presente alla data 1837 come commissione del conte Guglielmo Lochis.
2. Probabilmente Benzoni chiede in anticipo che il conte gli presti lo "Amorino" per l'esposizione milanese del 1842.
3. Benzoni specifica che "del che e per dovere e per massima sono gelosissimo".
4. Vedi doc. 13, nota 6.
Segnatura: MMB 594, fasc. 4, [c. 5]
26
1841 maggio 15, Roma
Lettera.
Benzoni ironizza col conte Aurelio Carrara sulla spedizione del suo "Amorino" insieme all'opera del sig. Finelli
(1), e gli riferisce che questi, quando egli gli comunicò le parole di Carrara
(2), reagì troncando il discorso e rispondendo con gentili maniere.
Benzoni lo informa che lo "Amorino" non era pronto per l'Esposizione di Milano in quanto egli ha "messo in pratica in quest'opera [tutto..] quanto deve fare un'Artista che ama, e lavora per l'onore", concretizzando il suo sapere e le sue competenze. Valuta comunque il lato positivo della cosa: tenendola in studio, la statua è stata notata da due forestieri che ne hanno richiesto due repliche.
Lo scultore riferisce al conte che, insieme alla lettera, troverà anche un disegno della base su cui collocare lo "Amorino" e gli fornisce una serie di istruzioni per una buona visione della sua opera e del busto di Finelli.
Lo scultore preavvisa, poi, il Carrara che troverà la statua in una doppia cassa, per "evitare qualunque disgrazia" nel trasporto, e gli raccomanda "gran diligenza nello scassare"; mettendosi a disposizione del pagamento di parte delle spese per queste misure precauzionali, accompagna alla lettera le due bollette per ritirare le casse (allegate).
Benzoni prega il Carrara di augurare tante belle cose a coloro che si ricordano di lui, di riferire al conte Leonino [Secco Suardo] che il busto del "Ritratto di Gaetano Donizetti" è in via di ultimazione e che fra breve lo spedirà insieme col "disegno del suo Alto rilievo"
(3).
Lo informa, poi, che il "Monumento all'imperatore Francesco I" è ben avanzato e che il prossimo mese ha intenzione di esporlo al pubblico insieme ad altre "operette in marmo" che sta eseguendo
(4).
Infine, Benzoni prega il conte Carrara di perdonarlo per il ritardo della risposta alla sua lettera, da imputare non a trascuratezza ma alla mancanza di ritagli di tempo dalla sue "occupazione di studio".
ms., originale, cc. 2
Note:
1. L'opera di Finelli è la "Testa" già citata al doc. 25. Benzoni ironizza sulla spedizione della sua opera con la statua sopraccitata scrivendo: "La mia opera non poteva avere migliore compagnia, ma qual paragone!....".
2. Non si sa cosa avesse da far riferire al Finelli il conte Carrara; forse qualche elogio.
3. Si tratta, probabilmente, del disegno dell'altorilievo raffigurante "S. Antonio di Padova col Divino Infante", presente nel catalogo AB 90 sotto l'anno 1844; per quel che riguarda, invece, il busto del "Ritratto di G. Donizetti", esso venne commissionato nel 1840 dall'Ateneo di Bergamo, a cui probabilmente il Secco Suardo faceva parte.
4. L'intenzione di esporre al pubblico il Monumento è presente anche nel doc. 32, ma si trattò forse dell'esposizione di un modellino, in quanto l'opera venne consegnata solo nel 1844.
Segnatura: MMB 594, fasc. 4, [c. 6]
27
1841 luglio 31, Roma
Lettera.
Benzoni ringrazia il conte Aurelio Carrara della sua lettera del 13 luglio, piena di "espressioni molto superiori" ai meriti che egli ha guadagnato soddisfacendo il Carrara nella realizzazione della sua opera
(1).
Gli comunica che ora sta continuamente lavorando ad un'opera per Bergamo
(2) e che egli farà di tutto affinché Bergamo non abbia a pentirsi "di avergli affidato tale lavoro".
Benzoni informa Carrara che, nel caso volesse scrivere delle lettere al sig. Finelli, costui non si trova a Roma ma a Carrara; inoltre, lo avvisa che egli potrà servirsi del suo corrispondente e del sig. Agostino Caffi
(3) per il pagamento della somma
(4).
Infine, lo scultore gli comunica che nemmeno quest'anno potrà recarsi in patria a causa dei molti impegni lavorativi; nonostante ciò, si avvale della scrittura per riparare a ciò che vorrebbe fare di persona: augurare tante cose ai "quei Nobili Signori" che lo sostengono, agli amici e, specialmente, al sig. Fontana che spera ristabilito dalla malattia.
Pieno di stima, Benzoni manifesta al Carrara la sua sottomissione e i suoi auguri.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Si tratta dello "Amorino", già citato precedentemente.
2. Si tratta del "Monumento all'imperatore Francesco I", detto anche "Monumento alla Pace".
3. Il sig. Agostino Caffi, futuro consuocero di Benzoni, indicato come "Ministro in Casa Piazzoni".
4. Intendeva, probabilmente, la somma per il pagamento dello "Amorino" e delle spese di spedizione (vedi doc. 26).
Segnatura: MMB 594, fasc. 4, [c. 7]
28
1841 ottobre 9, Roma
Lettera.
Benzoni ringrazia il conte Aurelio Carrara per i Napoleoni 108, che egli ha ricevuto da "molto tempo [...] col mezzo del Sig. Agostino Caffi", e per le numerose espressioni del suo nobile animo, che egli sente quasi sproporzionate al suo merito
(1).
Lo scultore coglie l'occasione per porgergli tanti ossequi anche da parte del "celebre P. Finelli"
(2), giunto da poco a Roma.
Infine, prega il Carrara di augurare tante cose alla contessa Angelina e ai conti Regazzoni, di abbracciare suo figlio e gli manifesta la sua disponibilità professandosi sempre suo servitore.
ms., originale, cc. 2
Note:
1. Si riferisce al merito avuto con l'esecuzione dello "Amorino".
2. E', forse, lui e non il fratello Carlo ad eseguire la "Testa" per il conte Carrara.
Segnatura: MMB 594, fasc. 4, [c. 8]
Note:
- Il conte Aurelio Carrara commissionò a Benzoni un "Amorino", realizzato tra 1838-1840, e, probabilmente, la "Innocenza", che, però, sul catalogo AB 90 è datata 1847 e realizzata per il conte Attendolo Bolognini di Milano.