La prima metà del secolo XVII

La Tabella 4. dimostra che ancora per tutta la prima metà del secolo XVII Bergamo non riesce a riportare alla normalità il problema dei giusdicenti periodicamente inviati agli uffici di fuori. Pur senza raggiungere i picchi di instabilità del periodo precedente, Lovere continua a rappresentare un problema molto grave, per il quale invano la città cerca soluzioni. Ma anche gli uffici di Scalve ed Oltre la Gocchia non sono ancora stati riportati entro limiti accettabili di funzionamento.

Tabella 4. Numero di giusdicenti eletti, scusati, rinunciatari e defunti nel periodo 1600-1649.

I II III IV
Eletti Scusati Rinunciatari Morti
Podestaria di Scalve 79 17 14 3
Podestaria di Lovere 102 41 26 -
Podestaria di Urgnano e Cologno 53 2 - 3
Commissariato di val san Martino 54 6 4 2
Vicariato di val Seriana inferiore 56 5 4 1
Vicariato di Gandino 60 4 4 -
Vicariato di val Brembana inferiore 56 2 4 2
Vicariato di val Brembana superiore 61 4 4 5
Vicariato di Oltre la Gocchia 62 7 6 1
Vicariato di Almenno 60 5 4 4

Sono da notare in questi anni numerose rinunce all'ufficio di Scalve, per le quali i valligiani protestano [19 giugno 1602; Az. 48, 235r]. La città fa loro sapere che se hanno qualche lamentela da sporgere, mandino i loro nunzi a trattare e concordare le soluzioni ai problemi esposti. Ma nel 1603 e 1604 le rinunce all'ufficio di Vilminore continuano, e così fino al 1607, anche in altri uffici.
Il 2 settembre 1606 [Az. 50, 30r] il Consiglio bergamasco apprende che il vicario di Oltre la Gocchia è stato ucciso. Con l'occasione di sollecitare ai rettori un'azione penale esemplare contro l'omicida, si menzionano anche altri episodi di criminalità: una ferita inferta ad un commilitone, violenze e percosse ad un altro commilitone, l'omicidio di un notaio dell'ufficio dei danni dati e delle querele. Il 7 giugno 1608 poi, [Az. 51, 15r] si ha notizia di un ferimento nei confronti di un magistrato del Collegio delle Acque da parte di due persone di Nembro e si decide di procedere energicamente contro i rei, cosicché tutti imparino a portare il dovuto rispetto alla città.
Quanto a Lovere, il 20 dicembre 1606 il Consiglio discute una parte in cui si ricorda che da molti anni si fatica a trovare il podestà e si propone che tre deputati consiglino i rimedi più opportuni. La loro relazione viene presentata tre mesi dopo [20 marzo 1607; Az. 50, 117v] ed ha come risultato un'altra proposta, tendente ad ampliare le competenze territoriali di Lovere al fine di incrementare le entrate del giusdicente. Gli stessi deputati vengono incaricati di effettuare sondaggi a questo fine, ma la faccenda si trascina mentre continuano i rifiuti dei candidati. Il Consiglio decide allora [6 aprile 1607; Az. 50, 125v] che tutti coloro che in avvenire saranno eletti a Lovere vi debbano andare, in pena di 100 ducati, da trasferire al prossimo podestà eletto, per facilitare la sua accettazione, pena da essere inviolabilmente esatta. I rettori vengono invitati a riferire a Venezia lo stato in cui versa la podestaria loverese, anche per chiedere la ratifica di quest'ultima decisione. Contemporaneamente ai provvedimenti repressivi, si propone una variazione della procedura d'elezione al fine di evitare ogni discussione o manovra precedente alle pubbliche designazioni. Essa viene approvata, e viene rigettato invece un emendamento per escludere dal ballottaggio quei candidati che per avere già rifiutato la podestaria si trovano colpiti dalla contumacia decennale.
Il Consiglio bergamasco è anche angustiato dai problemi di Scalve. Stante la morte di un podestà, Camillo Olmo, il Consiglio, dietro sollecitazione del difensore della valle, considera le seguenti tre possibili soluzioni: a. eleggere un podestà che duri fino alla fine del mandato dell'Olmo, cioè circa otto mesi; b. eleggerne uno che duri un anno oltre a quel tempo, cioè circa 20 mesi; c. eleggere un podestà per un anno, che si trasferisca a Scalve entro otto giorni e duri fino alla festa di san Michele 1608, alla quale data i podestà successori debbano poi fare il loro ingresso. Si adotta la terza risoluzione e si passa all'elezione [8 settembre 1607; Az. 50, 190r]. Ma poco dopo [26 dicembre 1608; Az. 51, 86v] i sindaci della valle supplicano di riportare l'ingresso del giusdicente a maggio, prolungando fino al maggio 1610 il podestà in carica, Ludovico Corsini. La richiesta viene accettata. Procedura analoga viene adottata anche il 27 gennaio 1608, in occasione della morte di un commissario di Caprino [Az. 50, 264r], anche se in quest'ultimo caso il Consiglio decide di limitarsi a surrogare il giusdicente defunto con un sostituto, per il tempo che gli sarebbe rimasto da governare.
Continuano ancora nel 1609 e 1610 le rinunce a Lovere e Vilminore. Il 3 febbraio 1610 [Az. 52, 2r] si eleggono due deputati a conferire con i esponenti di Scalve allo scopo di rendere quell'ufficio più gradito ai potenziali giusdicenti. Le parti trattano ed il 24 marzo 1610 [Az. 52, 20r] ne risulta una proposta. Secondo gli statuti di Scalve, quel podestà deve essere un membro togato del Consiglio di Bergamo. Fermo restando questo requisito, per una sola volta sarà possibile eleggere un candidato contumace per aver occupato un altro ufficio di fuori. A rendere la situazione ancora più aggrovigliata, subito dopo muore il podestà della valle: in ottemperanza con l'orientamento precedente, il Consiglio decide che la persona da eleggere debba avere le caratteristiche richieste, ma possa essere contumace da altri uffici, eccettuato, naturalmente, quello di Scalve. Il 30 agosto 1610 [Az. 52, 92v] il podestà viene eletto per la durata di un anno dall'ingresso, ma riceve una pessima accoglienza, tanto che scrive al Consiglio [9 luglio 1611; Az. 52, 209r] a proposito di "alcuni atti et parole ingiuriose con offesa alla dignità publica per l'officio che sostien". Si chiede quindi di procedere contro i rei in modo esemplare e si prolungano i termini del podestà precedente dal settembre 1612 al maggio 1613, anche per riportare l'ingresso del successore alla tradizionale data di maggio [18 dicembre 1611; Az. 52, 249v].
Nonostante tutti i provvedimenti, le persone disposte ad andare podestà a Vilminore sono sempre scarse [3 febbraio 1612 e 9 marzo 1613; Az. 53, 145r e 161v] ed anche a Lovere si registrano numerose rinunce. Dopo l'annullamento di un'ennesima elezione per quel podestà [29 dicembre 1613; Az. 53, 258v], il 17 gennaio 1614 si discute finalmente un provvedimento che contiene qualche elemento nuovo [Az. 53, 277r]: per conservare a Bergamo la giurisdizione di quella terra il Consiglio propone che i cittadini che accetteranno l'ufficio ricevano un'integrazione del loro salario di 1000 lire l'anno, oltre al salario ordinario ed agli emolumenti del banco giuridico.
(Vi sono alcuni aspetti da sottolineare in merito a questa proposta: innanzitutto, per la prima volta Bergamo ammette di poter integrare il salario di un giusdicente di fuori sul proprio bilancio. Quale straordinario evento aveva sollecitato tanta generosità da parte di un organo che aveva sempre cercato di scaricare altrove la soluzione ai problemi di Lovere? La risposta sta in alcune parole cancellate dal preambolo della parte, che si riferiscono alla possibilità di una perdita della giurisdizione di Lovere, probabilmente a favore di Brescia, che Lovere aveva ripetutamente minacciato in passato. Un secondo aspetto chiarisce come fino ad allora l'ufficio loverese aveva funzionato: e la parte spiega che da tempo i podestà andavano a Lovere solo per prendere possesso della carica, con gravissimo "disgusto di quei terazani". Naturalmente, l'integrazione proposta avrebbe comportato un cambiamento di quest'abitudine. Un terzo commento riguarda l'ammontare del sussidio proposto, che spiega le difficoltà fino allora incontrate: come si poteva pensare di trovare giusdicenti disposti a perdere almeno 1000 lire all'anno per servire a Lovere?).
La parte prevede ancora che l'integrazione sia pagata alla fine del mandato, sulla base di una dichiarazione di effettiva residenza da parte dei loveresi. Inoltre, a titolo di sanatoria, la parte propone che tutti coloro che erano stati colpiti da contumacia decennale per aver rinunciato a Lovere vengano assolti e possano anche essere eletti a quella carica, cancellando gli effetti delle sanzioni precedentemente votate.
Tuttavia, le richieste di scusa e le rinunce a Lovere ricominciano, mentre proseguono anche le rinunce per Scalve. Nella riunione dell'8 marzo 1615 il Consiglio tenta ancora con le minacce e reintroduce una contumacia quinquennale e la maggioranza dei due terzi per le richieste di scuse: ma la situazione non cambia e le scuse, i rifiuti e le rinunce proseguono. Il fatto è che il Consiglio fingeva di non sapere che l'integrazione non bastava a rendere l'ufficio di Lovere appetibile perché la somma che un giusdicente avrebbe dovuto sacrificare per andare a Lovere superava largamente la cifra offerta. Soltanto il 12 gennaio 1618 [Az. 55, 139r], riconoscendo finalmente questa realtà, il Consiglio aumenta l'integrazione annua a 1500 lire, sotto pena della perdita del sussidio e della privazione ventennale da ogni ufficio se il podestà non risiederà per il tempo stabilito. Questa pena potrà essere cancellata mediante il versamento a Bergamo 50 scudi, da trasferire a credito del podestà successivo che accetterà la nomina. Anche questa volta, vi è un generale condono delle pene a tutti coloro che avessero rinunciato in precedenza. Un tentativo di scuse da parte di Corrado Lupi appena eletto alla carica viene subito rintuzzato e l'interessato accetta la carica [19 gennaio 1618; Az. 55, 141v].
Il 13 marzo 1620 scrivono i consiglieri di Lovere, supplicando la conferma del podestà Marco Calepio per un secondo anno, cioè fino alle calende di maggio 1621 e Bergamo li accontenta [Az. 56, 60r]. Questo episodio segna l'inizio di un periodo di conferme biennali a Lovere (ed anche altrove), una pratica contraria agli statuti ed alle consuetudini che volevano la rotazione annuale agli uffici di fuori. Ma in un periodo di difficoltà per la podestaria, l'infrazione presentava vantaggi per ambedue le parti interessate: per Lovere che, in presenza di un podestà gradito, aveva tutto l'interesse ad un prolungamento del suo mandato; e anche per Bergamo, che evitava in questo modo elezioni dall'esito incerto e non si esponeva al rischio di rinunce o di scuse. La pratica si prolungherà a lungo, anche se essa non evita del tutto rinunce o scuse sporadiche.
Un'analisi delle Tavole Cronologiche dimostra che con il passare degli anni i tempi dell'elezione dei giusdicenti si sono sempre più ravvicinati e concentrati verso la fine di riferire a Venezia lo stato, il che introduce un maggior ordine nei lavori del Consiglio (e semplifica la ricostruzione delle cronotassi).
Trovata una soluzione per Lovere, rimaneva alla città il problema di Scalve. Ed il Consiglio si appresta a risolverlo con una serie di provvedimenti analoghi. Esso inizia [9 giugno 1621; Az. 56, 226r] con la proposta di sospendere una tantum la contumacia che qualcuno avesse per quell'ufficio. E subito si trova un candidato che si era evidentemente offerto. Questo rappresenta il primo passo urgente per un ufficio rimasto scoperto. Per i tempi lunghi, il Consiglio medita invece una risoluzione più importante. Riconoscendo che la difficoltà maggiore "nasce dall'essere debole et troppo tenue l'emolumento d'esso offitio, rispetto alla distanza et sito del luogo, et alli altri incommodi et disturbi" (dove forse si intendevano anche le difficoltà create dalla riottosità degli abitanti) si propone che ai podestà futuri vengano assegnati 100 scudi di integrazione, con obbligo di dimostrare l'effettiva residenza. Come per Lovere, chi verrà eletto a Vilminore non potrà tuttavia rinunciare, sotto pena della privazione da ogni beneficio della città per 10 anni - salvo il caso di legittimo impedimento - da essere decisa con una maggioranza di due terzi, oppure dietro il pagamento di 50 scudi alla città [26 giugno 1621; Az. 56, 233r].
Tutto questo non stabilizza del tutto le due podestarie dove proseguono occasionali rinunce fino al 1528. Comincia intanto l'epidemia di peste. Tra il giugno ed il dicembre 1529 muoiono due podestà di Scalve ed un vicario di Almenno. Probabilmente a causa della peste in atto, alla fine di dicembre vengono confermati - non rinnovati - i podestà di Vilminore e di Lovere. Nel 1630 vi sono anche nuove elezioni per una rinuncia del vicario eletto a Caprino [3 dicembre; Az. 60, 107v] e per la morte del vicario di Serina Alessandro Facheris [6 dicembre; Az. 60. 110r]. Gli effetti del contagio si fanno sentire anche sulle funzioni amministrative. Una parte del 13 dicembre 1630 [Az. 60, 115v] è di interesse. Dice: "Essendosi ristretto et angustiato il numero de soggetti habili alle cariche de publici officii di questa Città per la gran mortalità seguita questi passati mesi de Cittadini [...] i signori Deputati et Antiani [...] concordevolmente mandano parte che sia per quest'anno solo dispensata rispettivamente la contumacia a tutti gl'Offitii della Città così dentro come fuori, potendo indifferentemente concorrere et esser balottato ogn'uno, eccetto quelli che sono di presente di attual offitio". E così il Consiglio decide all'unanimità.
Conseguentemente, un vicario di Zogno viene prorogato per un secondo anno [17 dicembre 1630; Az. 60, 120r] e nella medesima seduta si confermano anche quelli di Almenno e di valle Imagna. Il 12 dicembre 1630 si conferma fino al maggio 1632 il giusdicente di Caprino ed il 28 dicembre quello di Nembro [Az. 60, 133v]. A Scalve, dopo una serie di rinunce, gli Anziani, tenuto conto della scarsità di persone disposte ad accettare quella podestaria, propongono di scrutinare per una sola volta anche coloro che risultano debitori della città [18 maggio 1631; Az. 60, 171v]. A causa della difficile situazione sanitaria, anche Serina chiede un prolungamento dei termini del suo vicario [21 dicembre 1632; Az. 61, 31r] e Lovere supplica ed ottiene la conferma di Giovan Battista Calepio per un secondo anno, a partire dal primo maggio 1633 [26 dicembre 1632; Az. 61, 39v]. Insomma, l'intero sistema di elezione alle giusdicenze di fuori viene considerevolmente sconvolto dall'effetto della peste.
Nel 1633 cominciano le difficoltà per il reclutamento del commissario di Caprino, difficoltà che si trascineranno molto a lungo [7 maggio 1633; Az. 61, 93v]. Il Consiglio elegge due deputati a trattare con i rappresentanti della valle di san Martino una soluzione al problema. Essi riferiscono di aver accertato - com'era da attendersi per l'esperienza precedente in molti altri vicariati - che le difficoltà nascono dalla "tenuità degl'emolumenti cagionata dalle calamità de tempi". La loro proposta consiste nel raddoppiare le tariffe del banco giuridico e di confermare i commissari per un altro anno. Gli abitanti della valle, per parte loro, approvano l'aumento delle tariffe e poi chiedono alla città di confermare il commissario per un secondo anno. Ciò che Bergamo esegue.
Un'osservazione che colpisce chi scorra il Libro delle Azioni è che, con il passare del tempo, sempre più le elezioni ai vicariati ed alle podestarie di fuori vengono concentrate in un'unica sessione del Consiglio che ha luogo nella seconda metà di dicembre. Non sempre le operazioni di scrutinio sono semplici, anzi spesso sorgono questioni di procedura. Continuano in quegli anni le difficoltà per il reperimento dei giusdicenti anche in altre sedi, almeno quelle più disagevoli o meno redditizie. Così, Giacomo Calepio chiede di partecipare allo scrutinio per il vicariato di Oltre la Gocchia, visto che nessuno è disposto a recarvisi, e viene eletto [30 gennaio 1636; Az. 62, 196v]. Il 23 dicembre 1640 non si trovano concorrenti per Caprino [Az. 63, 242r] e si conferma allora Amorlotto Mozzi (che già aveva occupato la carica per due anni) fino all'11 novembre 1641 [Az. 63, 250v]. Ma ancora nel dicembre di quell'anno vi sono numerose rinunce a quella commissaria e gravi problemi a trovare candidati per l'elezione. Si conferma quindi il Mozzi fino a san Martino 1642 [19 dicembre 1641; Az. 64, 33v]. Nel gennaio 1642 [Az. 64, 66r] corre armai il quarto anno ininterrotto di carica per il Mozzi, e nessun nome emerge dai numerosi scrutini in cui erano stati inclusi anche soggetti contumaci, debitori della città o inadatti alla carica. Il Consiglio di Bergamo pare comunque deciso a non protrarre oltre una tale situazione di illegalità ed intende eleggere un nuovo commissario, a partire dall'11 novembre 1642. Propone quindi, una tantum, che si possano scrutinare a quella commissaria anche coloro che hanno finito la contumacia solo da due anni, dispensandoli dagli altri tre che normalmente avrebbero dovuto trascorrere senza cariche. La proposta passa a larga maggioranza e viene così eletto Costantino Biffi, che viene successivamente confermato [6 giugno 1643; Az. 64, 205r]. Poi [18 dicembre 1643; Az. 64, 244v] le elezioni per Caprino vengono sospese perché molte candidati non sono del rango dei consiglieri o dottori, come la valle esigerebbe. Alla fine, un commissario viene trovato [28 dicembre 1643; Az. 64, 261 r]. Anche Lovere ha qualche difficoltà a ricoprire la sua podestaria e vi riesce solo fortunosamente [SILINI, 1994].
Nell'imminenza della tornata di elezioni del 1645 [19 dicembre; Az. 65, 116r], il Consiglio di Bergamo prende un provvedimento di interesse per tutti i giusdicenti. Considerando che "riesce così geloso ai Popoli il ministero della Giustitia et è di tanta importanza l'arbitrio del giudicare", tanto che esso si può delegare soltanto a persone spogliate delle proprie passioni, anche per evitare inconvenienti che "verisimilmente" potrebbero accadere - ma tutto fa pensare che siano di fatto accaduti, anche se non constano agli atti - si decide a larga maggioranza che nessuno possa essere eletto ad alcuna giurisdizione di fuori, se sarà abitante o originario della medesima giurisdizione.
Le scuse e le rinunce a Lovere proseguono numerose tra il gennaio ed il maggio 1646 e la questione si trascina fino al dicembre di quell'anno, quando viene eletto Francesco Suardi [Az. 65, 198v]. Nel 1646 muore Achille Brembati, vicario a Zogno e si invia a quel vicariato anzi tempo Alessandro Medolago, già eletto, a supplire per il predecessore [10 marzo 1646; Az. 65, 151r]. Analoga vicenda accade a Serina per il vicario Gregorio Suardi, al cui posto viene eletto Pietro Carboni [7 settembre 1647; Az. 65, 255v]. Costui eletto con procedura d'urgenza nel minor Consiglio, viene poi confermato dal maggiore il 16 dicembre 1647 [Az. 65, 261r]. Altre rinunce tra il dicembre 1647 ed il gennaio 1648 a Cologno, Zogno e Serina sono probabilmente segni di una situazione instabile negli uffici di giusdicenza dell'intero territorio.