Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - MA 283
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MA 283


Campora, Jacopo, Dialogo dell'immortalità dell'anima
ms. cartaceo sec. XV (1471), in volgare, Venezia(?), scrittura umanistica rotonda, cc. 47, 222x140x23 mm
segnatura MA 283 (già Delta 5 2)

MA 283 piatto anteriore MA 283 piatto posteriore

Legatura della fine del XV/inizio XVI secolo, eseguita nel Veneto(?)

Marocchino marrone con tracce di spellatura, su assi, decorato a secco. Quattro filetti concentrici. Tre cornici concentriche raffigurano rispettivamente: 1) rosette stilizzate; 2) dischetti; 3) motivi a barrette diritte, ricurve, e cerchielli. Nello specchio, mazzi di cordami moreschi in sequenza 1-2-1. Tracce di due fermagli, caratterizzati da bindelle in tessuto rosso, fissate con un chiodino a stella e da una coppia di contrograffe lanceolate. Dorso a tre nervi poco rilevati in pelle allumata, poco rilevati, alloggiati entro incavi posti lungo i lati dei supporti lignei. Capitelli e taglio grezzi. Carte di guardia bianche, provviste di una filigrana a testa di toro. Rimbocchi rifilati con discreta cura. Una spessa carta maschera gli angoli dei rimbocchi.

Il Dialogo sull'immortalità dell'anima del domenicano Fra' Jacopo Campora da Genova, ebbe particolare fortuna nella seconda metà del Quattrocento in quanto la questione era di grande attualità; il suo trattatello in volgare, poteva inoltre essere letto da un "homo senza lettere". Nel 1472, anno della prima edizione a stampa dovuta a Filippo di Lignamine, in Roma, nell'ambito della cerchia umanistica padovana venne redatto un codicetto miniato dell'Immortalità dell'anima, miniato da Giovanni Vendramin e dedicato a Ercole d'Este, circostanza che farebbe quindi supporre un particolare interesse per questo trattato anche da parte dei dotti umanisti patavini. La dedica a Giovanni da Marchanova si ricollega all'Università di Padova, città in cui lo stesso ebbe voce per la rinascita delle forme della maiuscola epigrafica. Si potrebbe quindi ipotizzare che un Giustinian, di cui è presente lo stemma, intorno al 1470 – il codice è infatti datato 1471- abbia compiuto gli studi presso l'Università di Padova o comunque sia venuto in contatto con quel gusto rinascimentale antiquario tipico dello studio patavino1.
Il decoro della legatura costituito da rosette2 e da motivi di tipo moresco3, non informa di per sé, sul luogo di esecuzione. L'ambiente padovano nel quale fu redatto il codice, potrebbe orientare verso un'origine veneta della legatura. Volume ritenuto veneziano da T. De Marinis4.


1
CODICI E INCUNABOLI 1989, n. 133, p. 325.
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2
segnatura MA 283, dettaglio
Segnatura MA 283, dettaglio
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3
segnatura MA 283, dettaglio
Segnatura MA 283, dettaglio
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4
DE MARINIS 1960, II, n. 1496 ter.
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