Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - A 81
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A 81


Trattato Fra Sua Maestà l'Imperatrice Regina E la Serenissima Repubblica di Venezia, Sopra lo stabilimento de' limiti ed altre controversie private... ...
Milano, Nella Regia Ducal Corte, per Giuseppe Richini Malatesta, MDCCLVII con molte carte mss. aggiunte, 295x200x35 mm
segnatura A 81 (già Psi 4 69)

A 81 piatto anteriore A 81 piatto posteriore

Legatura del secolo XVIII, verosimilmente eseguita a Bergamo

Cuoio marrone dal fiore scomparso, su assi, decorato a secco. Tre doppi filetti concentrici. Cornici a rotella, esterna a rosette entro tre quarti di cerchio, interna a motivi fioriti entro volute ed archetti lungo i lati. Cinque borchie a testa bombata, entro motivi di genere aldino, ripetuti negli angoli ed al centro del dorso. Coppia di fermagli metallici con piastre di fissaggio cuoriformi, provviste di motivi orientaleggianti, costituite da graffe a lamina snodata con un riccio aperto e da una contrograffa a tenone verticale di aggancio. Dorso a cinque nervi rilevati. Capitelli grezzi. Taglio dorato brillante. Carte di guardia bianche, con una filigrana di fantasia. Contropiatti rivestiti da una carta marmorizzata policroma, del genere "caillouté".

Legatura di verosimile origine bergamasca, come suggeriscono alcune analoghe caratteristiche di una legatura orobica custodita in questa Biblioteca: - il decoro della cornice1 a rotella2; - il fregio accantonato3 di verosimile derivazione veneziana4, pure presente in corrispondenza degli umboni5; - le ampie piastre di aggancio cuoriformi6. In evidenza, il loro meccanismo di chiusura, caratterizzato da una coppia di piastre: su quella del piatto anteriore, si innesta una lamina metallica snodabile, decorata con l'impressione di un punzone dai motivi orientaleggianti7, collegata alla graffa con riccio vuoto che si innesta su di una stanghetta metallica verticale posta sulla contrograffa. Ancora in uso nel Settecento, le assi8 quale supporto del materiale di copertura.


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segnatura A 81, dettaglio
Segnatura A 81, dettaglio

segnatura AB 105, dettaglio
Segnatura AB 105, dettaglio
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schema di rotelle
Schema di rotelle.
Ferro per la decorazione a secco e in oro, costituito da un cilindro metallico di vario spessore sulla cui superficie curva è incisa in cavo o in rilievo la matrice di sottili filetti (disco molto assottigliato sui bordi: rotella semplice) o la matrice di motivi decorativi (rotella ornata). Esiste un tipo particolare di rotella detta "tronca", dotata di una tacca lungo la circonferenza: viene utilizzata quando, nel tracciare il filetto, occorre partire in maniera precisa da un determinato punto. Non si conoscono esattamente luogo e nome dell'inventore della rotella: sembra che l'abbia utilizzata per primo Johann Richenbach tra il 1467 e il 1484 a Geislingen, in Germania.
Con il nome di rotella si indica per estensione anche il motivo decorativo ottenuto con l'attrezzo. Riscaldata e fatta scorrere sul cuoio, la rotella permette di eseguire una decorazione continua lungo l'intera cornice molto più velocemente rispetto ai piccoli ferri, impressi singolarmente, con risparmio di tempo e di spesa. La frequenza della ripetizione dell'immagine è in funzione della circonferenza della rotella. Per le decorazioni di tipo monastico impresse a secco le rotelle sono incise in cavo secondo la tecnica dei sigilli medievali, per cui si ottiene sul cuoio un disegno leggermente in rilievo rispetto al fondo brunito. Per la decorazione in oro, le rotelle sono invece incise in rilievo così da imprimere nel cuoio soltanto il disegno. La rotella è munita di un lungo manico che ne facilita l'impiego mediante l'appoggio sulla spalla in modo da ottenere un movimento continuo e corrente sulla legatura: il motivo inciso sulla rotella può essere orizzontale o verticale, unico o multiplo. Le rotelle hanno in media una larghezza compresa fra 1 e 2,5 cm e una circonferenza variabile (sono note rotelle fino a 9 cm di diametro e una circonferenza di 28 cm). Strette in origine, le rotelle divennero col tempo più larghe, richiedendo una sempre maggiore abilità manuale; le più larghe sono chiamate anche rulli. La rotella a filetto semplice serviva in origine a delineare la cornice e i compartimenti contenenti motivi a secco; conosciuta sino dal XIII secolo, si diffuse alla fine del XV secolo in Germania. Nel XVI secolo comparvero rotelle più o meno larghe, con incisi motivi tipici dell'epoca (rotella ornata): secondo la circonferenza, potevano esservi incise da tre a sei figure, generalmente allegorie delle virtù o personaggi storici, talvolta alternati nella stessa rotella. Meno diffuse le rotelle con temi quali l'Avarizia, la Superbia, l'Invidia. Quando in una rotella compaiono incisi degli acronimi, questi indicano il nome del legatore o dell'incisore, più raramente del committente. Se su una stessa legatura compaiono decorazioni eseguite a rotella, ciascuna con diverse iniziali, ciò significa che il materiale d'incisione è in parte pervenuto da un altro legatore: per eredità, per un nuovo matrimonio della vedova, meno frequentemente per l'acquisto dei ferri.
In area nordica, oltre alle rotelle con figure disposte longitudinalmente, usate per la decorazione verticale, si impiegavano rotelle con figure disposte trasversalmente per ornare le bande orizzontali poste sopra e sotto il campo centrale della decorazione. Allorché nella rotella sono rappresentati scudi con insegne araldiche, queste possono orientare sul luogo di esecuzione della legatura: ad esempio le due spade incrociate, simbolo araldico della Sassonia (Germania), suggeriscono l'origine sassone del manufatto (cfr. ADAM 1930, pp. 21-33; HAEBLER 1924, pp. 26-52; QUILICI 1989 B, pp. 177-184).
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segnatura A 81, dettaglio
Segnatura A 81, dettaglio

segnatura AB 105, dettaglio
Segnatura AB 105, dettaglio
Una legatura rinascimentale eseguita nella Serenissima custodita nella Biblioteca civica di Monza su testo Pio 5. Pont. Max. Pontificale Romanum ad omnes pontificias cerimonias, quibus nunc vtitur sacrosancta Romana Ecclesia, accomodatum. Nonnullis insuper, quae in antea impressis non habentur accuratissime auctum. Ac in tres partes distinctum. Quarum prima personarum, secunda rerum consecrationes, et benedictiones continet: tertia vero quaedam ecclesiastica officia, et alia multa comprehendit, quae in sequenti tabula, versa pagina monstrantur. Nuper summa diligentia reuisum, emendatum, & impressum. Venetijs: apud Iuntas, 1572, 352x251x42 mm, segnatura XVI C 46, testimonia il gusto veneziano di questo fregio (cfr. la riproduzione "infra").

Monza, Biblioteca civica, segnatura XVI C 46
Monza, Biblioteca civica, segnatura XVI C 46, dettaglio

Monza, Biblioteca civica, segnatura XVI C 46
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FOOT 2004, fig. 4.6, Dante Alighieri, Opere, s.l., s.d.; LIBRERIA HOEPLI 1926, Palearius Aonius, Epistolarum Lib. IIII. Orationes XII. De animorum immortalitate Lib. III, Basileae, apud Joannem Oporinum, s.d.
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segnatura A 81, dettaglio
Segnatura A 81, dettaglio

segnatura A 105, dettaglio
Segnatura AB 105, dettaglio
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segnatura A 81, dettaglio
Segnatura A 81, dettaglio

segnatura A 105, dettaglio
Segnatura AB 105, dettaglio
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segnatura A 81, dettaglio
Segnatura A 81, dettaglio
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Tavole di legno (faggio, olmo, olivo, quercia e tutti i legni del mercato locale) utilizzate fin dai tempi più antichi per coprire, e quindi proteggere, i fogli dei codici. In particolare, nel periodo gotico, tutte le legature inglesi e la maggioranza di quelle olandesi possiedono assi in quercia, mentre in faggio sono la maggioranza delle legature tedesche e francesi. Il loro spessore può essere molto vario, fino a 3 cm ca., dato che la loro robustezza è determinata dalla consistenza del materiale, e non dal solo spessore; quelle più antiche potevano contenere anche delle reliquie. A partire dal XV secolo, si utilizzarono legni più leggeri, come il tiglio o la betulla, soprattutto per codici di piccole dimensioni.
Le assi erano ricoperte, interamente o solo in parte, dal materiale di copertura della legatura; per economia sovente si ricoprivano di cuoio soltanto il dorso e la quarta o terza parte del piatto. Questo sistema di mezze legature, diffuso in Germania e nell'Italia settentrionale, è pressoché sconosciuto in Francia. In alcuni casi, soprattutto in Germania e nelle Fiandre, le assi presentano tagli smussati verso l'esterno. Per lungo tempo, nelle legature greco-bizantine e carolinge le assi coincisero con le dimensioni dei fogli: fu a partire dal XIV secolo che esse non corrisposero più al blocco del volume, presentando sui tre lati dei tagli un bordo protettivo detto cassa o unghiatura. Nelle legature alla greca le assi presentano una scanalatura longitudinale lungo i labbri. L'uso di assi bloccate da fermagli rispondeva in origine alla necessità di tenere chiusi i volumi in pergamena, che è un materiale igroscopico, facilmente deformabile e soggetto a ondulazione. Le assi presentavano tuttavia alcuni inconvenienti: il loro peso rendeva difficile maneggiare i libri di maggior formato, e il legno costituiva un ottimo ricettacolo per tarli e altri insetti funesti alla carta e alla pergamena. La diminuzione del peso e del formato dei libri dopo l'invenzione della stampa ha permesso di ridurre lo spessore delle assi e ha consentito la collocazione verticale, con un minor impiego di spazio. Esse finirono poi per essere sostituite, dapprima con fogli di carta incollati fra loro, infine con cartone, materiale che, una volta ricoperto dalla pelle, si prestava meglio alla lavorazione artistica della legatura. Tuttavia, in paesi come la Germania l'uso delle assi nelle legature perdurò, seppure occasionalmente, fino all'inizio del XVIII secolo. Lo studio e la datazione del legno rientrano nella dendrocronologia.
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