Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - A 41
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A 41


Transunto di lettere pontificie per la congregazione di Lombardia dei Frati Eremitani di Santo Agostino
latino, Roma, cc. 146 e 15 bianche, ms. membranaceo sec. XVI (1523), 147x97x50 mm
segnatura A 41 (già Delta 2 22)
Provenienza: frate Dionigi Legnano di Milano.

A 41 piatto anteriore A 41 piatto posteriore

Legatura del secondo quarto del secolo XVI, eseguita a Roma

Marocchino verde scuro, dal fiore parzialmente scomparso, decorato a secco ed in oro. Due filetti delineano una cornice esterna a secco con dischetti pieni dorati, tra loro collegati, alternati ad una rosetta a sei lobi nelle parti mediane. In testa sul piatto anteriore, l'iscrizione "F(RA)TRIS DIONY LEGNA", su quello posteriore, "NI DE MEDIOLANO". Cornice interna decorata con piastrelle che raffigurano motivi circolari. Al centro dello specchio, un motivo formato da quattro melograni, incrociati, ripetuti negli angoli, assieme ad archi di cerchio fiammati, entro un motivo circolare costituito da triangoli intrecciati. In testa ed al piede, una coppia di rettangoli decorati con trifogli stilizzati. Tracce di quattro bindelle in velluto blu. Dorso a quattro nervi doppi rilevati. Capitelli gialli ed azzurri. Compartimenti decorati al centro, con un fregio di tipo aldino; trifogli accantonati. Taglio dorato e cesellato, con motivi a cordami. Rimbocchi rifilati con discreta cura. Sul contropiatto anteriore, il rimbocco laterale ricopre quelli di testa e di piede, mentre su quello posteriore, i rimbocchi di testa e di piede sono posti sopra quello laterale. Carte di guardia membranacee.

L'origine romana è riconducibile alla coppia di rettangoli ornati circostanti lo specchio1, ai melograni a forma di frutto bilobato su un gambo sottile2, ai quarti di cerchio fiammati3, alla serie di triangoli intrecciati entro un cerchio4. Curiosa la serie di cinque cerchielli pieni alternati ad una rosetta. Pregevoli i tagli dorati e cesellati. L'iscrizione5 sul margine superiore dei piatti assicura che questo manoscritto venne posseduto dal frate agostiniano Dionigi Legnani da Milano, il destinatario del Transunto, secondo l'incipit stesso del testo. Il codice, probabilmente scritto a Milano, venne poi presentato in Camera Apostolica per la sottoscrizione notarile nell'anno 1523. Assenti le notizie sul frate Dionigi, "procurator" della Congregazione della Lombardia6. Volume ritenuto romano da T. De Marinis7.


1
segnatura A 41, dettaglio
Segnatura A 41, dettaglio
Cfr. DE MARINIS 1960, I, n. 549, tav. XCIII, Z. Ferreri, Roma, 1525, Biblioteca Apostolica Vaticana, segnatura stampati Barberini, GGG.VI.59. Anche la Biblioteca Queriniana di Brescia possiede una coppia di legature rinascimentali romane rispettivamente su testo Fratris Hieronimy Savonarole ferrariensis ordinis praedicatorum triumphus crucis de fidei veritate, Venetiis, per Cesaren Arrivabenu(m) venetum, 1517, segnatura Cinquecentine G 69 M 1-3 e Sextus decretalium liber a Bonifacio VIII in concilio Lugdunensi editus, Venetiis, MCCCCCXIIII, segnatura Cinquecentine E 80 così decorate. Così anche la British Library, London con le segnature contrassegnate C.64.d.17 e Davis 791 (sito Internet www.bl.uk, Italy).

Brescia, Biblioteca Queriniana, Cinquecentine G 69 M 1-3, calco

Brescia, Biblioteca Queriniana, segnatura Cinquecentine G 69 M 1-3, calco

Brescia, Biblioteca Queriniana, Cinquecentine E 80, calco

Brescia, Biblioteca Queriniana, segnatura Cinquecentine E 80, calco
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2
segnatura A 41, dettaglio

Segnatura A 41, dettaglio
Cfr. BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA 1977, tav. XLIII, n. 46, p. 27, Giacomo Boni, De vita et gestis Christi (Ad Clementem VII Pont. Max.), Roma, Antonio Blado, 1526, segnatura R.I.II.1024; tav. XLVIII, n. 51, p. 29, G. T. Gallo, Oratio ad Clementem VII Pont. Max., ms. membranaceo di mano francese, 1525 ca., segnatura Vat. lat. 3721; Milano, Biblioteca Trivulziana, Claudij Claudiani in Ruffinum libri II, Florentiae, Per haeredes Philippi Iunte Florentini, MDXIX, segnatura Triv. 3656.
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3
DE MARINIS 1960, I, n. 613, tav. CVIII, Thomas de Vio, In Pentateuchum, Roma, Blado, 1532, Biblioteca Apostolica Vaticana, segnatura R.I. II.401.
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4
segnatura A 41, dettaglio

Segnatura A 41, dettaglio
Cfr. DE MARINIS 1960, I, n. 600, tav. CI, J. Genesio Sepulveda, Roma, 1535, Biblioteca Apostolica Vaticana, segnatura R.I, IV,811.
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5
Fin dai tempi più antichi, almeno dal VI secolo d.C., sono note le iscrizioni sulle coperte in metallo prezioso di libri liturgici. Nei secoli successivi, si trovano incise su placche o impresse in singole lettere capitali, romane oppure gotiche, oppure scritte a mano. Compaiono libere su una o più linee nello specchio, oppure entro rettangoli e cartelle o entro nastri disposti a losanga, a semicerchio, a cerchio ed a volute, nelle cornici o nelle lunette delle legature medievali. Indicano il nome dell‘autore (Petrus Crinitus), il titolo dell'opera (De poetis latinis), il nome del committente (Io. Grolierii et Amicorum) o del possessore, oppure recano per intero il nome del legatore, o sulle placche, gli acronimi del legatore o dell'incisore. Sui piatti possono inoltre comparire il luogo e, specie sulle legature di area nordica, la data di esecuzione della legatura. Non infrequenti, nei secoli XIV, XV e XVI, richiami ed invocazioni religiose (ihs, maria, ave, gratia plena), motti e divise soprattutto in latino, ed in volgare. Nei secoli successivi le iscrizioni sui piatti recano più frequentemente versi o frasi di dedica al centro dei piatti, su più linee orizzontali oppure entro losanghe o lungo le cornici.
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6
CODICI E INCUNABOLI 1989, n. 121, pp. 282-283.
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7
DE MARINIS 1960, III, n. 2974.
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