Filippo III, re di Spagna,
Sentenza di Filippo III nella causa tra Ascanio Risio e Sacripante. Risio di Valle Lomellina
1606, maggio 26, ms. membranaceo, cc. 11+1 bianca, aggiunte 3 carte a stampa sullo stesso argomento, 236x165x5 mm
segnatura
A 25 (già Alpha 1 13)
Legatura del primo quarto (?) del secolo XVII, verosimilmente eseguita in Lombardia
Pergamena floscia decorata in oro. Cornice a due filetti, caratterizzata da coppie di motivi ondivaghi affrontati, interrotti da tre filetti verticali. Al centro dello specchio, una rosetta quadrilobata entro quattro corolle addossate stilizzate. Dorso liscio. Capitelli assenti. Carte di guardia bianche. Rimbocchi rifilati con cura; angoli giustapposti. Contropiatti privi di carta di rivestimento.
La natura del testo suggerisce una verosimile origine lombarda della legatura. I manoscritti a differenza dei testi stampati, costituiscono un indizio di maggior affidabilità con riguardo all'origine di una legatura. Mentre i primi sono frequentemente rivestiti da una coperta di esecuzione locale, i secondi costituiti da fascicoli sciolti, venivano inviati sino a tutto il XVIII secolo, in tutta Europa dai grandi centri di produzione libraria sommariamente provvisti di una carta di protezione. Questi ultimi non venivano quindi legati dall'editore, ma nel luogo di vendita, a cura dello stesso acquirente oppure dal libraio, col risultato che spesso, luogo di stampa e luogo di confezione della legatura non coincidevano
1.
Caratteristico per le legature seicentesche italiane, il materiale di copertura in pergamena
2, qui floscia
3, - spesso caratterizzata da una doratura con foglia d'oro ad elevata caratura e dai rimbocchi rifilati con cura-, la cornice a coppia di motivi ondivaghi
4, il fregio rosetta entro corolle
5 - ampiamente presente anche nelle legature cinquecentesche bergamasche d'archivio
6 di questa Biblioteca - ed il vaso fogliato accantonato
7.
1
Anzi, secondo E. Ph. Goldschmidt (
GOLDSCHMIDT 1967, I, Text, p. 36), coincidevano solo raramente: un'affermazione che va certamente ridimensionata, se si considera che il trasporto di libri non legati poteva essere eseguito solo da importanti editori, per libri, in genere, che non fossero di grandi dimensioni, in numero relativamente limitato in rapporto al resto della loro produzione, assorbita dai librai dei paesi d'origine e delle regioni vicine (
BRUN 1935, pp. 13-14); inoltre, fatta eccezione per i classici greci, latini e per i libri di teologia, quelli in lingua volgare, di storia, di diritto e di religione a carattere locale, non venivano esportati. In ogni caso, non è azzardato concludere che, ai fini della localizzazione della legatura, può essere comunque di grande importanza l'identificazione del primo possessore del libro, risalendo al suo nome o tramite lo stemma araldico o perché il nome
stesso figura impresso sulle coperte per esteso o in acronimo. Infatti, l'esecuzione di una legatura avveniva di solito nel luogo stesso di residenza del possessore del libro, o comunque in ambito locale. Devono poi essere prese in considerazione, con le dovute cautele, le filigrane rilevabili sulle carte di guardia. Può risultare proficuo, quando possibile, l'esame dei resti di carta o di pergamena utilizzati dai legatori per rinforzare dorsi e piatti. Anche i frammenti con testi in lingua volgare orientano la localizzazione verso il paese in cui tale lingua era parlata, mentre quelli in lingua latina, provenienti in genere da libri diffusi in ambito internazionale (è il caso dei classici antichi, o dei testi di teologia), possono comunque rivelarsi un'utile fonte di informazioni in base allo studio dei caratteri di stampa: esistono infatti differenze ben riconoscibili fra i caratteri in uso, per esempio, a Lubecca piuttosto che a Leeuwen o a Londra.
Questi reperti cartacei o pergamenacei possono contenere anche altri elementi utili per l'individuazione del luogo di esecuzione della legatura; talvolta infatti sono tratti da atti privati stesi per la compravendita di terreni, o comunque possono contenere nomi di luoghi, visto che spesso sono documenti che provengono da archivi ecclesiastici o conventuali. Non è raro, inoltre, trovarvi citate somme espresse nella valuta locale; d'altra parte, persino i semplici motti votivi, ancorché scritti in latino, posseggono caratteristiche formulazioni diverse da paese a paese.
Per quanto riguarda la decorazione delle legature intesa come elemento utile ai fini della localizzazione, va ricordato che molti elementi decorativi sono stati oggetto di riproduzione o di imitazione tra le varie botteghe e tra le varie città: in particolar modo tra Venezia e Roma e tra Roma e Parigi, tra Parigi e Lione. Intorno alla metà del XVI secolo, operavano a Roma numerosi legatori veneziani e alcuni legatori francesi che spesso hanno adottato decorazioni nelle quali s'avverte l'influenza di motivi affermatisi nei rispettivi paesi d'origine. In mancanza di elementi affidabili, ai fini dell'attribuzione topografica di una legatura, per convenzione si suole ipotizzare come sede più probabile di esecuzione della legatura il luogo di stampa del libro o di produzione del manoscritto (Cfr.
STRICKLAND 1907, pp. 25-38;
GOLDSCHMIDT 1928, pp. 3-13;
SCHUNKE 1978;
SHALLECK 1979, pp. 127-157).
2
Pelle animale sottoposta a particolari trattamenti, nota in Asia Minore sin dal V secolo a.C., pare debba il suo nome alla città di Pergamo nella cui famosa biblioteca venne per la prima volta utilizzata, nel II secolo a.C., come supporto scrittorio in sostituzione dei rotoli di papiro. Tutte le pelli possono essere impiegate per ottenere la pergamena; quelle maggiormente utilizzate sono le pelli di capra, montone, agnello, vitello. La pergamena non è sottoposta a concia, pertanto non è un cuoio. La sua lavorazione si differenzia da quella delle pelli destinate a diventare cuoio dopo la calcinazione, quando è messa ad essiccare su appositi telai che la sottopongono a una tensione equilibrata atta a provocare la distensione delle fibre e a conferirle la rigidità e l'aspetto di un foglio di carta. La raschiatura e la pomiciatura ne determinano l'aspetto levigato. Il lato fiore è riconoscibile dalla leggera trama dei follicoli e da una colorazione un poco più intensa. Il velino è una qualità pregiata
di pergamena particolarmente sottile, bianca e uniforme, con il verso e recto quasi identici, ed è il supporto migliore per la scrittura e la miniatura. Queste caratteristiche sono dovute all'impiego di pelli di animali molto giovani o addirittura nati morti. La pergamena è un materiale altamente igroscopico, se inumidita diventa molle, si deforma, e asciugando tende a indurirsi, accorciarsi e accartocciarsi. Per restituirle la forma originale è necessario metterla ad asciugare in trazione. Il colore, secondo il tipo animale e il trattamento impiegato, può variare dal bianco latte all'avorio, al giallo ocra, al bruno. Alcuni difetti del materiale possono essere costituiti da:
- zone traslucide e giallastre dovute a cattivo sgrassaggio della pelle;
- piccole aree tondeggianti e traslucide dette "occhio", dovute a perdita di sostanza per uso errato del coltello di scarnitura;
- macchie o venature nerastre provocate da sangue rimasto nella pelle per insufficiente salasso;
- irregolari zone di colore scuro per la persistenza di pigmento alla base dei follicoli.
La pergamena può essere tinta in differenti colori: un'antica testimonianza è fornita dagli splendidi codici purpurei bizantini. Può essere opaca, opalescente o addirittura trasparente: nel 1785 i legatori inglesi Edwards brevettarono un sistema per renderla particolarmente trasparente. È un materiale solido e resistente, tanto da poter essere riutilizzato anche dopo centinaia di anni come palinsesto o per eseguire nuove legature in stile antico.
Fino all'invenzione della carta, nel mondo occidentale la pergamena rappresentò il principale supporto per la scrittura, ma trovò e trova tuttora largo impiego anche nelle legature. Ampio utilizzo ha avuto soprattutto nelle legature archivistiche e in quelle all'olandese. Le legature in pergamena possono essere decorate in oro, anche se meno adatte del cuoio a ricevere questo tipo di decorazione: ne risulta un effetto di particolare eleganza per la raffinatezza dell'abbinamento dell'oro con il colore avorio. Possono essere dipinte o disegnate con inchiostri e sovente, specie nelle legature più correnti, portano il titolo scritto a inchiostro sul dorso. Poiché legature in pergamena sono state eseguite in ogni epoca, in genere la decorazione riflette i moduli stilistici propri del periodo. Oggi questo materiale è molto usato per legature di conservazione di materiale antico.
3
Legatura, generalmente in pergamena, particolarmente in uso nei secoli XVI e XVII, i cui piatti non hanno supporto rigido in cartone ma sono costituiti da un semplice foglio di carta o cartoncino su cui il materiale di copertura è ripiegato. Il fissaggio di questa legatura avviene facendo passare attraverso la coperta, lungo i morsi, l'anima dei nervi e dei capitelli, solitamente costituita da strisce di pelle allumata o pergamena. Si hanno così dei nervi passanti, visibili all'esterno della legatura. Sovente, lungo i tagli, il materiale di copertura si prolunga formando un risvolto (o ribalta) a protezione dei tagli stessi. Tale ribalta può essere costituita dal prolungamento del solo piatto inferiore che, coprendo il taglio anteriore, si ripiega a forma rettangolare, triangolare o trapezoidale sul piatto superiore e prende il nome di legatura "a busta".
4
Segnatura A 25, dettaglio
Cfr.
VIANINI TOLOMEI 1991 A, n. 9, p. 73,
Registro della Depositeria Generale, ms. cartaceo 1590, Roma, Archivio di Stato, Camerale I, reg. 1824.
5
Segnatura A 25, dettaglio
6
Segnatura
MIA 1276, dettaglio
Questo fregio compare anche in legature verosimilmente piemontesi degli anni 1593-1594, custodite nell'Archivio storico comunale di Tortona (cfr. infra-
MALAGUZZI 2002, LXXIV, tav. 122, n. 494, p. 65,
Libri dei conti dei creditori e debitori 1593-1594).
MALAGUZZI 2002, LXXIV, dettaglio
MALAGUZZI 2002, LXXIV, dettaglio
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Segnatura A 25, dettaglio