Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - AB 52
Chiudi la finestra


AB 52


Lupo, Mario, Laurea in filosofia e teologia, università Gregoriana
ms. membranaceo sec. XVIII (31 agosto 1743), cc. 8, 220x166x15 mm
segnatura AB 52 (già Psi 2 5)

AB 52 piatto anteriore AB 52 piatto posteriore

Legatura del secondo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita a Roma, del genere "alle armi" su diploma di laurea

Marocchino rosso mattone, decorato in oro. Cornice a due coppie di filetti, bordati da fogliami stilizzati, monticelli e palmette entro nastri di foggia geometrica. Un ampio stemma con cappello prelatizio sorretto da una coppia di putti alati entro fogliami di acanto, al centro dei piatti; scudo quadripartito provvisto nel primo e quarto campo, di tre bande di tre filetti ondivaghi, nel secondo e terzo di un fiore stilizzato. Tracce di due bindelle in tessuto rosso. Dorso liscio. Capitelli assenti. Taglio dorato. Carte di guardia spruzzate rosse e bianche. Rimbocchi non visibili.

La natura del manoscritto suggerisce un'origine romana del manufatto. Il decoro confinato lungo il bordo delle cornici di questa legatura "alle armi"1, indica una esecuzione settecentesca della legatura. I nastri di foggia geometrica2 e la natura del manoscritto, orientano verso un'origine romana della coperta. Le dimensioni delle armi – realizzate con filetti e motivi a foglia di acanto3- sono sovrabbondanti rispetto allo spazio disponibile nello specchio.


1
La dicitura "alle armi" è un calco letterale del termine tecnico araldico "aux armes"; in italiano, queste legature sono dette anche "stemmate". L'abitudine di imprimere lo stemma araldico a secco e in oro sui piatti dei libri per indicarne l'appartenenza risale alla fine del XV secolo. In Francia la prima legatura alle armi, quelle di Francia e di Gerusalemme dipinte a mano, compare nel 1494 su un manoscritto dedicato a Carlo VIII. In seguito, sovrani e papi, nobili e presuli di rango, fecero imprimere le loro armi sui libri della propria biblioteca e su quelli che offrivano in dono. Ma fu solo nel Sei e nel Settecento che questo genere di legature, ornate con le insegne gentilizie del destinatario o del committente, ebbe larga diffusione.
Soprattutto in Francia, dal Cinquecento in poi ed in particolare nell'età barocca, una classe di bibliofili colti e dotati di grandi mezzi finanziari, volle imprimere questo contrassegno personale di proprietà sui volumi nuovi, ma anche antichi, che entravano via via a far parte delle loro ricche biblioteche. La stessa monarchia offre un illustre esempio di collezionismo illuminato, riorganizzando e sempre ampliando la biblioteca reale le cui legature ricevono sistematicamente i contrassegni dei successivi sovrani”. Le armi sono impresse di solito in oro, su marocchini, vitelli di qualità o su pergamena, a secco su pelle di porco in libri di area nordica; più raramente, sono ricamate su velluto. Armi cesellate e colorate sul taglio in oro decorano esemplari francesi di lusso del Settecento.
Nella seconda metà del Settecento, specie sui libri di piccolo formato, almanacchi e strenne, furono di moda le armi dipinte a colori su carta e protette da una foglia di mica. L'uso delle legature alle armi subì un provvisorio arresto durante il periodo della Rivoluzione del 1789: molte insegne furono cancellate (raschiate o ritagliate) e sostituite con simboli rivoluzionari. Fu ripreso in epoca napoleonica, nel periodo della Restaurazione e in genere nella seconda metà dell'Ottocento, quando fu di moda l'uso di monogrammi coronati. Attualmente, abbandonata l'antica abitudine di imprimere le armi al centro dei piatti, prevale la tendenza a collocarle sui contropiatti, a condizione che siano foderati in pelle, oppure su un'etichetta in marocchino, fissata come un "ex libris" sul contropiatto anteriore.
Le armi di personaggi celebri, soprattutto di sovrani, prelati e aristocratici, erano apposte, generalmente, da maestri d'arte solo su marocchino; su semplice bazzana erano impresse di solito quelle di libri assegnati come premio ai migliori allievi dei grandi collegi del tempo. Anche ordini cavallereschi (SS. Maurizio e Lazzaro) e religiosi, municipi e collegi, ornarono con armi i libri da conservare nelle loro biblioteche o da offrire in omaggio a personaggi o a studenti meritevoli. Nelle legature più semplici, le armi spiccano solitarie sulla coperta anteriore o su entrambe, oppure sono delimitate lungo i margini da un filetto semplice o doppio o da una sottile fascia in oro. Negli esemplari più lussuosi e in quelli di dedica, le armi sono inquadrate da una decorazione in oro più o meno ricca, che rispecchia il genere di ornamentazione in voga nel periodo di esecuzione. In aggiunta alle insegne, poste al centro dei piatti, talvolta si trova impresso l'elemento araldico più significativo (leone, torre, giglio, e altri), negli angoli, negli scomparti del dorso o in entrambi, isolato o nel contesto della decorazione. Le armi appartenenti a personaggi maschili sono rappresentate da un solo scudo, mentre per le donne maritate l'emblema è costituito da due scudi posti l'uno accanto all'altro: a destra dell'osservatore (sinistra araldica), le armi della famiglia d'origine, a sinistra invece (destra araldica) quelle acquisite dopo il matrimonio. Rara eccezione, le armi personali del noto bibliofilo francese Jacques-Auguste de Thou (1553-1617) che, dopo il suo matrimonio, presentano contemporaneamente un doppio scudo: quello della famiglia de Thou (un tafano) accollato a quello della prima moglie e, successivamente, della seconda. Una seconda anomalia (BRESLAUER 104, n. 71, p. 108) è anche costituita dal caso della marchesa di Montespan, il cui stemma non compare mai accoppiato a quello del marito. Uno schema molto più raro è quello dello stemma maritale sul piatto anteriore e quello uxorio sul piatto posteriore. Caratteristico delle donne nubili è generalmente uno scudo a forma di losanga.
Per ogni personaggio possono esistere parecchi modelli di placca alle armi, sia perché eseguiti da differenti artisti sia perché evocano il personaggio in differenti momenti della sua vita: le armi del delfino, per esempio, cambiano al momento di salire al trono. Esse possono modificarsi per l'acquisizione di nuovi titoli, per investiture successorie o ecclesiastiche o in seguito alle nozze. Uno stemma dipinto invece che impresso sui piatti di una legatura fa presupporre che essa non sia originaria del luogo di residenza del personaggio al quale lo stemma appartiene: in tale luogo infatti non sarebbe mancato un ferro pronto per imprimerlo. Almanacchi, libri di devozione e anche libri d'ore, pur ornati con armi reali, non autenticano necessariamente l'appartenenza al sovrano, ma possono indicarne solo la provenienza: è noto che libri di questo genere erano offerti in dono a personaggi o a componenti di corte.
Le armi dei prelati si riconoscono dalle insegne religiose, come la croce, la mitra, il pastorale, il cappello e i fiocchi: questi ultimi in numero diverso, a seconda della dignità del possessore. A questo proposito, non bisogna basarsi sulle regole araldiche che quantificano i fiocchi pendenti dai cappelli prelatizi per indicare l'importanza del personaggio (5 per i cardinali, arcivescovi e patriarchi primati, 4 per i patriarchi non cardinali e per gli arcivescovi, 3 per i vescovi, gli abati e i protonotari e 2 per i canonici), in quanto la regola spesso non è applicata negli stemmi prelatizi posti sulle legature. Le regole circa il numero e l'ordine dei fiocchi furono fissate dalla Congregazione del cerimoniale nel 1832: ciò spiega come, negli stemmi posti sulle legature precedenti quell'anno, esse non siano osservate e anzi regni il più completo arbitrio. Il numero dei fiocchi non può pertanto costituire, prima del 1832, un elemento di identificazione del grado gerarchico del possessore del libro.
Un cenno a parte meritano le legature papali che rientrano nel novero delle legature alle armi in quanto recano, quale splendido "super libros", lo stemma decorato dei vari pontefici. Queste legature comprendono, in senso stretto, tutte quelle legature, stemmate o no, che hanno nel papa il loro committente o quelle a lui appartenenti in virtù del suo supremo ufficio, confluite nel corso dei secoli e conservate alla Biblioteca Apostolica Vaticana. In senso lato, dai collezionisti vengono tutte chiamate "papali" quelle recanti le armi dei papi; sono generalmente legature di opere dedicate ai pontefici o che rivestono documenti o suppliche.
Gli esemplari alle armi riflettono di solito, nella composizione decorativa, lo stile dominante nel periodo di esecuzione della legatura. Lo stemma, oltre a procurare fascino a una legatura, può essere un elemento utile per determinare la datazione e la provenienza della legatura stessa; inoltre, all'interno del "corpus" di una stessa biblioteca privata, i mutamenti nello stemma araldico del proprietario consentono di seguirne le vicende biografiche, contribuendo a datare con molta precisione la legatura. Tuttavia, occorre ricordare che sono noti dei casi di armi impresse successivamente su legature più antiche, nonché di armi falsificate o apposte fraudolentemente.
Toptop

2
segnatura AB 52, dettaglio
Segnatura AB 52, dettaglio
PETRUCCI 1961, tav. I; BIBLIOTECA CASANATENSE 1995, I, n. 1133; II, fig. 449, p. 285.
Toptop

3
segnatura AB 51, dettaglio
Segnatura AB 52, dettaglio
In legatoria si indica con questo nome un elemento decorativo fitomorfo, derivato dalla foglia d'acanto che, rappresentata in forma stilizzata, grossolanamente triangolare, con margini molto frastagliati, secondo Vitruvio avrebbe suggerito il motivo ornamentale del capitello corinzio. Il nome è tuttavia esteso anche ad altri fogliami che non rappresentano l'acanto botanico. Come elemento decorativo della legatura, la foglia d'acanto, con le sue numerose derivazioni, fu molto usata in Europa in tutti i tempi sin dal periodo gotico, specie in area nordica, isolata o prevalentemente disposta in serie nella decorazione delle cornici; fu d'uso ampiamente diffuso anche tra i miniaturisti carolingi del IX secolo.
Toptop


Chiudi la finestra