Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - AB 28
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AB 28


Elenco di suore del Monastero Matris Domini, con annotazioni di morte dal 1600 ai primi del 1800
ms. cartaceo sec. XVII-XIX, cc. 103 (molte bianche), 212x155x34 mm
segnatura AB 28 (già Alpha 4 38)

AB 28 piatto anteriore AB 28 piatto posteriore

Legatura del secolo XVII, eseguita a Bergamo

Cuoio marmorizzato marrone con parziale perdita di sostanza, decorato in oro ed in argento. Cornice a rotella in lega d'oro bordata lungo i lati, da una coppia di filetti filigranati delimita sul piatto anteriore, la Madonna ed il Bambino, su quello posteriore, una testa di morto, dorati entro un ovale raggiato. Corolle e volute piene, rispettivamente accantonate esterne ed interne, queste ultime ripetute al centro dei compartimenti del dorso a tre nervi rilevati, evidenziati da due coppie di filetti orizzontali in testa ed al piede. Due fermagli con puntale a conchiglia, munito di un occhiello. Capitelli rossi e bianchi. Taglio spruzzato blu e rosso. Carte di guardia bianche.

Il testo di natura locale ed il decoro in oro ed in argento oggi ossidato, di fattura artigianale, orientano verso una realizzazione bergamasca. Mentre è corrente la presenza della Madonna1 e del Bambino sul piatto anteriore, curiosa è la testa di morto2 su quello posteriore: quest'ultimo fregio ebbe vita lunga come testimonia il suo utilizzo nel Cinquecento3, nel Settecento -anche su legature in carta4 - e nell'Ottocento5; l'attenzione verso questa macabra circostanza fu persino compendiata in un due appositi generi, denominato come legature di lutto6 e legature macabre7. La voluta stilizzata8 accantonata ricorda analoghi motivi in voga sulle legature rinascimentali italiane. La foggia a palmetta9 del puntale, pure presente in legature settecentesche veneziane10, si manifesta sulle legature italiane eseguite sin dalla fine del secolo XV.


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segnatura AB 28, dettaglio
Segnatura AB 28, dettaglio
Motivo frequente in tutta Europa, sin dal periodo romanico (XI-XIII secolo) e in particolare fra XV e XVII secolo, su testi non necessariamente di argomento religioso. L'immagine della Madonna ricorre nell'iconografia religiosa delle legature d'ogni tempo, in numerosi modelli. La Vergine spesso viene rappresentata in piedi sulla mezzaluna tenendo in braccio il Bambino, coronata e talvolta aureolata da dodici stelle. La figura è inscritta in un ovale o in un medaglione raggiato o fiammato. Molto comune è anche l'immagine della Madonna ai piedi della Croce.
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segnatura AB 28, dettaglio
Segnatura AB 28, dettaglio
Cfr. BIBLIOTECA CASANATENSE 1995, I, n. 686; II, fig. 284.
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VON RABENAU 1995, riproduzione 16.
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Brescia, Biblioteca Queriniana, segnatura 7A D F I 15
Brescia, Biblioteca Queriniana, Missae in agenda defunctorum, Venetiis, ex Archetypo Typographiae Balleonianae, s.d., segnatura 7A D F I 15.

Brescia, Biblioteca Queriniana, segnatura 7A D F I 15, dettaglio
Brescia, Biblioteca Queriniana, segnatura 7A D F I 15, dettaglio
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Missae in agenda defunctorum
Missae in agenda defunctorum, Venetiis, apud haeredes Balleonios typographos ac editores, MDCCCXXXV, segnatura Inv. 1092.
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Sono eseguite generalmente per orazioni funebri o scritti riguardanti persone decedute di recente, più o meno illustri, delle quali si vuole onorare la memoria. Sono attestate almeno sin dal 1560 circa (DE CONIHOUT – RACT-MADOUX 2002, p. 225). Le legature di lutto sono eseguite generalmente in marocchino nero su velluto nero o violetto, su vitello annerito o su cartone nero. Presentano le decorazioni peculiari dell'epoca, eventualmente associate a fregi simbolici impressi in argento su pelle nera, e tagli argentati, grigi o più raramente neri (ingl. black-edges); talvolta è decorato in argento il solo dorso. Nelle coperte pergamenacee i fregi sono in nero e i capitelli in bianco e nero. Le guardie sono di solito bianche, in carta marmorizzata, in nero o bianco e nero, oppure in bianco e violetto, ma, dopo il 1760 circa, anche in argento (ricordiamo che nella simbologia dei metalli, l'argento rinvia alla morte). Le armi sui piatti possono appartenere al defunto, al possessore o all'oratore, e sono in genere circondate da filetti dorati o argentati, da teste di morto e da lacrime.
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A rigore, il nome andrebbe attribuito a quelle destinate ai 19 membri della "Confrérie de la Mort et Passion de notre Seigneur Jésus", fondata nel 1585 da Enrico III di Francia (1574-1589) e riservata al re e ad alcuni suoi famigliari. La fine del suo regno fu contrassegnata da una devozione intensa. Mosso da grande fervore, il re moltiplicò istituzioni quali l'"Oratoire de S. François" e i "Pénitents blancs". I membri della "Confrérie de la Mort" si riunivano ogni venerdì, nottetempo, in una delle cappelle del Louvre, per pregare, meditare, salmodiare l'Ufficio della Passione e cantare il "De Profundis" o il "Miserere": per loro, appunto, furono realizzate peculiari legature di cui si conoscono a tutt'oggi dieci esemplari in collezioni pubbliche e una alla Bibliotheca Wittockiana di Bruxelles.
Queste legature emblematiche presentano sui piatti e sul dorso ferri che evocano i classici attributi della Morte: scheletro con falce e clessidra, teschi con ossa incrociate, sarcofagi con croci, seminati di lacrime, candelabri. I ferri, appositamente incisi, sono di grande formato e impressi quasi sempre in argento su marocchino scuro. Secondo Culot le legature, uniformi per formato ed emblemi, furono eseguite nel 1586 o poco dopo in una sola bottega parigina attrezzata con questi ferri particolari; con ogni probabilità, la bottega di Clovis Ève, in quegli anni legatore di Corte (cfr. BOINET 1956, pp. 341-345; CULOT 1991, pp. 150-151, n. 63; GRUEL 1905, pp. 91-92; MINER 1957, n. 332).
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segnatura AB 28, dettaglio
Segnatura AB 28, dettaglio
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segnatura AB 28, dettaglio
Segnatura AB 28, dettaglio
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Monza, Biblioteca civica, segnatura XVII 71 A 26
Monza, Biblioteca civica, Missale Romanum ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum, Pii 5. pont. max. iussu editum, et Clementis 8. primum, nunc denum• Vrbani papae 8 auctoritate recognitum. In quo omnia extensa sunt, additis etiam missis sanctorum ab Innocentio 10. et Alexandro 7. ordinatis. Venetiis: apud Nicolaum Pezzana, 1663, 211x146x51 mm, segnatura XVII 71 A 26.
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