Scardeone, Bernardino,
De antiquitate urbis Patavii et claris civibus patavinis, Basilea, Nikolaus Episcopius, 1560, 319x212x40 mm
segnatura
Cinq. 7 311
LE CINQUECENTINE 1973, p. 328.
Provenienza: Giacomo Morelli; Gio. Rossi.
Legatura della fine del XVI/inizio XVII secolo, eseguita a Venezia o Rimini(?) dal libraio Matteo Severini, "alle armi" di Alessandro Gambalunga
Pergamena rigida dalle marginali gore brune, decorata in oro. Piatti fortemente indeboliti lungo le cerniere, specie in testa e al piede. Angoli ricurvi e sbrecciati. Cornice a doppio filetto, collegato agli angoli. Al centro del piatto anteriore, uno stemma ovale (50x35 mm) provvisto di una gamba interrotta da una banda diagonale, entro un serto di fogliami; su quello posteriore, un ovale reca l'iscrizione "ALEX/GAMBALO/NGA/A RIMINEN/IV UTR/D". Testine classiche accantonate. Dorso a cinque nervi rilevati. Capitelli verdi e grezzi. Nei compartimenti, un fiorone azzurrato. Taglio giallo. Carte di guardia bianche, con una filigrana a forma di tronco(?). Rimbocchi rifilati senza particolare cura; quelli laterali sono collocati sopra i rimbocchi di testa e di piede.
La testina classica
1, di gusto romano
2, potrebbe tuttavia suggerire un'esecuzione riminese ad opera del libraio Matteo Severini.
Nipote di un maestro muratore lombardo poi approdato alla mercatura, e figlio di un commerciante "da ferro" che si era arricchito, oltre che con i traffici, anche con le cospicue doti procurategli dalla sue quattro mogli, Alessandro Gambalunga
3 nacque a Rimini dopo il 1554. Le modeste origini della sua famiglia, gli impedirono di integrarsi con il tronfio quanto spiantato ceto patrizio locale. Il solidissimo patrimonio, l'acquisizione di un dubbio titolo nobiliare e il matrimonio nel 1592 con Raffaella Diotallevi di uno dei più antichi e illustri casati riminesi, non fruttarono a Gambalunga l'aggregazione al Consiglio cittadino. Gli vennero peraltro, ripetutamente offerti degli incarichi pubblici più o meno prestigiosi, tra cui, nel 1595, quello di podestà che egli, orgogliosamente, declinò: "non volle servire", recitano gli atti consiliari. Nel 1583, a Bologna, Alessandro Gambalunga si laureò in diritto civile e canonico, non per esercitare la
professione, ma per fregiarsi di un regolare "cursus honorum". Nel 1610 pose la prima pietra del palazzo di famiglia che sarà terminato nel 1614 e che gli costerà settantamila scudi. Situato nella centrale via del Rigagnolo della fontana, dove già si addensavano le case di varie famiglie di antica nobiltà, si elevava sui palazzi rivali. Nel suo palazzo, Gambalunga tenne "accademia" e si circondò di letterati ed eruditi che protesse da mecenate quale fu. Acquistati perlopiù sulla ben fornita piazza di Venezia, trasportati a Rimini via mare e legati parte a Venezia e parte nel suo palazzo nell'attrezzato laboratorio di "messer Matteo libraro", con il libraio Matteo Severini, i libri erano infine collocati "nella stanza da basso della casa", dove ne era liberalmente consentita la consultazione.
Nel 1617, nel testamento rogato a Pesaro dal notaio Simone Rossi, Alessandro Gambalunga stabilirà per il futuro e disciplinerà puntigliosamente l'uso pubblico della sua biblioteca contenente testi di diritto, classici greci e latini (con una particolare predilezione per Cicerone) i buoni autori italiani da Dante al Tasso, gli storici antichi e moderni, le relazioni dei viaggiatori, i trattati di grammatica, poetica e retorica, i manuali di teologia e di devozione, gli scritti scientifici, specie di medicina e di astronomia. Alessandro Gambalunga morirà il 12 agosto 1619 e sarà sepolto nella cappella di famiglia della chiesa del Paradiso, distrutta dai bombardamenti del 1944. Iniziato il 3 settembre e completato il 17 novembre 1620, l'inventario della biblioteca "bone memorie illustri et excellentissimi domini Alexandri Gambalonghe", redatto dal notaio Mario Bentivegni, registra 1438 volumi e poco meno di 2000 opere.
Apparentemente inedito in letteratura, il fiorone nei compartimenti del dorso
4. Volume appartenuto a Giacomo Morelli
5 e a Gio. Rossi
6.
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Segnatura Cinq. 7 311, dettaglio
2
VIANINI TOLOMEI 1991, tav. IV, terza serie, quarto ferro.
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Segnatura Cinq. 7 311, dettaglio

Segnatura Cinq. 7 311, dettaglio
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Segnatura Cinq. 7 311, dettaglio
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Segnatura Cinq. 7 311, dettaglio
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Segnatura Cinq. 7 311, dettaglio