Perotto, Nicola, Cornucopiae; Libellus quo Plinii epistola ad Titum Vespasanium corrigitur, comm. Cornelius Vitellius; M. T. Varro, De lingua latina liber tertius (-quintus); De analogia; S. P. Festus, Fragmenta; Marcellus Nonius, Compendia; De generibus, cur. Giocondo veronese, Venezia, Aldo Manuzio e Andrea Torresano, 1517 (1513), 328x208x64 mm
segnatura Cinq. 6 552
LE CINQUECENTINE 1973, p. 264.
Provenienza: Antonia Suardi Ponti.



Riutilizzo dei piatti di una legatura del primo quarto(?) del secolo XVI, eseguita in Italia, del genere (impropriamente) "monastico"

Cuoio marrone dal fiore parzialmente scomparso, su assi, decorato a secco. Piatti indeboliti lungo le cerniere. Quattro rettangoli disposti verticalmente, caratterizzati da una coppia di filetti incrociati, centrati da un filetto orizzontale. Tracce di quattro fermagli: tre bindelle residue in pelle allumata rivestite in cuoio e quattro contrograffe a foggia di trapezio dal margine zigrinato e con bottone centrale. Dorso a tre nervi rilevati. Materiale di copertura parzialmente scomparso al piede. Alette orizzontali di rinforzo in pergamena di recupero. Capitelli e taglio grezzi. Nel secondo compartimento, un'etichetta cartacea recita "Cornucopia/Perotti"; un seminato a losanghe in quelli rimanenti. Carte di guardia bianche con una filigrana a forma di ancora entro un cerchio, sormontato da una piccola croce.

L'assenza di un decoro caratterizzante- tale non è la presenza di soli filetti¹- e di note di provenienza, non evidenziano il luogo di produzione del manufatto. Secondo i costumi del tempo, le graffe dal rettangolo a traliccio², le contrograffe a trapezio³, le alette orizzontali di rinforzo in pergamena di recupero⁴. Legatura originale, come testimonia l'impronta⁵ dei rimbocchi in cuoio - hanno mantenuto il colore originario⁵- sulle carte di guardia coeve.