Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - CINQUECENTINA 4 1067
Cinquecentina 4 1067
Betussi, Giuseppe,
Sopra il Cathaio, Padova, Lorenzo Pasquati, 1573, 238x167x36 mm
segnatura
Cinq. 4 1067
Provenienza: Venceslao Cavalleri.
LE CINQUECENTINE 1973, p. 50.
Legatura della fine secolo XVI, eseguita in Italia, del genere "dipinto"
Pergamena floscia conciata in giallo, dipinta a china sul piatto anteriore, raffigura uno scudo ovale entro un decoro architettonico sorretto da una coppia di putti. Circostanti acronimi "V", "B", "K". Dorso liscio. Coppia di nervi passanti in pelle allumata in testa ed al piede. Alette di rinforzo verticali, in materiale di riutilizzo membranaceo. Capitelli azzurri e marroni. Taglio grezzo. Carte di guardia bianche. Rimbocchi rifilati con cura; quelli laterali sono collocati sopra i rimbocchi di testa e di piede.
La legatura dipinta consiste in una decorazione
1 sui piatti caratterizzata da disegni a inchiostro o da veri e propri dipinti a colori in genere con motivi vegetali, geometrici o araldici (motivi disegnati a inchiostro furono trovati su legature copte del IV secolo). Ovunque e in ogni epoca si sono realizzate legature con coperte dipinte. Piuttosto rare in Italia, sono più frequenti in Francia. Nel XVII e XVIII secolo non sono rare le coperte in pergamena floscia con piatti dipinti o decorati ad inchiostro, e nei secoli XVIII e XIX quelle con scene e paesaggi a colori su almanacchi di piccole dimensioni. Compaiono in genere su cuoio, pergamena, carta, tessuto e, più recentemente, su legno, paglia, metalli, materiali sintetici. Di una esauriente pubblicazione sulle "coperte dipinte" è autrice M. Foot
2. Piccarda Quilici
3 ha pure accennato a questo genere di legatura. Esempi celebri di coperte dipinte nella
storia della legatura, riguardano quelle della biblioteca Piloni
4. Caratteristici per il materiale di copertura in pergamena, i nervi passanti in pelle allumata
5. Volume appartenuto a Venceslau Cavalleri
6.
1

Segnatura Cinq. 4 1067, dettaglio
2
FOOT 1986.
3
QUILICI 1986, p. 104.
4
BELLENCIN 2002, n. 51, p. 121, Tomaso Tomai,
Historia di Ravenna, F. Tebaldini, 1580, Roma, Biblioteca Casanatense. Questa raccolta di 172 volumi, rimasta intatta fino al 1874 ed esempio per eccellenza delle collezioni formate in Italia da famiglie nobili, ricche e colte, venne costituita a Casteldardo, vicino a Belluno, da Odorico Piloni (1506-1594) e dal figlio, sul finire del XVI secolo, con libri quattro e cinquecenteschi. Ogni volume venne dipinto sul taglio da Cesare Vecellio (1521-1601), figlio di un cugino di Tiziano, e sui piatti in pergamena dallo stesso Cesare e da suoi allievi. Le scene dipinte a colori sui tagli sono in perfetto stile tizianesco, e in genere suggeriscono il contenuto del volume o ne raffigurano l'autore (sui tagli, oltre alla rappresentazione a colori, sono scritti i titoli delle opere in grandi lettere capitali). I paesaggi e i soggetti decorativi dei tagli vengono pertanto a sostituire la pura e
semplice indicazione del titolo o dell'autore.
Come esempi di paesaggi dipinti dal Vecellio, si possono citare: il taglio della prima edizione delle Croniche di Marco Antonio Sabellico, che raffigura piazza San Marco e l'isola di San Giorgio; i tre tagli degli
Epigrammata antiquae Urbis (Roma 1521), con elementi architettonici di Roma antica; il terzo volume di Navigazioni e viaggi del Ramusio, con battaglie di marinai e soldati contro indigeni. Gli autori sono generalmente ritratti sul taglio a figura intera, intenti a scrivere, leggere, declamare o, in senso lato, ad insegnare, come il Dante dell'edizione veneziana del 1491 della Commedia. Vecellio lavorò tenendo le pagine dei volumi ben serrate, in modo da operare sul taglio come su una tela. Per quanto concerne, invece, le decorazioni a inchiostro sulle coperte in pergamena (21 esemplari), queste non sono tutte attribuibili al Vecellio: stili differenti fanno ricondurre le opere ad alcuni suoi allievi, tra i quali Emanuele da Augusta e Giacomo Costantini.
Nel 1874 un discendente della famiglia Pillone vendette in blocco la biblioteca al grande bibliofilo inglese Thomas Brooke, i cui eredi la rivendettero nel 1957 all'antiquario parigino Pierre Berès. Durante il trasporto, tre volumi andarono misteriosamente perduti. I volumi rimasti vennero esposti al pubblico per cura di Berès nello stesso anno 1957, quindi furono dispersi sul mercato, ove con una certa regolarità ricompaiono.
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Segnatura Cinq. 4 1067, dettaglio
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Segnatura Cinq. 4 1067, dettaglio
