Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - CINQUECENTINA 2 759
Cinquecentina 2 759
Toscano, Leone,
Interpretazione dei sogni, Venezia, Elisabetta de Rusconi, 1525, 148x100x12 mm
segnatura
Cinq. 2 759
Provenienza: Acquisto Ravelli.
LE CINQUECENTINE 1973, p. 199.
Legatura del secolo XVIII
Carta marmorizzata policroma del genere "Old Dutch". Dorso liscio. Capitelli assenti. Carte bianche. Taglio grezzo. Rimbocchi rifilati con cura; quelli laterali sono collocati sopra i rimbocchi di testa e di piede.
L'ampio arco temporale tra la data di stampa del testo e quella di presumibile esecuzione della coperta, non consente di ipotizzare fondatamente il luogo di esecuzione di quest'ultima. Il genere "Old Dutch"
1 è lavorato a pettine ed è in colore rosso dominante sul fondo, oltre ai colori giallo, bianco, azzurro
2. In carte decorate secondo questa tecnica, si osservano spesso delle spirali e delle onde. Buono stato di conservazione complessivo, malgrado la fragilità del materiale di copertura.
1

Segnatura Cinq. 2 759, dettaglio
L'Olanda fu una importante produttrice di carte decorate, tanto che quelle lavorate a pettine largo su un fondo a dominante rossa furono chiamate in Inghilterra "Old Dutch" ("Vecchie olandesi"). Sembra che queste carte arrivassero in Inghilterra come carte di imballaggio per giocattoli, i "Dutch toys": erano talmente belle che gli importatori inglesi le recuperavano accuratamente e le rivendevano ai legatori, evitando così di pagare i diriti doganali. In effetti non è raro trovare delle carte di recupero, talvolta spiegazzate e sciupate, su libri seicenteschi inglesi. In merito alla supposta origine olandese di queste carte, è verosimile pensare che si sia verificata una confusione tra il termine di "Dutch" e "Deutsch", esattamente come è avvenuto anche per le carte dorate e goffrate. In effetti la patria dei giocattoli è sempre stata Norimberga: più probabilmente queste carte venivano quindi dalla Germania, mentre gli Olandesi avrebbero fatto soltatnto da tramite, esportandole in Inghilterra
(
QUILICI 1989, p. 39).
2
Cfr.
DOIZY - IPERT 1985, pp. 188-189.
